Il devozionismo darwinista e l'epistolario laico tra il materialista Lima-de-Faria e il card. Schoenborn
di Giuseppe Sermonti
La trasformazione di un'ipotesi scientifica in catechismo ateo, il razzismo evolutivo della teosofia, i tentativi di imparentarla con Marx, il fondamentalismo di MicroMega.
Dopo la fioritura di metà Novecento, con la scoperta degli antibiotici, della struttura del DNA, della sintesi proteica e delle staminali, la biologia sta diventando una vecchia signora, con remoti sogni extraterrestri, incombenti minacce terrene, povera di fascino e di attrattive, non aliena alle serate di beneficenza. In questo contesto, il darwinismo assume il ruolo di verità devozionale, di catechismo ateo. Viene allora da chiedersi che cosa fu nei contesti culturali e politici in cui sorse e si sviluppò nel suo secolo e mezzo di vita. Segnalo al riguardo un numero del trimestrale Atrium, dedicato all’Evoluzione, curato e presentato da Stefano Serafini. In qualche modo esso ribatte a un recente numero di Micromega, dedicato a Darwin, dio e altri animali.
Nella belle époque di fine Ottocento, sazia di positivismo, luce della ragione e darwinismo sociale, si assisteva ad una rinascita di esoterismo, occultismo, spiritismo e buddismo teosofico. Presso i cercatori di una rifondazione religiosa su base gnostica, la prospettiva evolutiva era stata accettata di buon grado. “Teosofia e occultismo – scrive Massimo Marra – si fanno propugnatori di un evoluzionismo spirituale che guarda alle antiche tradizioni sapienziali.” E’ il tempo dell’antroposofia di Madame Blavatsky. In essa, la fede nel progresso si inquadra in una visione ciclica della storia ...
A poche settimane di distanza torniamo a parlare delle dichiarazioni di Norman Mineta, col rischio di annoiare i lettori, ma questo aggiornamento è importante per fugare ogni dubbio in proposito.
Nella testimonianza di fronte alla 9/11 Commission, omessa dal rapporto ufficiale, l'ex Ministro dei Trasporti diceva chiaramente di riferirsi “all'aereo che veniva verso il Pentagono” ma i difensori della teoria della cospirazione ufficiale ad oggi continuano a sostenere che Mineta si fosse confuso e si stesse riferendo, invece, a United 93.
Qualche settimana fa avevamo presentato un resoconto dettagliato di testimonianze e news televisive che corroboravano la prima tesi ma è sicuramente molto più “forte” sentirselo raccontare direttamente dall'interessato, come ha fatto in quest'intervista rilasciata alla Academy of Achievement
[... continua sotto ...]
Il 6 Giugno 1968 veniva assassinato all'Hotel Ambassador di Los Angeles un senatore che aveva appena vinto le primarie in California, guadagnandosi la nomination alle presidenziali per il partito democratico. Nonostante fosse il fratello del famoso presidente ucciso a Dallas nel 1963, e nonostante avesse egli stesso ottime possibilità di diventare presidente, la sua vita e la sua morte sono finite nell'oblio.
Soprattutto la seconda, avvenuta ufficialmente per mano di Shiran Bishara Shiran, è stata sbrigativamente archiviata dalla storia senza mai essere stata presa seriamente in esame. D'altronde, mentre a Dallas abbiamo forse il più intricato "giallo" della storia moderna, Shiran ha sparato sotto gli occhi di tutti, e di cospirazione vera e propria - almeno a livello popolare - non si è mai parlato.
Ma la storia, com'è noto, "è scritta dai vincitori". Ed il vincitore di quella tornata elettorale fu lo stesso Richard Nixon ...
Vigliacchi, vigliacchi e ancora vigliacchi.
L’industria farmaceutica è in gran festa, per una “scoperta” che promette di rallentare, se non di arrestare del tutto, la progressione del tumore al fegato. Il New York Post titolava ieri “Liver Cancer Breakthrough Found” (“Scoperta rivoluzionaria nella lotta contro il cancro al fegato”), e passava a descrivere le stupefacenti qualità di una nuova pillola, chiamata Sorafenib, che “attacca le cellule maligne impedendo che il sangue vi affluisca”. “I tumori non scompaiono nè regrediscono - proseguiva l’articolo - ma in molti casi smettono di crescere”.
Curiosamente, la possibilità di ottenere questo risultato – la capacità di inibire la crescita del tessuto bloccando la neovascolarizzazione si chiama “antiangiogenica” - esiste da oltre trent’anni, ed è stata rilevata nella cartilagine di squalo dal Dottor Willam Lane, che negli anni settanta pubblicò il rivoluzionario libro intitolato “Sharks don’t get cancer” (“Agli squali non viene il cancro”). Sono già decine di migliaia, nel mondo, le persone che hanno sconfitto il cancro grazie a questo prodotto naturale, ma ben pochi lo sanno. La cartilagine di squalo infatti è relativamente facile da reperire, poco costosa da trattare, e inoltre il mondo è già pieno di “buggigattoli alternativi” che la vendono a prezzi decisamente competitivi. ma sull’etichetta non si può scrivere che “cura il cancro”, perchè “la sua efficacia non è scientificamente provata”.
Se invece la scoperta la fa la Bayer, ecco che l’FDA approva immediatamente il prodotto, che sta per inondare il mercato dai poli all'equatore. Naturalmente, al prezzo che decideranno loro.
Tre anni fa scrivevamo, su questo stesso sito: “Come combattono in questo caso, le case farmaceutiche, un prodotto del quale riconoscono addirittura le preziose proprietà antiangiogeniche? Prima di tutto impedendo a chiunque di pubblicizzarlo come “cura per il cancro”, ...
di Marco Cedolin
Poche volte nella sia pur disastrata storia politica italiana del dopoguerra un governo è stato in grado nel lasso temporale di un solo anno di accumulare una massa d’insuccessi simile a quella dell’esecutivo capitanato dal “professore”.
In sole 24 ore Romano Prodi è riuscito nella difficile alchimia di raccogliere prima i fischi e le contestazioni di coloro che appoggiano le forze armate e sostengono la politica dell’amministrazione americana, poi i fischi e le contestazioni di coloro che avversano il militarismo, le politiche di guerra e la costruzione della nuova base americana di Vicenza.
Il Presidente del Consiglio ieri mattina era stato infatti pesantemente contestato ed invitato a “tornare a casa” da larga parte degli astanti, in occasione della parata militare del 2 giugno. Stamattina all’auditorium Santa Chiara di Trento, dove partecipava ad un Festival dell’economia, Prodi è stato accolto al grido di “vergogna” da parte di un folto gruppo di vicentini del movimento NO Dal Molin che hanno anche interrotto per qualche minuto il convegno, prima che il moderatore dello stesso desse il microfono ad uno di loro per consentire un breve intervento.
Di fronte alle argomentate proteste dei cittadini il Premier è rimasto in silenzio, salvo commentare successivamente con i giornalisti affermando che “queste contrapposizioni che vengono fatte da un giorno all’altro distruggono il paese”.
Le rimostranze di Romano Prodi nei confronti delle contrapposizioni sembrano tanto più incomprensibili se pensiamo che il governo, reduce dalle disastrose elezioni amministrative, ...
Grazie alla collaborazione fra agenti americani e colleghi della Guyana, è stato evitato “un attentato dalle conseguenze inimmaginabili”, che avrebbe avuto come bersaglio l’aeroporto Kennedy di New York.
Prima di commentarla però, vale la pena di leggere la notizia così come è stata data ieri dalla Associated Press:
La autorità federali hanno dichiarato di aver neutralizzato una sospetta cellula di terroristi musulmani che progettava un “agghiacciante” attentato inteso a distruggere l’aeroporto Kennedy, uccidere migliaia di persone, e scatenare una catastrofe economica, facendo saltare in aria un condotto di carburante che attraversa alcuni quartieri residenziali densamente popolati.
Tre uomini, fra cui un ex-membro del parlamento della Guyana, sono stati arrestati, e un quarto è ricercato in Trinidad, all’interno di un piano terroristico che le autorità dicono di avere tenuto d’occhio per oltre un anno, ...
Secondo voi, un qualunque capo-mafia della Sicilia è al corrente della presenza di un altro gruppo di malavitosi che operi nella sua stessa zona, oppure no? Direi che si possa tranquillamente rispondere di si. E se per caso questo gruppo di malavitosi sequestrasse un personaggio importante, secondo voi questo capo-mafia saprebbe dove e come ritrovarlo, oppure no? Anche qui, pur trovandoci in una situazione del tutto ipotetica, possiamo presumere che la risposta sarebbe sì: tutto quello che avviene entro il territorio di una qualunque organizzazione para-legale di questo tipo – banda mafiosa, gang cittadina, zapatisti della sierra messicana – è necessariamente sotto il controllo, o comunque a piena conoscenza, dei vertici della medesima. Lo è per definizione, altrimenti “non controllerebbero” la regione.
Applichiamo adesso lo stesso ragionamento al Medio Oriente: secondo voi, il leader dei palestinesi di Gaza è al corrente dell’esistenza di una banda di “ribelli” – chiamiamoli così per non complicare le cose - che opera sul suo stesso territorio (visto che oltretutto quella di Gaza si chiama “striscia”, e non “distesa”), oppure no? Verrebbe da dire di sì. E verrebbe anche da dire che se questa organizzazione si sognasse di rapire un personaggio importante, ci vorrebbero dai dieci ai venti secondi, da parte dei vertici palestinesi, per venire a sapere dove è tenuto prigioniero.
Invece Saeb Erekat, il braccio destro di Mahmoud Abbas, ha detto di non sapere nemmeno lontanamente chi sia questa “Armata dell’Islam”, guidata dall’altrettanto fantomatico “Dugmush clan”, che ha rapito e tiene in ostaggio il giornalista inglese della BBC Alan Johnston.
E forse per la prima volta nella storia "Fatah, Hamas, tutte le diverse fazioni, il presidente e il primo ministro, in questo caso particolare ...
di Marco Cedolin
Le auto bianche ritornano ad invadere Roma, bloccano il traffico di Genova, lasciano a piedi viaggiatori un po’ in tutta Italia, ma la cosa suscita scarso interesse, al più provoca un poco di fastidio e si confonde nelle pagine dei giornali fra la marea di scioperi messi in atto, promessi o soltanto minacciati che infarciscono le cronache di questi mesi. I tassisti, diciamocelo chiaramente, non piacciono quasi a nessuno, godono fama di avere un pessimo carattere, vengono giudicati una corporazione chiusa economicamente poco interessante poiché caratterizzata da singole individualità, fanno la cresta sulle corse e non foraggiano i sindacati istituzionali.
Il centrosinistra li considera nemici giurati, il centrodestra li tratta con diffidenza tranne cavalcarne saltuariamente la protesta a proprio uso e consumo, l’informazione li stigmatizza come disturbatori, l’opinione pubblica li tratta come lavoratori arricchiti e petulanti che difendono i propri privilegi.
Insieme a benzinai e farmacisti proprio coloro che vivono sui taxi sono vittime del pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni, ...
La parola magica, per cercare di capire tutto quello che succede in Medio Oriente/Asia Centrale, è una sola: “pipeline”. Ovvero, gasdotto, oleodotto, o qualunque altra cosa si voglia “condurre” attraverso un lungo tubo posato a pochi centimetri dal suolo, che a volte attraversa dozzine di nazioni prima di arrivare a destinazione.
E’ soprattutto per il progettato gasdotto della Enron, dal Turkmenistan al Pakistan – via Afghanistan – che è scoppiata la rissa fra i talebani e gli uomini di Cheney che è poi sfociata nell’invasione di quest’ultimo paese. Ed è, più in generale, per il controllo delle risorse energetiche di tutta l’Asia Centrale che è in corso da anni il braccio di ferro, fra russi e americani, per farsi amici i vari paesi dell’ex-Unione Sovietica, che sono ricchi soprattutto di gas naturale.
Il mercato energetico più appetibile, paradossalmente, non è quello occidentale, ma lo stesso mercato asiatico, che oltre ai colossi del consumo di gas naturale, Corea e Giappone, vede nuovi paesi in fase di sviluppo industriale, come il Pakistan e l’India, che necessitano di quantità di energia sempre screscenti.
Pochi se ne sono accorti, ad esempio, ma proprio nel giorno in cui esplose la crisi dei soldati israeliani sequestrati dai libanesi, qualche mese fa, veniva inaugurata – nel totale silenzio mediatico - la cosiddetta BTC, ovvero la “pipeline” Baku-Tblisi-Ceyhan, ...
Forse ancora più triste del momento in cui seppe che il figlio era morto in guerra, è stato il momento in cui Cindy Sheehan, qualche giorno fa, ha deciso di abbandonare la lotta che aveva iniziato nel suo nome.
Cindy Sheehan era salita alle cronache nell’estate del 2005, quando piantò fisicamente le tende davanti al ranch di Bush, in Texas, “per avere spiegazioni sulla morte inutile del figlio in Iraq”. Sean Sheehan era morto, un anno prima, in una imboscata a Baghdad, e da quando si era saputo che le armi di distruzione di massa erano tutta un’invenzione, Cindy voleva sentirsi dire direttamente dal Presidente per quale motivo suo figlio avesse dovuto sacrificarsi.
Bush naturalmente l’aveva ignorata, arrivando a usare uscite secondarie dal suo ranch pur di non trovarsi faccia a faccia con lei, e questo fece il montare il caso fino a trasformarla in una figura leader del nascente movimento pacifista negli Stati Uniti.
Ma ieri Cindy, con una lunga lettera sul suo blog, ha spiegato di essere profondamente delusa dalla politica, dai democratici, e dallo stesso movimento pacifista, ...
di Claudio Negrioli
Quale è il “filo rosso" che sembra legare in maniera tragica questi due primattori, alleati e amici sulla scena mondiale della guerra e della pace?
Una possibile risposta può nascondersi nel lato profondo e tenebroso delle credenze pseudo-religiose delle due personalità in questione, per capire, da una angolazione con una luce diversa, gli atti e le motivazioni che li rendono quel che di fatto sono, ovvero "pollici neri" nel campo della coltivazione e conservazione della specie umana.
E' un fatto noto e incontrovertibile che le manovre marziali del detto binomio si traducano di fatto in miserie, sofferenze e morti per una buona parte di quei popoli che hanno la sfortuna di essere nelle mire violente e interessate della non tanto gioiosa macchina industrial-finanziar-militare, che scorazza in libertà nel mondo partendo dalle strade del nocciolo duro d'Occidente guidata dal forte binomio B&B.
Proviamo ora a confrontare i loro cenni biografici:
Antony Charles Lynton Blair, più semplicemente detto Tony Blair, avvocato uscito da Oxford, nato in Scozia nel 1953, è un abile e astuto giovane politico che dopo aver militato, a partire dal 1975 nel partito Laburista Inglese, ...
Leggi tutto: Senza mai parlare di Dio