IL ROVESCIAMENTO DELLE PARTI
di Stefano Negro
In un
articolo del Corriere della Sera di oggi Pieriluigi Battista esalta la scelta di Blair di non istituire una commissione d’inchiesta per indagare sugli attentati di Londra in quanto una commissione a carattere politico
«contiene inevitabilmente la tentazione di un rovesciamento delle parti». «Il rifiuto di Tony Blair di istituire una commissione d'inchiesta sugli attentati di Londra - scrive Battista
- non è solo un trasparente messaggio politico ma anche una lezione culturale, il ripudio di una pessima abitudine mentale e la sconfessione di un tic ideologico purtroppo molto diffuso, anche in Italia.»
L’articolo è il frutto evidente di una visione più che mai limitata, ingenua e "rettilinea" della situazione mondiale, ma ciò che soprattutto ne emerge con sconcertante ed astiosa prepotenza è il forte ed immotivato attacco al senso critico comune, alla volontà di indagare i fatti del mondo, cosa che dovrebbe invece essere il precipitato fondamentale delle nostre radici elleniche… ed anche "cristiane".
Ciò che infatti l’autore stigmatizza in maniera inaccettabile è quella «origine culturale tipicamente cospiratoria» che da almeno 2500 anni ... ... caratterizza la nostra, almeno in questo, cara società occidentale e che ha permesso ai nostri avi di sviluppare ogni discorso scientifico attualmente presente e quindi lo sviluppo del ragionamento filosofico e della tecnologia. Ma questo modus operandi non è nemmeno estraneo al messaggio cristiano nel momento in cui, tra le altre cose, il buon Gesù consiglia di
«togliere prima la trave dal proprio occhio e poi, avendo la vista più sgombra, togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello» (Matteo 7,5).
Dubitare, prima di tutto, di se stessi. E’ questo, in un certo senso uno dei messaggi principali del vangelo (che da quasi 2000 anni l’ordine sacerdotale si sforza di celare) ed anche uno dei risultati più apprezzabili della nostra cultura: la messa in dubbio, al fine di valutare e "studiare" l’Altro, dei propri principi cardine, dei punti fermi che ognuno di noi inevitabilmente possiede e dai quali parte per interpretare la realtà.
L’affermazione di Blair secondo cui «quanti uccidono sono i responsabili e sono loro gli unici responsabili» è certamente un’ovvietà, come afferma l’opinionista del corriere. Il problema però sta nel fatto che prima di assegnarla, tale responsabilità, occorre, ènecessario, stabilire *chi* abbia ucciso e per farlo non basta certo, in una società come la nostra dove la logica ed il pensiero razionale dovrebbero regnare, l’adduzione di prove circostanziali o di pseudo-rivendicazioni lanciate da un qualunque sito web arabo collocato negli States.
Anche se, d’altra parte, questa sembra essere la moda lanciata a Guantanamo per incriminare i propri detenuti.
Potremmo interpretare tutto ciò come un segnale dell’odierna decadenza dell’occidente o semplicemente come la fase discendente del movimento sinusoidale che forse percorre la storia degli uomini. Di certo il ricorso a procedure incivili per combattere dei presunti incivili non ci fa ben sperare per il futuro e nemmeno depone a nostro favore. La negazione a priori di una verità altra rispetto alla versione ufficiale, qualunque essa sia, ci fa piombare d’un sol botto in una voragine oscura che allo stato attuale possiamo solo immaginare, non senza un po’ di sconforto e timore, i luoghi e le situazioni cui ci potrà portare.
In ogni caso, tornando al fatto specifico, viene da chiedersi il motivo per cui Blair, pur nella convinzione che i colpevoli degli attentati di Londra siano dei terroristi islamici, nutra tanta paura nei confronti di una commissione d’inchiesta che con il suo lavoro potrebbe anche confermare questa sua "sicurezza".
Da dove mai discenderebbe la correlazione tra commissione politica e rovesciamento delle parti?
Per coloro che ancora conservano un barlume di coscienza critica, è probabilmente questa presunta connessione ad ispirare un qualcosa di dietologico e forse ci sentiremmo di affermare che il signor Battista – e Blair – derivino tale legame dai risultati rilevanti e poco pubblicizzati cui sono pervenuti precedenti gruppi di esperti in altre situazioni simili. Potremmo ricordare, come lo stesso giornalista fa, il caso di John Fitzgerald Kennedy, giusto per la sua emblemacità…
Così, infine, si giunge sempre alla solita questione: a chi giova ciò che accade? Ai presunti terroristi islamici che così si vedono addossare la colpa d’un atto terroristico senza che siano state condotte indagini serie oppure ad un presunto altro mandante di quella strage che così non dovrà nemmeno fare lo sforzo di mimetizzare se stesso e le inevitabili prove che saranno rimaste sparse per il mondo?
Ognuno la pensi come creda. Nel frattempo porto l’attenzione su un ultimo aspetto della questione, l’autorevolezza degli esperti opinionisti che notte e giorno ci plagiano con le loro pedestri dissertazioni dall’alto del loro trono posto su un mass-medium. Al proposito, Noam Chomsky scrive:
"Un’altra categoria di esperti la cui fama dipende in larga misura dalla loro funzionalità al potere è costituita dagli ex radicali che hanno finito per saltare dall’altra parte della barricata. Le motivazioni per cui questi individui "cambiano divinità", passando da Stalin (o Mao) a Reagan e al libero mercato, sono le più varie, ma per i media delll’establishment ce n’è una sola: alla fine essi si sono resi conti dei propri errori. In un paese la cui cittadinanza apprezza il riconoscimento dei propri peccati e il pentimento, i voltagabbana entrano a far parte della classe importante dei peccatori pentiti. E’ interessante osservare come ex peccatori le cui opere in passato non avevano suscitato nessun interesse nei mass media o addirittura ne erano state ridicolizzate, una volta convertiti, si siano visti improvvisamente riabilitati ed elevati al rango di autentici esperti."
Gli esperti sono tali solo in via del fatto d’aver accettato di propagandare le opinioni correnti. State certi che una persona che non sia allineata all’opinione comune che si vuol trasmettere su un determinato argomento non sarà mai promossa ad "esperto".
Quella dell’utilizzo di presunti "esperti" per rendere più credibili certe affermazioni alle persone più ingenue è una tecnica abbastanza antica. Occorre dubitare per principio di loro o, quanto meno, andare a vedere i libri paga in cui figura il loro nome.
Stefano Negro