La paura come sistema di governo e una pianificazione dell’emergenza finalizzata solo a tutelare chi dovrà dirigerla si stanno rivelando in tutta la loro gravità in questi giorni nei Campi flegrei e a Napoli dove, da decenni, si pretende di affrontare una emergenza (quale bradisismo e conseguenti terremoti che prefigurano una situazione di elevata indeterminatezza) esclusivamente con uno (sgangherato) Piano di evacuazione. Il risultato è un continuo stato di ansia (che potrebbe determinare, come è stato nell’emergenza bradisismo 1983, l’insorgere di numerose malattie psicosomatiche) e produrre lo scatenamento del panico, come quello verificatosi lo scorso 2 ottobre, che per mera fortuna non ha determinato morti e feriti gravi. Ma potrebbe esserci una pianificazione e gestione dell’emergenza diversa da quella attuale? Una pianificazione e gestione simile a quella di non pochi paesi caratterizzati da rischio vulcanico. Che sia vicina agli interessi della gente e non serva soltanto ad incensare istituzioni quali Dipartimento alla protezione civile, INGV, Regione Campania... Che non serva soltanto ad alimentare un fiume di inutili consulenze. Nel testo che segue un lungo documento redatto da Francesco Santoianni che ha lavorato per quarant’anni nella protezione civile (occupandosi di Pianificazione dell’emergenza e comunicazione alla popolazione in situazioni di crisi) e che dal 1996 sta chiedendo per l’area vesuviana e per i Campi flegrei un piano di emergenza degno di questo nome.

di Francesco Santoianni

Un milione di morti se si sveglia il Vesuvio!”, “Campi Flegrei: una imminente catastrofe?”, “Napoli: nella morsa di due vulcani”… sono questi i titoli che periodicamente troneggiano sui giornali e TV per denunciare un rischio che non ha eguali al mondo. Nonostante ciò, da 23 anni (ventitre anni!) un reale (ma su questo termine ci ritorniamo) Piano di Protezione civile per l’area vesuviana e per l’area flegrea attende ancora di essere redatto, mentre per quello per l’isola di Ischia, siamo ancora all’Anno Zero.

 Prima di addentrarci sui perché di questa situazione, vale la pena di scorrere l’elenco (parziale) delle deresponsabilizzanti commissioni e sotto-commissioni, studi scientifici, roboanti annunci di imminenti piani di emergenza… che hanno costellato gli ultimi decenni e che sono sostanzialmente serviti ad un rimpallo di responsabilità conclusosi con lo scaricabarile sui Comuni.

– 1984, marzo La prefettura di Napoli dà alle stampe l’opuscolo “Pianificazione dell’emergenza nell’area vesuviana in caso di allarme vulcanico”. Tra le tante bizzarrie del documento (vedi dopo) una si conquista le pagine dei giornali: i sinistrati dei comuni colpiti dall’eruzione del Vesuvio sarebbero stati alloggiati “negli alberghi dislocati possibilmente nei comuni dell’area vesuviana meno colpiti dall’evento eruttivo”. L’opuscolo non sarà mai distribuito alla popolazione.

– 1986, 15 febbraio. Il Prefetto di Napoli, in una affollata conferenza stampa, sollecita il Dipartimento della Protezione Civile a redigere un piano di emergenza vulcanica.

– 1988, 27 aprile. Viene istituita la “Commissione tecnico-scientifica a base interdisciplinare per lo studio dei problemi relativi alla individuazione dei rischi che comportano misure di protezione civile per i vari settori di rischio – settore rischio vulcanico”

– 1988, 30 giugno. Viene istituita la “Commissione incaricata di stabilire le linee guida per la valutazione del rischio connesso ad eruzione nell’area vesuviana”.

– 1990, maggio: Il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia (GNV) consegna al Dipartimento della Protezione Civile il ponderoso studio “Scenario eruttivo del Vesuvio”, sollecitandolo a programmare la stesura di un Piano di emergenza.

– 1992, novembre. Secondo articoli di stampa, la “Commissione incaricata di stabilire le linee guida per la valutazione del rischio connesso ad eruzione nell’area vesuviana” avrebbe consegnato al Dipartimento della Protezione civile una relazione conclusiva che verrebbe tenuta segreta, nonostante le numerose richieste di visione da parte di amministrazioni comunali dell’area vesuviana.

– 1993, giugno. Sulla scorta dei lavori della precedente Commissione il Sottosegretario alla Protezione Civile, Vito Riggio, istituisce la ciclopica (64 membri) “Commissione incaricata di provvedere all’elaborazione di un Piano di emergenza dell’area vesuviana”. La commissione partorisce quattro sottocommissioni che, a loro volta, producono innumerevoli Gruppi di Lavoro.

– 1995, 25 settembre. Franco Barberi, viceministro alla Protezione Civile presenta il rapporto finale della Commissione: consiste nel documento “Pianificazione nazionale di emergenza dell’area vesuviana”, 31 Allegati e 22 Documenti Funzione.

– 1995, ottobre. Undici sindaci dell’area vesuviana protestano contro il documento della Commissione e l’esautoramento delle comunità locali nella redazione di questo, costituendosi in Coordinamento dei Comuni vesuviani

– 1996, 1° febbraio. Con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 247 la Commissione del 1993 viene perpetuata trasformandola nella “Commissione incaricata di provvedere all’aggiornamento dei piani di emergenza dell’area vesuviana e flegrea connessi a situazioni di emergenza derivanti dal rischio vulcanico”. Questa nuova Commissione, dopo aver germogliato, come la precedente, una serie di sottocommissioni produce tre documenti (“Progetto per la pianificazione dei flussi di allontanamento dei 18 comuni dell’area vesuviana in situazione di emergenza. Parte 1: studio ed elaborazione viabilità intercomunale”; “Aggiunte e varianti alle parti A3, B e C2 della pianificazione nazionale dell’emergenza dell’area vesuviana 2001”; “Elementi di base per la pianificazione nazionale d’emergenza dell’area flegrea”).

– 2001, 20 marzo. Viene presentato alla Prefettura di Napoli il documento “Elementi di base per la pianificazione nazionale di emergenza dell’area flegrea”.

– 2001, agosto. Viene istituita una terza Commissione, che produce altri 5 Gruppi di Lavoro (Pianificazione dell’Emergenza; Attivazione della Struttura per funzioni di supporto; Potenziamento del Sistema Informativo Territoriale; Pianificazione Territoriale; Definizione della Pericolosità Vulcanica, Sorveglianza e Vulnerabilità; Educazione ed Informazione).

– 2002, 25 giugno. Con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 1828 viene ricostituita una nuova “Commissione incaricata di provvedere all’aggiornamento dei piani di emergenza dell’area vesuviana e flegrea connessi a situazioni di emergenza derivanti dal rischio vulcanico” Secondo articoli giornalistici (mai pubblicamente smentiti), questa Commissione si è riunita due volte in sette anni.

– 2005, 8 settembre. Dichiarazione di Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile “Per la fine dell’anno sarà pronto il nuovo Piano Vesuvio”

– 2007, 23 aprile. Guido Bertolaso, annuncia una “nuova strategia” che sovrintenderà al prossimo Piano di emergenza.

-2009, febbraio. Viene costituito il “Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento vulcanico per l’area flegrea”

-2010, 31 marzo. La “Commissione nazionale incaricata di provvedere all’aggiornamento dei piani di emergenza dell’area vesuviana e flegrea per il rischio vulcanico” consegna il documento “Scenari Eruttivi e Livelli di Allerta per il Vesuvio”

– 2011, 18 febbraio. Il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli annuncia la creazione di una commissione mista Dipartimento – Regione Campania che dovrebbe varare “al più presto” il “Piano di emergenza per l’area vesuviana e flegrea”.

– 2011, 14 settembre. Dieci cittadini presentano, alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, una denuncia per l’assenza di un Piano di emergenza per l’area vesuviana.

– 2013, 11 gennaio. A margine di una ennesima riunione per presentare un ennesimo studio scientifico sul “rischio Vesuvio”, Franco Gabrielli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, dalle colonne de Il Mattino, così risponde a chi gli chiede perché ancora non c’è un Piano nazionale: «Il piano nazionale non è altro che la risultanza dei piani di settore che ciascuna istituzione deve fare. È inutile stare nell’attesa messianica di un piano nazionale da parte del governo centrale.»

– 2013, 3 giugno. Dichiarazione di Gabrielli a Il Mattino “Presto il nuovo piano per i Campi Flegrei”

– 2013, 26 ottobre. Dichiarazione di Gabrielli a Repubblica “E’ problematico per noi avere una seria pianificazione sul versante del Vesuvio che è un vulcano attivo, purtroppo su quei territori penso a quelli dei Campi Flegrei riscontriamo una consapevolezza che non è all’altezza della situazione”.

– 2013, 30 ottobre. Dodici cittadini presentano alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo una denuncia contro lo Stato italiano per la mancanza di un efficiente Piano di emergenza per l’area flegrea e vesuviana.

– 2014, 6 febbraio. Finalmente è convocata la Conferenza unificata Stato-Regioni dedicata al rischio Vesuvio dalla quale scaturisce dapprima la “Intesa sullo schema di Direttiva recante Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio” e poi la Direttiva del presidente del Consiglio dei ministri 16 novembre 2015 “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio per le aree soggette a ricaduta di materiale piroclastico – Zona gialla.”

– 2016, 12 ottobre. Il Presidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca annuncia che Il Piano di emergenza per l’area vesuviana sarà pronto al più presto.

2017, 30 ottobre. Incontro del Dipartimento della Protezione civile con i sindaci dell’area vesuviana: “Siamo al lavoro conclusivo per la messa a punto del piano di evacuazione…”

2018, 18 aprile. Revocata – dopo le proteste di associazioni animaliste – la disposizione, inserita nella bozza di Piano, che prevedeva la soppressione degli animali da compagnia in caso di evacuazione dell’area vesuviana.

Ma esiste un responsabile di questa situazione? La risposta è no. Perché, in un’Italia dove per ogni alluvione, frana o altre calamità viene nominato un Commissario Straordinario – con il relativo codazzo di tecnici, impiegati e portaborse – per il Piano Vesuvio e Campi Flegrei – incredibile a dirsi – non è mai stato identificato o creato un ufficio (o una precisa struttura tecnico-amministrativa) delegato a realizzare un Piano di emergenza vulcanica con tempi e modalità certi. Nulla. Solo funzionari che si occupano di Piano Vesuvio o Piano Campi flegrei tra una pratica e un’altra, commissioni che si riuniscono quando possono, studi scientifici, bozze di Piano, convegni, “esercitazioni”, consulenti, annunci… e un rimpallo di responsabilità tra un ente e l’altro che finisce con lo scaricabarile sui sindaci.

Ma perché questa surreale situazione? Perché tanti, pur validi, dipendenti pubblici che credevano di poter realizzare un Piano di emergenza degno di questo nome, hanno gettato la spugna, scaricando su qualche altro un compito che essi erano impossibilitati a realizzare?

Una complicata gestione dell’emergenza

Il rischio vulcanico – a differenza, ad esempio, del rischio sismico – è caratterizzato da una elevata indeterminatezza. Un’eruzione, infatti, viene preannunciata da tutta una serie di fenomeni (terremoti, bradisismo, aumento delle fumarole, presenza in queste di particolari elementi…) che DOPO il verificarsi dell’eruzione vengono battezzati “eventi premonitori”. Ma questi fenomeni non necessariamente sono seguiti da un’eruzione. E, allora che fare in una situazione (quale, ad esempio quella che caratterizzò l’area flegrea nel 1982-83) nella quale non si sa se alcune anomalie registrate dai sensori o alcuni fenomeni avvertiti dalla popolazione potrebbero evolvere verso un’eruzione o rientrare senza fare danni? Quali misure adottare? Quali indicazioni dare alla popolazione?

Di fronte ad una situazione di tale indeterminatezza, una direttiva, certamente comprensibile (ma, come si vedrà, sbagliata), è ordinare “a scopo precauzionale, l’evacuazione di tutta la popolazione dall’area”. (VEDI NOTA 1) [1] Intanto, per quanto tempo? Una situazione di allarme vulcanico può protrarsi per anni e i danni economici e sociali di una evacuazione possono essere altissimi. Nel caso del bradisismo di Pozzuoli del 1982-83, ad esempio, se fosse stata applicata l’attuale metodologia che sovraintende ai piani di emergenza vulcanica, l’allontanamento obbligatorio di tutta popolazione flegrea sarebbe durato molti mesi. Con le conseguenze che è facile immaginare.

Intanto, un “inutile” ordine di evacuazione rischia di ingenerare tra la popolazione sfiducia nelle strutture preposte alla sorveglianza vulcanica e alla protezione civile, soprattutto considerando che una crisi vulcanica attrae in zona innumerevoli vulcanologi, alcuni dei quali possono essere tentati di attirare su di sé l’attenzione dei mass media con dichiarazioni in plateale contrasto con quelle della struttura ufficialmente preposta alla sorveglianza. In alcuni casi, questa sfiducia può determinare una situazione che nel Disaster Management viene etichettata come WWS (Wolf Warning Syndrome) o “Al lupo…, al lupo”: di fronte a ripetuti falsi allarmi, il generale sarcasmo e la perdita di credibilità delle strutture preposte all’emergenza genera nella popolazione un senso di irresponsabile sicurezza che può essere foriera di gravi conseguenze, soprattutto durante una operazione che caratterizza molte emergenze vulcaniche: la rimozione del fallout piroclastico.

Molte eruzioni vulcaniche, infatti, lanciano nell’atmosfera grandi quantità di fallout piroclastico (la cosiddetta “pioggia di ceneri vulcaniche”) che, a seconda dell’intensità dei venti, ricadono in un’area più o meno vasta; le conseguenze di questa pioggia, se non si interviene in tempo, possono essere disastrose in quanto il fallout piroclastico può appiccare incendi e accumularsi sui tetti delle abitazioni provocandone il crollo. Non a caso, l’atteggiamento di molte popolazioni abitanti le aree vulcaniche (anche di quella del Vesuvio, come vedremo) è stato quello di RESTARE IN ZONA, durante alcune fasi dell’eruzione, per proteggere le proprie abitazioni spalando la cenere che il vulcano accumula sui tetti. (VEDI NOTA 2) [2] Ovviamente, questo insostituibile impegno delle popolazioni non è privo di rischi in quanto l’eruzione può evolversi, anche in breve tempo, in fenomeni immediatamente pericolosi per le persone, quali ad esempio, nubi ardenti (surge) o rovinose valanghe (lahar).

Per tale motivo, all’estero, molti piani per emergenza vulcanica garantiscono un’immediata evacuazione delle persone che decidono di restare sul posto durante l’eruzione; contestualmente questi piani sono articolati in modo da garantire che a restare in zona sia soltanto una fascia di popolazione perfettamente “abile”; in grado, cioè, di essere allontanata nella massima celerità. Anche per questo, questi piani prevedono un allontanamento progressivo di fasce di popolazione a vulnerabilità decrescente. Proclamato l’allerta vulcanica, cioè, si allontanano dapprima le persone gravemente inabili (handicappati gravi, detenuti) poi, se è il caso, si chiudono alcuni reparti ospedalieri che ospitano malati difficilmente trasportabili e si svuotano gli ospizi; se la situazione peggiora ulteriormente si chiudono tutte le strutture ospedaliere; poi si allontanano i bambini con le madri, si chiudono le scuole e, infine, se è il caso, si ordina l’evacuazione della popolazione rimasta sul posto.

Va da se che questo modello di gestione dell’emergenza prevede l’assunzione di precise responsabilità, sia da parte delle strutture preposte alla sorveglianza vulcanica sia da parte delle strutture di protezione civile per le quali sarebbe, certamente, più “conveniente” “lavarsi le mani” ordinando, già all’inizio della fase di allarme vulcanico, una immediata evacuazione di tutta la popolazione. Sarebbe comunque, come già detto, una scelta non solo sbagliata, ma pericolosa per l’incolumità delle popolazioni, come dimostra la “pianificazione dell’emergenza vulcanica” che era stata predisposta per l’area flegrea.

Puoi leggere l'articolo completo, con tutte le fonti, sul blog di Santoianni

 

Comments  
Perchè tanto ormai c'è "T ALERT " che risolve tutto, suona quando non deve, suona in altre regioni diverse da quelle prestabilite, lo disattivi e funziona lo stesso..... che vogliamo di più? Questa è l'ennesima falla del sistema all'italiana. Di che vi meravigliate, tutto viene proposto affinchè ci sia più efficienza, ma stranamente le cose funzionano sempre peggio, questo è l'ennesimo esempio. Aspettano la strage per poter cercare un capro espiatorio, vedasi l'ultima strage di stato.... l'alluvione dell'Emilia Romagna ecc....

Quote:

Ma esiste un responsabile di questa situazione? La risposta è no. Perché, in un’Italia dove per ogni alluvione, frana o altre calamità viene nominato un Commissario Straordinario

Carino questo trucco di nominare un responsabile straordinario dopo l'evento, così da non dover investire nessuno con la responsabilità per le mancanze dell'ordinario.
#1 jesaell
certamente non hai fatto bene i blocchi sul cell. infatti sul mio non ha forato. Mi permetto di suggerirti nel caso lo vorrai fare, di cambiare numero e bloccare dalle impostazioni. mi permetto anche di suggerire di disattivare molte inutili applicazioni... rendersi il più possibile invisibili è norta primaria per ostacolare questi farabutti. Per quanto mi riguarda ho per fortuna conservato un vecchio cell. ancora funzionante che attiverò nel caso dovessero rompermi i genitali. buona giornata
perlappunto mi aspettavo una profusione di lamentele, con l`IT Alert che suona in continuazione, con allarmi tipo antincedio che arrivano nel cuore della notte fino a Caserta e Salerno, ecc....
#3 anfora ...Ciao, sei male informato, io non ho quel problema, ho un vecchio cellulare, ma ti garantisco che tanti l'hanno disattivata e gli è arrivato lo stesso pur essendo stato bloccato. Cambiando numero non ottieni niente, l'app è stata inserita obbligatoriamente nella memoria dei nuovi cellulari e su alcuni il blocco funziona su altri no.
#5 jesaell
confermo quanto dici, infatti sul mio huawei, sotto impostazioni broadcast dalla quale avevo disattivato it-alert ma mi è arrivato lo stesso il messaggio di test, appare l'avviso: " messaggi di particolare importanza possono essere ricevuti indipendentemente dalle impostazioni dell'utente" :roll:
sempre su hauwei, c'è una app che non ho installato: rilevatore terremoto-allerte in tempo reale, oltre ad una app vulcani che sembra però contenere solo descrizione vulcani, niente allarmi
però mettiamo che arrivi ad esempio la scossa di terremoto, hai pochi secondi per uscire e salvarti, suona l'it-alert o che altro, perdi anche solo un attimo per guardare che cacchio è, e quell'attimo potrebbe esserti fatale... cioè voglio dire, queste appa di allerta a parer mio possono servire solo a chi non servono, ovvero a chi non ha percezione diretta della cosa, agli altri potrebbe addirittura risultare controproducente, tipo farti perdere tempo prezioso per la fuga per farti leggere un messaggio che magari dice di scappare senza perdere un secondo e tu quel secondo lo perdi a leggere il mess; poi non so se con un terremoto o un'eruzione vulcanica la rete, 5g o che, rimarrebbe attiva, dunque a che o a chi servirebbero?
perchè se salta la solfatara c'è poco da fare piani di emergenza, bisogna fare piani di sopravvivenza per chi resta per i decenni a seguire a livello globale. Questo non è un vulcano che se esplode fa danni locali.
#8 MaxpoweR
sottoscrivo...
tra l'altro:

Sciame sismico nei Campi Flegrei. Il vulcanologo: il suolo si alza: "Evacuare subito le case fatiscenti"
De Natale: "Non c’è tempo da perdere. Ho scritto al prefetto di Napoli, ma non ho ancora avuto risposta"

Napoli, 5 ottobre 2023 – "L’avevo previsto e scritto già nel 2018, non fui ascoltato". Giuseppe De Natale, geologo e fisico di solida fama internazionale, dal 2013 al 2016 Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, coordinatore del progetto Campi Flegrei Deep Drilling Project, premio Sergey Soloviev 2018 dall’European Geosciences Union, e dirigente di Ricerca dell’Ingv, non nasconde la preoccupazione. "Innanzitutto – aggiunge – ci tengo a precisare che quanto dirò non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale dell’Ente. Parlo come ricercatore che si occupa da 40 anni di questi argomenti". De Natale parla con noi mentre nei Campi Flegrei si è diffuso il panico, dopo la nuova scossa di magnitudo 4.0, che sembra far temere il peggio e tiene in ansia un milione di persone tra Pozzuoli e Napoli. Eppure, gran parte dei politici distribuisce camomilla. "Non è mia intenzione allarmare o tranquillizzare. L’importante, in un’emergenza come questa, è fare le azioni giuste, rapidamente".
Quali sono queste azioni giuste?

"Intanto capire quello che sta succedendo. La sismicità dipende dal fatto che il sollevamento del suolo sta aumentando, nel porto di Pozzuoli dal 2006 a oggi è di 1,20 metri. La risalita è la spia che in profondità, tra zero e tre chilometri, c’è una sorgente di pressione, che può essere magma o acqua che si sta riscaldando, che spacca anche le rocce e, quindi, determina terremoti sempre più forti e frequenti. Cinque anni fa, quando la sismicità era bassissima, studiai questo meccanismo e avvisai i vertici dell’Ingv, predicendo che ci avviavamo a una situazione di sismicità uguale o superiore a quella del 1982-1984, il biennio del precedente grande bradisismo. Chiedevo che si avvertissero le autorità preposte per verificare a tappeto la vulnerabilità degli edifici, e consolidare i più fatiscenti. C’era all’epoca tutto il tempo".

Che cosa le risposero?

"Nessun riscontro, nessuna riposta. Allora la sismicità era molto bassa".

Poi che cosa ha fatto?

"Un anno e mezzo fa, quando i terremoti iniziavano a essere più forti e frequenti, reiterai il primo messaggio, sperando che si capisse in base all’evidenza".

Ancora muro di gomma?

"Sì, ancora silenzio. L’8 settembre c’è stato il sisma magnitudo 3.8: dieci giorni dopo ho mandato una Pec al prefetto di Napoli, ritenevo mio dovere avvisare direttamente l’autorità di governo, per la mia responsabilità di funzionario dello Stato. Il 27 settembre, c’è stato il terremoto di magnitudo 4.2 che è stato il più forte finora registrato nei Campi Flegrei da 40 anni a questa parte".

Che cosa aveva scritto al prefetto di Napoli?

"Che non c’era più tempo da perdere. Il mio suggerimento era di evacuare cautelativamente gli edifici nell’area di Solfatara-Agnano, dove avvengono i terremoti più forti, per verificare quali di essi fossero in grado di sopportare le future scosse, che potrebbero essere anche più intense di quelle di lunedì sera, quando c’è stato un sisma 4.0, o del 27 settembre. Molte di queste costruzioni sono adesso provate da anni di scosse". La risposta della prefettura? "Personalmente non ho ricevuto nulla. Ho letto sui giornali che la mia missiva sarebbe stata girata all’Ingv, che l’aveva già ricevuto cinque anni prima, e alla Protezione Civile".

Che cosa bisogna fare?

"Agire subito, senza creare allarmismi, controllare gli edifici ed evacuare quelli fatiscenti." Un’operazione complessa.

"È un’area densamente abitata, considerando il rischio vulcanico. Bisognerebbe diminuire la popolazione residente".

Si è incentivato più volte i residenti ad andar via, il risultato è stato deludente.

"Bisogna incentivare chi se ne va e disincentivare chi resta o torna, magari con alte tasse di soggiorno. E poi abbattere edifici o destinarli ad altri usi. Ripeto, qui si può lavorare, fare turismo e cultura; basta diminuire la popolazione residente. Dal Dopoguerra, quest’area e quella vesuviana, vocate al turismo, sono diventate dormitori alla periferia di Napoli".

Intanto già si potrebbero svuotare ed evacuare Rsa, ospedali e qualche scuola.

"Pensi che a fianco alla Solfatara, l’area a più alto rischio sismico, c’è una residenza per anziani".
quotidiano.net/.../...
tra l'altro non ci sono solo vesuvio e campi flegrei, ma pure il marsili, e giusto in questi giorni la terra ha tremato anche in Calabria

Scossa di terremoto ad Amato vicino Catanzaro e poi a Cardeto vicino Reggio Calabria: magnitudo 3.2 e 3.1

Quote:

Il terremoto in Calabria arriva a poche ore da una nuova scossa di magnitudo 4.0 registrata nei Campi Flegrei alle 22.08 di lunedì 2 ottobre

notizie.virgilio.it/.../



Alla scoperta del Vulcano Marsili: tutto quello che c’è da sapere su Napoli Fans

Non tutti sanno che, nei meandri celesti del Mar Tirreno, esattamente tra le città di Napoli e Palermo, giace un grande e pericoloso Vulcano. Del Vulcano Marsili, però, si sente parlare negli ultimi tempi con grande frequenza, poiché molte sono le persone che ipotizzano un suo letale e inaspettato risveglio.

Il Marsili riesce a coprire una superficie di 2100 km quadrati: un dato che ci dà un’idea della sua ampiezza e maestosità. E’ il più grande vulcano sommerso del Mediterraneo e dell’Europa intera.

Esso giace a circa 500 metri sotto il livello del mare e sorprende sapere, in realtà, che questo gigante di natura vulcanica non è poi tanto solo: tanti altri, infatti, sono i vulcani che trovano posto nel Tirreno e che ad oggi non sono ancora stati analizzati a sufficienza.

Ma come mai, tornando al nostro amico, ci s’interessa così tanto al Vulcano Marsili?

A riportare l’attenzione sul Marsili vi è una discussione, alimentata principalmente dai media e dagli esperti di geologia, che ne ipotizzerebbe un’eruzione.

C’è chi sostiene, a proposito, che il pericolo tsunami sia dietro l’angolo. Ma cosa sappiamo, allo stato attuale delle cose, di questo vulcano? Vediamo insieme qualche utile news legato al gigante sommerso, che si trova proprio in mezzo al mare. ... etc...
www.napolifans.it/.../vulcano-marsili
Alla luce di quanto accaduto nel 79 dc , forse non è stato così saggio costruire case ed andare ad abitare in quelle zone.

Quello che vorrei davvero sapere è: ma se ci fosse una eruzione come quella di 2000 anni fa, dopo, ritornerebbero a vivere in quei luoghi? Io temo di si.

Dante Bertello.
Una domanda:
supponiamo che it-alert mi avverta che c'è un pericolo, mi dice anche di che pericolo si tratti e cosa dovrei fare di conseguenza ? oppure suona e basta ?
Cosa fare in caso di un attacco nucleare è profondamente diverso da quello in caso di un terremoto (ma non si à sempre detto che non sono prevedibili ?) di un maremoto di una esondazione di una invasione di extra terrestri.
Non ci vuole un piano di emergenza, ma tanti piani uno per ogni emergenza.
Propedeutico è l'elenco delle emergenze che fanno scattare It-Alert; esiste una lista nazionale ?

Per la cronaca: il mio cellulare (che mi è stato imposto per avere lo Spid) non ha suonato, quello di mia moglie si.
Il piano della protezione civile sarà

Tachipirina e vigile attesa
In caso di eruzione di tipo vei-8 dei campi flegrei credo ci sarebbe ben poco da pianificare attualmente, il sud italia cesserebbe di esistere. Sarebbe una catastrofe globale, che durerebbe per decenni.
Lasciare la propria casa è ovviamente traumatico, ma è l unica soluzione, è inutile girarci intorno, ma dove andare poi senza una casa? Ebbene poco più a nord dei Flegrei c'è il litorale domitio, che in gran parte versa in stato di abbandono e degrado, occupato abusivamente da migliaia di clandestini che aumentano costantemente ogni anno, la riqualificazione di questo pezzo di litorale potrebbe essere una buona occasione per offrire una dimora a chi è disposto ad accettare un cambio che potrebbe anche salvargli la vita, e non solo, trattandosi di zona balneare si potrebbe innescare un giro di business turistico con nuovi posti di lavoro in una tutta la zona riqualificata a dovere, poi nella zona flegrea sgomberata, con una bonifica e messa in sicurezza si potrebbe utilizzare il sito come parco naturale dedicato allo studio e al monitoraggio dei fenomeni geologici che presenta, insomma qua si possono prendere quattro piccioni con una fava, però scorrendo nell articolo l elenco dei consulenti che si sono succeduti vien da pensare che i piccioni voleranno tranquilli fin quando non succederà un disastro, anzi pure dopo.
www.google.com/.../amp

Quote:

Viaggio a Castel Volturno, migliaia di case abusive e immigrati 'invisibili': "Ecco i numeri e i motivi del degrado"


Quote:

Gli edifici abusivi sono ventiquattromila, gli stranieri 'non censiti' 15 mila che si aggiungono a una popolazione di 25 mila residenti. Il capogruppo dem in consiglio comunale Peppe Scialla rivolge un appello a Regione, Governo e Ue: "Aiutateci". Spettacolari scorci di paesaggio




Si vive sopra un vulcano con la paura di saltare in aria da un momento all'altro, mentre a pochi kilometri più in la c'è l abbandono, a un passo dal mare
#14 BlackHole95
oh, yes, sottoscrivo anche questa, come la #8 di MaxpoweR (che non sono io...); cioè, il "piano di evacuazione" dove li porterebbe? là dove potrebbero sopravvivere per qualche ora, giorno, settimana in più? poi il sole verrebbe oscurato dalle ceneri sparate in atmosfera, altra era glaciale, etc, e non si salverebbero neppure quelli al di là dell'oceano...ho sempre pensato che se Putin fosse quel cattivone che dicono, gli basterebbe un solo ordigno, tipo uno status 6- poseidon piazzato appena fuori Pozzuoli... l'evacuazione fa sorridere, il problema sarebbe molto più esteso, però intanto è allo studio un piano per come mangiarsi altri 50mld di euro all'anno, così si dice, per agevolare l'evacuazione e mettere in sicurezza (sic...) le abitazioni della zona; non ci siamo proprio... ah, sarebbe da mettere in correlazione i vari vulcani che abbiamo con il recente terremoto in Marocco, questione di placche tettoniche a mio avviso, placca africana ed europea, ma certamente avrò detto una fesseria, non rimane che aspettare, in vigile attesa, che qualche brufolo, magari perchè schiacciato ai suoi lati da sotto, non ci erutti in faccia...

edit: dimenticavo, anche le canarie ultimamente hanno dato qualche segno di inquietudine
#10 komax
Tra l'altro il Marsili è uno tra i vulcani marini più grandi al mondo, dovesse esplodere l'Italia verrebbe cancellata.
Chiedo aiuto agli utenti della comunità: molti anni addietro lessi che proprio in quella zona gli americani fecero affondare una notevole quantità di arsenale bellico (bombe): vi risulta?
.
#17 Azrael66

Quote:

Tra l'altro il Marsili è uno tra i vulcani marini più grandi al mondo,

ok, riporto dal mio #10:

Quote:

Il Marsili riesce a coprire una superficie di 2100 km quadrati: un dato che ci dà un’idea della sua ampiezza e maestosità. E’ il più grande vulcano sommerso del Mediterraneo e dell’Europa intera.

però anche i campi flegrei non scherzano

Quote:

dovesse esplodere l'Italia verrebbe cancellata.

forse sarebbe lo stesso se dovessero eruttare i campi flegrei, dunque, cosa li evacuiamo a fare? però, dài, cinquanta miliardi all'anno sono sempre una bella torta da spartirsi;
#11 dantebert

Quote:

Quello che vorrei davvero sapere è: ma se ci fosse una eruzione come quella di 2000 anni fa, dopo, ritornerebbero a vivere in quei luoghi? Io temo di si.

Potrebbe essere sufficente anche un eruzione minore o decidere che la zona e' pericolosa e spostare milioni di persone da un altra parte (effetto Maui), riqualificando l'area come intendono loro... e tantissima gente che non si potrebbe permettere di acquistare o vivere in affitto non potrebbe piu' tornarci ,del resto ai tempi dell'antica Roma era la Campania felix (felix per i ricchi ovviamente).

Siamo diventati tutti antifascisti quando abbiamo iniziato a perdere la guerra.
D.Risi
Sarò lapidario.

Non c'è alcun piano di emergenza perché sarebbe inutile.
Ma credo tuttavia che lo faranno, in quanto l'arroganza umana (credere di dominare, prevedere e controllare la natura) non ha confini. Strano che ancora non ci sia.

Vivere nell area vesuviana e campi flegrei è come stare seduti con il culo su una bomba atomica che potrebbe esplodere da un momento all altro.
Non c'è piano che tenga.
"Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"

L'unica scappatoia per non rischiare è quella -appunto- di scappare, prima possibile e non tornarvi mai più.

Lo so, non è una scelta facile da fare, ma mettersi nelle mani dei propri simili (mica gli X-Men), oltre che una manica di amministratori incapaci (capaci in questo caso sarebbe la stessa cosa), è da pazzi, o ingenui, a seconda dei punti di vista.

A tutti i residenti di quella zona:
Andate via da lì, prima possibile
#21 SAM

Quote:

A tutti i residenti di quella zona: Andate via da lì, prima possibile

santissime parole, possibilmente il più presto possibile, per il rischio bradisismico, e il più lontano possibile, per il rischio eruzione; il resto è fuffa

OT: lo suggerirono anche a quelli di Longarone , Erto, Casso e dintorni, ma incautamete si attardarono; tra qualche giorno l'anniversario del Vajont...
ah, il piano di evacuazione emergenziale sembra vogliano affidarlo ad una ditta privata

Napoli, piano di evacuazione per l’eruzione Campi Flegrei affidato ai privati. La prima gara è andata deserta
Una società privata redigerà il piano di esodo di Napoli per il rischio eruzione Campi Flegrei. Il Comune ha affidato l’appalto di somma urgenza, dopo la gara andata deserta in estate.

continua su: fanpage.it/.../...
www.fanpage.it/
si sa, gli italiani sono buone forchette di ottimi appetiti, terremoto di l'Aquila e festeggiamenti telefonici docet, ma non preoccupatevi, non succederà più, almeno non succederà che ci possano essererci conversazioni telefoniche casualmente intercettate lesive dei pubblici interessi, sia mai, a costo di fare una legge ad hoc
La natura umana a volte è molto bizzarra e masochista andando a crearsi problemi che potrebbe evitare. Arrivai sino sul cratere del Vesuvio circa una 30 di anni fa’ e già allora rimasi stupito delle costruzioni adagiate sui fianchi dello stesso. In egual misura cito a caso gli abitanti di San Francisco che siedono sulla faglia di S.Andrea posto soggetto ad una probabile , speriamo di no, prossima scossa tellurica in questo caso, dagli effetti devastanti. Insomma sarò banale ma proibire l’insediamento in zone pericolose dovrebbe essere il primario obiettivo da perseguire , poi certo sia l’eruzione del Vesuvio o il terremoto di S.Francisco potrebbero essere di proporzioni così devastanti che dovresti risiedere forse in Austria , per il caso italico,ma tant’è dovremmo evitare perlomeno le catastrofi minori tutelando le persone invece di piani mangiasoldi. A proposito ancora aspettiamo le ricostruzioni nelle zone terremotate degli ultimi 20 anni ( almeno ).
Come sempre si attenderà la catastrofe per poi piangerci addosso,la solfa è sempre stata questa.
#13 Carbonaro 79
E' più probabile che sia :Tachipirina ed attesa dei vigili (del fuoco) ;-)
#23 komax

"somma urgenza" tradotto vuol dire poter affidare un incarico pubblico a chi ci aggrada senza concorso
pubblico.

qui www.etsi.org/ è possibile trovare normative già pronte e collaudate a costi contenuti, certo bisogna poi adattarle alle specifiche esigenze, ma non c'è bisogno di spendere cifre da capogiro (o è proprio questo l'obiettivo primario)
#26 Sonostufo54

Quote:

Come sempre si attenderà la catastrofe per poi piangerci addosso,la solfa è sempre stata questa.

Cosa suggeriresti di fare anzichè attendere la catastrofe? Posto che un piano d'evacuazione sia di primaria importanza benchè inutile in caso di eruzione catastrofica. Lì l'unica soluzione è spostare in massa l'intera popolazione Campana, lo vedi fattibile?
#BlackHole95
Sono d'accordo con te per quanto riguarda l'impossibilità di poter spostare l'intera popolazione campana,quanto meno si potrebbe cercare di farlo con la popolazione delle zone limitrofe,prevedendo l'allestimento di campi profughi in zone più sicure e spostando sin da ora i materiali necessari per allestirli,praticamente adottando le misure cinesi nelle prime fasi della pandemenza e costruire aree attrezzate ad ospitare i profughi in questione.D'altra parte,se la memoria non mi inganna,sono stati previsti 52 milioni per questa evenienza.
Sono d'accordo anche io sul fatto che la popolazione vada spostata però ...
Dove e in che modo?
Allestire campi profughi???
Per quanto tempo?

Abbiamo sotto gli occhi l'esperienza dei pregressi terremoti dove ci sono ancora persone che, dopo il sisma de L'Aquila del 2009, vive ancora nei prefabbricati,
figuriamoci se il governo attuale (ma anche qualunque in carica nel futuro) possa dare una sistemazione dignitosa, decente e definitiva in una zona sicura alle persone attualmente nei Campi Flegrei.

E se comunque si avverasse

Quote:

#14 BlackHole952023-10-05 13:59
In caso di eruzione di tipo vei-8 dei campi flegrei credo ci sarebbe ben poco da pianificare attualmente, il sud italia cesserebbe di esistere. Sarebbe una catastrofe globale, che durerebbe per decenni.

Nessuno in Italia sarebbe al sicuro, perchè nel caso qui sopra descritto, le ripercussioni al nord sarebbero comunque devastanti ... ricordo 3/4 anni fa che un eruzione di un vulcano in Islanda aveva causato problemi agli aerei in partenza dall'Inghilterra.
#30 prati

Farò seguito al mio post#21
Le risposte alle tue domande (legittimissime), non hanno facile soluzione, ma neanche impossibile.
Basta volerlo, e soprattutto attuarlo.

Quote:

Dove e in che modo?

Negli alberghi di tutto il centro Italia (per ora), a spese nostre (dello Stato);
trasferimento d'ufficio ad altre sedi lavorative ed agevolazioni fiscali per tutti, per un determinato periodo.
Valutare il valore degli immobili lasciati (solo le abitazioni NON abusive ovviamente) e risarcire i legittimi proprietari in modo equo.

Quote:

Allestire campi profughi???

Non c'è bisogno di campi profughi. Se ho ben capito si tratterebbe di circa 800mila persone; si potrebbero interessare strutture alberghiere anche oltre il centro Italia. Molti potrebbero trovare provvisoriamente alloggio da amici e/o parenti.

Quote:

Per quanto tempo?

Per sempre.
Quei posti vanno lasciati per non tornarvi mai più.
Non è un luogo adatto su cui vivere.

Detto questo mi rendo conto che si tratta di soluzioni radicali e difficili da intraprendere, specialmente da parte di persone che in quei luoghi ci sono nati.
Tuttavia è logisticamente possibile.
Non sono propenso o d'accordo ad uno spostamento coattivo fatto contro la volontà dei residenti.
Vanno spiegati -loro- i rischi reali e concreti nel restare in quelle zone.
In ogni caso l'ultima parola deve essere la loro; e se il desiderio di pochi/o molti è quello di restare, vanno lasciati fare; dicendo loro che in caso di eruzione ESPLOSIVA IMPROVVISA (perché di questo si tratta), NESSUNO potrebbe fare nulla per loro, è morte certa, in quanto NON c'è alcun modo di prevederla.