La Barona è un quartiere periferico di Milano. Problematico direbbe qualcuno. Ma molto dignitoso, aggiungerei io. Da diversi anni in via Barona c'è un cineteatro. Edi lo chiamano alcuni, Barrio's lo chiamano altri, Edi/Barrio's lo chiamo io, tanto per non sbagliare.
La proiezione è fissata per le 21. Io arrivo alle 20,45 - bello fresco - e trovo l'ottimo Umberto (UncasO) già sul posto. Ha già approntato tutto l'ambaradàn e come mi vede mi fa: "Mi sa che non viene nessuno". Effettivamente siamo io, lui e il cineteatro.
Andiamo a berci una birra, che non fa mai male, propongo. Il tempo di andare, ordinare, bere e uscire ed ecco che !arriva la gente! Non so se capite quello che intendo, ma è sempre molto bello quando arriva la gente. Questa gente, poi, arriva che è un piacere guardarla. Arriva a grappoli, ... ... con passo deciso ed incedere elegante. È straordinario come è bella la gente, quando arriva. Gente dai trent'anni fin su in cima, ad occhio e croce. È evidente che si tratta di gente del quartiere. Sono arrivati quasi tutti a piedi, sono arrivati quasi tutti insieme. E sono molto belli. Hanno quella speciale bellezza che c'hanno addosso le persone, quando arrivano.
In 10 minuti il teatro si riempie: 120/130 persone, direi. Umberto mi fa: "Bisogna che qualcuno salga sul palco a dire due parole". E già. Perché Kolza ha avuto un problema sul lavoro, Felice Capretta ha chiesto un turno di riposo e il collegamento con Massimo non si può fare perché lui è già impegnato su Piombino, maremma maiala. Io, a dirvela tutta, non ho piacere di salire su cattedre non mie. E' da troppo poco tempo che ho contratto il morbo ed ho troppo riguardo per l'anzianità di servizio, in questo genere di faccende. Fortuna c'è Umberto che efficiente come uno svizzero bresciano prende in mano la situazione, il microfono e il pubblico, esordendo con un tragicomico "Innanzitutto buonasera a tutti per essere venuti".
Poi, in scioltezza, introduce un messaggio registrato di Massimo che, con grande garbo e sobrietà, introduce il film. Dice le cose che vanno dette e le dice bene. Io, sprofondato nella poltroncina, annuisco ripetutamente con la capoccia e faccio ballare nervosamente la gambetta. Che sfigato!Buio in sala. Si comincia.
Il teatro è piccolo ma bello, le poltrone sono comodissime, lo schermo è grande, le immagini scorrono inesorabili e la sensazione è che la gente il film se lo divori. Non vola una mosca fno alla fine, nessuno si alza, nessuno tossisce. Piccoli brusii e sommesse risatine amare nei momenti giusti.
Alla fine, un silenzio peso. Poi un applauso. Poi basta. No, il dibattito no. Qualcuno viene a chiederci del dvd, qualcuno viene a dirci che "effettivamente io l'avevo detto da subito che sembrava una fottutissima demolizione controllata", qualcuno pone la madre di tutte le domande: "Ma allora dove diavolo sono finite le persone?" Io non lo so dove sono finite le persone, ragazza mia. Ma so per certo che sono bellissime, quando arrivano.
Altro che Matrix e scene mediatiche dei miei maroni. "C'è solo la strada su cui puoi contare" - cantava Giorgio Gaber, uno di 'ste parti qui - " la strada è l'unica salvezza" . Il 14 lo facciamo ancora. A Palazzo Granaio, Settimo Milanese. Chi vuol venire?
Mauro Mercatanti