Il "Rasoio di Occam" - dal nome del francescano che lo formulò - è il principio secondo il quale la spiegazione più semplice di un problema è, con tutta probabilità, quella che corrisponde più da vicino alla realtà dei fatti, e viene normalmente invocato nelle argomentazioni più complesse, dove spesso si rischia di perdere di vista l'oggetto stesso della discussione.
Uno degli esempi più eclatanti in questo senso è certamente la infinita diatriba sull'omicidio Kennedy: dozzine di film e documentari, decine di migliaia di articoli, e almeno 500 libri veri e propri, prodotti da oltre 40 anni di dibattito, hanno permesso di coprire la più semplice delle verità con tanti di quegli strati di parole che chi volesse oggi avventurarsi per quei sentieri faticherebbe a capire addirittura da che parte cominciare. Il proiettile magico, i tre colpi in otto secondi, la testa del Presidente che va indietro invece che in avanti, sono solo gli argomenti più noti di un vero e proprio castello di elucubrazioni - tutte rigorosamente sia pro che contro - nel quale ogni nuova variabile genera automaticamente una serie di sotto-variabili sempre più sbiadite e insignificanti, e sempre più lontane dalla verità che tutte vorrebbero dimostrare.
A che serve discutere l'esatta angolazione della luce solare in una foto in cui Owsald tiene in mano un fucile, … … quando è evidente che Kennedy si era messo contro ad un consorzio di forze talmente più grande di chiunque - CIA, banchieri, mafia, esuli cubani, chiesa cattolica, complesso militare-industriale - che non poteva che restarne schiacciato in maniera così esemplare? A che serve misurare la distanza esatta, in numero di passi, fra la residenza di Oswald e il cinema in cui fu arrestato, quando è evidente che nessun assassino al mondo torna a casa a mani pulite, e invece di incollarsi al televisore come stanno facendo tutti gli altri suoi concittadini, si mette in tasca una pistola carica e decide di andare al cinema, riattraversando una città in cui ormai stanno arrestando anche i bambini sotto i 5 anni? A cosa serve discutere quanti secondi esattamente può aver impiegato Oswald per raggiungere la cafeteria del primo piano, dalla famigerata finestra del sesto, quando si vorrebbe far passare per una coincidenza il fatto che avesse trovato lavoro in quel deposito di libri solo sei settimane prima?
Più che un rasoio, per risalire al cuore dell'assassinio Kennedy, ci vorrebbe ormai una scure di qualche tonnellata, e chi mai volesse darsi la pena di usarla rischia di scoprire addirittura che il caso Kennedy, dal punto di vista del dibattito, non è mai esistito. Ovvero, la tesi che vorrebbe Oswald assassino unico non è fisicamente descrivibile in alcun modo, senza imporre un numero di condizioni statisticamente inaccettabile. In altre parole ancora, nessuno è in grado di suggerire, all'interno di quei famigerati otto secondi, una qualunque sequenza completa di azioni, precisa e dettagliata, che permetta ad Oswald di aver agito da solo: in qualunque caso, ci sarà sempre almeno un dato oggettivo, fra tutti quelli riscontrati, che esclude quella possibilità.
Lo dico in un altro modo ancora, perchè il fatto è assolutamente paradossale: nessuno al mondo è in grado di sedersi accanto a te e raccontarti per filo e per segno come avrebbe fatto Oswald a uccidere Kennedy da quella finestra. Nella più famosa diatriba del mondo, l'assassinio Kennedy, una delle due ipotesi dibattute non esiste nemmeno. Non è mai esistita. Non a caso la Commissione Warren si è ben guardata dal provare a formularla nel dettaglio, limitandosi ad argomentare le singole variabili in gioco, e lasciando agli assetati di verità il compito di confondersi le acque da soli.
E infatti, sin dal giorno in cui il "caso Kennedy" è nato, ciascun ricercatore ci si è buttato a capofitto, partendo da un qualunque argomento esistente, senza mai accorgersi che una delle due tesi che vuole sostenere o combattere non è mai esistita in primo luogo.
Ma una volta che sei nel polverone, chi ti viene più a raccontare che stai combattendo una battaglia inventata?
Con l'undici settembre sta iniziando a succedere la stessa cosa. Grazie al solerte laborìo dei rimestatori di professione, siamo arrivati ad annullare l'ovvietà di certi fatti fondamentali, dando per "ipoteticamente" accettabile qualunque folle possibilità. Stiamo cioè addentrandoci in una selva sempre più fitta di argomentazioni fini a se stesse, mentre ci dimentichiamo che nel mondo reale chi non ha mai guidato un jet NON è in grado di prendere in mano un Boeing e portarselo a spasso come un cagnolino. Nel mondo reale gli aerei che cadono NON scompaiono nel nulla, lasciando al posto dei motori, delle ali e della fusoliera dei ridicoli ammassi di ferraglia da qualche chilogrammo in tutto. Nel mondo reale NESSUN aeroporto butta via le immagini delle telecamere di sicurezza degli imbarchi, quando il paese ha appena subito quattro dirottamenti contemporanei. Nel mondo reale NON esistono finestre in grado di reggere all'impatto di un'ala, del timone di coda, o del motore di un Boeing che viaggino a 850 km. all'ora. Nel mondo reale è IMPOSSIBILE che non si riesca a recuperare una sola immagine decente di un aereo da cento tonnellate che ha appena colpito il Pentagono in pieno giorno. Nel mondo reale gli edifici in acciaio NON crollano a causa degli incendi, il kerosene NON genera pozze incandescenti da 800 gradi centigradi, e gli edifici che crollano da soli NON si polverizzano per intero in minutissme particelle cariche di piombo e di amianto.
Ma soprattutto, nel mondo reale non si prepara un piano di guerra per aggredire un paese che ospita il terrorista più famoso del mondo, la sera prima che questi sorprenda tutti con degli attentati "che nessuno avrebbe mai potuto prevedere".
O è zuppa o è pan bagnato signori. Cerchiamo di non farci infinocchiare anche noi come già è successo ad una intera generazione di persone che ha voluto, in perfetta buona fede, risolvere un caso che non era mai esistito in primo luogo.
Massimo mazzucco