di MrStewie

Io e gli altri

Nella vita occidentalizzata odierna il diritto all'autodeterminazione è diventato un'eresia. L'individuo, con i suoi infiniti sottolivelli, mondi paralleli e il potenziale dominante dell'infinitamente piccolo dentro di sè, è stato rimpiazzato da un'entità sociale (1) ad un solo livello dimensionale, collocata in un mondo globale, che potenzialmente domina l'individuo fin nel suo infinitamente piccolo.

Il nostro io - descritto da certa tradizione come risultato di innumerevoli fattori cooperanti, in lotta ed in costante cambiamento, tutti insieme formanti la nostra unicità - è annichilito per permettere una piatta integrazione con gli altri.

Nascondo il mio odore con un deodorante, perché potrebbe infastidire chi mi sta accanto; la pazzia di Grenouille nella caverna sono solo parole in un libro (2). Mi presento esteticamente assecondando alcuni costumi sociali e la mia stravaganza è permessa ma all'interno di certe norme di comodo. Abito case uguali a quelle degli altri: come dice Paolo Migone con l'Ikea, sei a cena con amici e non sai se sei a casa loro o a casa tua. [...]

Devio la maggior parte dei miei interessi e delle mie passioni verso accettabili convenzioni sociali (lo sport, la fotografia, la contro-informazione, etc) onde non ritrovarmi solo con pensieri che non potrei condividere con nessuno. Divido le persone in gruppi predeterminati perché così mi è stato insegnato (il musulmano, l'ebreo, o il comunista, il fascista, etc) dando per garantito che l'individualità sia subordinata alle volontà del gruppo. Percepisco come razzista additare la diversità altrui e tenderò a livellare le mie differenze con l'altro, considerando questa doppia perdità una ricchezza per entrambi.

Nel caso in cui invece derida il prossimo per le sue diversità, non inizio però il cammino che porta a me stesso, ma semplicemente mi fermo col dare di negro al negro. Definire un proprio sè nettamente distaccato dagli altri è percepito dal nostro animo come pericoloso, e considerato socialmente come una declinazione esistenziale della miseria.

Digito ergo sum

L'estremità verso cui si dirige questa socialità ha dei connotati ben definiti. E' la frazione più edonistica, autoreferenziale e progressista della società occidentale odierna, che sta geograficamente straripando ovunque. Non trovo elemento più classificante di questo movimento del “mondo digitale”: Facebook, Twitter, Instagram, Whatsup e tutti gli altri svariati canali digitali dove apparire è sinonimo di essere. La tradizione appare obsoleta, noiosa, sorpassata. Contadino piedi grossi cervello fino? Macché, contadino uguale ignorante, arretrato, antisociale. Mentre è autoevidente che la tradizione non rispecchia più il quotidiano, questo “nuovo che avanza” non porta con sè alcun connotato che il fastidio del vecchio (delizioso anche questo giochino da spin-doctor: “nuovo” è intrisecamente positivo, ma è un aggettivo privo di contenuto: potrebbe tradursi in “nulla che avanza” se il nulla è la novità che ci aspetta [3]).

Non solo in Occidente, ma anche in culture con una fortissima tradizione nel blocco orientale (tipicamente Cina e India) l'abbandono delle tradizioni (invece che una loro rivisitazione) è molto forte. Quando parlo con i miei colleghi orientali sono sempre meravigliato di quanto diano per scontato questo movimento netto verso l'occidentalizzazione. Non si pongono neanche una domanda sul come e perché ciò accada. Ti dicono solo: “Non è colpa di nessuno, semplicemente accade. Più persone di prima possono andare al cinema, o comprarsi un cellulare, o un computer. E finiscono per seguire quei contenuti piuttosto che quelli veicolati dalla tradizione”.

La legge morale in me, il cielo stellato sopra di me

A sentire Kant (4), se poniamo la responsabilità delle nostre scelte al di fuori di noi, nel cielo stellato, ci stiamo sollevando dalle conseguenze delle nostre azioni. “Sono solo andato al cinema”; “Ho solo comprato uno smart-phone”; “Ho solo postato le foto di mio figlio su Facebook”. Coloro i quali giustificano le loro azioni in quanto “lo fanno tutti” (sinonimo di “è normale”) sembrano ritornare ad una sincera adolescenza. Questo mondo del disimpegno ben si sposa con l'instabilità economica e politica, ma anche della vita in genere. La necessità di porre la legge morale dentro il sé ed affrontare le conseguenze di una propria scelta individuale (scelta comunque soggetta all'incontro-scontro dei numerosi fattori che ci determinano) creerebbe un disorientamento bilaterale: in noi (“oddio, sono solo!”) e negli altri (“oh, guarda quello cosa fa!”).

Tralasciando una critica morale spicciola di poco interesse, vorrei evidenziare alcune ignorate conseguenze di chi la scelta la fa fare ad altri. I contenuti omologanti che stanno straripando nelle società connesse digitalmente ovunque nel mondo sono liberamente scelte dai singoli soggetti. Sarebbe dunque banale complottismo additare la Coca-Cola, la Apple, Hollywood o ogni altro marchio (5) che ci venga in mente. Nessuno vi seguirebbe su questa logica. Ed a ragione. Come è altrettanto vero che questi contenuti ed i loro modelli possono essere oggi trasportati da una parte all'altra del mondo grazie ad una imponente rete di infrastrutture, il cui mantenimento e controllo deve costare parecchio. La facilità di trasferimento di certe informazioni è resa possibile esclusivamente da tale infrastruttura. Pensiamo solo ad internet: antenne, cavi, servers, softwares, etc.

L'effetto sarebbe il medesimo con qualcosa di meno immateriale: se mettete 5 voli aerei al giorno a 20 euro a/r fra Berlino e Pechino, per il principio dei vasi comunicanti in un anno si sarà sviluppata una meta-comunità cino-tedesca che, come la natura ci insegna, tenderà ad incontrarsi a livelli di energia più bassi, ovvero ad un punto di mezzo dove le identità originarie sono molto sbiadite e destinate a perdersi.

Realtà virtuali

Con questo intendo suggerire che chi possiede le infrastrutture che permettono la connettività (materiale ed immateriale) ha l'oggettivo controllo (e quindi la responsabilità) dei contenuti che vengono veicolati. Del resto, con le televisioni di Berlusconi questo ci era chiaro. Ecco: noi cerchiamo su Google; guardiamo film della Disney; parliamo con Skype; mettiamo video su YouTube e foto su Facebook. Chi pone la legge morale nel cielo stellato finge di ignorare che queste sono società private e non benefattori dell'umanità. Questi enti privati hanno libero accesso ai nostri meta-dati: possono immettere una parola nel sistema (ad esempio: terrorismo) e vedere come si sviluppa a partire dall'evento X. Possono aumentare il voltaggio se l'input non ha dato risposte. Cosa credevate, che venissero a rompervi i coglioni a casa perché avete scaricato un film? Pensiamo davvero che il mantenimento di tali infrastrutture sia solo usato per venderci il cellulare che abbiamo cercato ieri?

Dopo gli attentati di Novembre a Parigi, Facebook ha sviluppato un'applicazione per farti comunicare facilmente se eri al sicuro nel caso vivessi a Parigi (6). L'utilizzo di questa funzione così comoda ha concesso gratuitamente l'informazione sul proprio stato di sicurezza percepita, data candidamente in un momento critico ad una azienda privata quotata in borsa che si occupa di raccogliere dati sulle esistenze altrui. In altri casi si sarebbe chiamata circonvenzione di incapace, oggi è invece un gesto di magnanimità.

La conseguenza di questo ignorare che ci siano dei proprietari che possiedono queste infrastrutture è che si lascia gestire la propria esistenza da egregi sconosciuti (almeno del politico corrotto sapevi il nome!). Sebbene sembri un concetto molto vago, questo passaggio è in realtà molto chiaro alla nostra Anima. Ponete che domani alla televisione parlino di scie chimiche per un mese: diventerebbe un argomento convenuto da tutti, e dunque vero. Il sociale lo valida, il sé lo acquisisce.

Conclusione

Cosa accade a chi cerca la propria originale identità? Non avevamo detto che nessun uomo è un isola (7)? Se dovessi condividere tutto quello che penso e sento, nella società multi-mendace che mi circonda sarei isolato istantaneamente (8). Ed è pur vero che posso anche non avere un account Facebook: il resto del mondo lo avrà comunque. A mutazione avvenuta, a gente come me daranno la caccia (9). Come scappare da questo spietato appiattimento globale che, presto o tardi, mi colpirà? Comunicare con il cervello del nostro vicino cercando di usare la logica o usare la curiosità per stimolare il suo interesse ha spesso come prodotto lo sviluppo di una resistenza, uno spessore emotivo isolante. Perché è infatti vero quanto detto prima: alla fine è l'individuo che decide di consegnare ad altri il proprio destino. Quale rimedio dunque?

Personalmente, non trovo altro rimedio che cercare di parlare all'Anima del mio vicino. Quella parte di noi che non dorme mai, quella che in realtà comanda. Comprendere che le scelte dell'uomo sono quasi sempre basate sull'allontanamento dalla paura e dal dolore (tangibile o ipotetico). Accettare la propria umana limitatezza e sostenere la ricerca della speranza, dell'equilibrio, della serenità con il sè. Che è già parecchio difficile anche senza convincere nessuno. E rendersi conto che questa lotta è la medesima di ogni soggetto vivente.

MrStewie

(1) https://www.youtube.com/watch?v=lL925Vh-zjE
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Il_profumo
(3) https://www.youtube.com/watch?v=-t15Ez1iads
(4) https://it.wikipedia.org/wiki/Critica_della_ragion_pratica
(5) http://www.naomiklein.org/no-logo
(6) http://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/facebook_parigi_sto_bene-1356070.html
(7) http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-4783
(8) https://en.wikipedia.org/wiki/The_Dice_Man
(9) http://www.imdb.com/title/tt0898367/

Comments  
L'analisi, espressa nell'articolo, è lucida e condivisibile nei contenuti e nella conclusione.

La prosa è stilisticamente impeccabile, ed è capace di affiancare elegantemente i contenuti espressi nei toni aulici propri della terminologia filosofica al linguaggio diretto ed inequivocabile proprio della quotidianità che utilizza per esemplificarli magistralmente.

L'autore, secondo me, riesce nel tentativo di essere se non proprio oggettivo quantomeno intersoggettivo,oppure, detto in altri termini, è capace di rivolgersi serenamente a chiunque voglia ascoltarlo.

E' un vero piacere poter leggere degli articoli di questa levatura, complimenti e grazie.
articolo molto ricco di spunti per riflessioni, grazie.

a tal proposito me ne viene in mente uno

Quote:

Definire un proprio sè nettamente distaccato dagli altri è percepito dal nostro animo come pericoloso, e considerato socialmente come una declinazione esistenziale della miseria.

considerando le conseguenze del nuovo paradigma scientifico del microbiota in cui proprio l'autore era intervenuto nell'articolo che avevo fatto recentemente trovo seducente l'idea di un parallelismo tra il modo di pensare citato sopra e la ricchezza del microbiota.
mi spiego: la diversità è percepita oggi come limite mentre se si guarda al microbiota (cioè a come è fatto l'essere umano ) si capisce che nella diversità c'è la salute. questa è la visione dell'uomo del vecchio millennio (purtroppo non si limita al solo millennio passato)
probabilmente questa visione distorta c'è a causa del detto "l'unione fa la forza" ..forza per fare cosa? per schiacciare l'altro.
mentre invece dovrebbe vigere un altro detto "la cooperazione fa la vita" e piu forze diverse cooperano e piu si può avere una vita insieme varia ed appagante
in un mondo dove il bene comune passa per il bene di tutti suoi componenti.
fino ad oggi invece noi viviamo di bene preso da altri , ma senza ridare nulla ...rubiamo e basta.
il cerchio della vita non si chiude e faremo la fine degli abitanti dell'isola di pasqua
PARTE 1^

Pezzo ben scritto e interessate come spunti, sebbene io la veda diversamente nelle conclusioni e nelle motivazioni. Ne farò un commento parcellizato per individuare meglio gli spunti da cui parto, ma sarebbe un discorso organico.


Quote:

Nella vita occidentalizzata odierna il diritto all'autodeterminazione è diventato un'eresia. L'individuo, con i suoi infiniti sottolivelli, mondi paralleli e il potenziale dominante dell'infinitamente piccolo dentro di sè, è stato rimpiazzato da un'entità sociale (1) ad un solo livello dimensionale, collocata in un mondo globale, che potenzialmente domina l'individuo fin nel suo infinitamente piccolo.

Trovo innegabile che in occidente (non conosco gli orientali), ci sia un certo timore per chi ha una forte autoderminazione. Partirei dal principio che vede come primo motore dei comportamenti umani la paura. (Ogni potere che si rispetti conosce, usa e applica questo principio) E quello che non si conosce generalmente crea paura. Pertanto l'omologazione è "rassicurante". Fatta questa premessina, trovo che nell'uomo sia istintiva la tendenza alla socialità, ogni animale con un cervello ben sviluppato che abbia una buona capcità di calcolo ha tendenze sociali, si pensi anche alle orche ad esempio, predatore alfa negli oceani, tanto grossa e forte singolarmente da cacciare anche da solo uno squalo bianco, eppure è tra gli animali con un comportamento sociale più complesso. Pertanto credo si possa considerare un possibile fattore per l'accentuazione "dell'esigenza" del sociale un possibile aumento della "paura" o senso di pericolo percepiti.


Quote:

Il nostro io - descritto da certa tradizione come risultato di innumerevoli fattori cooperanti, in lotta ed in costante cambiamento, tutti insieme formanti la nostra unicità - è annichilito per permettere una piatta integrazione con gli altri...
una ricchezza per entrambi.

Questi comportamenti sono, secondo la mia lettura, un conseguenziale comportamento di una crescita esponenziale della paura, e più cresce "il branco" e maggiore è la forza del branco, e il branco è ha sua volta motivo di minaccia e quindi paura per il singolo, perchè il branco tende a eliminare il diverso in quanto potenziale pericolo per la sua esistenza. Ne consegue un intreccio, poichè il branco ha un suo equilibrio, e gli elementi al suo interno sono rassicurati da quell'equilibrio, pertanto la messa in discussione degli elementi di equilibrio del branco divengono motivo di allerta per tutto il branco, anche se per i singoli elementi del branco non rappresenta una minaccia.


Quote:

Nel caso in cui invece derida il prossimo per le sue diversità, non inizio però il cammino che porta a me stesso, ma semplicemente mi fermo col dare di negro al negro. Definire un proprio sè nettamente distaccato dagli altri è percepito dal nostro animo come pericoloso, e considerato socialmente come una declinazione esistenziale della miseria.

E' una lettura che condivido, e i motivi per cui condivido questa lettura sono espressi sopra. Branco = Sicuro


Quote:

Digito ergo sum

Tutta la fotografia di questo "paragrafo" la ritengo corretta. E' parte essenziale per la socializzazione la comunicazione, tornando a parallelismi con il mondo animale, i lupi e le orche hanno sempre nel mondo animale tra i più complessi sistemi di comunicazione. I lupi utilizzano molto oltre ad una vastità di suoni e odori, anche la mimica del corpo e soprattutto facciale, fondamentale nella caccia per dare segnali silenziosi. Addirittura le orche, hanno dei "dialetti". Le orche dei mari australiani utilizzano sonorità differenti rispoetto alle orche dei mari del nord, con frequenze e intensità sonore differenti.
Così come la TV ha in qualche modo amalgamato "io dico in parte" l'accozzaglia della penisola italica, così internet con la sua capillarità e capacità di penetrazione e diffusione ha un forte impatto nel veicolare la voce del branco, e il branco che controlla la rete è quello che più avrà capacità di attrattiva in quanto saprà apparire forte.


Quote:

A sentire Kant (4), se poniamo la responsabilità delle nostre scelte al di fuori di noi, nel cielo stellato, ci stiamo sollevando dalle conseguenze delle nostre azioni. “Sono solo andato al cinema”; “Ho solo comprato uno smart-phone”; “Ho solo postato le foto di mio figlio su Facebook”. Coloro i quali giustificano le loro azioni in quanto “lo fanno tutti” (sinonimo di “è normale”) sembrano ritornare ad una sincera adolescenza. Questo mondo del disimpegno ben si sposa con l'instabilità economica e politica, ma anche della vita in genere. La necessità di porre la legge morale dentro il sé ed affrontare le conseguenze di una propria scelta individuale (scelta comunque soggetta all'incontro-scontro dei numerosi fattori che ci determinano) creerebbe un disorientamento bilaterale: in noi (“oddio, sono solo!”) e negli altri (“oh, guarda quello cosa fa!”).

L'emulazione del branco fa si che poi il branco giustifichi e approvi quel comportamento dell'individuo all'interno del branco, pertanto questo è letto come accettazione dal soggetto e si sentirà sicuro e protetto dal branco.

CONTINUA...
PARTE 2^


Quote:

Tralasciando una critica morale spicciola di poco interesse, vorrei evidenziare alcune ignorate conseguenze di chi la scelta la fa fare ad altri. I contenuti omologanti che stanno straripando nelle società connesse digitalmente ovunque nel mondo sono liberamente scelte dai singoli soggetti. Sarebbe dunque banale complottismo additare la Coca-Cola, la Apple, Hollywood o ogni altro marchio (5) che ci venga in mente. Nessuno vi seguirebbe su questa logica.

Mi permetto di fare una mia considerazione molto soggettiva. Secondo me non esiste affatto la libertà d'azione. La mia visione universale è causa-effetto.
Per tornare invece strettamente ai marchi citati, per via di una serie di ragioni, tra le quali la più evidente (ma non la più importante) quelle economiche, hanno un forte potere, il potere che cos'è se non la capacità di influenzare? Pertanto avranno necessariamente e ovviamente se si segue e si da la lettura che ne sto dando io, un forte influenza all'interno della società-brano, un po come il lupo Alpha ha un peso maggiore rispetto agli altri.


Quote:

Con questo intendo suggerire che chi possiede le infrastrutture che permettono la connettività (materiale ed immateriale) ha l'oggettivo controllo (e quindi la responsabilità) dei contenuti che vengono veicolati.

Ovvia conseguenza, come ho esplicitato prima.


Quote:

Del resto, con le televisioni di Berlusconi questo ci era chiaro. Ecco: noi cerchiamo su Google; guardiamo film della Disney; parliamo con Skype; mettiamo video su YouTube e foto su Facebook. Chi pone la legge morale nel cielo stellato finge di ignorare che queste sono società private e non benefattori dell'umanità. Questi enti privati hanno libero accesso ai nostri meta-dati: possono immettere una parola nel sistema (ad esempio: terrorismo) e vedere come si sviluppa a partire dall'evento X. Possono aumentare il voltaggio se l'input non ha dato risposte. Cosa credevate, che venissero a rompervi i coglioni a casa perché avete scaricato un film? Pensiamo davvero che il mantenimento di tali infrastrutture sia solo usato per venderci il cellulare che abbiamo cercato ieri?

Dopo gli attentati di Novembre a Parigi, Facebook ha sviluppato un'applicazione per farti comunicare facilmente se eri al sicuro nel caso vivessi a Parigi (6). L'utilizzo di questa funzione così comoda ha concesso gratuitamente l'informazione sul proprio stato di sicurezza percepita, data candidamente in un momento critico ad una azienda privata quotata in borsa che si occupa di raccogliere dati sulle esistenze altrui. In altri casi si sarebbe chiamata circonvenzione di incapace, oggi è invece un gesto di magnanimità.

La conseguenza di questo ignorare che ci siano dei proprietari che possiedono queste infrastrutture è che si lascia gestire la propria esistenza da egregi sconosciuti (almeno del politico corrotto sapevi il nome!). Sebbene sembri un concetto molto vago, questo passaggio è in realtà molto chiaro alla nostra Anima. Ponete che domani alla televisione parlino di scie chimiche per un mese: diventerebbe un argomento convenuto da tutti, e dunque vero. Il sociale lo valida, il sé lo acquisisce.

Non vorrei affrontare ora nel dettaglio questi spunti, per non aprire troppo il filo di quel che volevo dire. Il tutto però si può sintetizzare come Potere, e ho detto poco sopra cosa è potere.


Quote:

Quale rimedio dunque?

Occorre un rimedio ove la fotografia descritta sopra sia letta dal singolo individuo come un pericolo per la propria esistenza. In quel caso ci sono solo due sole possibilità. Combatti o fuggi.

Se c'è un posto in cui fuggire è sempre logicamente la scelta migliore dal punto di vista della propria conservazione. Limita ogni possibile danno immediato, non sempre è la migliore sul lungo periodo, ma individualmente basta considerare il periodo della propria esistenza.
Nel caso si debba combattere... potremmo discutere su quali scelte fare per secoli. Maggiore è la nostra capacità di calcolo di causa-effetto rispetto alla stessa capacità dell'avversario e maggiori saranno le possibilità di successo.

P.S. ho volutamente usato in alcune parti del mio commento la parola branco al posto di società, perchè volevo accentuare il parallelismo nella sostanza rispetto alle società animali. Questo perchè ritengo che inquadrare in un prospetto più ampio, aiuti a conoscere e inquadrare meglio il "problema".

Rinnovo in chiusura del mio commento i miei complimenti per la scrittura del pezzo e l'apprezzamento personale per la scelta del tema.
:pint: alla tua

Quoting fefochip:

probabilmente questa visione distorta c'è a causa del detto "l'unione fa la forza" ..forza per fare cosa? per schiacciare l'altro.


una visione kubrick-iana della realtà (penso e parlo: Arancia Meccanica). sebbene sia una verità oggettiva, penso che sia comunque sempre alimentata dalla paura.


Quoting fefochip:

mentre invece dovrebbe vigere un altro detto "la cooperazione fa la vita" e piu forze diverse cooperano e piu si può avere una vita insieme varia ed appagante


un motto da tatuarsi addosso, da iniziati, da gruppo terroristico dell'amore con un primo macro obiettivo: la rimozione del denaro come forma di valutazione delle cose.


Quoting fefochip:


fino ad oggi invece noi viviamo di bene preso da altri , ma senza ridare nulla ...rubiamo e basta.
il cerchio della vita non si chiude e faremo la fine degli abitanti dell'isola di pasqua


mi viene in mente la biologia: nei processi catabolici, l'energia è recuperata dalla degradazione della materia organica (come nell'intestino, per usare gli stessi esempi). al contrario, nei processi anabolici non si degrada ma di forma (come nella fotosintesi: si usa luce, acqua ed anidride carbonica e si forma biomassa). La società attuale garantisce il consumo (la degradazione) di ogni tipo di contenuti: il catabolismo puro. Li garantisce alla società ed all'individuo. Come una grande mamma. Se i processi di creazione a livello sociale sono difficili da ottenere/gestire, a livello individuale sono certamente più facili. Ma quello che facciamo per comodità (energetica) è quello di consumare informazioni, contenuti, emozioni già precostituite, negandoci la possibilità di creare da dentro di noi, iniziare un cammino anabolico, in quanto questo comporterebbe l'isolamento individuale, la percezione del sè, tutti elementi fondamentali dell'autodeterminazione.
Articolo pessimo, sconclusionato: pare l'elogio della lotta contro i mulini a vento
Il passaggio peggiore è sicuramente questo:


Quote:

Dopo gli attentati di Novembre a Parigi, Facebook ha sviluppato un'applicazione per farti comunicare facilmente se eri al sicuro nel caso vivessi a Parigi (6). L'utilizzo di questa funzione così comoda ha concesso gratuitamente l'informazione sul proprio stato di sicurezza percepita, data candidamente in un momento critico ad una azienda privata quotata in borsa che si occupa di raccogliere dati sulle esistenze altrui. In altri casi si sarebbe chiamata circonvenzione di incapace, oggi è invece un gesto di magnanimità.

Se permetti il problema degli attacchi terroristici di Parigi è che le elite hanno deciso di fare un attacco da 130 morti e più di 300 feriti, non che le elite abbiano attivato su facebook un comando per rinunciare volontariamente alla propria privacy.

Chiaro che ciascuno ha le proprie priorità, ma qui siamo al solito gioco di ignorare la trave e guardare alla pagliuzza.

Quoting P.K.89:

PARTE 2^
Rinnovo in chiusura del mio commento i miei complimenti per la scrittura del pezzo e l'apprezzamento personale per la scelta del tema.
:pint: alla tua


Cerco di sintetizzare qui tutti i miei commenti: trovo l'utilizzo del termine "branco" molto appropriato, anche perché postula il fatto che siamo animali, dunque parte della Natura, e non esseri viventi al di sopra- dunque distaccati- da essa.
Per quanto riguarda il bisogno di socialità, non ho approfondito un concetto che è implicitamente espresso nella conclusione (conclusione assolutamente personale): trovo necessario che ognuno trovi la sua via alla creazione di contenuti propri, che poi avrà interesse a condividere, secondo il concetto ben espresso da Fefo qui sopra della "cooperazione". Questo concetto è ben espresso da Bobby McFerrin: per sviluppare la sua musica si è chiuso da qualche parte per 2-3 anni senza ascoltare assolutamente nulla per non essere influenzato.
Per portare qualcosa di tuo che vuoi dare, per donare te stesso e condividere, bisogna prima creare. Altrimenti siamo solo delle antenne che ripetono contenuti imposti dal branco. Come hai ben descritto, il branco garantisce una certa sicurezza al costo di ignorare le proprie volontà individuali. Se le vuoi perseguire devi allora accettare di diventare un lupo solitario. Oppure, se sei il più forte, le imponi agli altri.

Riguardo alle tue conclusioni, sento che ci sia una via alternativa al combatti o fuggi. Perché sono entrambe relative allo stesso punto di riferimento (il branco). E' quello che facciamo in siti come questo, del resto: puoi anche combattere questo "potere", ma non hai trovato una tua via personale. Fino a che leggi e ti documenti, ti stai ancora riferendo alle grandi storie raccontate da qualcun'altro. Certamente è fondamentale per comprendere che ci sono alternative, ma è solo il punto di inizio. La terza via non la vedi perché non c'è: è la tua via, e la trovi camminando nel buio in direzione di te stesso (e certo fa parecchia paura). Il problema è di percezione: la tua via la vedi solo dopo che l'hai percorsa.
Sarà il mal di testa, ma l'articolo è scritto in modo piuttosto confuso e poco scorrevole, saltando in continuazione di palo in frasca senza una sequenza logica a cui potersi riferire.

Se non altro è indubbiamente un articolo Personale... ;-)

Quoting MrStewie:


Per quanto riguarda il bisogno di socialità, non ho approfondito un concetto che è implicitamente espresso nella conclusione (conclusione assolutamente personale): trovo necessario che ognuno trovi la sua via alla creazione di contenuti propri, che poi avrà interesse a condividere, secondo il concetto ben espresso da Fefo qui sopra della "cooperazione".



Attenzione, se quando parli di bisogno, l'hai evinto dal mio discorso, hai travisato o usato un termine improprio. Io non ho mai parlato di bisogno. Ma di una consuetudine e mi cito: ogni animale con un cervello ben sviluppato che abbia una buona capacità di calcolo ha tendenze sociali. Sui perchè di queste tendenze potremmo discuterne. Personalmente sintetizzando in due parole, il fattore principale è dato dal fatto che è il modo più semplice per preservarsi.

E quì faccio una considerazione sullo spunto di fefochip. Ogni società è frutto di cooperazione. Lo dice la parola stessa. La struttura in cui poi è organizzata la società può avere diverse forme. La società a sua volta può poi servirsi per i propri scopi di mezzi. Gli schiavi fanno parte di questi mezzi, ma NON FANNO PARTE della società. Sono un mezzo di essa.
Altro discorso ancora sono quegli elementi che prendono dal prodotto della società più di quanto pattuito spettasse a loro. Anche questo è però un discorso molto complesso e articolato che andrebbe sviluppato. Quindi inserire a bomba il concetto di cooperazione porta ad un altra serie di analisi e considerazioni.


Quote:

Questo concetto è ben espresso da Bobby McFerrin: per sviluppare la sua musica si è chiuso da qualche parte per 2-3 anni senza ascoltare assolutamente nulla per non essere influenzato.

Il non essere influenzato è fisicamente impossibile. Il silenzio stesso influenza la musica di un musicista, e ancora costui ha utilizzato accordi? E questi accordi non sono frutto di un influenza passata? L'entrare in isolamento per tre anni, significa solo il fermare l'influenza di tutto ciò che non è presente nell'isola al momento esatto in cui si è approdati sull'isola ma nel durante la permanenza sull'isola ad influenzare ci penseranno i fattori presenti.


Quote:

Per portare qualcosa di tuo che vuoi dare, per donare te stesso e condividere, bisogna prima creare.

Non voglio ora approfondire chiedendoti di dimostrarmi come tu possa creare qualcosa, mi limito a dire che personalmente è mia convinzione che non si possa creare nulla.


Quote:

Altrimenti siamo solo delle antenne che ripetono contenuti imposti dal branco.

Parentesi mia credenza. La nostra coscienza è soltanto un antenna. Chiusa parentesi.
Tornando al discorso:
Per definirla imposizione andrebbe prima capito se è realmente tale, ovvero è un imposizione esterna, o condivisa in premessa. Mi spiego se io voglio far parte di una società che produce patate, sarà un imposizione condivisa il fatto di produrre patate, dal memento in cui decida di produrre il pomodoro, ho 2 possibilità o gli stessi elementi della società cooperano e quindi concordino nel aggiungere o cambiare la produzione e quindi comunque è mutata la società, oppure devo uscire dalla società che produce patate. Se poi a seguito dell'uscita decido di produrle in autonomia, o formare un altra società è una conseguenziale decisione, elemento che a seguito di altre valutazioni la prima società delle patate sarà portata ad un agire di conseguenza, che sia di ignorare ove non si senta minacciata o ostacolare.


Quote:

Come hai ben descritto, il branco garantisce una certa sicurezza al costo di ignorare le proprie volontà individuali.

Qualunque modello sistemico può esser tale se per ovvie ragioni alcune "libertà" individuali di movimento vengan meno. Te lo vedi un protone che decide ogni tanto di farsi un giro in un altro atomo? :-D Si chiama ad esempio fissione quel fenomeno e il materiale (sistema) di cui faceva parte quel protone si "rompe" e diviene altro infatti si avrà un altro materiale (sistema differente)

Per sintetizzare è il sistema (branco) stesso che per definizione ha nella sua funzione il limitare delle "libertà" individuali per perseguire in maniera prioritaria delle "funzioni" o "libertà" che sono sempre individuali ma che sono condivise con gli altri componenti del sistema. Non è propriamente esatto e preciso sul come vorrei descriverlo ma potremmo in qualche modo definirle libertà sociali.


Quote:

Se le vuoi perseguire devi allora accettare di diventare un lupo solitario.

Che sarebbe una delle due possibilità, di cui parlavo, nello specifico il fuggi. Fuggi è stato usato per indicare il concetto che comunemente viene espresso. Ma sarebbe più specificatamente l'allontanamento.


Quote:

Oppure, se sei il più forte, le imponi agli altri.

Questo è un altro aspetto. Nell'imposizione si è in realtà comunque legati, quindi NON LIBERI dal sistema, soltanto che si adotta una struttura sistemica in cui c'è un elemento "controllore" dell'energia. Ma in sostanza anche chi impone è soggetto a chi subisce l'imposizione. Perchè se non vi fossero per qualunque ragione gli imposti, non potrebbe perseguire la sua finalità attraverso il sistema, e se nel caso non abbia alternativa che un sistema per perseguire la sua finalità sarebbe anche lui un costretto o imposto.

Lancio una mia affermazione, sulla quale potremmo approfondire se qualcuno volesse. Ritengo la cooperazione la forma di sistema più complessa e sicura ed efficiente una volta impiantata nel perseguire la determinazione di un obiettivo. Molto banalmente vorrei notare come un cattivo (nel senso di raggiungimento degli obiettivi comuni) tiranno abbia sia stato storicamente più soggetto ad una eliminazione rispetto ad un magari cattivo dirigente dagli elementi della società "scelto".


Quote:

Riguardo alle tue conclusioni, sento che ci sia una via alternativa al combatti o fuggi. Perché sono entrambe relative allo stesso punto di riferimento (il branco). E' quello che facciamo in siti come questo, del resto: puoi anche combattere questo "potere", ma non hai trovato una tua via personale. Fino a che leggi e ti documenti, ti stai ancora riferendo alle grandi storie raccontate da qualcun'altro. Certamente è fondamentale per comprendere che ci sono alternative, ma è solo il punto di inizio. La terza via non la vedi perché non c'è: è la tua via, e la trovi camminando nel buio in direzione di te stesso (e certo fa parecchia paura). Il problema è di percezione: la tua via la vedi solo dopo che l'hai percorsa.

Preciso che io non ho tratto conclusioni, diciamo che era soltanto la mia ultima osservazione in ordine nello scritto, ma si poteva benissimo mettere nel mezzo. Era un osservazione su quello che tu definivi rimedio. Rimedio a quello che evidentemente sempre tu ritenevi un male a cui porre rimedio.

Sulla terza via, personalmente come ho accennato ma sul quale non voglio in queste pagine dibattere, non ritengo vi sia passibile. Io non ritengo possibile però neanche scegliere tra il così detto fuggi o combatti. Anzi per esser pià chiari io non ritengo possibile proprio scegliere. Ritengo piuttosto la scelta una mera illusione dovuta all'incapacità del nostro cervello di tenere sempre a memoria tutte le concause che inevitabilmente hanno portato a quel atto. Ma non roviniamo con un altra cosa questa già interessante discussione. Ci andremmo a perdere in altro.
Mah...discorsi opinabili...vagamente limitati a un'analisi parziale del "problema".... penso che sia un periodo di transazione e ciò che stiamo consumando è decisamente destinato a scemare...facebook? Per me è roba già vecchia...

Infrastrutture? ...non credo sia il meglio per mantenere lo scettro...anzi, spesso una palla al piede...

Anteater
Con una certa bonaria presunzione vi dico che capisco perfettamente dove vuole arrivare l'autore, magari l'esempio della app lanciata da fb non è dei più calzanti, fatto sta però che sulla guerra all'individualismo ha ragione da vendere....:
l'anglo-neologismo vezzegiativo per antonomasia, quello sì per esempio, ha violentemente rotto i coglioni.
È vero che almeno una volta nella vita ci (noi occidentali) abbiamo provato quasi tutti, ma quando? 12, 15, 20 anni fa? Allora ci eravamo resi conto che la prospettiva lasciava a desiderare e che la foto veniva troppo illuminata, quindi tò Pippo dai, scattamene una come si deve.

Ah il potere decisionale... succederá con lo sterco di non so quale animale, ritenuto dall'attore di turno un toccasana per la pelle, lì vi voglio.... io, te e Pippo saremo forti, ma il restante 99,moltissimo%?
autorimosso