La sorprendente notizia, segnalata ieri da Megachip, che la Fox abbia dato uno spazio relativamente “pulito” al Movimento per la Verità sull’11 settembre, contiene uno splendido esempio di come ci si debba comportare a livello mediatico in situazioni del genere. (E’ proprio l’argomento che abbiamo trattato di recente nell’articolo ”Thermite, debunking e onere della prova”). La stessa trasmissione della Fox poteva infatti trasformarsi in un disastro per il Movimento, se solo Tony Szamboti – un rappresentante di Architects and Engineers for 9/11 Truth - fosse cascato in una delle tante trappole che gli ha teso, consapevolmente o meno, il presentatore Geraldo Rivera.
(Scarica in alta definizione su arcoiris.tv).
Prima di tutto bisogna sapere che Geraldo Rivera non è affatto un presentatore qualunque. Rivera è l’uomo che nel 1975 presentò al pubblico americano, per la prima volta nella storia, il filmato di Zapruder sull’omicidio Kennedy. Fino a quel giorno il pubblico aveva visto soltanto ... ... alcuni fotogrammi tratti dal filmato di Zapruder, mentre per la prima volta quella sera si potè vedere chiaramente il movimento della testa di Kennedy, che schizzava all’indietro dopo aver ricevuto il colpo mortale alla tempia. La nazione fu attraversata da un brivido di orrore e di rabbia insieme, mentre Geraldo Rivera diventava il paladino simbolico della “verità” anti-governativa per tutti gli americani. Da quel giorno Rivera ha vissuto di gloria, riuscendo periodicamente a farsi notare per scoop sorprendenti e controversi. Cacciato dalla NBC – dove guadagnava 3 milioni di dollari all’anno – per dissapori con la direzione, Rivera ultimamente è approdato alla Fox di Rupert Murdoch, e qui ovviamente è stato costretto a cambiare bandiera. Solo così si spiega il tono quasi esagerato con cui ha trattato più volte i Truthers fino a ieri. Mentre li derideva con un sarcasmo da baraccone, Rivera sembrava quasi dire: “Oh ragazzi, sia chiaro, questo è quello che sono obbligato a dire dalla mia nuova scrivania, mica sono diventato scemo di colpo”. Ecco quindi spiegata la sua improvvisa “apertura” al Movimento, offrendo lo spazio sorprendente ad Architects and Engineers: in realtà Rivera sa benissimo che il 9/11 è stato un inside job, e per qualche motivo deve aver deciso che l’opportuntità fornitagli dallo spot “Building what?” (nel quale compare anche McIlvaine) era quella giusta per riparare in qualche modo ai danni commessi. Nonostante questo, Rivera ha più volte rischiato – forse per deformazione professionale, forse perchè temeva di apparire troppo favorevole al Movimento – di far dire a Szamboti quello che lo avrebbe condannato ad una sonora sconfitta, chiedendogli “perchè ci mentono sulla versione ufficiale?”, e “secondo lei hanno usato esplosivi per buttare giù l’edificio 7?”. Se Szamboti avesse risposto ad una sola di quelle domande, Rivera avrebbe dovuto ribattere per forza con una controtesi qualunque, come ad esempio “che interesse avrebbe il governo americano a buttare giù un edificio del genere?”, oppure “come si fa a piazzare gli esplosivi nell’arco di così poche ore?” Non importa che cosa avrebbe replicato a quel punto Szamboti, perchè avrebbe comunque finito per spostare l’attenzione dal punto cruciale, ovvero che la versione ufficiale è falsa, e che non sta a noi spiegare cosa sia successo. Invece Szamboti ha dribblato con eleganza le trappole di Geraldo, e si limitato a ripetere i motivi per cui si può sostenere che la versione ufficiale è falsa, rimarcando per il pubblico che è quello il problema principale, e che quindi spetta al fronte ufficiale dare le spiegazioni che ancora non ci sono. Niente male, per un semplice “costruttore di palestre”. Massimo Mazzucco