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Nuova Cronologia
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
CAPITOLO 16
Paralleli tra la storia d’Inghilterra e Bisanzio, Roma e l’Orda
1. UN’APPROSSIMATIVA COMPARAZIONE DELLE CORRENTI DINASTICHE DI INGHILTERRA E ROMA (BISANZIO)
Come già sappiamo, le “antiche” cronache Inglesi affermano che l’Inghilterra sia rimasta colonia Romana approssimativamente per i primi quattrocento anni. Inoltre, le cronache rivelano che la storia Inglese di questo periodo si riferisce più spesso a Roma e a Bisanzio che all’Inghilterra. Viene così ovviamente voglia di comparare le due differenti correnti dinastiche di Inghilterra e Roma (Bisanzio). Questa comparazione è stata piuttosto semplice, poiché la carta cronologica globale compilata da A. T. Fomenko e presentata in Chron1 e Chron2 già individua tutte le correnti dinastiche principali d’Europa e della regione Mediterranea distribuite sull’asse del tempo, inclusi gli imperatori di Roma, Bisanzio e Inghilterra. Un’occhiata rapida gettata a queste due correnti di sovrani rivela un fatto sorprendente – le densità dei regni sono distribuite tra entrambe le correnti con eccezionale similarità. In più, le correnti dinastiche di Inghilterra e Roma (Bisanzio) sono uniche sotto quest’aspetto. Non ci sono altre correnti dinastiche con simili caratteristiche. Spieghiamo perché.
Dividiamo il periodo della storia Inglese che ci interessa (i presunti anni 1-1700 d.c.) in decadi quindi contiamo i re regnanti in ogni decade. Per esempio, se c’è un solo monarca entro una certa decade la decade in questione verrà segnata con 1. Se ci sono due re – sia in successione che come co-regnanti, la decade sarà segnata come 2 e così via. Poiché non ci sono sovrani indipendenti in Inghilterra tra i presunti anni 1 d.c. - 400 d.c., qv sopra, il grafico corrispondente ai sovrani Inglesi di questo periodo avrà densità 0. Incominciando con il presunto anno 440 d.c. vediamo sei correnti dinastiche indipendenti in Inghilterra qv sopra, esistenti fino al 830, segnato dall’unificazione del paese. Dopo di ciò abbiamo una corrente dinastica singola che continua fino ad oggi ( [ 1442] ).
Fig. 16.1. Densità di distribuzione comparativa sull'asse temporale (che rappresenta la quantità di re regnanti in ogni decennio) nelle correnti dinastiche dell'Inghilterra e di Roma, o Bisanzio. I due grafici coincidono molto bene. Prima parte del grafico.
Fig. 16.2. Densità comparativa delle correnti dinastiche per l’Inghilterra e Roma o Bisanzio. Seconda parte del grafico.
Abbiamo fatto la stessa operazione per la corrente dinastica di Roma, o Bisanzio, nel periodo tra i presunti anno 1 d.c. -1500 d.c. Qui abbiamo raccolto tutti i dati che riguardano gli imperatori di Roma e Bisanzio che hanno regnato tra il presunto I e il XV secolo d.c. Nella versione Scaligeriana, questa corrente dinastica è concentrata intorno a Roma e le sue colonie nell’intervallo tra il presunto I – IV secolo d.c. Dopo il presunto anno 330, è contiguo alla corrente dinastica indipendente di Bisanzio con la capitale nella Nuova Roma o Costantinopoli. Entrambe le correnti coesistono e sono estremamente intrecciate fino alla metà del presunto VI secolo d.c. Si presume che nel VI secolo la Roma Occidentale avesse perso la sua dinastia imperiale dopo la famosa guerra Gotica, erroneamente datata al VI secolo d.c. da Scaligero. Da questo momento in avanti abbiamo solo una corrente dinastica – quella Bizantina. Questa termina nel 1453 con la caduta di Costantinopoli e di tutto l’Impero Bizantino.
I risultati dei calcoli di densità sono presentati nelle figg. 16.1 e 16.2. Il grafico sottostante corrisponde alla densità della corrente dinastica Romana e Bizantina, e quello sopra – a quella Inglese. Abbiamo fatto slittare le datazioni Scaligeriane che riguardano la storia d’Inghilterra indietro di 275 anni in questa comparazione.
Non c’è bisogno di studiare a lungo i due grafici (figg. 16.1 e 16.2) per notare l’estrema similarità delle caratteristiche principali di entrambi le correnti dinastiche confrontate. Infatti, l’iniziale densità di regno di entrambe le correnti è piuttosto bassa; quindi osserviamo le caratteristiche numeriche di entrambe le correnti procedendo simultaneamente. Vediamo quindi ampiezze di densità simili in entrambe le correnti – quella Inglese e quella Romana, o Bizantina.
Poi vediamo entrambe le caratteristiche di densità crollare – ancora una volta quasi simultaneamente, senza nessuna variazione sostanziale a seguire. Oscillano intorno ai valori di 1 e 2 per la successiva coppia di secoli.
Fig. 16.3. Un confronto approssimativo tra i grafici della densità disegnati per le correnti dinastiche dell'Inghilterra e di Roma (Bisanzio). Nella figura precedente vengono disegnate in modo più dettagliato.
La zona di alta frequenza dinastica per l’Inghilterra copre il periodo tra i presunti anni 445-830 d.c., laddove per Roma e Bisanzio cade nei presunti anni 170-550 d.c. La larghezza di questi densi intervalli dinastici è uguale per entrambe le correnti e ammonta a circa 380 anni. La durata generale degli intervalli storici confrontati (Inglese e Romano, o Bizantino) equivale a circa 1500 anni in entrambi i casi.
Come abbiamo già accennato, questa coppia di grafici è unica. Non siamo riusciti a trovare simili correnti dinastiche in nessun’altra epoca o paese.
In fig. 16.3 gli stessi dati sono presentati più nettamente. Abbiamo evidenziato le due zone di alta frequenza dinastica, corrispondenti al numero di sovrani, sull’asse del tempo. Possiamo vedere lo slittamento cronologico che collega le due zone e grossomodo equivale a 275 anni. Questo fatto ci porta alle seguenti considerazioni.
La comparazione quantitativa che abbiamo appena fatto è piuttosto rozza e non permette conclusioni definitive; comunque, le informazioni che già abbiamo ci portano a un serio sospetto. Potrebbe questa strana similarità essere spiegata dal fatto che queste correnti dinastiche siano semplicemente copie di un singolo originale? Mentre formuliamo questa domanda “eretica” cominciamo a scoprire fatti che rendono ancora più strana la situazione. Per esempio, ci viene detto che l’antico nome dei Inglesi è Angli ([1442], pagg. 12-13), laddove il paese stesso era noto come Angelo, Anglia o Angeln ([1442], pag. 189). “Angli” come nome della nazione si incontra per la prima volta nella Cronaca Anglo-Sassone (sezione corrispondente al presunto anno 443 d.c.). Questo termine corre lungo tutta la storia d’Inghilterra. Si presume che il primo sovrano che si è nominato re d’Inghilterra, o Anglia si chiamasse Ethelstan (925-940) - vedi [64], pag. 340.
D’altra parte, conosciamo la famosa storia imperiale degli Angeli di Bisanzio – un importante clan feudale attivo nei presunti anni 1185-1204 d.c. ([729], pag. 166). È davvero così strano? È possibile che la dinastia degli Angli nell’Ovest d’Europa e la dinastia degli Angeli nell’Est siano emerse simultaneamente in modo casuale?
Questo a senso fino a un certo punto – dopo tutto non abbiamo ancora dati per arrivare a qualche conclusione radicale. Vediamo se un analisi più approfondita può rivelare nuovi fatti.
Facciamo la seguente osservazione per evitare confusioni. Quando ci riferiamo ad una dinastia di sovrani Inglesi, per esempio, intendiamo semplicemente la sequenza di sovrani organizzati in successione lungo l’asse del tempo della cronologia Scaligeriana. Non siamo interessati alle parentele, prese in considerazione negli studi sull’eredità dinastica.
2 . IL PARALLELISMO DINASTICO TRA LA STORIA DELL’INGHILTERRA E BISANZIO.
Uno schema generale di sovrapposizione delle due
Pensiamo ci sia un distinto parallelismo tra la durata dei regni dei re Inglesi regnanti tra i presunti anni 640 e 1327 d.c. e quella degli imperatori Bizantini tra i presunti anni 378 e 830 d.c., e quindi 1143-1453 d.c. Il parallelismo è rappresentato schematicamente in fig. 15.3. In particolare, affermiamo che e vero quanto segue:
1 ) La storia dinastica dell’Inghilterra tra i presunti anni 640 e 1040 d.c. (400 anni in totale) duplica la storia dinastica di Bisanzio tra i presunti anni 378 e 830 d.c. (452 nel complesso). Le due correnti dinastiche si sovrappongono dopo uno slittamento di 210 anni.
Più nello specifico, abbiamo scoperto una corrente dinastica separata entro la fitta corrente dinastica Inglese che duplica quella Bizantina nell’epoca specifica. Questa “corrente Bizantina”, duplicata nella storia Inglese, è parte della corrente dinastica di Roma e Bisanzio riempita con imperatori che hanno governato congiuntamente.
2) Il successivo periodo nella storia dinastica d’Inghilterra (i presunti anni 1040-1327), la cui durata equivale a 287 anni, duplica la storia dinastica di Bisanzio dei presunti anni 1143-1453 (una sequenza di 310 anni). Queste due correnti dinastiche si sovrappongono dopo uno slittamento di 120 anni.
3) Il periodo della storia dinastica Bizantina tra i presunti anni 830 e 1143 si identifica anche con la stessa dinastia Inglese dei presunti anni 1040-1327. Non c’è nulla di sorprendente in questo, poiché la storia di Bisanzio contiene duplicati di suo. In particolare, la storia Bizantina dei presunti anni 830-1143 è un riflesso fantasma del seguente periodo della storia Bizantina, cioè, i presunti anni 1143-1453. Vedere su questo argomento ChronI e Chron2.
4) I confini dei periodi storici Inglesi che duplicano la storia Bizantina corrispondono ai periodi della storia Inglese scoperti sopra.
5) I confini dei periodi storici Bizantini che duplicano i rispettivi periodi della storia di Inghilterra sono naturali anch’essi e dividono la storia Bizantina in quattro segmenti che chiameremo Bisanzio 0, Bisanzio 1, Bisanzio 2, Bisanzio 3.
3. LA TABELLA DEL PARALLELISMO DINASTICO
3.1. La storia Inglese dei presunti anni 640-830 d.c. e la storia Bizantina dei presunti anni 378-553 d.c. come riflessi dello stesso originale tardo medievale. Uno slittamento di 275 anni
a. L’epoca Inglese dei presunti anni 640-830 d.c. La dinastia reale del Wessex. Questa è una delle sei correnti dinastiche della storia Inglese iniziale (i presunti anni 400-830). Questa corrente dinastica si muove entro il periodo della “prima” storia Inglese riempita di sovrani, qv in figg. 16.1, 16.2 e 16.3. I nomi e la durata dei regni sono presi da [1442] e [76],
b. L’epoca Bizantina dei presunti anni 378-553 d.c. La dinastia degli imperatori Bizantini che inizia con la fondazione della Nuova Roma o Costantinopoli, intorno al presunto anno 330 d.c. Questa corrente dinastica si muove all’interno del periodo riempito con altri imperatori Romani. Rappresentata come Bisanzio 0 in fig. 15.3. La durata dei regni è presa da [76],
Commento. I dati cronologici sono stati presi dalle tabelle di Blair [76] e completate con la Cronaca Anglo-Sassone ( [ 1442] ). Dobbiamo segnalare che ci sono alcune discrepanze tra la durata dei regni indicate nelle differenti tavole cronologiche; comunque, queste fluttuazioni non modificano il disegno generale del parallelismo. Le sezioni segnate con “a” contengono la sequenza completa dei re Inglesi, laddove le sezioni “b” elencano gli imperatori Bizantini identificati come loro duplicati, o prototipi. Questa lista pare contenere quasi ogni imperatore di Bisanzio. É significativo che solo un piccolo numero di sovrani di breve periodo e co-regnanti di Inghilterra e Bisanzio siano stati lasciati fuori dal parallelismo scoperto.
1a. Inghilterra. Cenwalh, ha regnato nel 643-673 come Re del Wessex, e nel 643-647 come Re del Sussex. L’insieme della durata del regno equivale a 29 anni, o 25 anni se consideriamo il suo regno del Wessex esclusivamente dopo il 647.
■ lb. Bisanzio. Teodosio I, ha regnato dal 378 o 379 fino al 395 (16 anni).
2a. Inghilterra. La Regina Seaxburh, moglie di Cenwalh. Breve regno di 2 anni tra il 672 e il 674.
■ 2b. Bisanzio. Nessun duplicato corrispondente.
3a. Inghilterra. Cens, ha regnato per 12 anni tra il 674 e il 686 secondo Blair ([76]). La Cronaca Anglo-Sassone ([1442]) nomina due re, Escwine e Centwine, la somma dei cui regni equivale a 9 anni.
■ 3b. Bisanzio. Arcadius, ha regnato per 13 anni tra il 395 e il 408.
4a. Inghilterra. Caedwalla, breve regno di due anni tra il 686 e il 688.
■ 4b. Bisanzio. Nessun duplicato corrispondente.
5a. Inghilterra. Ine, ha regnato per 39 anni tra il 686 e il 727 secondo Blair, e 37 anni secondo [1442].
■ 5b. Bisanzio. Teodosio II, ha regnato per 42 anni tra il 408 e il 450.
6 a. Inghilterra. Aethelheard, ha regnato per 13 anni tra il 727 e il 740. [1442] indica la durata del suo regno in 14 anni.
■ 6b. Bisanzio. Leo I, ha regnato per 17 anni tra il 457 e il 474.
la. Inghilterra. Cuthred, ha regnato per 14 anni tra il 740 e il 754 secondo Blair ([76]), e per 17 anni secondo [1442].
■ lb. Bisanzio. Zeno, 474-491, ha regnato per 17 anni. Questo monarca ha regnato due volte.
8a. Inghilterra. Sigeberht, 754. ha regnato per 1 anno; un breve regno.
■ 8b. Bisanzio. Nessun duplicato corrispondente.
9a. Inghilterra. Cynewulf, 754-784. ha regnato per 30 anni secondo Blair, e per 31 secondo [1442],
■ 9b. Bisanzio. Anastasius, 491-518, ha regnato per 27 anni.
10a. Inghilterra. Beorhtric, 784-800, ha regnato per 16 anni.
■ 10b. Bisanzio. Justin I, 518-527, ha regnato per 9 anni.
11a. Inghilterra. Egbert, ha regnato per 38 anni tra l’800 e l’838. Nel 828, il 28° anno del suo regno, unì sei regni in uno.
Così si suppone sia venuta in essere l’Inghilterra. ha regnato come re d’Inghilterra per gli ultimi dieci anni del suo regno. Egbert è considerato un sovrano importante nella storia Inglese.
■ 11b. Bisanzio. Giustiniano I il Grande ha regnato per 38 anni tra il 527 e il 565. Nel 553, il 26° anno del su regno, sconfisse i Goti nel corso della famosa Guerra Gotica del presunto VI secolo. Dopo di ciò, Giustiniano divenne il solo sovrano di Roma e Bisanzio. Gli ultimi 12 anni del suo regno sono segnati dall’assenza di co-regnanti nell’Ovest dell’Impero. È uno dei più famosi imperatori Bizantini. Vediamo una buona corrispondenza di date: eventi fondamentali avvenuti del 28° e 26° anno del suo regno e un eguale durata di regno (38 anni ciascuno).
3.2. STORIA INGLESE DEI PRESUNTI ANNI 830-1040 d.c. E LA STORIA BIZANTINA DEI PRESUNTI ANNI 553-830 d.c. COME DUE RIFLESSI DELLO STESSO ORIGINALE MEDIEVALE. UNO SLITTAMENTO DI 275 ANNI
a. Inghilterra dei presunti anni 830-1040. L’Inghilterra è già un regno unificato in questo periodo ([76]).
b. Bisanzio dei presunti anni 553-830 d.c. Identificati come Bisanzio 1 in fig. 15.3.
12a. Inghilterra. Aethelberth, 860-866. ha regnato per 6 anni.
■ 12b. Bisanzio. Giustino II, 565-578. ha regnato per 13 anni.
13a. Inghilterra. Aethelbald, 857-860. ha regnato per 3 anni.
■ 13b. Bisanzio. Tiberio Costantino, 578-582 ha regnato per 4 anni.
14a. Inghilterra. Aethelwulf, 838-857. ha regnato per 19 anni.
■ 14b. Bisanzio. Mauritius, 582-602. ha regnato per 20 anni.
15a. Inghilterra. Aethelred, 866-872. ha regnato per 6 anni.
■ 15b. Bisanzio. Phocas, 602-610. ha regnato per 8 anni.
Commento. Segnaliamo che le cronache Inglesi hanno scambiato i posti rispettivamente di Aethelwulf e Aethelbert ([334]). I loro duplicati Bizantini, Giustino II e Maurizio, sono sistemati nell’ordine opposto. Questa confusione è facile da spiegare – tutti i re inglesi del periodo hanno nomi simili che iniziano per “Aethel”.
16a. Inghilterra. Alfredo I il Grande, Cantore di Salmi. ha regnato per 28 anni tra il 871 e il 901 secondo [76], o per 30 anni tra il 871 e il 901 secondo [64], pag. 340.
■ 16b. Bisanzio. Eraclio, 610-641, ha regnato per 31 anni.
17a. Inghilterra. Edoardo il Vecchio, 900-925 ha regnato per 25 anni.
■ 17b. Bisanzio. Constante II Pogonatus, 641-668 ha regnato per 26 anni.
18a. Inghilterra. Athelstan, 925-941. ha regnato per 16 anni. Presumibilmente, il primo monarca che si sia fregiato del titolo di Re d’Inghilterra ( [64] , pag. 340).
■ 18b. Bisanzio. Costantino IV, 668-685, ha regnato per 17 anni.
19a. Inghilterra. Periodo di disordini; una guerra con la North-Umbria. La Cronaca Anglo-Sassone menziona tre re in questo periodo - Edmondo I, che ha regnato per 7 anni tra il 941 e il 948, Eadred, che ha regnato per 7 anni tra il 948 e il 955, e Eadwig, che ha regnato per 4 anni tra il 955 e il 959. Tutti i loro regni furono brevi.
■ 19b Bisanzio. I famosi disordini nella storia Scaligeriana di Bisanzio (presumibilmente, tardo VII - primi VIII secolo). Ancora una sequenza di imperatori per brevi periodi: Leonzio II, 695-698 o 694-697, Tiberio III, 697-704 o 698-705, Giustiniano II, 705-711, Philippicus Vardan, 711-713, Anastasio II, 713-715 (o 716), e Teodosio III, 715 o 716-717.
Perciò, i due periodi di disordine nella storia Inglese e Bizantina, si sovrappongono bene l’uno sull’altro, il che li rende simultanei dopo la sovrapposizione della storia Inglese e Bizantina. Ci siamo astenuti dall’indagare ulteriormente nel periodo per il fatto che le cronache rispettive sono estremamente confuse.
20 a. Inghilterra. Edgar, 959-975, ha regnato per 16 anni, e Edoardo il Martire, 975-978, ha regnato per 3 anni. La somma dei loro regni equivale a 19 anni. I loro nomi sono simili (Edgar/Edward) e i cronisti potrebbero averli fusi in un singolo monarca.
■ 20b. Bisanzio. Leo III l’Isauriano (o Siriano), ha regnato per 24 anni.
21a. Inghilterra. Aethelred II l’Indeciso, 978-1013, ha regnato per 35 anni. Un’antica moneta che lo raffigura può essere vista in fig. 16.4.
21b. Bisanzio. Costantino V il Copronimo, 741-775, ha regnato per 34 anni.
22a. Inghilterra. Canuto il Grande (il Dano), 1017-1036, ha regnato per 19 anni. La sua morte porta avanti la dissoluzione dell’Impero Danese. Perciò, l’epoca in questione finisce con un altro punto di rottura nella storia d’Inghilterra. Notiamo che il frammento di storia inglese che prendiamo in considerazione può essere considerato come il periodo rispettivo della storia Bizantina dopo uno slittamento di circa 210-275 anni.
■ 22b. Bisanzio. Costantino VI Porfirogenito, 780-797, ha regnato per 17 anni. Siamo arrivati alla fine del periodo segnato in ChronI come Primo Impero Bizantino dei presunti anni 527-840. Abbiamo anche raggiunto un punto di rottura naturale della storia Bizantina.
Fig. 16.4. Una vecchia moneta raffigurante Ethelred II, King of England (i presunti anni 978-1016). Conservato all’Hermitage. Presa da [990], tabella 42.
I cronisti Inglesi concludono quest’epoca con due sovrani di breve periodo: Aroldo I il Dano, che ha regnato per 3 anni tra il 1036 e il 1039, e Harthacnut, che ha regnato per 2 anni tra il 1039 e il 1041. Non abbiamo trovato alcun duplicato Bizantino per Harthacnut, ma ce n’è uno per Aroldo I, di cui parleremo più avanti. Bisogna anche notare che il nome Hartha è molto simile alla parola “Orda”. È possibile che Harthacnut non sia un nome nel senso moderno del termine ma piuttosto un alias - Horde-Khan, Khan dell’Orda, o qualcosa di simile. Poiché il nome Cnut ricorda Can-T, o Khan-T, è possibile che l’ultima lettera sia stata aggiunta dopo come suffisso. Alternativamente, il nome si può tradurre “La frusta dell’Orda”, o “il Flagello dell’Orda”, essendo “knut” la parola Russa per “frusta”. C’erano molti altri alias simili nel medioevo – per esempio, Attila era conosciuto come “il Flagello di Dio”. In fig. 16.5 si può vedere un’antica moneta che ritrae Harthacnut ([990], tabella 42).
Fig. 16.5. Una vecchia moneta raffigurante Re Harthacnute (i presunti anni 1035-1042). Conservato all’Hermitage. Presa da [990], tabella 42.
Continuiamo il nostro ininterrotto movimento in avanti lungo la linea del tempo della storia Inglese. Il parallelismo scoperto con Bisanzio continua; comunque, diventa adesso più vivido se saltiamo l’epoca seguente Bisanzio 2 (vedi fig. 15.3) e procediamo direttamente con Bisanzio 3 (1143-1452). Come abbiamo già spiegato, le due epoche si duplicano nella storia Scaligeriana. La duplicazione non è esatta; perciò, la sezione indicata come “b”, la quale contiene gli imperatori del Terzo Impero Bizantino, sarà anche completata con i loro duplicati del Secondo Impero Bizantino. Considereremo perciò il nostro movimento in avanti lungo le due rispettive linee del tempo di Inghilterra e Bisanzio. Si scopre che il parallelismo che abbiamo scoperto continua, fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.
3.3. STORIA INGLESE DEL 1040-1327 D.C. E STORIA BIZANTINA DEL 1143-1453 D.C. UNO SLITTAMENTO DI 120 ANNI
a. Inghilterra dei presunti anni 1040-1327.
b. Bisanzio dei presunti anni 1143-1453 d.c. Contrassegnato in fig. 15.3 e Bisanzio 3. L’epoca di Bisanzio 2 e il suo duplicato fantasma.
23 a. Inghilterra. Edoardo il “Confessore” 1041-1066, ha regnato per 25 anni. La morte di Edoardo significa l’inizio della cosiddetta invasione Normanna, che dev’essere il riflesso della Grande conquista “Mongola” del XIV secolo riflessa nelle cronache Inglesi. Alcuni degli antichi cronisti utilizzano il termine “Normanni” per riferirsi agli Slavi; L’origine Slava dei Normanni è stata segnalata dallo storico del XVI secolo Mauro Orbini ([617], pag. 111). I Normanni erano chiamati Russi negli antichi testi Arabi e Greci ([866], Volume 3, pag. 522).
Commento. Si presume che dopo la morte di Edoardo (dell’Orda?) il Confessore, il trono passò a Aroldo II Godwinson che ha regnato per un solo anno ed è stato ucciso nella Battaglia di Hastings nel presunto anno 1066. Comunque, è noto che egli abbia di fatto acquisito un grande potere già nel 1054, quando Edoardo era ancora vivo ([64], pag. 343). Allo stesso tempo, le cronache Inglesi mettono un altro Aroldo “a breve termine” prima del regno di Edoardo il Confessore, cioè, Aroldo I il Dano (“Harefoot”), che ha regnato per tre anni tra il 1036 e il 1039. È possibile che questo Aroldo I sia un semplice riflesso di Aroldo II.
■ 23 b. Bisanzio. Manuele I Comneno, 1143-1180, ha regnato per 37 anni. Un periodo di tumulti incomincia a Bisanzio dopo la sua morte. La famosa crociata e la conquista di Costantinopoli nel 1204 si considerano essere il loro culmine.
24a. Inghilterra. Il “doppio Aroldo”, o Aroldo I il Dano, 1036-1039, seguito da Aroldo II, 1066. Aroldo II ha regnato per solo 9 mesi. Evidentemente, questo “doppio Aroldo” è un riflesso del “doppio Isacco Angelo” di Bisanzio, che ha regnato due volte – il suo secondo regno è durato meno di un anno.
■ 24 b. Bisanzio. Isacco II Angelo, 1185-1195. Perse il trono nel 1195, e salì al trono Bizantino una seconda volta nel 1203. Il suo regno dura meno di un anno; la suo detronizzazione finale è dovuta alla caduta di Costantinopoli a opera dei crociati nel 1204.
25a. Inghilterra. La conquista Normanna d’Inghilterra. La famosa battaglia di Hastings nel presunto anno 1066.
■ 25 b. Bisanzio. La conquista di Bisanzio da parte dei crociati. La famosa Quarta Crociata dei presunti anni 1199-1204. considereremo il parallelismo tra questi due eventi più in dettaglio più avanti.
26 a. Inghilterra. Guglielmo I il Conquistatore (“il Bastardo”), anche conosciuto come Guglielmo I di Normandia, 1066-1087, ha regnato per 21 anni. Fonda la nuova dinastia Normanna in Inghilterra (vedi fig. 16.6).
Fig. 16.6. La storia dell'Inghilterra nella sua interpretazione Scaligeriana. Quello che vediamo nell'illustrazione è un ritratto di Gulielmo il Conquistatore (i presunti anni 1066-1087). Presa da [1221].
■ 26 b. Bisanzio. Teodoro I Lascaris, 1204-1222. Ha regnato per 18 anni. Fonda il Nuovo Impero Niceano a Bisanzio. Viene riflesso con Basilio I di Macedonia in Bisanzio 2 (867-887; un regno di 19 anni).
27a. Inghilterra. Guglielmo II Rufus, o “il Rosso”, 10871101. Ha regnato per 14 anni (vedi fig. 16.7). Qui abbiamo un regno di 14 anni; il suo duplicato Bizantino ha regnato per 11 o 12 anni, qv sotto.
■ 27 b. Bisanzio. Evidentemente, c’è un’altra confusione nelle cronache che descrivono i primi giorni della dinastia Normanna in Inghilterra e nell’Impero Niceano di Bisanzio. Il duplicato di Guglielmo II viene omesso, o identificato con lo stesso Isacco Angelo, il cui regno va dal 1185 al 1195.
Fig. 16.7. Una scultura che si presume rappresenti Guglielmo II il Rosso (presunti anni 1087-1100). Tuttavia, sembra che sulla statua non ci sia alcuna scritta. Presa da [1221].
28a. Inghilterra. Enrico I Boclerc, 1101-1135, ha regnato per 34 di 35 anni (vedi fig. 16.. Riproduciamo una fotografia di un’antica moneta coniata sotto Enrico I. L’iscrizione sulla moneta attira immediatamente la nostra attenzione – è tracciata con una scrittura inusuale, che non ha nulla in comune con i caratteri Romanici. Sarebbe interessante decifrare i caratteri sulla moneta. Comunque, il commento che viene dato nella pubblicazione moderna ([1221]) non dice una parola sulla scrittura, che non può comunque essere letta e tradotta. L’iscrizione comincia ad aver un senso se utilizziamo l’Antico Alfabeto Russo, oggi dimenticato. Tuttavia, molti elementi di quest’alfabeto sono sopravvissuti (vedi fig. 3.23 in Capitolo 3), ed è stato decifrato da N. Konstantinov ([425]). Riproduciamo questa tavola una volta ancora (vedi fig. 16.9). Se utilizziamo quest’alfabeto, arriviamo a un coerente testo in Russo: “Awa + Or Ianoviche (o Iakoviche)” - Awa Uar Ivanocich (o Yakovich). La prima parola era comunemente utilizzata per rivolgersi alla nobiltà nel Medio Evo, e Uar è un nome Cristiano o la parola “Czar”. L’ultima parola è il patronimico. La lettera per N o K è l’unica che non è stata inclusa nella tabella di N. Konstantinov; l’abbiamo ricostruita contestualmente.
Bisogna anche ricordare il nome Enrico (o Heinrich) a questo scopo. Ci sono molti re che portano questo nome nella storia medievale dell’Europa Occidentale. È possibile che il nome un tempo stesse per Khan-Re, o Khan e Zar. Questa può essere la maniera nella quale i cronisti dell’Europa Occidentale usavano riferirsi ai loro lontani e potenti sovrani – gli Zar, o Khan, del Grande Impero “Mongolo”, che controllava praticamente tutto il continente Euroasiatico nel XIV-XVI secolo, secondo la nostra ricostruzione. Dopo la frammentazione dell’Impero, il significato iniziale del titolo Khan-Re fu dimenticato in Europa e quello che era un titolo si trasformò nel nome Enrico (Henri, o Heinrich).
■ 28b. Bisanzio. Giovanni III Duca Vatas, ha regnato per 32 anni tra il 1222 e il 1254 o 1256. Il suo riflesso nel duplicato fantasma di Bisanzio 2 è Leo VI il Filosofo, che ha regnato per 26 anni tra l’886 e il 912.
Fig. 16.8. Moneta inglese medievale con incisioni "illeggibili". Presumibilmente coniats da Enrico I, Re d'Inghilterra (i presunti anni 1100-1135). E' da notare che l'applicazione della tabella di Konstantinov ({425]) per decifrare l’incisione sulla moneta ci lascia un testo Slavo (Russo) coerente: "Avva O Ianoviche (o Iakoviche)". Presa da [1221].
Figura 16.9. Tabella per convertire in moderni caratteri Cirillici le lettere Russe che oggi ci colpiscono come inusuali in alcuni testi russi del XVII secolo. Compilato da N. Konstantinov. Per un esempio di tale testo, cfr. fig. 3.23 (capitolo 3). Presa da [425].
Commento. Dobbiamo fare la seguente osservazione a riguardò della rappresentazione grafica dei re Inglesi medievali. Come vedremo in seguito, molti dei “ritratti reali” a noi mostrati oggi sono di epoca molto tarda. Questo è chiaramente visibile da una lettura di [1221]. Autentici antichi ritratti, come il rozzo “ritratto” di Enrico I che vediamo in una delle sue monete, sono estremamente rari. C’è anche questa tendenza che quando ci confrontiamo con una iscrizione antica autentica che accompagna un simile ritratto, normalmente dice qualcosa di completamente differente da quello che dicono gli storici moderni. Non fa meraviglia che i rappresentanti della cosiddetta scienza storica preferiscano rimanere reticenti su simili iscrizioni (dichiarandole, per esempio “illeggibili”).
Perciò, autentici antichi ritratti di re Inglesi che precedano il XV secolo o sono assenti o sono di dubbia origine.
Fig. 16.10. Vetrata con il presunto ritratto di Stefano, Re d'Inghilterra (i presunti anni 1135-1154). Presa da [1221].
29a. Inghilterra. Stefano di Blois, 1135-1154, ha regnato per 19 anni (vedi fig. 16.10). Stefano è l’ultimo rappresentante della dinastia Normanna in Inghilterra ([64], pag. 357). Il re successivo, Enrico II, è il fondatore della nuova dinastia Angiò.
■ 29 b. Bisanzio. Michele VIII, ha regnato per 23 anni (dal 1259 o 1260 fino al 1282 o 1283). Il suo riflesso nel duplicato fantasma di Bisanzio 2 è Romano I, che ha regnato per 26 anni tra il 919 e il 945. Michele VIII è il fondatore della nuova dinastia Bizantina – i Paleologi (regnanti tra il 1261 e il 1453). Perciò un rigido slittamento cronologico che sovrappone i rispettivi periodi storici in Inghilterra e Bisanzio, identifica la dinastia dei Normanni come la dinastia Bizantina degli Angeli. La dinastia degli Angiò che nasce può essere identificata con la dinastia Bizantina dei Paleologi.
Fig. 16.11. La scultura che si presume rappresenti Enrico II, Re d'Inghilterra (i presunti anni 1154-1189). Tuttavia, non si vedono scritte da nessuna parte. Presa da [1221].
30a. Inghilterra. Enrico II Plantageneta, ha regnato per 35 anni tra il 1154 e il 1189 (vedi fig. 16.11). Bisogna sottolineare l’identità semantica dei nomi Plantageneta e Porfirogenito – entrambi significano “nato con la camicia”, che è un comune termine medico (vedi più avanti).
Fig. 16.12. La storia Scaligeriana dell'Inghilterra. Si presume che questo ritratto rappresenti Riccardo II, re d'Inghilterra (i presunti anni 1377-1399). Il re Inglese assomiglia a un imperatore Bizantino, con una sfera
e uno scettro in mano. Da [1221].
Fig. 16.13. La statua che si presume rappresenti il re inglese Riccardo Cuor di Leone (i presunti anni 1189-1199). È probabile che sia di origine molto recente. Presa da [1221].
Fig. 16.14. La scultura dipinta rappresentava presumibilmente Re Giovanni (i presunti anni 1999-1216). Nessuna scritta da nessuna parte. Presa da [1221].
Fig. 16.15. Vetrata che raffigura presumibilmente il re Inglese Enrico III (1216-1272). Nessuna scritta da nessuna parte.
Presa da [1221].
Fig. 16.16. Antico disegno dal manoscritto di Matteo di Parigi, presumibilmente risalente al XIII secolo. Vediamo l'arcivescovo di Canterbury benedire il Re Inglese Enrico III. Il nome Henry è trascritto con le tre consonanti — HNR. Presa da [1268], pagina 131.
Fig. 16.18. Storia Scaligeriana dell'Inghilterra. Presumibilmente un ritratto di Edoardo I (i presunti anni 1271-1307). Presa da [1221].
Fig. 16.17. Ingrandimento di un frammento dell'illustrazione precedente con il nome HNR. Presa da [1268], pagina 131.
Fig. 16.19. La scultura dipinta presumibilmente rappresenta Edoardo II (i presunti anni 1307-1327). Non si vedono scritte da nessuna parte. Presa da [1221].
Fig. 16.20. Il parallelismo dinastico tra i Re Inglesi e gli Imperatori Bizantini con un rigido spostamento cronologico di 275 anni. Inizio del parallelismo.
■ 30 b. Bisanzio. Andronico II Paleologo, ha regnato per 36 anni tra il 1282 o 1283. Se dobbiamo considerare il periodo tra il 1283 e il 1320, quando il suo co-regnante Andronico III inizia il suo regno, arriviamo alla cifra di 37 anni. Il suo duplicato in Bisanzio 2 è Costantino VII Porfirogenito (910-959 o 912-959, regnante per 47 o 49 anni).
Commento. Il nome Porfirogenito si traduce come “nato nella porpora” - “nato col vestito regale”, in altre parole. Questo è evidentemente un riferimento a uno dei rari casi in cui un bambino nasce con la “camicia”, o avviluppato nei resti della placenta. “Planta” suona simile a “placenta”. Simili nascite erano considerate presagio – buono o cattivo, ma in ogni caso un segno di destino speciale. Il nome che vediamo nella versione inglese è “Plantageneto”, che si traduce come “avvolto nella camicia alla nascita” ( [237] ) - ovviamente la stessa cosa.
31a. Inghilterra. Enrico II è il fondatore della famosa Casata dei Plantageneti, che termina nel 1399 con Riccardo II (vedi fig. 16.12). Questa dinastia copre il periodo 1154-1399 ([1447], pag. 346).
■ 31b. Bisanzio. Michele VIII, l’immediato predecessore di Andronico II, è il fondatore della famosa dinastia dei Paleologi, che copre il periodo tra il 1261 e il 1453 e termina con la caduta di Costantinopoli nel 1453 ([1447], pag. 636).
Perciò, il rigido slittamento cronologico che abbiamo scoperto sovrappone le due dinastie l’una all’altra – i Paleologi e la Casata dei Plantageneti. Il regno dei Bizantini Paleologi finisce nel 1453, e la dinastia Inglese Plantageneti termina nel 1399.
Fig. 16.21. Il parallelismo dinastico tra i Re Inglesi e gli Imperatori Bizantini con un rigido spostamento cronologico di 275 anni. Prosecuzione del parallelismo.
32a. Inghilterra. Riccardo Cuor di Leone, 1189-1199, ha regnato per 10 anni (vedi fig. 16.13). La durata del suo regno è vicina ai 13 anni, o la durata del regno individuale del suo duplicato Bizantino, qv sopra.
■ 32 b. Bisanzio. Andronico III Paleologo, 1320-1328-1341. Formalmente, la sua durata di regno equivale a 21 anni (1320-1341); comunque, il suo regno individuale è durato solo 13 anni (1328-1341). Il suo co-regnante Andronico II termina i regno nel 1328.
33a. Inghilterra. Giovanni Sunter Senzaterra, 1199-1216, ha regnato per 17 anni (vedi fig. 16.14).
■ 33 b. Bisanzio. Giovanni VI Cantacuseno, 1341-1355, ha regnato per 15 anni.
34a. Inghilterra. Enrico III, 1216-1272, ha regnato per 56 anni, qv in fig. 16.15. Enrico III è l’ultimo rappresentante della dinastia Angò in Inghilterra. Il regno della dinastia Bizantina dei Paleologi durò solo un poco di più.
Torniamo al significato iniziale del nome Enrico. Sopra abbiamo suggerito l’ipotesi che una volta significasse “Khan-Re” (Khan-Zar). In fig. 16.16 riproduciamo un’antica miniatura del manoscritto di Matteo di Parigi ( [ 1268] , pag. 131 ). Vediamo l’Arcivescovo di Canterbury benedire Enrico III, Re d’Inghilterra. Il nome Enrico trascritto senza vocali non ha che tre consonanti, le lettere Latine HNR (fig. 16.17). Questa trascrizione rende ancora più ovvio che il nome di Enrico derivi dal titolo di Khan-Rex.
34a. Inghilterra. Enrico III, 1216-1272, ha regnato per 56 anni, qv in fig. 16.15. Enrico III è l’ultimo rappresentante della dinastia Angiò in Inghilterra. Il regno della dinastia Bizantina dei Paleologi durò solo un poco di più.
Fig. 16.22. Il parallelismo dinastico tra i Re Inglesi e gli Imperatori Bizantini con un rigido spostamento cronologico di 275 anni. La fine del parallelismo.
■ 34b. Bisanzio. Giovanni V Paleologos, 1341-1391, ha regnato per 50 anni. Il suo riflesso in Bisanzio 2 è Basilio II, Flagello dei Bulgari, che ha regnato per 49 o 50 anni (975-1025 o 976-1025).
35a. Inghilterra. Edoardo I, 1272-1307, ha regnato per 35 anni (vedi fig. 16.18).
■ 35b. Bisanzio. Manuele II Paleologo, 1391-1425, ha regnato per 33 o 34 anni.
36a. Inghilterra. Edoardo II Caerwarven, 1307-1327, ha regnato per 20 anni (vedi fig. 16.19).
■ 36b. Bisanzio. Giovanni VIII Paleologo, 1424-1448, ha regnato per 23 o 24 anni.
3.4. La fine del parallelismo. La conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453. La caduta di Bisanzio.
In figg. 16.20-16.24 si può vedere lo schema del parallelismo che abbiamo scoperto. Ripetiamo che una simile eccellente concorrenza è possibile solo dopo un secco slittamento cronologico. In altre parole, facciamo slittare l’intera dinastia, senza apportare alcun cambiamento relativo al suo interno. In fig. 16.25 lo schema del parallelismo è disegnato diversamente, così da permettere una stima visuale della correlazione della durata dei regni. Emerge che il valore numerico di questa “distanza” tra le dinastie Inglesi e Bizantine è molto piccolo, e cade nell’intervallo dei valori caratteristico delle dinastie dipendenti a priori (vedi ChronI e Chron2 per maggiori dettagli). Ricordiamo al lettore che con “dinastie dipendenti” intendiamo differenti riflessi dello stesso originale.
Perciò, le dinastie Inglesi e Bizantine del Medio Evo sono dipendenti statisticamente. Questo ci porta alla domanda su quale sia il loro originale. Cos’è stata realmente la storia medievale?
Fig. 16.23. Il parallelismo dinastico Anglo-Bizantino. Una visione generale. La fase iniziale.
Fig. 16.24. Il parallelismo dinastico Anglo-Bizantino. Una visione generale. La fase finale.
Fig. 16.25. Un grafico comparativo della durata del regno per i re medievali Inglesi e gli Imperatori medievali Bizantini. Queste due correnti dinastiche si rivelano reciprocamente dipendenti. È molto probabile che siano duplicati di una singola vera dinastia risalente all'epoca del XIV-XVI secolo.
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
CAPITOLO 17
L’abbreviazione e saturazione della storia Inglese
1. LA NOSTRA CONCEZIONE DELLA STORIA INGLESE
Una risposta preliminare è implicata direttamente nel parallelismo da noi scoperto, rappresentato nelle figg. 15.2 e 15.3, come anche nelle figg. 16.20-16.25.
È naturale supporre l’epoca più tarda come originale – quella più vicina a noi cronologicamente. Questa è ovviamente l’epoca Bizantina del 1143-1453, o l’epoca che abbiamo chiamato Bisanzio 3. Come è stato scoperto in ChronI, si tratta dell’originale di ogni riflesso fantasma – quelli indicati come Bisanzio 0, Bisanzio 1 e Bisanzio 2 in fig. 15.3. Più in generale, l’intera storia Bizantina da noi conosciuta oggi è una collazione di diversi duplicati della stessa epoca - 1143-1453 d.c.
Come abbiamo scoperto sopra, l’intera storia Inglese costruita intorno allo scheletro della corrente dinastica dei suoi sovrani duplica la storia di Bisanzio e dell’Orda come un riflesso fantasma. Il parallelismo termina nel 1327 – circa 100 anni prima della fine dell’epoca Bizantina (1453). Perciò, la storia d’Inghilterra duplica quella di Bisanzio o Grande Impero “Mongolo” del XIV-XVI secolo.
La storia Inglese Medievale fino al 1327 contiene diversi duplicati dell’epoca Bizantina del 1142-1453, o epoca “Mongola” del XIV-XVI secolo. Formuliamo la seguente ipotesi come sommario delle nostre osservazioni.
1) La storia Inglese dei presunti anni 1-400 nella versione Scaligeriana descrive l’Inghilterra come una colonia Romana e si riferisce a eventi Romani per la maggior parte. Come abbiamo dimostrato in ChronI, la storia Romana di questo periodo riflette eventi reali che ebbero luogo nell’Impero “Mongolo” intorno al XIII-XVI secolo d.c.
2) Le cronache che si riferiscono alla storia Inglese dei presunti anni 400-830 descrivono la Roma e Bisanzio 0 fantasmi, perciò riflettono eventi reali Bizantini del XIII-XV secolo d.c., o la storia del Grande Impero “Mongolo” del XIV-XVI secolo.
3) Le cronache che si riferiscono alla storia Inglese dei presunti anni 830-1040 descrivono Bisanzio 1 fantasma, riflesso di eventi reali che ebbero luogo a Bisanzio nel XIII-XV secolo, o il Grande Impero “Mongolo” del XIV-XVI secolo.
4) Le cronache che si riferiscono alla storia Inglese dei presunti anni 1040-1327 d.c. descrivono Bisanzio 3, che è anche il fantasma di Bisanzio 2. Queste cronache riflettono eventi reali Bizantini del XIII-XV secolo, o la storia del Grande Impero "Mongolo" del XIV-XVI secolo. Il nome Inghilterra (Anglia) è evidentemente derivato dal nome Angeli posseduto dai rappresentanti della dinastia regnante Bizantina nel 1185-1204 d.c.
5) La nostra ipotesi sostiene che le cronache “antiche” e medievali Inglesi che abbiamo a nostra disposizione descrivono eventi reali che ebbero luogo in Bisanzio intorno al XII-XV secolo, come anche nel Grande Impero "Mongolo" del XIV-XVI secolo. Gli storici erroneamente datano questi eventi alla lontana “antichità”, o a epoche che precedono il XII secolo d.c. Generalmente parlando, le “antiche” cronache Inglesi sono di origine Bizantina o “Mongola”; sono state trasferite alla odierna Inghilterra nell’epoca della sua conquista da parte dell’Orda e quindi integrate nella storia reale delle Isole Inglesi.
6) La storia realmente documentata dell’Inghilterra, che si riferisce a effettivi eventi Inglesi, ha molto probabilmente origine intorno al XI-XII secolo d.c. Qualunque frammento di informazione che abbiamo a nostra disposizione copre l’intervallo tra l’XI e il XIII secolo in modo scarso. A questo strato è stato sovrapposto un secondo strato di cronache relative alla storia di Bisanzio e del Grande Impero "Mongolo". I moderni libri di testo di storia della Gran Bretagna nel XI-XVI secolo sono perciò una collazione della reale storia Inglese e dello strato Mongolo/Bizantino.
7) La storia Inglese che conosciamo oggi inizia a riferire eventi che ebbero realmente luogo in Gran Bretagna a partire dal XVI-XVII secolo, senza alcun elemento Bizantino o “Mongolo”. Che è come dire che la storia Scaligeriana dell’Inghilterra è più o meno corretta a partire dal XVI-XVII secolo. Una schematica rappresentazione della nostra ipotesi è visibile in Fig. 17.1.
2 . COME LE CRONACHE BIZANTINE E “MONGOLE” DIVENNERO PARTE DELLA STORIA INGLESE
Se ignoriamo il disegno della cronologia Scaligeriana, la risposta è piuttosto semplice. A cominciare dal XIII secolo, onde di crociati sommersero Bisanzio. I crociati vendicavano l’uccisione di Andronico, o Cristo, in Zar-Grad nel 1185. Gli stati feudali crociati del XIII-XIV secolo si trovano tutto intorno al territorio di Bisanzio e nelle regioni vicine. I loro abitanti sono un misto della popolazione locale e crociati dell’Europa Occidentale, Russia e Asia. Dette regioni sviluppano una vita culturale autonoma, analogamente a Bisanzio - in particolare, questo si manifesta con la compilazione di cronache storiche.
Fig. 17.1. Uno schema generale della storia Inglese nella nostra ricostruzione. La storia dell'Inghilterra inizia con diversi duplicati della storia Bizantina. Gli eventi che hanno avuto luogo sulle isole Britanniche sono noti solo a partire dal XIV secolo e oltre. È possibile che alcuni documenti siano sopravvissuti all'epoca dell'XI-XIII secolo, ma ce ne sono pochissimi.
I primi del XIV secolo sono l’epoca della Grande conquista “Mongola”. Nel 1453, Costantinopoli cade sotto il violento attacco Ottomano = Ataman, partito originariamente dalla Russia, o Orda. Bisanzio viene distrutta e una larga parte della popolazione decide di emigrare. Molti intellettuali e aristocratici fuggono in Europa e verso terre ancora più distanti, incluse le Isole Britanniche. Questi rifugiati prendono con sé le cronache storiche Bizantine come preziosa reliquia del loro passato.
Secondo la nostra ricostruzione, la stessa epoca del XIV secolo segna la conquista di molte terre, incluso l’Europa Occidentale, da parte degli Ottomani e dell’Orda. La Britannia dovrebbe essere stata conquistata intorno allo stesso periodo (vedi Chron5). Vediamo la formazione del Grande Impero “Mongolo”. L’isola di Gran Bretagna diventa una provincia imperiale dell’Orda, i cui governatori locali sono subordinati alla Russia, o Orda, e agli Ottomani. Le Cronache scritte in Bretagna in questo periodo riflettono la vita dell’intero Impero e della sua lontana capitale mentre agli eventi locali veniva probabilmente riservata una minore importanza.
Dopo un po’ di tempo, gli abitanti dell’insulare Bretagna cominciarono a scrivere la loro propria storia. La “nuova” storia dell’ “antica” Inghilterra viene scritta nel XVI-XVII secolo; questo avviene nel corso della Riforma. Dopo la frammentazione del Grande Impero “Mongolo” nel XVI-XVII secolo, gli storici delle province che conseguirono l’indipendenza incominciarono in gran fretta a scrivere la “nuova storia antica” dei loro paesi. In particolare cercano di cancellare la stessa esistenza del Grande Impero dagli annali della storia del mondo. Secondo il piano dei sovrani ribelli e dei loro storici di corte, l’Impero deve essere dimenticato per sempre. Vedi Chron6 su questo “programma progressivo Riformista”.
Una campagna di riscrittura e correzione partigiana delle antiche cronache viene lanciata in Inghilterra, come anche nell’Europa Occidentale e nella Russia Romanoviana. In più, dopo il violento ammutinamento della Riforma, molti degli eventi reali del XIV-XVI, nel corso di diverse generazioni, furono cancellati dalla memoria storica per sempre. Gli Scaligeriani Inglesi del XVI-XVII secolo rendono note le antiche cronache di Bisanzio, l’Orda e l’Impero Ottomano, da loro corrette in concordanza con la propria agenda. Queste cronache servono da base per l’ “antica” storia della reali Isole Britanniche.
Gran parte della storia Bizantina e “Mongola” che aveva riguardato originariamente i vasti territori dell’Europa e dell’Asia venne trasferita (perlomeno sulla carta, ovviamente) al relativamente piccolo territorio delle Isole Inglesi e al loro circondario. Questo a portato al suo inevitabile “restringimento” di molti degli eventi più importanti. I grandi e potenti Zar, o Khan dell’Impero sono trasformati in sovrani locali sotto la penna degli editori Scaligeriani. Questo porta a una grande distorsione di proporzioni storiche. Il Grande Impero "Mongolo" svanisce dalle pagine delle cronache “corrette con cura” per secoli a venire. Qualsiasi informazione che sfidi l’oblio a dispetto degli sforzi viene arbitrariamente spostata indietro nel tempo con l’aiuto della errata cronologia e trasformata in “antichi miti”.
Questo porta alla creazione di cronache Inglesi come la Cronaca Anglo-Sassone, l’Historia Brittonum di Nennio e così via. In seguito questa versione recente dell’ “antica” storia Inglese si solidifica. La ricerca storica del XIX e del XX secolo non porta che a correzioni minori, l’aggiunta di nuovi dati e nuove mani di vernice. Oggi, avendo scoperto strani e sorprendenti duplicati all’interno del “Manuale di storia Inglese” con l’aiuto dei metodi statistici si comincia a capire come la vera storia Inglese sia stata parecchio più corta. Il nostro obiettivo diventa periò la localizzazione degli originali Bizantini e “Mongoli” all’interno della versione Scaligeriana e il restauro della loro identità cronologica e storica.
CAPITOLO 18
A dispetto dei tentativi dei falsari del XVII-XVIII secolo, la storia Inglese contiene molte informazioni che riguardano gli eventi reali del XI-XVI secolo. L’Inghilterra e la Russia, o l’Orda
1. L’ “ANTICO” CONSOLE ROMANO BRUTO COME PRIMO CONQUISTATORE ROMANO DELL’INGHILTERRA E SIMULTANEAMENTE PRIMO “ANTICO” RE TROIANO DEI BRIT
Sopra abbiamo fornito un’analisi di regno, durata e periodo, scoprendo la reciproca sovrapposizione della storia Inglese e Bizantina. Nasce quindi la domanda se questo nostro corollario riceva una convalida da parte delle cronache Inglesi. Tentiamo di leggerle da un nuovo e non pregiudizievole punto di vista, gettando via la falsa concezione della loro “grande antichità” su cui insistono i manuali moderni.
Procederemo riferendo un certo numero di fatti ben noti dalla versione Scaligeriana della storia Inglese. Rivolgiamoci ai due lavori intitolati “Historia Brittonum” scritto da Nennio e Goffredo Monemutensis, e alla “Cronaca Anglo-Sassone”.
Goffredo sostiene che l’ “antico” Bruto sia stato il primo re dei Brit ([155], pag. 5). La conquista della Britannia viene descritta come segue. Dopo la fine della guerra di Troia e la caduta di Troia, la nave di Enea arriva sulle coste d’Italia. Due o tre generazioni più tardi, nasce il suo discendente Bruto ([155], pagg. 6-7). Comunque, Nennio è dell’opinione che l’intervallo di tempo tra Enea e l’ “antico” Bruto sia sostanzialmente maggiore ([577], pag. 173). Egli sostiene che la Guerra di Troia preceda la nascita dell’ “antico” Bruto di molte centinaia di anni. Comunque, queste discrepanze non hanno per noi importanza, poiché abbiamo già capito che queste date “antiche” siano una creazione degli storici Scaligeriani che data al XVII-XVIII secolo. Non c’è nulla in comune con la realtà.
L’ “antico” Bruto Troiano lascia l’Italia poco dopo e arriva in Grecia, diventando il capo del sopravvissuti Troiani. Raccoglie una grande flotta e parte dalla Grecia, accompagnato da un grande esercito. Un po’ dopo i Troiani sbarcano su un’isola, affrontano i locali in combattimento, li sconfiggono e fondano una nuovo regno – la Britannia.
Secondo Goffredo Monemutensis, l’ “antico” Troiano Bruto è il primo in sequenza dei sovrani Inglesi, considerato leggendario oggi poiché la cronologia Scaligeriana ha datato gli eventi in questione a una fantasmatica epoca antidiluviana.
Nennio ci racconta una storia simile dell’ “antico” Bruto Troiano, sebbene più concisa. Nennio dichiara esplicitamente che Bruto il Troiano “è arrivato su questa terra, la quale fu chiamata dopo di lui - Britannia. Ha seminato lì il suo seme e la sua dimora. La Britannia è stata una terra abitata da allora” ( [577] , pag. 173). Perciò, gli autori medievali erano convinti che il nome Britannia derivasse dall’ “antico” Bruto Troiano.
Più avanti, Nennio ci dice dell’opinione condivisa da diversi cronisti sul fatto che “l’isola di Britannia sia stata chiamata così dopo Brittas, figlio di Isicion e nipote di Alan” ([577], pag. 172). Comunque, la versione più popolare e credibile, che Nennio subito cita, insiste sul fatto che la Britannia è stata chiamata così dopo “Bruto, il console Romano” (ibid). Scopriamo anche che Bruto era di origine Alana. Abbiamo già identificato gli Alani come una delle nazioni Slavo-Scite (vedi la tabella dei nomi medievali sopra, per esempio). In particolare, “Alani” era uno degli antichi nomi dei Polovtsy; quest’ultimo termine sta per “guerriero Russo che combatte nei campi” (cf. “pole”, la parola Russa per “campo”). La stessa nazione era anche descritta in alcune cronache come Polyane; il nome “Polonia” è un altro derivato (vedi Chron5 per maggiori dettagli). Isicion, il padre di Brittas, o Bruto, è molto probabilmente IS-Khan – una versione distorta del nome Gesù-Khan (il Khan Cristiano). Ricordiamo che Genghis-Khan, conosciuto anche come il Conquistatore del Mondo, aveva fondato il Grande Impero "Mongolo" nel XIV secolo.
La Cronaca Anglo-Sassone riporta come i “primi abitanti di questa terra sono stati i Britanni, arrivati dall’Armenia [sic! - Aut]” ([1442], pag. 3; vedi Commento 6).
Il termine Armenia è utilizzato per riferirsi alla Romania, o l’impero Romano e Bizantino, conosciuto anche come Romea e Romania. Vediamo questo paese ancora associato con la Britannia.
Questa elemento di prova della cronaca è naturalmente dichiarato erroneo oggi. Il commento di uno storico moderno è il seguente: il nome errato di Armenia dovrebbe essere letto come Armorica, o Brittany (ibid). Comunque, sostituire Armenia con Armorica non altera nulla di sostanziale. Le antiche cronache Inglesi sono quindi dell’opinione che la Britannia sia stata conquistata per prima dall’ “antico” Troiano Bruto, e simultaneamente chiama il suo conquistatore un Romano o Romeano, personaggio conosciuto come Console Bruto, che si crede sia arrivato qui con la sua flotta, abbia fondato il Regno Inglese e sia diventato il primo re dell’isola.
2. L’ “ANTICO” BRUTO IL TROIANO DALLE CRONACHE INGLESI, IL PATRIARCA DEI BRIT, SI SCOPRE ESSERE CONTEMPORANEO DI GIULIO CESARE E GENGHIS-KHAN, CONQUISTATORE DEL MONDO
Ogni cosa appare chiara. L’unica cosa che rimane da stabilire è l’epoca in cui il famoso Romano Bruto è vissuto. La risposta può essere trovata in ogni manuale di testo Scaligeriano sulla storia del mondo – c’era il famoso console Romano Bruto, amico e compagno di battaglia di Giulio Cesare che aveva preso parte a molte delle sue spedizioni; Si presume sia vissuto nel presunto I secolo a.c. Bruto poi tradì il suo protettore; Le amare parole di Cesare “Tu, Bruto!” ci sono conosciute dall’infanzia – pronunciate quando Bruto perfidamente colpisce Cesare con la sua spada.
A proposito, le parole di Cesare suonano “Tu quoque, Brute!” nel nobilitato “antico” Latino. Evidentemente, questo significa semplicemente “Ty kak, brate!” - le parole Slave per “Come hai potuto, fratello?” La possibilità che l’ “antico” Romano Giulio Cesare possa aver parlato Slavo è assolutamente assurdo secondo il punto di vista consensuale Scaligeriano. Comunque, non c’è nulla di sorprendente per quanto riguarda la nostra ricostruzione. In più. Giulio Cesare – Julius Caesar (o Youri lo Zar, considerando la frequente flessione tra L e R), appare essere lo Zar, o Khan, del Grande Impero "Mongolo". Naturalmente parlava Slavo, come il suo fratello, trasformato in Bruto nelle pagine della storia Scaligeriana. Il “dolce suono” dell’antico Latino può essere identificato come Slavo Ecclesiastico, deliberatamente mutilato al punto di diventare irriconoscibile (vedi Chron5 e Chron6 per ulteriori dettagli).
Torniamo comunque alle “antiche” cronache Inglesi. È noto che lo sleale assassinio di Cesare risulta uno degli episodi più brillanti nella biografia dell’ “antico” Romano Bruto. Comunque le antiche cronache Inglesi riferiscono virtualmente lo stesso episodio, affermando che anche l’ “antico” Troiano Bruto primo re dei Brit, uccise suo padre – si presume accidentalmente con un arco che colpì il “padre di Bruto” Troiano per errore ( [577], pag. 173). Questo potrebbe essere una versione in qualche modo distorta della leggenda di Bruto “Romano” che uccise Giulio Cesare, suo precedente amico e protettore. In entrambe le versioni, quella Inglese e quella Romana, la gente del paese bandisce Bruto come colpevole di questo omicidio.
La nostra semplice e naturale ipotesi che la leggendaria conquista della Britannia sia stata portata avanti da questo molto “Romano” Bruto, un contemporaneo di Cesare, è confermata dalle cronache, sebbene esse non facciano alcun diretto riferimento a Bruto “il Troiano” come alleato o nemico di Cesare. Infatti ogni cronaca Inglese senza eccezione sostiene che la Britannia sia stata conquistata da Giulio Cesare per la prima volta. Cesare arrivò all’isola con la flotta militare Romana di 80 vascelli ( [ 1442] , pag. 5). La conquista dell’isola richiese un certo sforzo e così Cesare ritornò in Bretagna con una flotta di 600 navi, nientemeno. I nativi furono sconfitti e i Romani fondarono un regno in Britannia. In più, Nennio afferma che “Giulio Cesare” fu il primo Romano ad aver veleggiato verso l’isola di Britannia; conquistò il regno dei Brit e distrusse l’opposizione dei nativi” ([577], pag. 176). Perciò, se Bruto fu il primo Romano ad arrivare sull’isola e lo stesso viene detto per Cesare, i due devono essere stati contemporanei e alleati, conquistando l’isola insieme. Presentiamo un sommario come tabella.
a. L’ “antico” Troiano Bruto è il primo re dei Brit.
b. Giulio Cesare.
la. Bruto è il primo Romano (e anche Troiano) ad arrivare sull’isola, conquistarla e fondarvi un regno.
■ lb. Giulio Cesare è il primo Romano ad arrivare sull’isola, conquistarla e fondarvi un regno.
2a. Bruto arriva in Bretagna con una grande flotta militare.
■ 2b. Giulio Cesare invade la Britannia come capo di una grande forza navale.
3 a. L’ “antico” Troiano Bruto “accidentalmente” uccide suo padre con un arco
■ 3 b. Il Romano Bruto, amico e contemporaneo di Giulio Cesare, perfidamente uccide Giulio Cesare, “suo padre protettore”.
4a. L’assassinio di Bruto il padre da suo figlio, Bruto il Troiano, era stato predetto da un veggente ([577], pag. 173).
■ 4b. Anche l’assassinio di Giulio Cesare da parte del suo amico Bruto il Romano era stato previsto da un indovino (vedi il racconto di Plutarco [660], per esempio).
5 a. L’ “antico” Troiano Bruto fu esiliato dalla sua patria come colpevole di un grave crimine.
■ 5b. Il popolo di Roma bandisce Bruto il Romano per punirlo dell’omicidio di Giulio Cesare.
6a. Il console Romano Bruto si erge ai primordi della storia Inglese
■ 6b. Giulio Cesare che visse nel presunto I secolo a.c., è il conquistatore della Britannia. La storia Scaligeriana considera che la “vera” storia della Britannia inizi proprio in quest’epoca.
Il senso comune suggerisce che l’epoca della conquista della Britannia da parte di Bruto il Troiano, che si presume abbia preceduto la nuova era di molti secoli e l’epoca in cui la Britannia fu conquistata da Giulio Cesare (il presunto I secolo a.c.), debbano essere sovrapposte. Lo slittamento cronologico che separa questi due resoconti degli stessi eventi nei libri di testo Scaligeriani va da 700 a 800 anni almeno.
Perciò sosteniamo che l’ “antico” Troiano e console Romano Bruto, l’antenato dei Brit e il personaggio chiave che si erge all’inizio della storia Britannica, sia esattamente la stessa persona di Bruto il Romano dell’epoca di Giulio Cesare (il presunto I secolo a.c.). La “duplicazione” avviene solo nelle cronache, create dalle penne degli storici Scaligeriani nel XVII-XVIII secolo.
I conoscitori della storia “antica” potrebbero ricordare anche un altro console Romano di nome Bruto – il terzo personaggio storico a portare questo nome. La sua vita è datata al presunto VI secolo a.c. Si pensa abbia bandito i re Romani da Roma e abbia fondato la repubblica Romana. Secondo la nostra ricerca, l’epoca di Bruto il repubblicano, o il presunto VI secolo a.c., è ancora un altro duplicato fantasma dell’epoca di Cesare (vedi Chron1 per maggiori dettagli). Vediamo, come risultato, “tre Bruto”, tutti e tre riflessi fantasma dello stesso capo militare, che dev’essere vissuto nel XIV-XV secolo d.c. e deve aver conquistato le isole Britanniche, fondando qui una nuova provincia del Grande Impero "Mongolo" e nominandola così da lui insieme allo Zar Youri, che fu trasformato in Giulio Cesare dai cronisti Scaligeriani. L’isola prese il suo nome dal fratello dello Zar Youri. Ricordiamo che, secondo la nostra ricostruzione, il fratello di Gengis-Khan è identificabile come Batu-Khan, ossia Ivan Kalita, o Califfo.
L’idea che proponiamo e i fatti elencati sopra sono completamente in contrasto con la cronologia Scaligeriana, e non solo con la cronologia Britannica. Gli storici moderni cercano di eludere il fatto che Bruto il Troiano fosse un console Romano come risulta dalle antiche cronache Britanniche, come anche il fatto che gli “antichi” Brit siano stati i discendenti del “Romano” Bruto e dei Romani. In particolare, i moderni commentatori di Nennio e Goffredo (A. S. Bobovich e M. A. Bobovich) cercano di mettere a suo agio il lettore in questa maniera: “L’idea di tracciare il lignaggio dei Brit fino ai Romani non è originale: i re Franchi avevano già tracciato la loro genealogia fino ai Troiani nel VI secolo” ( [ 155] , pag. 270). Dobbiamo aggiungere che erano perfettamente giustificati nel fare questo, qv in Chron1. Più avanti, gli storici fanno la seguente notazione: “Ci sono diversi “Bruto “conosciuti nella storia Romana” (ibid). Dopo averci tranquillizzato con questa vaga affermazione, non tornano più sul tema. Cominciamo a capire perché – altrimenti sarebbero costretti all’inevitabile conclusione che l’ “antico” Bruto il Troiano fosse contemporaneo di Giulio Cesare, il che contraddice la cronologia di Scaligero e Petavio.
Questo immediatamente sposta la cosiddetta “antica e leggendaria” storia della Britannia avanti nel tempo di più di duecento anni, sovrapponendo l’epoca dei presunti XIII-I secolo a.c. sull’epoca del XIII-XVI secolo d.c. Come vedremo più avanti, nessuno di questi eventi può essere datato precedentemente al XIV secolo d.c.
3. EVENTI BIBLICI NELLE PAGINE DELLE CRONACHE INGLESI
“Historia Brittonum” di Goffredo Monemutensis è basato sulla fondazione cronologica della storia biblica - Goffredo inserisce occasionalmente frasi come “Il Profeta Samuele in quell’epoca governava sulla Giudea” ([155], pag. 20). Questi riferimenti occasionali sono sparsi attraverso tutta la cronaca di Goffredo e formano un rozzo scheletro della storia Biblica, intrecciando i re e profeti Biblici col tessuto storico Inglese. Comunque, Goffredo non ci dà datazioni assolute; la sua intera cronologia è di carattere relativo - tutto quello che ci dice è il nome dei re Biblici e dei profeti che sono vissuti intorno a quel periodo quando questo e quell’evento è accaduto nella storia Inglese. Perciò, un analisi non distorta della cronologia Inglese ci porta alla necessità di immergerci nella cronologia Biblica.
La nostra analisi della cronologia Biblica identifica l’epoca Biblica come il XI-XVI secolo d.c., qv in Chron1, Chron2 e Chron6. Perciò, l’ “antica” storia della Britannia, che è collegata agli eventi descritti nella Bibbia, va mossa anch’essa in avanti nel tempo – dalle “profondità cronologiche” Scaligeriane al suo proprio posto nel Medio Evo.
4. LA LOCALIZZAZIONE DELL’ “ANTICA” TROIA
Le opzioni dei moderni storici e archeologi sulla reale localizzazione di alcune famose “antiche “ città sono spesso arbitrarie e mancano di qualsiasi tipo di verifica, qv in Chron1. Per esempio, gli storici del XIX secolo collocano la famosa Troia di Omero nella parte Sud dello stretto dell’Ellesponto, il cui nome evidentemente si traduce come “Mare di Elena” - “Elena” + “Pontus” (mare). Quindi H. Schliemann presumibilmente “provò” che un qualche posto indeterminato da queste parti fosse “veramente” stato la famosa e potente Troia; comunque, la sua “prova” non regge. In più, ci sono ragioni per aver seri sospetti di truffa. Ci riferiamo al cosiddetto “oro di Priamo” che si presume sia rimasto seppellito in questo sito per oltre duemila anni e trovato da Schliemann durante i suoi scavi (vedi ulteriori dettagli in [443]; anche Chron2, Capitolo 2:5. 1.5.
La cronologia Scaligeriana è dell’opinione che Troia sia stata distrutta nel XII-XIII secolo a.c. ( [72] ), e mai più ricostruita. Comunque, alcuni autori medievali Bizantini citano Troia come una città medievale esistente. Niceta Coniate e Niceforo Gregorio, per esempio ([200], Volume 6, pag. 126). Come abbiamo detto in Chron1, l’ “antico” Tito Livio indica un posto chiamato Troia e una regione Troiana in Italia. Alcuni storici medievali, per esempio, identificano direttamente Troia con Gerusalemme, [10], pagg. 88, 235, 162 e 207. Questo non può non confondere gli storici di oggi.
Ricordiamo ai lettori l’altro nome di Troia – Ilio, laddove l’alias di Gerusalemme è Aelia Capitolina ([544], Volume 7). Possiamo vedere chiaramente una similarità tra i nomi Aelia e Ilio.
In Chron1 citiamo dei dati che ci portano a presumere che la Troia di Omero si possa identificare con Costantinopoli, o Nuova Roma, laddove la Guerra di Troia è la prima guerra mondiale della storia. Ebbe luogo nel XIII secolo d.c., e postdata la datazione Scaligeriana di circa 2600 anni.
L’identificazione della Grande Troia come Costantinopoli è di fatto implicita nelle fonti che ci dicono dell’epoca delle crociate. Il cronista Roberto de Clari riporta che la Grande Troia stava presso l’entrata del branchium Sancti Georgii ([286], pag. 210). Il nome si presume si riferisca allo stretto dei Dardanelli; comunque, è noto che Villehardouin, un altro famoso cronista della Quarta Crociata, usi il nome per riferirsi sia ai Dardanelli che al Bosforo. Anche M. A. Zaborov segnala che “Villehardouin utilizza questo nome [canale di San Giorgio - Aut.] per riferirsi sia ai Dardanelli che al Bosforo” ([286], pag. 238).
Perciò la Grande Troia potrebbe essere localizzata vicino all’entrata del Bosforo, che è esattamente dove si trova oggi Costantinopoli.
Perciò, non c’era assolutamente la necessità di cercare i resti della Grande Troia tra i numerosi insediamenti Turchi, tutti simili tra loro, che è dove Schliemann sembra abbia “scoperto” la sua falsa Troia. Sarebbe stato sufficiente puntare alla famosa antica città di Istanbul.
Il famoso “Romanzo di Troia” medievale di Benoit de Sainte-Maure fu terminato nei presunti anni 1155 e 1160. “L’opera è basata sulla ‘Leggenda della distruzione di Troia’ scritta da un certo Darete Frigio, presumibilmente un testimone vivente della Guerra Troiana [evidentemente, uno dei crociati - Aut.] , Benoit guarda all’antichità attraverso il prisma della contemporaneità… Egli basa la sua narrazione sull'epos eroico dell’antica Grecia, i cui personaggi sono trasformati in nobili cavalieri e belle signore, laddove la Guerra di Troia stessa diventa una serie di giri di giostra... Medea appare come una dama di corte vestita con abiti Francesi della metà del XII secolo” ([517], pag. 235).
Comunque, in questo caso la Guerra di Troia diventa un evento dell’epoca delle crociate, secondo Benoit de Sainte-Maure. Per quanto riguarda il “prisma della contemporaneità” applicato ai riferimenti a Troia di Sainte-Maure, è un tentativo di rendere le antiche fonti conformi agli standard Scaligeriani. Le loro descrizioni dell’ “antichità” sono radicalmente differenti da quelle del XVII-XVIII secolo.
5. LA RAGIONE PER CUI RUSSIA E BRITANNIA SONO ENTRAMBE CONSIDERATE STATI INSULARI SECONDO LE CRONACHE INGLESI
Il fatto che la Gran Bretagna sia un’isola non sorprenderà nessuno – diversamente dalla Russia, che geograficamente non rappresenta neppure lontanamente un’isola. Tuttavia, la “La Cronaca dei Duchi di Normandia” scritta dal famoso cronista Benoit de Sainte-Maure nel presunto XII secolo d.c. ([1030]) sostiene sia vero quanto segue.
“Hanno un isola che si chiama Kansi, e credo sia la Rosie [Russie in un’altra copia. Aut.]. Le sue rive sono bagnate da un vasto mare salato. Come le api dall’alveare, migliaia di loro sono sciamati in battaglia, pieni di rabbia, impugnando le loro spade; inoltre, questa nazione può attaccare grandi regni e vincere grandi battaglie” ([1030], vedi Commento 5).
Alla Russia ci si riferisce qui come Rosie o Russie ([517], pag. 240). Se ci rifacciamo alla tabella dei nomi medievali citata più sopra, otterremo un ulteriore prova del fatto che il paese menzionato così sia infatti la Russia. V. I. Matouzova, che ha incluso questo testo nel suo libro intitolato “Fonti Medievali Inglesi”, commenta questo passaggio come segue: “Rosie - Russia. La presunta geografia insulare del paese somiglia a quella dei rapporti...” ([517], pag. 244). V. I. Matouzova cita anche molti altri cronisti che credevano che la Russia fosse un’isola, in particolare Arabi e Persiani. Non si deve pensare che gli “Arabi e Persiani” di cui si parla scrivessero i loro libri nella moderna Persia o nel Medio Oriente. Come abbiamo dimostrato in Chron1, Chron2 e Chron6, Persia è il nome che le antiche cronache utilizzavano per riferirsi alla PRussia, o Russia Bianca (da cui il nome Prussia). A parte il Medio Oriente, l’Arabo era utilizzato anche in Russia (vedi Chron4, Capitolo 13).
L’ Isola di Kansi menzionata in un certo numero di cronache antiche è la Scandinavia. Comunque, anche la Scandinavia non è un’isola. Potrebbe esser che il nome Kansi sia una leggera corruzione di Khansi, o “ khanskiy ” (del khan)?
La cronaca del Monastero di S. Edmondo, che data al presunto XIII secolo, riporta che i Tartari avevano invaso l’Ungheria arrivando “dalle isole” ([1446]; anche [517], pagg. 100-101).
Come stanno le cose? I Tartari, o Cosacchi, sono conosciuti per aver abitato il continente e non isole di qualche tipo. La cosa più facile da fare è accusare gli antichi Autori di ignoranza totale, che è la pratica usuale con cui gli storici moderni sono ben felici di lasciare il problema senza soluzione.
Comunque, un’altra soluzione è possibile. La parola Inglese “island” potrebbe avere avuto un differente significato originariamente – probabilmente una collazione di “Asia” e “Land” oppure “Asian Land”. Qualche paese in Asia? Senza la vocalizzazione abbiamo SLND in entrambi i casi e le vocali erano assai provvisorie prima dell’invenzione della macchina da stampa, cambiando in continuazione qv in Chron1.
Ogni cosa diviene istantaneamente chiara, la Russia avrebbe davvero potuto essere considerata una regione Asiatica lontana dagli Occidentali; persino oggi, gran parte del suo territorio è in Asia e non in Europa. I cronisti Inglesi del Medio Evo erano nel giusto a chiamare la Russia una “Asian Land”, il che invalida l’accusa di loro ignoranza.
Se gli Antichi Autori Inglesi utilizzavano la parola Russia per riferirsi a una “Asian land”, potrebbe essere che “l’isola d’Inghilterra” fosse davvero stata inizialmente una terra lontana in Asia, trasformata più tardi nella Gran Bretagna?
Abbiamo già scoperto il parallelismo tra la storia Inglese e Bizantina, o “Mongola”. Sia la Russia (l’Orda) che Bisanzio sono paesi Asiatici per ogni cronista Europeo Occidentale.
Dov’erano realmente localizzate l’Inghilterra, o Britannia nel XI -XIV secolo d.c.? Come possiamo vedere, la risposta non è solamente tutt’altro che ovvia – è estremamente difficile da trovare. Proseguendo, indicheremo semplicemente Bisanzio, o una parte dell’Impero “Mongolo”.
6. LA LOCALIZZAZIONE DELLA BRITANNIA CONQUISTATA DA BRUTO. L’ITINERARIO DELLA SUA FLOTTA
La risposta alla domanda formulata nel titolo della sezione sembra chiara – l’ “antica” Britannia era dove si trova oggi. Tuttavia, evitiamo di saltare subito alle conclusioni.
Ricordiamo che dopo aver “ucciso involontariamente suo padre”, Bruto fu esiliato dall’Italia e così andò in Grecia ([155], pag. 7). Comunque l’esatta localizzazione del paese da cui fu bandito rimane discutibile, come anche il fatto stesso dell’esilio. Ci asteniamo da valutazioni in questo momento.
Si presume quindi che che arrivando in Grecia e “risuscitati antichi legami di sangue, Bruto si unì ai Troiani” ([155], pag. 7). Diverse guerre scoppiano in Grecia e Italia. Goffredo presta grande attenzione a queste guerre. Quindi Bruto raccoglie il suo esercito e parte accompagnato da una flotta. Si presume che questa flotta si sia diretta verso le Isole Britanniche attraverso l’Atlantico. È davvero così? Che succede se le cronache descrivono invece operazioni militari nel Mediterraneo e sul territorio di Grecia e Bisanzio?
Per esempio, l’esercito di Bruto arriva a Sparatin. Il commento moderno degli storici: “Luogo sconosciuto” ([155], pag. 230). Ovviamente, se si presume che Bruto abbia viaggiato distante dal Mediterraneo, non troveremo una simile città da nessuna parte. Comunque, se gli eventi sono avvenuti in Grecia, la città può essere facilmente identificata come la famosa Sparta.
Inoltre Goffredo descrive l’itinerario della flotta di Bruto, che si presume “provi” il fatto che Bruto abbia davvero viaggiato sull’Atlantico e sia arrivato sulle rive delle Isole Britanniche. Comunque Goffredo evidentemente “ripete l’errore contenuto nella sua fonte - l’Historia Brittonum di Nennio, che aveva, da parte sua, tradotto male Orosio” ([155], pag. 231). Più avanti troviamo che “come Nennio, Goffredo erroneamente localizza il Mar Tirreno oltre le Colonne d’Ercole. Mare Tirreno è il nome utilizzato per la parte del Mediterraneo che bagna la costa Occidentale dell’Italia” ([155], pag. 231).
Goffredo non fa errori di sorta – si riferisce a complesse manovre militari nel Mediterraneo (in particolare presso le coste d’Italia, che è dove troviamo il Mar Tirreno). La flotta di Bruto deve essere rimasta nel Mediterraneo; gli storici moderni accusano Goffredo e altri cronisti di “errori” perché essi tentano di applicare idee Scaligeriane moderne all’autentica storia degli antichi testi. Le numerose contraddizioni che emergono da questo approccio vengono subito dichiarate colpe degli antichi Autori, mentre dovrebbe essere il contrario.
Inoltre Goffredo descrive una battaglia tra l’esercito di Bruto e i Greci sul Fiume Akalon (Acheronte? ([155], pag. . Il commento moderno è: “Questo nome dev’essere una fantasia di Goffredo... il libro di E. Faral… accenna alla supposizione che la descrizione della vittoria Troiana sui Greci sia stata presa in prestito da Goffredo dalla storia raccontata da Etienne de Blois sulla vittoria dei crociati sui Turchi su un fiume chiamato ‘Moskolo’ dall’Autore, nel Marzo del 1098” ([155], pag. 230).
I fatti reali descritti da Goffredo lentamente cominciano ad emergere da sotto la spessa copertura di vernice Scaligeriana. L’Autore descrive l’epoca delle crociate utilizzando qualche antico documento come fonte – Bisanzio nel XI-XIII secolo d.c. È anche possibile che la campagna di Bruto (“brother”/”fratello”), o la campagna di Giulio Cesare (Youri lo Zar) si identifichi come la Grande Conquista “Mongola” del XIV secolo iniziata dallo Zar (Khan) Youri = Georgiy Danilovich = Genghis-Khan e continuata da suo fratello Ivan Kalita = Califfo. La conquista raggiunse a un certo punto le Isole Britanniche. Per ulteriori dettagli sulla conquista “Mongola” vedi la Parte 1 del presente libro.
Perciò, la conquista della Britannia in parte si trasferisce nel XIV secolo d.c. dal I secolo a.c., essendo anche un riflesso parziale della Guerra Troiana del XIII secolo d.c., combattuta a Costantinopoli = Troia = Gerusalemme - Zar-Grad.
Un po’ di tempo dopo, la flotta di Bruto arriva a “l’sola conosciuta come Albione in quei giorni” ([155], pag. 17).
Secondo il Commento moderno, “Albion (o Albania) è uno dei più antichi nomi utilizzati per la Gran Bretagna (o una parte di essa) come registrato nelle antiche fonti” ( [ 155] , pag. 232). Goffredo continua ad usare Albania come sinonimo di Britannia ([155], pag. 19).
Scopriamo che Britannia e Albania sono due differenti nomi di un singolo paese. Una volta che abbiamo rinunciato al punto di vista Scaligeriano che ostinatamente cerca di identificare la Britannia del XI-XIII secolo con la moderna Britannia, “riconosceremo questa Albania britannica” o come l’Albania dei Balcani, che era una provincia Bizantina nel Medio Evo, o la Russia Bianca (Alba). Perciò Goffredo esplicitamente localizza la Britannia medievale dei “primi giorni” nelle vicinanze di Bisanzio.
Albione è ancora utilizzato come un antico nome della Britannia. Questo è dovuto al fatto che l’ “antica” storia della Britannia è stata basata su cronache Bizantine e “Mongole” che scrivevano anche dell’Albania dei Balcani. Il nome, più tardi si è trasformato in “Albione”. In alternativa, le Isole Britanniche vennero chiamate Albione come risultato della conquista “Mongola” del XIV-XV secolo, quando il paese fu invaso dalle truppe dell’Orda Bianca (Alba = Bianca).
7. BRUTO DEVE COMBATTERE CONTRO GOG E MAGOG DURANTE LA CONQUISTA DELLA BRITANNIA (OVVERO I TARTARI E I MONGOLI O LE DIECI TRIBÙ DI ISRAELE)
Essendo sbarcato sulle rive dell’Albania, “Bruto nominò l’isola Britannia col suo nome mentre i suoi compagni divennero Brit” ( [ 155] , pag. 17). È possibile che l’Albania paese Asiatico sia diventato Albania l’Isola per il fatto che Bruto l’aveva raggiunta via mare – lo sbarco di Bisanzio trasformato nella conquista di un’isola (o, alternativamente, i cronisti ci raccontano della flotta Russa che invade le isole che più tardi saranno conosciute come Isole Britanniche.
Chi incontra qui Bruto? Giganti, nientemeno – evidentemente un riferimento alle varie nazioni che popolavano il territorio di Bisanzio e la Russia (l’Orda): “Uno di questi giganti era particolarmente ripugnante, il suo nome era Goemagog” ([155], pagg. 17-18). Secondo Goffredo, il gigante era eccezionalmente forte e spaventoso. L’esercito di Bruto attaccò dodici giganti tra cui Goemagog. I Brit vengono inizialmente respinti, ma alla fine “distruggono completamente i giganti, tranne Goemagog” ([155], pag. 18). La battaglia contro Goemagog continua e alla fine i Brit riescono a sconfiggere anche lui.
In fig. 18.1 vediamo un’antica miniatura intitolata “Il Re Artù Combatte il Gigante” ([155], pagg. 64-65). Sulla testa del gigante vediamo il nome Gigas (o Gog, qv in fig. 18.2). Come dimostreremo in successive pubblicazioni, la battaglia di Artù contro il gigante riflette la battaglia Biblica tra Davide e Golia, o la battaglia tra Dmitri Donskoi e Mamai-Khan del 1380.
Quali eventi reali può descrivere Goffredo in questa sua maniera poetica?
1) La vittoria dei Brit (“brothers”/”fratelli”), o i crociati, che riuscirono a conquistare Bisanzio.
2) Il combattimento contro Goemagog, uno dei più pericolosi nemici.
Chi è Goemagog? Lo abbiamo citato brevemente nella Parte 1. Vediamo adesso di esporre la questione più estesamente.
Fig. 18.1. Antica miniatura che raffigura la lotta tra il Re Artu' e un gigante. Vediamo la leggenda "Gigas" sopra la testa di quest'ultimo — cioè Gog. Ricordiamo al lettore che Gog e Magog erano i nomi usati per i "Mongoli e i Tartari". Tratto da [155], pagine 64-65.
Il Commento degli storici moderni è il seguente: “Goffredo combina due nomi in uno - Gog e Magog” ([155], pag. 232). Il commentatore della cronaca segnala inoltre che Gog e Magog sono citati spesso nella Bibbia – il Libro dell’Apocalisse e la profezia di Ezechiele. Ricordiamo al lettore che il libro Biblico di Ezechiele ci parla di queste spaventose e potenti nazioni:
“Volgiti verso Gog nel paese di Magog, principe capo di Rosh, Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui.
Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Rosh, Mesech e Tubal…
Gog verrà contro la terra di Israele, (Ezechiele 38:2-3, 38:18 e oltre). L’autore Biblico pensa che queste due nazioni portino morte e distruzione.
Fig. 18.2. Frammento dell'illustrazione precedente con il nome "Gigas".
Il Libro dell’Apocalisse parla anche degli eserciti di Gog e Magog con paura: “Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarle per la guerra; il loro numero sarà come la sabbia del mare” (Apocalisse 20:7).
Secondo i commentatori moderni, “La tradizione popolare ha in seguito trasformato Gog e Magog in giganti cattivi. Statue di Gog e Magog sono state sempre erette a Londra fin dal Medio Evo (vicino all’entrata della City, nei pressi del moderno municipio)” ([155], pag. 232).
Fig. 18.3. Antica miniatura della cronaca di Matteo di Parigi che raffigura l'invasione dei Tartari. Il "Tartaro" in questione sembra perfettamente europeo e ha un volto slavo. Tratto da [1268], pagina 78.
Queste due nazioni medievali sono piuttosto famose ; secondo alcuni cronisti, possono essere identificate con i Goti e i Mongoli. Nel XIII secolo gli Ungheresi identificavano Gog e Magog con i Tartari ([517], pag. 174). Questo fatto da solo è sufficiente a capire che gli eventi descritti da Goffredo hanno luogo in Bisanzio e in Russia (Orda). In fig. 18.3 riproduciamo un’antica illustrazione dalla “Cronaca” di Matteo di Parigi, che descrive l’invasione dei Tartari.
Fig. 18.4. Un primo elemento di un frammento dell'illustrazione precedente. Il volto del "Tartaro" sembra tipicamente europeo.
L’autore medievale della miniatura ritrae i Tartari come Europei che sembrano chiaramente Slavi – lunghi capelli biondi e tutto il resto, qv in fig. 18.4. Questo fatto corrisponde perfettamente con la nostra ricostruzione, che sostiene che i l’invasione “Tartara” sia stata in realtà Slava.
Dobbiamo anche segnalare la seguente circostanza, di primaria importanza. Secondo l’antica tradizione popolare riportata nei libri di testo Russi fino al XIX secolo, il Regno Moscovita “fu fondato da Mosoch, patriarca Biblico” - da cui il nome Greco di Mosca (Moska). Perciò, il riferimento Biblico al “principe di Rosh, Meshech e Tubal” molto probabilmente ci dice della Russa Mosokh come anche di Tubal (Tobol) in Siberia, qv sopra. Ma quando ebbe luogo realmente la fondazione di Mosca? Persino nella storia Milleriana e Romanoviana la prima menzione di Mosca data al XII secolo d.c. al massimo; Nella Parte 1 dimostriamo che Mosca potrebbe essere stata fondata persino dopo. Anche se assumiamo che il nome attuale di Mosca possa essere precedente alla fondazione della città di alcune centinaia di anni, vediamo che la citazione di Gog, Magog e del Principe di Rosh, Meshech e Tubal negli Antichi manoscritti Inglesi data tuttalpiù all’epoca del XII-XIII secolo d.c.
Fig. 18.5. Miniatura intitolata "Le nazioni di Gog e Magog che circondano la città Santa" dal libro delle Rivelazioni con i commenti di Andrea di Cesarea. Seconda metà del XVII secolo. Secondo gli storici stessi ([953], pagine 180-181), i cavalieri raffigurati come le nazioni di Gog e Magog sono di fatto Israeliti che attaccano qualche città. Tratto da [623], pagina 70.
In Chron6 dimostriamo che la Grande Conquista “Mongola” del XIV secolo e la conquista Ottomano = Ataman del XV-XVI secolo che l’ha seguita era descritta nella Bibbia come la conquista della “Terra Promessa” da parte delle tribù di Israele. Evidentemente, i Tartari e i Mongoli, o Gog e Magog, sono direttamente identificati con le le tribù di Israele nelle antiche cronache; anche le antiche carte lo danno come scontato ([953]).
Gli storici riportano quanto segue: “L’invasione dei Mongoli e dei Tartari… fu considerato un ‘segno’ dell’imminente Apocalisse e molti identificarono queste nazioni come Gog e Magog, incluso Matteo di Parigi” ([953], pag. 178). Molte carte geografiche del Medio Evo “disegnano le nazioni di Gog e Magog cacciate oltre il Mar Caspio da Alessandro il Macedone. Da lì vennero i Tartari… Matteo di Parigi scrive dei Tartari e dei Mongoli che improvvisamente sciamarono in Europa da dietro le loro montagne. E traccia la discendenza dei Tartari fino alle dieci tribù di Israele spinte oltre le montagne da Alessandro il Macedone, quindi fondendo diversi miti in uno, come Pietro Camestor e altri scienziati – il mito di Gog e Magog con quello delle Dieci Tribù” ([953], pagg. 180-181).
Prendiamo in considerazione l’antica carta medievale del presunto XIII secolo citata in [953], pag. 181 (numero XIV.2.1, Cambridge, CCC, 26). Vi appare scritto: “Area chiusa oltre il Mar Caspio. Qui stanno gli ebrei che il Signore salvò in seguito alle preghiere del Re Alessandro; essi torneranno dopo il Giorno del Giudizio come Flagello di Dio, e annunceranno la scomparsa di tutte le altre nazioni” ([953], pag. 182).
C’è un’altra antica carta con una simile iscrizione: “Il signore ascoltò la preghiera del Re Alessandro e creò la dimora degli Ebrei chiusa dietro queste montagne. Saranno liberati prima del Giorno del Giudizio e cancelleranno ogni nazione secondo il volere del Signore. Le montagne si ergono alte e forti; proibite e impenetrabili sono le Montagne del Caspio” ([953], pag. 182). Consideriamo un altra antica carta (XIV, 2.3, Londra, BL, Royal 14 C. VII, f. 4v-5, datata presumibilmente al XIII secolo). Secondo la citazione di L. S. Chekin, vi è scritto quanto segue: “Nove tribù rimangono qui - Gog e Magog, confinate da Alessandro. Da qui arrivano i Tartari – quelli che si dice abbiano condotto qui i loro eserciti da dietro le montagne di Pictra, conquistando vasti territori” ([953], pag. 183). In fig. 18.5 si vede un’antica miniatura dal Libro dell’Apocalisse (una copia datata alla seconda metà del XVII secolo). La miniatura si intitola “Le Nazioni di Gog e Magog Circondano la Citta Santa” ([623], pag. 70). Vediamo numerosi cavalieri che indossano elmi e scudi, con maglie di ferro sulle spalle. Gli Autori del XVII secolo dovevano ricordare ancora che il Libro dell'Apocalisse si riferiva alla cavalleria leggera e pesante dei Cosacchi (o Tartari).
Questo è il Commento di L. S. Chekin, storico. “Gog e Magog. . . Queste nazioni furono confinate oltre le Montagne del Caspio (o Caucaso) da Alessandro il Macedone, dove attenderanno il Giorno del Giudizio. Gog e Magog sono ricordate in differenti versioni della leggenda di Alessandro e in diverse profezie escatologiche (pseudo-Metodio di Patara, le Parole della Sibilla ecc.)... La nuova idea – cioè, identificare Gog e Magog come le dieci “tribù mancanti” di Israele, una delle quali, a turno, viene indicata come Mongoli e Tartari, venne riflessa nelle carte del Medio Oriente compilate da Matteo di Parigi… Secondo la carta XIV.2.3. 1 , ora, dopo che i Tartari ‘si sono ormai manifestati’, restano nove tribù, chiuse qui da Alessandro… L’immaginario diario di viaggio scritto da un Autore che ha utilizzato lo pseudonimo di Giovanni Mandeville (circa 1360) tratta la possibilità che Gog e Magog possano tentare una via di fuga marittima … laddove il viaggiatore Turco Evlia Celebi (circa 1650) cita Gog e Magog, chiuse da qualche parte vicino al Bosforo da Alessandro, come anche navi di ferro di qualche tipo la cui funzione non è chiara” ([953], pagg. 205-206).
La nostra ricostruzione fornisce una spiegazione perfetta per i numerosi rapporti che i cronisti medievali (alcuni citati qua sopra) fanno circa Gog e Magog = i Tartari = gli Israeliti (cf. la parola Russa “koleno” utilizzata come sinonimo di “tribù” nel caso presente e la parola “colonna” nel significato di una formazione militare). Comprendiamo che gli eventi di cui si parlava ebbero luogo in Russia (l’Orda) e nell’Impero Ottomano = Ataman del XIV-XVI secolo. Gli Occidentali Europei del XV-XVII secolo si riferivano a loro come Gog e Magog, o Mongoli e Tartari, o le “tribù di Israele” (i Teomachisti). Questo è il motivo per cui furono rinchiusi a dimorare in Russia (l’Orda) nei territori oltre il Mar Caspio e il Caucaso” qv. sopra. Tutto è chiaro – il Bosforo è dove troviamo la famosa Zar-Grad, o Istanbul, la capitale dell’Impero Ottomano (Ataman), un alleato della Russia (l’Orda) nel XIV-XVI secolo. È da qui che la famosa flotta Ottomana partiva per lunghi viaggi.
Come possiamo vedere, alcuni testi medievali sembrano riflettere le grandiose spedizioni transoceaniche intraprese dalla Russia (l’Orda) e dall’Impero Ottomano (Ataman) nel VI secolo – il continente Americano fu conquistato a seguito delle stesse ([953], pagg. 205-206). Questo è il motivo per cui le antiche carte e cronache citate sopra (evidentemente datate al XVI-XVII secolo) hanno preservato il ricordo di qualche “nave d’acciaio” costruita da Gog e Magog, sebbene vaga; questo sfida la comprensione degli storici moderni che non possono operare fuori dal paradigma della storia Scaligeriana ([953], pagg. 205-206). Tuttavia, la storia Scaligeriana mantiene la memoria di un’America colonizzata dalle “dieci tribù perdute d’Israele” , nientemeno (vedi Chron6 per ulteriori dettagli).
L. S. Chekin continua a rimarcare che gli Ebrei delle dieci “tribù perdute” di Israele “in alcuni casi si credeva abitassero il Caucaso e la Scitia”; la tradizione Cristiana … li collegava a Gog e Magog. In particolare si pensava fossero state spinte oltre le montagne del Caspio da Alessandro il Grande e lì rinchiuse… questo dà nuove ragioni per identificare le dieci tribù di Israele con Gog e Magog…. Entrambi i miti (Gog e Magog come le tribù perdute di Israele) erano applicati ai Mongoli e ai Tartari… Si dichiarò che gli Ebrei erano collaboratori di questi ultimi” ([953], pag. 209).
Secondo la nostra ricostruzione, tutti i diversi nomi elencati sopra (i Mongoli, i Tartari, le Dieci Tribù di Israele e le nazioni di Gog e Magog) si riferiscono in realtà allo stesso personaggio storico – cioè, l’esercito della Russia (l’Orda) e l’Impero Ottomano (Ataman), che avevano colonizzato vaste terre in Eurasia e America intorno al XIV-XV secolo, fondando il Grande Impero "Mongolo".
Perciò, possiamo trarre un importante conclusione una volta tornati alla cronaca Inglese di Goffredo. Durante il loro sbarco a Bisanzio (o Inghilterra), in un epoca che non può verosimilmente precedere il XIII secolo, l’esercito di Bruto (Brate/Fratello) era composto da un insieme di grandi gruppi etnici, tra qui i Goti = Cosacchi = Russi = l’Orda = i “Mongoli” (i Grandi). Essi giocarono un ruolo importante nell’Europa Medievale e in Asia nel XIII-XIV secolo d.c.
8. GIULIO CESARE SI TROVA NELLE VICINANZE DELLE TERRE RUSSE DURANTE LA CONQUISTA DELLA BRITANNIA O ALBANIA
Ricordiamo che l’epoca di Bruto (Brate/Fratello) è anche l’epoca di Giulio Cesare = Youri lo Zar = Re Giorgio. In questo caso, le campagne militari di Bruto devono essere descritte in qualche modo nei testi che riferiscono delle campagne di Giulio Cesare.
Quando Goffredo arriva alla fine della sezione che riguarda Bruto, comincia la sua storia di Giulio Cesare, avendo presumibilmente saltato diverse centinaia di anni. Come possiamo comprendere oggi, ricomincia la medesima storia “per la seconda volta”, o torna agli eventi dello stesso XIV-XV secolo, sebbene riportati in una maniera diversa.
Secondo Goffredo, “La storia Romana ci dice che dopo la conquista della Gallia, Giulio Cesare arriva alle coste della Ruthenia. Avendo da lì visto l’isola di Britannia, chiede di questa terra e della gente che ci vive” ([155], pag. 37).
Gli storici Scaligeriani sono dell’opinione che il passaggio di cui sopra sia una nuova dimostrazione dell’ignoranza dell’autore medievale. Il Commento moderno è il seguente: “I Ruteni identificati come una tribù Gallica che abitava l’Aquitania (il Sud-Est della Gallia). È impossibile vedere la Britannia da lì, e così Goffredo sta facendo un errore nel suo riferimento ai Ruteni” ([155], pag. 238).
Chi sono i Ruteni? Torniamo al glossario da noi compilato con i materiali di V. I. Matouzova ([517]); troveremo immediatamente la risposta. I Ruteni erano Russi, e molti cronisti medievali usano questo termine per riferirsi a loro. Il nome può derivare dalla parola “Orda” (nella sua forma Slava Orta, Ruta e Rat) – l’esercito Russo, in altre parole.
Fig. 18.6. Frammento di una vecchia mappa dove Il Cairo e Babilonia sono disegnati come vicini. Tratto da [1268], pagina 145.
È noto che l’esercito Russo abbia intrapreso diverse guerre con Bisanzio, attaccando tra l’altro Zar-Grad (o Costantinopoli), I Russi hanno occupato davvero alcune province Bizantine nel Medio Evo, ed era facile vedere l’Albania, o Bisanzio, dai territori adiacenti.
Crediamo perciò che i Ruteni menzionati nelle cronache Inglesi nel contesto della conquista della Britannia, o Albania da parte di Cesare siano la stessa nazione dei Russi nel XIII -XIV secolo d.c.
La Grande Conquista “Mongola” cominciò nel XIV secolo; i Russi (o Ruteni) arrivarono in Francia, conosciuta come Gallia nel Medio Evo, come risultato di questa espansione militare, e non solo in Gallia, ma in Europa Occidentale in generale e oltre, qv in Chron5. Goffredo è perciò nel giusto quando dice che i Ruteni vivevano in Gallia. “Ruta” (o “Rutha”) si traduce come “Orda”.
Torniamo alle campagne di Giulio Cesare descritte da Goffredo. Cesare invade l’Albania, o Britannia, con una flotta. Qui si sconta con i Brit ([155], pag. 38), sconfiggendoli e conquistando il loro paese. Fermiamoci a riflettere sull’identità dei Brit nel XII-XIV secolo. La “spiegazione” Scaligeriana, che li chiama “discendenti di Bruto”, in realtà non spiega niente. La nostra esperienza in questa materia ci porta all’assunto che i Brit del XIII-XIV secolo possono essere identificati come una nazione reale Mediterranea.
Torniamo di nuovo al dizionario dei sinonimi medievali che abbiamo compilato dal libro di V. I. Matouzova ([517], vedi sopra). Vediamo immediatamente che le antiche fonti utilizzano la parola “Pruten” per riferirsi ai Prussiani (PRTN). Questo può ben essere l’equivalente medievale di BRT, o i Brit citati da Goffredo, e si può perciò assumere che Cesare abbia combattuto contro i Prussiani nel Medio Evo. Britannia, o BRTN, come viene chiamata nelle fonti dell’epoca, è molto probabilmente identificabile come PRTN = Prutenia, o Prussia medievale. Il nome Prutenia potrebbe anche essere stato usato per l’Orda Bianca.
Comunque, un’altra risposta è possibile. Secondo la Cronaca Anglo-Sassone, il linguaggio dei Brit era il Gallese ( [ 1442] , pag. 3). Comunque, i Gallesi, o Valacchi erano già identificati come Turchi, o Ottomani (qv nella tabella dei sinonimi medievali riportata sopra) In questo caso i Brit possono essere stati identificati come Turchi (o Ottomani) – almeno in alcune cronache… Questo ci riporta alla localizzazione Bizantina o Russa (“Mongola”) dell’iniziale storia Inglese.
Fig. 18.7. La città di Babilonia si trova proprio accanto alle piramidi egiziane in una vecchia mappa del manoscritto "Notitia Dignitatum", che dovrebbe risalire al IV-V secolo D.C. Si presume che l'originale sia perso — tuttavia, abbiamo copie del codice "Spirensis" che presumibilmente risalgono al X secolo. Tuttavia, secondo [1177], pag. 244, anche questo codice "è scomparso nel XVI secolo". Tratto da [1177], pagina 245.
9. LA LOCALIZZAZIONE DI LONDRA NEL X-XII SECOLO. LA FONDAZIONE DI LONDRA REGISTRATA CRONOLOGICAMENTE NELLE ISOLE INGLESI
Molti moderni lettori credono che la città di Londra sia stata sempre dove si trova oggi. Vediamo dunque cosa ci dicono le antiche cronache Inglesi su questa faccenda.
Goffredo, per esempio, ci dice quanto segue: “Avendo terminato la divisione del suo regno, Bruto ebbe il bruciante desiderio di fondare una città… Ne trovò una, chiamandola subito Nuova Troia [sic! - Aut.] . La città appena fondata ha portato questo nome per centinaia di anni, poi il nome fu modificato in Tronovant. Comunque, più tardi Lud… che aveva combattuto contro Giulio Cesare… diede ordine di chiamare la città Caer Lud da lui [la parola Caer si traduce come ‘città’, cf. Cairo; altre informazioni sul questo soggetto più avanti - Aut. ] . Questo a poi portato a una gran lotta tra lui e suo fratello Nennio, che era aspramente risentito per il fatto che Lud volesse cancellare il nome stesso di Troia dalla memoria dei loro discendenti” ([155], pag. 18).
Questo è ciò che ci racconta la cronaca più avanti: “Il nome venne trasformato in Caerludane, e quindi, dopo che una lingua successe all’altra, in Lundene, e infine Lundres” ([155], pag. 37). Il Commento moderno è il seguente: “Trinovant – l’antico nome di Londra” ([ l 55], pag. 232). Il nome Londres esiste ancora oggi – è come i Francesi e gli Spagnoli trascrivono il nome London.
Perciò, le antiche cronache Inglesi affermano che Lud, o Londra sia la precedente Trinovant, o Nuova Troia. Che significa Nuova Troia? Molto probabilmente, la Nuova Roma, o Costantinopoli, ossia Zar-Grad. Questo corollario corrisponde perfettamente con ciò che abbiamo scoperto sopra, e suggerisce anche una localizzazione Bizantina e “Mongola” degli eventi dell’antica storia Inglese. Goffredo sembra dirci di qualche antica campagna militare di Bruto (Brate/Fratello) che data al XI-XII secolo. Questa campagna ha portato alla fondazione di Nuova Troia, che più tardi è stata chiamata Costantinopoli. Oppure descrive la conquista “Mongola” delle Isole Britanniche nel XIV secolo da parte del fratello di Genghis-Khan, che ha portato alla fondazione della città che è stata conosciuta come Nuova Troia, o Zar-Grad. Più tardi questa città verrà conosciuta come Londra.
Citiamo un altro fatto tipico e ricordiamo la famosa città di Tyrnovo in Bulgaria, Il nome ricorda quello di Trinovant e si traduce come “Nuova Troia” essendo una collazione tra “Troia” e “Nova” (Tyr + Novn). Il nome Trinovant può dunque essere di origine Bizantina e arrivare dai Balcani. La parola Russa per “nuovo” è “noviy” cf, anche il Latino “nevus”. Nuova Troia può essere stata perciò utilizzata un tempo come nome di Londra. Questo è esattamente quello che apprendiamo dalla cronaca di Goffredo, il quale riporta la trasformazione del nome Nuova Troia in Trinovant. La “trasformazione” è causata dall'inversione dell’ordine delle due parti che formano la parola.
Fig. 18.8. Ingrandimento dell'illustrazione precedente che raffigura l'antica città di Babilonia. Nel centro della città (minareto Musulmano?) vediamo una torre alta con una croce Cristiana sulla cupola.
La Città di Lud deve semplicemente significare “Città di LD”, o “Città di LT” la città dei Latini, o la città della “gente” (lyudi) in Russo. Una capitale con questo nome può ben essere stata riflessa nelle cronache Inglesi. Ricordiamo la fondazione dell’Impero in Bisanzio intorno al 1204 nella cronologia Scaligeriana. La sua capitale potrebbe essere stata conosciuta come Caer Lud, o “Città Latina”. Secondo Nennio, la parola “caer” ha un tempo significato “città” nel linguaggio dei Brit ([577], pag. 190).
Il nome Caer (Cair) Lud ci fornisce anche un altra ragione per identificare Nuova Troia come Costantinopoli e perciò anche la Londra del XII-XIII secolo. La prima consonante della parola “Caer” avrebbe potuto stare per “TS” in alternativa a “K” - le due venivano spesso confuse tra loro. In questo caso CR significa “Czar”, e Czar-Grad è un altro nome per Costantinopoli.
Perciò, Caer Lud, o Londra come descritta nelle antiche cronache Inglesi, è molto probabilmente la città degli Zar Latini (CR LT, Czar-Grad o Costantinopoli). Potrebbe essere stata anche conosciuta come “Zar della Gente”, o “Sovrana delle Nazioni”, tenendo conto della somiglianza tra le parole “Lud” e”lyudi” (gente).
A proposito, la città Egiziana del Cairo e l’ “antica” Babilonia, che gli storici Scaligeriani localizzano tra il Tigri e l’Eufrate, datandola a un tempo immemorabile, erano disegnate come due città vicine su alcune antiche carte – un frammento di una simile carta è riprodotto in fig. 18.6. Il Commento moderno dice che “Cairo e Babilonia vengono disegnate come città vicine” ([1268], pag. 145).
L’ “antica” città di Babilonia è anche disegnata come se stesse proprio sopra le piramidi Egiziane su un’antica carta riprodotta in fig. 18.7 (vedi [1177], Volume 1, pag. 245). Possiamo vedere il Nilo, grandi piramidi, e la città di Babilonia lì vicino – in alto a destra. Il fatto più interessante risulta essere che i compilatori di questa antica carta evidentemente credevano che Babilonia fosse una città Cristiana. Infatti, proprio al centro vediamo un’alta torre con sulla punta una croce (vedi fig. 18.. La stessa torre ricorda un minareto Mussulmano – sulla cima vediamo qualcosa che ricorda una balconata utilizzata dai muezzin per richiamare i Mussulmani a raccolta per le preghiere.
Se questa è la verità, troviamo un’altra prova che la Cristianità e l’Islam erano due differenti rami di una religione un tempo unica. Naturalmente non troveremo croci Cristiane sui moderni minareti; comunque, crediamo che lo scisma tra le due religioni dati a un’epoca relativamente recente, cioè il XVI-XVII secolo.
Torniamo al nome “Caer”, o “Cair”, che un tempo significava “città”. Come abbiamo visto più sopra, praticamente ogni antica città fondata dai Brit ha questa parola come parte del nome, il che riflette un ricordo delle sue origini – la parola Czar. Per esempio, la cronaca di Nennio ci dice quanto segue: “Questi sono i nomi di tutte le città Britanniche che esistono oggi, 28 in tutto: Caer Gwartigirn, Caer Gwyntgwick, Caer Myncip...” ([155], pag. 190). E così via. Il nome di ogni città Inglese inizia con la parola Caer.
Ce n’è abbastanza per capire che l’intera narrazione di Goffredo riguardo la toponimia del nome Londra venga sbrigativamente dichiarata sbagliata dai rappresentanti della moderna scienza storica. Secondo gli storici istruiti, “La toponimia del nome Londra suggerita dall’autore (cioè la sua derivazione dal nome Lud, è del tutto illogica. Antichi Autori (come Tacito e Ammiano Marcellino) chiamano la città Londinium o Lundinium. La reale toponimia è discutibile” ([155], pag. 237).
Figura 18.9. Frammento di una mappa navale militare russa del 1750 dove lo stretto tra Inghilterra e Irlanda si chiama lo Stretto di San Giorgio. Copia dall'originale conservata nello studio di Pietro il Grande. A quanto pare, il nome "Stretto di San Giorgio" veniva da Bisanzio insieme alle cronache bizantine. Tratto da [73]. In alternativa, potrebbe essere stata portata qui durante la conquista "Mongola", quando l'esercito dell'Orda inviato da Genghis=Khan, o Youri (Giorgio) è arrivato nelle isole Britanniche.
Perciò, dopo le crociate del XI-XIII secolo alcuni cronisti incominciarono ad utilizzare il nome Nuova Troia per riferirsi a Czar-Grad, o Nuova Roma. Dopo la fondazione dell’Impero Bizantino intorno al 1204, la capitale di Bisanzio venne chiamata la Città Latina o Caer Lud (Czar della Gente), e infine Londra. Questo nome venne trasferito alla Britannia insulare quando l’antica cronaca Bizantina e “Mongola” arrivò lì.
Nennio elenca 28 città Britanniche nella sua cronaca, sostenendo che la lista sia esaustiva ([577], pag. 190). Caer era la parola che i Brit utilizzavano per “città” ( [ 577] , pag. 283). Comunque, l’antica capitale d’Egitto in Africa è chiamata Cairo. La stessa parola può essere derivata da “Zar”. Perciò la parola “caer” potrebbe essere di origine Orientale, come l’antica storia della Britannia.
Goffredo continua dicendoci che la città di Nuova Troia, o Londra, è stata fondata sul Fiume Thames (Tamigi)) ( [ 155], pag. 18). Crediamo che il nome fosse inizialmente un riferimento al Bosforo, dove troviamo Costantinopoli. Questo stretto è molto lungo e relativamente angusto; sulle carte sembrerebbe un fiume e connette il Mar Nero col Mar di Marmara.
Diamo un’occhiata più da vicino alla parola Thames (Tamigi). Tenendo a mente la maniera Orientale di leggere le parole da destra verso sinistra e la parola “sound”, sinonimo della parola “strait” (stretto) ( [23], pag. 941). Rovesciato e senza le vocali diventa “DNS” - potrebbe essere una versione di TMS (Thames/Tamigi). La parola potrebbe essere stata usata per riferirsi a uno stretto in generale prima di diventare il vero nome di un fiume in Inghilterra.
Ci sono anche alcune importanti prove del fatto che molti nomi di fiumi Inglesi moderni sono stati importati da Bisanzio nella carta navale Russa del 1750 riprodotta nell’atlante intitolato ‘Carte Navali Russe. Copie dagli Originali’ ([73]). Crediamo che Zar-Grad, o Costantinopoli sia il prototipo storico di Londra; questa città è situata vicino allo Stretto di San Giorgio – un nome utilizzato sia per riferirsi sia al Bosforo che ai Dardanelli nel Medio Evo, qv sopra. C’è qualcosa del genere nelle vicinanze delle Isole Inglesi? Difatti c’è – il lungo e angusto stretto tra Irlanda e Gran Bretagna a cui ci si riferisce come “Stretto di San Giorgio” nella carta del 1750, qv in fig. 18.9.
Il nome è molto probabilmente migrato alle Isole Inglesi come risultato dell’ “importazione” delle cronache Bizantine e “Mongole”. In alternativa, c’è ancora una traccia della Grande Conquista “Mongola”, quando le Isole Inglesi furono conquistate e popolate dall’esercito della Russia, precedentemente conosciuto come Orda. Questo esercito era riuscito a conquistare l’intero mondo sotto le bandiere del suo Grande Zar, o Khan, Youri, conosciuto anche come Giulio Cesare, Gyurgiy, Re Giorgio, Genghis-Khan e S. Giorgio il Vittorioso. È naturale che si trovi il suo nome sulle carte delle terre scoperte e conquistate dal suo esercito.
10. L’ANTICO STEMMA DI LONDRA E DEL REGNO INGLESE DELL’ESSEX RAPPRESENTA LE SCIMITARRE OTTOMANE (O MEZZELUNE)
Anche la città di Londra nelle Isole Inglesi è stata molto probabilmente fondata dai “Mongoli”, o i “Grandi”, nell’epoca della Grande Conquista da parte dell’Orda e degli Ottomani nel XIV-XV secolo. Ha quindi senso rivolgersi ancora alla carta di Giovanni Speede datata al 1611-1612 ([1160], pagg. 166-167). Qui vediamo la città di Londra come parte del Regno dell’Essex, qv in figg. 18.10. e 18.11. Nella parte superiore della fig. 18.11 vediamo la legenda “East Saxon King Dome”. La seconda parte della parola “kingdom” nella sua trascrizione arcaica è scritta separatamente, in fondo sulla sinistra – immediatamente sopra il nome London. Questo potrebbe essere un riferimento al fatto che Londra fosse la capitale del Regno Sassone dell'Est (Essex).
Fig. 18.10. Frammento di una mappa di John Speede del 1611-1612. Vediamo che c’è il Regno Sassone Orientale, così come il suo stemma (la Casa di Londra) con tre sciabole che assomigliano molto alle scimitarre Ottomane e possono essere interpretate come mezzaluna Ottomana. Tratto da [1160], pagine 166-167.
Fig. 18.12. Un’altra rappresentazione dello stemma dei Sassoni Orientali dalla parte sinistra della mappa di John Speede. Guerriero con uno scudo con tre scimitarre Ottomane su un campo rosso. Tratto da [1160], pagina 166.
Fig. 18.11. Ingrandimento dello stemma Sassone Orientale (Casa di Londra) dalla mappa di John Speede. Tratto da [1160], pagine 166-167.
Fig. 18.13. Stemma di Londra da una mappa di Londra del 1700. Non ci sono più mezzalune Ottomane, o scimitarre — vediamo gruppi di tre forme leonine stranamente allungate su un campo rosso — così sono state modificate le scimitarre Ottomane. Tratto da [1160], pagina 271.
Segnaliamo anche il fatto più significativo che riguarda questa parte della carta. Vicino a Londra e alla legenda “East Saxon King Dome” vediamo un grande stemma, che è per noi di estremo interesse (vedi fig. 18. 11 ). Quello che vediamo è uno scudo militare con tre scimitarre disegnate su un campo rosso – sono chiaramente Ottomane, armi professionali con larghe e pesanti parti frontali della lama. Inoltre, il modo in cui sono ritratte le scimitarre le fanno assomigliare a tre mezzelune Ottomane. Bisogna ricordare che la carta è dei primi del XVII secolo, quando la Riforma era già incominciata, come anche la falsificazione della storia antica. È possibile che l’antico stemma di Londra e del Regno dell'Essex portassero scimitarre anche più esplicite o mezzelune. Chiediamoci delle loro possibili origini, dato che i Sassoni medievali non hanno mai utilizzato niente che assomigli anche lontanamente a queste armi Turche (o almeno la storia Scaligeriana non riporta nulla del genere).
Evidentemente quello che vediamo è una traccia vivida della conquista Ottomana o “Mongola”. La presenza delle scimitarre Ottomane, o mezzelune, sullo stemma dell’Essex si spiega bene con la nostra ricostruzione, la quale afferma che il nome Londra è stato trasferito sulle rive del Thames (Tamigi) dall’Orda e dagli Ottomani, o Ataman, in ricordo dell’antica London - Czar-Grad o Troia sul Bosforo. La mezzaluna è l’antico simbolo di Zar-Grad, come spiegato in Chron6. Più tardi, dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, la mezzaluna divenne il simbolo imperiale dell’Impero Ottomano = Ataman, che significa che non c’è nulla di sorprendente sul fatto che la capitale delle Isole Britanniche fondata dai “Mongoli” e dagli Ottomani portasse un tempo il simbolo di Costantinopoli sullo stemma – la mezzaluna, o scimitarra Ottomana.
La natura militare di questo stemma viene enfatizzato dal fatto che le tre scimitarre, o mezzelune, siano disegnate su uno scudo, qv in fig. 18.11. Si tratta di uno stemma militare. Vediamo lo stesso stemma sulla carta compilata da Giovanni Speede – nel simbolo dell’East Saxon Kingdom (fig. 18.12), con un guerriero con uno scudo decorato da tre scimitarre, o mezzelune.
Fig. 18.14. Vecchia mappa della Scozia dalla Cronaca di Matteo di Parigi che si suppone risalga al XIII secolo. Non si può non notare la grande area nel Nord-Ovest della Scozia chiamata "Ros" — evidentemente, la "Terra Russa". Questo dev'essere il risultato della Grane invasione “Mongola”, quando gli Scozzesi (o gli Sciti) si sono insediati in tutta la Scozia. Tratto da [1268], pagina 7.
Bisogna segnalare che la pianta di Londra compilata da Johannes de Ram un secolo più tardi, nel 1700, contiene anch’essa uno stemma di Londra ([1160], pag. 271). È significativo che non ci siano più né scimitarre né mezzelune da nessuna parte; rimane tuttavia il campo rosso, qv in fig. 18.13. Invece delle mezzelune vediamo diverse triadi di leoni, nella stessa disposizione delle mezzelune e scimitarre dei Sassoni dell'Est. Persino la forma dei corpi leonini ricordano in qualche modo le scimitarre. Questo potrebbe essere il risultato della campagna di correzione che ha colpito la storia Inglese. I simboli Ottomani o Ataman non erano benvisti nell’antica storia della nuova Britannia post-Riformista.
Fig. 18.15. Un primo elemento di un frammento dell'illustrazione precedente con il nome Ros accanto a Scocia. Tratto da [1268], pagina 7.
Le mezzelune sono state rimpiazzate dai leoni o cancellate del tutto. Il campo rosso è stato mantenuto – ovviamente, non disturbava i riformisti. Ci riferiamo a simili “attività progressive” condotte nel corso della Riforma Romanoviana che ha riguardato gli antichi stemmi Russi (XVII-XVIII secolo; vedi Parte I di questo volume). Appena arrivati al potere i Romanov incominciarono a cancellare gli antichi simboli dell’Orda e Ottomani dagli stemmi Russi, dalle opere d’arte e così via – diligentemente e sistematicamente. In particolare, gli artisti Romanoviani erano noti per trasformare le mezzelune degli stemmi in barche e altre figure curve, con lo scopo di purgare l’antico simbolismo dell’Impero “Mongolo” dal ricordo di tutti. Come risultato, gran parte della storia autentica del XIV-XVI secolo fu dimenticata ai primi del XVIII secolo, o sfigurata oltre ogni possibilità di riconoscimento.
11 . L’IDENTITÀ DEGLI SCOT E DELLA SCOZIA NEL XIII-XIV SECOLO. I NOMI DI RUSSIA E SCOZIA APPAIONO SULLE CARTE MEDIEVALI INGLESI INTORNO AL XV-XVI SECOLO
Il nome Scotland (Scozia) sta per “Terra degli Scot” e non c’è nulla di nuovo o sorprendente in questo. Comunque, poche persone sanno che gli Scot erano conosciuti precedentemente come Sciti, il che è scritto esplicitamente, per esempio, nel Manoscritto F della Cronaca Anglo-Sassone ([1442], pag. 3, Commento 4). Qui ci si riferisce agli Scot come “SCITHI”. Questa antica cronaca Inglese identifica apertamente gli Scot con gli Sciti e la Scozia con la Scitia (Scyth-Land).
Trattiamo l’identità degli Sciti in modo esteso in Chron5. Gli Sciti sono ricordati da molti Autori medievali – vengono identificati primariamente come la nazione Slava. In Chron5 dimostriamo come la parola Scita derivi probabilmente dalla parola Slava “skitatsya ” (vagare). La parola “Kitay” (la parola Russa per “Cina”) deve derivare dalla stessa radice. Durante la Grande = Conquista “Mongola”, gli Slavi, o Sciti, si erano diffusi in particolare nell’Europa Occidentale, dando anche il nome alla Scozia quando la popolarono nel XIV-XV secolo.
Le antiche carte della Scozia sono di estremo interesse a questo proposito. In fig. 18.14 riproduciamo la carta della Scozia inclusa nella “Cronaca” di Matteo di Parigi, presumibilmente datata al XIII secolo ( [1268], pag. 7). Notiamo immediatamente la grande area a Nord-Ovest della Scozia chiamata Ros (vedi fig. 18.15). Il nome rimanda immediatamente alla Russia e dev’essere un’ ‘altra traccia della Grande Conquista “Mongola” prodotta dall’insediamento dei coloni Russi (o l’Orda) in Scozia.
Fig. 18.16. Frammento della mappa di John Speede compilata nel 16111612. La zona precedentemente nota come Ros è già denominata "Regno degli Scozzesi". Vediamo gli Scozzesi identificati come Russi (abitanti di Ros). Tratto da [1160], pagina 167.
Un’altra carta (Compilata da Giovanni Speede nel 1611-1612) chiama la stessa regione Regno degli Scot. Un frammento di questa carta può essere visto in figg. 18.16 e 18.17. Riflettiamo anche sulla parola “kingdom”, che un tempo veniva scritta come “King Dome” (vedi fig. 18.11, per esempio). Probabilmente questa parola deriva dallo Slavo “Khan-Dom”, o Casa del Khan. Il titolo Est_Europeo Khan si trasforma nella parola king, laddove l’antica parola Slava per “casa” “house” (dom) significa virtualmente la stessa cosa in un certo numero di lingue Europee Occidentali, sebbene trascritto in caratteri Romani.
Fig. 18.17. Ingrandimento di un frammento della mappa di John Speede con la scritta "Kingdome of the Scots". Tratto da [1160], pagina 167.
Ros, il nome di questa regione Russa, è rimasto sulle carte della Scozia almeno fino al XVIII secolo. In fig. 18. 18 riportiamo un frammento di un altra simile carta datata al 1755, dove questo nome è trascritto in modo ancora più palese - come Ross (vedi fig. 18.19). Questa rara carta può essere vista nella sua completezza nelle figg. 18.20-18.23.
Comunque, la carta più notevole a questo proposito è la carta delle Isole Britanniche compilata da George Lily nel presunto anno 1546 ([1459], carta XLIV; vedi fig. 18.24. Vediamo la stessa regione della Scozia chiamata Rossia - Russia, in altre parole! Vedi figg. 18.25 e 18.26. Perciò, alcune carte della Britannia del XVI secolo disegnano una vasta area della Scozia con il nome di Rossia. Le moderne carte Inglesi non contengono simili nomi, ovviamente – devono essere svaniti nell’epoca della Riforma (il XVI-XVII secolo), quando simili nomi Russi vennero corretti per cancellare la memoria stessa del Grande Impero "Mongolo".
A proposito, il nome Ros era anche presente nelle carte medievali dell’Inghilterra – per esempio, la stessa carta di George Lily indica l’area chiamata Ros vicino a Londra e Gloucester (vedi fig. 18.27).
Un’altra carta della Britannia (datata al 1754) utilizza la parola Ecossa per riferirsi all'area chiamata altrove Rossia (vedi fig. 18.28). Questa parola è molto simile alla parola Cosacco – la regione Cosacca. I termini sono sinonimi, poiché la Conquista Russa era stata portata avanti nel XIV secolo dall’esercito dell’Orda, o truppe Cosacche (vedi altri dettagli su Chron5). Evidentemente, queste parti della Scozia furono popolate da un gran numero dei Cosacchi che arrivarono qui come coloni dalla Russia, o l’Orda, nel XIV-XV secolo.
Fig. 18.18. Mappa Scozzese del 1755 con una grande area chiamata Ross — probabilmente la zona Russa. Presa da {1018}.
Quanto detto sopra spiega un altro interessante antico nome della Scozia che troviamo in carte medievali - Scocia (vedi la stessa carta di Matteo di Parigi parzialmente riprodotta in fig. 18.15). Il nome è scritto sulla carta in modo piuttosto chiaro (la lettera Romanica C ricorda in qualche modo la “q”). L’intera Scozia è chiamata Scocia su un’altra carta che data presumibilmente al 1493; un suo frammento è riprodotto in figg. 18.29 e 18.30. Come incominciamo a capire, il nome deve derivare dalla parola Slava “skok”, un rozzo equivalente di “galoppare”. Vedendo come l’esercito Cosacco dell’Orda fosse prevalentemente a cavallo, è perfettamente naturale che i nomi che contengono la radice “skok" siano associati con la cavalleria Russa, immortalata nella geografia e storia laddove gli invasori a cavallo decisero di stabilirsi.
Anche antiche carte del XIV-XVI secolo utilizzano il nome Scozia per riferirsi anche alla Scitia – la Scitia Inferiore è stata talvolta trascritta come Scocia Inferior ([953], pag. 220). Gli storici non possono non averlo notato; cautamente commentano in questo modo: “La forma ‘Scotia’, utilizzata normalmente per la Scozia, si riferisce qui anche alla Scitia [su alcune carte antiche - Aut.] . . . La leggenda che afferma che gli Irlandesi e gli Scozzesi siano di origine Scita (entrambi le nazioni erano note come ‘Scotti’ , data al IX secolo almeno” ([953], pag. 221).
Al proposito, alcune carte medievali indicano anche un Deserto Scita nell’Egitto Africano ( [953] , pag. 220). Anche questo è corretto, poiché la nostra ricostruzione afferma che l’Egitto in Africa è stato in un certo momento parte del Grande Impero "Mongolo".
Tiriamo le somme. Abbiamo scoperto i seguenti sinonimi del nome Scozia in un certo numero di carte antiche: Ros, Ross, Rossia, Scotia, Ecossa e Scocia, tutti riferimenti ai Cosacchi o a soldati a cavallo.
Fig. 18.19. Ingrandimento di un frammento della mappa precedente con un'area chiamata Ross.
Rivolgiamoci ora ad un’altra carta della Britannia attribuita oggi all’ “antico” Tolomeo (presunto II secolo d.c. - vedi fig. 18.31). Questa carta era inclusa nella sua Geografia, pubblicata nel XVI secolo (da Sebastian Munster - vedi [1353]). Come chiama Tolomeo la parte “Russa” che abbiamo scoperto sulle altre carte? La sua carta vede la parola “Albion” proprio a centro; sopra vediamo il nome Orduices Parisi (vedi fig. 18.32). Il nome si deve tradurre come “P-Russi (Russi Bianchi) dell’Orda”. Albion, che è il nome dell’intera isola, si traduce anch’esso verosimilmente come “Bianco”, in ricordo dell’Orda Bianca, il cui esercito si era stabilito nell’Isola Britannica durante l’invasione del XIV-XV secolo. La carta di Tolomeo indica anche il nome di Londra nella sua antica forma - Trinoantes, o Nuova Troia (vedi fig. 18.31 ).
Fig. 18.20. Mappa della Scozia del 1755. Prima parte. Tratto da [1018].
La carta dell’Irlanda datata al 1754 è altrettanto interessante (vedi fig. 18.33). Qui vediamo la città e l’area di Roscommon (fig. 18.34). Il nome potrebbe essere stato originariamente anche “Comune Russa”, la seconda parte potrebbe derivare dalla antica parola Russa per “cavalli” - “komoni”. Ricordiamo anche al lettore che la nostra ricostruzione suggerisce che la parola “Irish” sia un’altra forma della parola “Russo”.
E ricordiamo anche gli antichi nomi di Londra. Secondo le antiche cronache Inglesi, la città era stata conosciuta sotto una varietà di nomi diversi ([155]). Tra loro – Nuova Troia, Trinovant, Caerlud, Caeludane, Londinium, Lundres e, infine, London ([155], pagg. 18,37 and 232). Come ricordato più sopra, il nome Londres viene utilizzato dai Francesi ancora oggi, qv nella carta Francese del 1754 a cui ci si riferiva prima (vedi fig. 18.28). Un ingrandimento col nome Londres si può vedere in fig. 18.35. Questo ci porta alla seguente ipotesi. Il nome Lond-Res potrebbe inizialmente aver significato “Terra dei Russi”? La similarità fonetica è presente. Più tardi, nell’epoca della Riforma, molti antichi nomi si trasformarono in qualcos’altro – per esempio, i Riformisti Britannici erano offesi da simili riferimenti all’antico potere Imperiale, e sostituirono Londres con London, che è abbastanza inoffensivo. I Francesi, che vivevano dall’altra parte della Manica erano più preoccupati con i propri problemi e meno con quelli dei nomi delle antiche terre, e questo potrebbe essere il motivo per cui la parola Londres è sopravvissuta in Francia.
Perciò vediamo un gran numero di vivide “tracce Russe” lasciate dalla conquista Ottomano (Ataman) del XIV-XV secolo in alcune carte della Britannia fino al XVIII secolo. Questi “anacronismi” furono successivamente rimpiazzati con altri nomi.
Abbiamo trattato a lungo il nome Scotland nel Medio Evo (Ros, Ross, Rossia e così via). Ci sono altre radici Slave nella toponimia delle Isole Britanniche. Un altro buon esempio è Moravia, qv nell’antica carta in fig. 18.25. Quest’area è adiacente a Ross e il suo confine è definito dal Fiume Ness. È noto che la Moravia sia una regione Slava dell’Europa – parte della moderna Repubblica Ceca, per essere più precisi. Il nome potrebbe anche essere stato portato in Britannia dai conquistatori “Mongoli”; comunque è assente dalle carte moderne della Britannia. Nella carta del XVIII secolo lo vediamo trasformarsi in Murray. Questa forma non somiglia a “Moravia”, e non dovrebbe provocare domande inutili.
Fig. 18.21. Mappa della Scozia del 1755. Seconda parte. Tratto da [1018].
Ritorniamo alla cronaca di Nennio, che riporta quanto segue nel capitolo intitolato “Avventure degli Scot e la loro conquista dell’Hibernia”.
“Se qualcuno desidera conoscere meglio i tempi in cui… l’Hibernia era desolata e priva di abitanti, questo è quello che ho saputo dai più saggi tra gli Scozzesi. Quando i Figli di Israele scappavano dagli Egiziani attraverso il Mar Nero, l’ultima parte venne ingoiata nelle profondità delle acque, secondo le Sacre Scritture. C’era un illustre Scita che viveva in Egitto in quel tempo, con una grande parentela e molti servi, un rifugiato dalla sua patria di origine… i sopravvissuti Egiziani decisero di bandirlo dall’Egitto per timore che il loro intero regno cadesse sotto la sua dominazione” ([577], pag. 174).
Gli Sciti furono quindi banditi e si imbarcarono per conquistare l’Hibernia. Nennio descrive quest’evento come la conquista dell’Hibernia da parte degli Scozzesi ([577], pag. 175). L’Hibernia medievale si identifica oggi con l’Irlanda; comunque, potrebbe anche essere la Spagna (Iberia), o un’altra terra. La Grande Conquista “Mongola” aveva inghiottito enormi parti d’Europa, Asia, Africa e America. I discendenti dei conquistatori che si erano infine stabiliti in Inghilterra potrebbero aver scritto della conquista di altre terre nelle loro cronache.
Fig. 18.22. Mappa della Scozia del 1755. Parte tre. Tratto da [1018].
E così il cronista Inglese Nennio traccia la genealogia degli Scozzesi fino agli Sciti. La sua leggenda dell’Egiziano Scita, che aveva conquistato la Britannia quando il Faraone affondò nel Mar Nero inseguendo il Biblico Mosé, ci permette di datare la conquista della Britannia. Arriviamo così al XV secolo d.c. secondo Chron6, che è una data perfettamente corretta per la colonizzazione dell’Inghilterra da parte degli Sciti, o l’esercito dei Russi (L’Orda) e gli Ottomani. Quest’onda espansiva deve aver raggiunto l’Inghilterra nel XV secolo, seguita dalle spedizioni verso l’America navigando attraverso l’Atlantico (vedi Chron6 per ulteriori dettagli).
Torniamo al libro di Nennio. Non è sorprendente che il Commento degli storici moderni sia indignato. Scrivono quanto segue: “Che Scitia intende? Beda il Venerabile utilizza il nome ‘Scitia’ per la Scandinavia. La leggenda delle origini ‘Scite’ degli Scozzesi deve dipendere dalla similarità fonetica tra i nomi Scitia e Scozia” ([577], pag. 272). Per qualche ragione i commentatori moderni non menzionano il fatto che il nome “Scot” è trascritto come “Sciti” (Scythians) in alcune cronache Inglesi ([1442]). Non si guadagna nulla rimpiazzando la Scitia con la Scandinavia – come abbiamo già visto, alcune antiche cronache Inglesi identificano la Scandinavia (Cansi) come Russia: “Cansi, che io credo sia Rosie [Russie in un altra copia - Aut.]” ([1030]). Ripetiamo che Cansi deve derivare dalla parola Khan, e quindi “Russia del Khan”.
Fig. 18.23. Mappa della Scozia del 1755. Parte quattro. Tratto da [1018].m
Fig. 18.24. Mappa delle isole Britanniche compilata da George Lilly, presumibilmente datata 1546. Vediamo una regione Scozzese che si chiama Rossia, o Russia. Tratto da [1459], mappa XLIV.
Se Fig. 18.25. Ingrandimento di un frammento della mappa di George Lily con la regione di Rossia e i suoi dintorni in Scozia. Tra l'altro, troviamo il fiume Hispana (Spagna?) proprio accanto ad esso.
Fig. 18.26. Ingrandimento di un frammento della mappa di George Lily dove vediamo una regione chiamata Rossia.
Se la Scitia era conosciuta come Scozia in un certo periodo, il seguente problema diventa ancora più importante per noi. Abbiamo visto che lo Zar Russo Yaroslav il Saggio si riflette nelle cronache Inglesi come Malescoldus. Perciò il suo titolo completo deve suonare come “Malescoldus, Re di Scozia”. La storia Scaligeriana è consapevole di molti re di questo tipo – potrebbe uno di loro essere identificato come Yaroslav o uno dei suoi antenati finito nella nella “Scozia insulare” dopo uno slittamento cronologico e geografico?
Fig. 18.27. Un altro frammento della mappa di George Lily dove vediamo la città di Ros vicino a Glocestri — il nome potrebbe essere collegato alla parola "Russia". Tratto da [1459], mappa XLIV.
Se la Scitia era conosciuta come Scozia in un certo periodo, il seguente problema diventa ancora più importante per noi. Abbiamo visto che lo Zar Russo Yaroslav il Saggio viene riflesso nelle cronache Inglesi come Malescoldus. Perciò il suo titolo completo deve suonare come “Malescoldus, Re di Scozia”. La storia Scaligeriana è consapevole di molti re di questo tipo – potrebbe uno di loro essere identificato come Yaroslav o uno dei suoi antenati coinvolti nella “Scozia insulare” dopo uno slittamento cronologico e geografico?
Fig. 18.28. Mappa della Gran Bretagna del 1754. Qui vediamo l'area conosciuta in passato come Ross chiamata Ecosse — probabilmente, un derivato della parola "Cosacco". Tratto da [1018].
Fig. 18.29. Una mappa della Scozia risalente al 1493, dove l'intera Scozia è chiamata Scocia. Riprodotta in "Liber Chronicarum" di H. Schedel di Norimberga. Tratto da [1218], mappa 2.
Fig. 18.30. Ingrandimento di un frammento della mappa precedente con la dicitura "Scocia".
Fig. 18.32. Frammento di una mappa dell'Inghilterra attribuita a Tolomeo con la scritta "Orduices Parisi".
Fig. 18.31. Mappa attribuita oggi all' "antico" Tolomeo, pubblicata intorno al secolo XVI. Al centro della mappa, sopra la parola Albion, vediamo la leggenda "Orduices Parisi", che potrebbe essere stata per "P-Russi (Russi Bianchi) dell'Orda". Tratto da [1353].
Fig. 18.34. Un primo elemento di un frammento della mappa
precedente con il nome Roscommon.
Fig. 18.33. Mappa dell'Irlanda del 1754. Vediamo la contea di Roscommon e una città chiamata in modo analogo. è possibile che il nome fosse stato una volta il nome di "terra comune dei russi"; in alternativa, può derivare da Russ-Komoni, o "cavaliere Russo" — ancora una volta i Cosacchi. Tratto da [1018].
Fig. 18.35. Una mappa Francese della Gran Bretagna del 1754. Il nome della capitale è Londres in Francese — forse, "Land of the Russians" (Land + Res). Tratto da [1018].
12 . I QUATTRO LINGUAGGI PRIMORDIALI DELL’ANTICA BRITANNIA. LE NAZIONI CHE LI PARLAVANO E I TERRITORI CHE ABITAVANO NEL XI-XIV SECOLO
Troviamo alcune importanti informazioni sulla prima pagina della Cronaca Anglo-Sassone: “Cinque linguaggi erano parlati in questa terra [Gran Bretagna - Aut.]:
- English,
- British or Welsh,
- Irish,
- Pictish,
- Latin.
. . . I Pict vennero dalla Scitia nel Sud su navi da guerra; erano pochi. Inizialmente sbarcarono nell’Irlanda del Nord e chiesero agli Scot se avrebbero potuto stabilirsi lì... I Pict chiesero agli Scot di fornirgli delle mogli… alcuni degli Scot vennero in Britannia dall’Irlanda” ([1442], pag. 3; vedi Commento 7).
Queste informazioni contraddicono la sovrapposizione degli eventi in questione nell’epoca delle crociate contro Bisanzio? (il XIII secolo), o l’epoca della conquista “Mongola”? No. Troviamo invece fatti che confermano la nostra ricostruzione.
1) Il nome degli English/Angli/Angeli (che parlavano Inglese) che si evidenzia nella storia antica della Britannia riflette quello della dinastia imperiale Bizantina - gli Angeli.
2) Il nome Latin deve essere un riferimento all’Impero Latino del XIII secolo; alternativamente, potrebbe derivare dalla parola Slava per “gente” - “lyud” o “lyudi”.
3a) Il nome “British” e il suo equivalente “Welsh” può anche essere trovato nella storia Bizantina e “Mongola” del Medio Evo. Può essere fatta risalire alla parola Bruto (Brother?), e probabilmente è anche un riflesso del nome Pruteni, o Russi Bianchi, qv sopra.
3b) Il termine Inglese “Welsh” era conosciuto bene anche nella Bisanzio medievale – basta guardare alla tabella che abbiamo compilato sulle indicazioni del libro di V. I. Matouzova ( [517] ) per avere una risposta: i Welsh, o Valacchi, sono identificati come Turchi.
In generale, il termine Valacco (Wolochian) era comune nel discorso medievale Europeo. I Valacchi avevano vissuto in Romania a cominciare dal presunto IX secolo d.c. ( [334] , pag. 352). Fondarono il Principato di Valacchia. È molto significativo che un altro nome per Valacchia fosse Czara Romynyanska, o Regno di Romania ([334], pag. 354). I La Valacchia ha raggiunto l’apice nel XIV secolo; la sua storia è strettamente collegata alla storia della Turchia. La Valacchia Medievale ha intrapreso guerre violente contro l’Impero Ottomano, a volte con successo. Nel tardo XIV – inizio del XV secolo i sovrani di Valacchia furono costretti a diventare vassalli dell’Impero Ottomano = Ataman ([334], pag. 356). Perciò, il nome della Valacchia è strettamente collegato a quello dell’Impero Ottomano.
Inoltre, il nome Valacco ci è anche noto dalla reale storia di Costantinopoli. Una delle principali residenze degli imperatori era il Palazzo Wlachern ( [286] , pagg. 226-229). “Il palazzo era la residenza favorita dai Comneni” ([729], pag. 137). I Greci li chiamavano Vlacherni.
“Valacchia (trascritto come “Blakie”) è un termine geografico frequentemente utilizzato da Roberto de Clari (e anche da Goffredo di Villehardouin) per riferirsi ad alcune parti dei Balcani Orientali” ([729], pag. 135). Gli Autori Bizantini chiamarono questo territorio Grande Valacchia; in altre parole, il principato era situato sul territorio della moderna Bulgaria.
Perciò, l’antico termine Inglese Welsh si riferiva originariamente alla Valacchia Balcanica del XI-XV secolo, oppure a Bisanzio e all’Impero Ottomano del XV-XVI secolo.
4) Non dobbiamo cercare a lungo per trovare il prototipo dei Pict Inglesi ad Est. È noto che l’antico nome dell’Egitto sia Copt, o Gypt ([99]). Perciò i Pict delle antiche cronache Inglesi sono facilmente identificabili con i Gypt o Copt – Egiziani o Kipchak , in altre parole.
A proposito, la Cronaca Anglo-Sassone è nel giusto quando ci dice che “i Pict arrivarono dalla Scitia del Sud” ([1442], pag. 3). Infatti, secondo la nostra ricostruzione descritta in Chron6, l’Egitto Biblico può essere identificato come Russia, o l’Orda, le cui regioni Meridionali erano abitate dai Kipchak. L’Egitto Africano è anch’esso un paese del Sud relativamente alla Scitia.
5) Infine, come identificare il linguaggio Irlandese? La Cronaca Anglo-Sassone ci dice che alcuni degli Scot arrivarono dall’Irlanda ([1442], pag. 3). Inoltre, almeno per quanto riguarda alcuni periodi storici, “il termine Scot era utilizzato per riferirsi agli Scot d’Irlanda e al Regno Irlandese di Argyll” ([1442], pag. 3, Commento 5; vedi anche il Commento . Perciò l’Irlanda era abitata un tempo dagli Scot. Il fatto che abbiamo identificato gli Scot del XII-XV secolo come Sciti implica anche che il termine “Irish” fosse sinonimo del temine “Russo” nell’epoca in questione (RSS o RSH = Russia senza la vocalizzazione); il nome “Irlanda” avrebbe anche potuto un tempo riferirsi alla Russia.
Il fatto che identifichiamo l’Irlanda medievale durante un certo periodo storico come Russia (e la Scozia come Scitia) potrebbe essere considerato irritante per alcuni dei lettori allevati nella cronologia Scaligeriana. Tuttavia questo è precisamente quello che ci dicono le antiche cronache Inglesi.
Goffredo nomina i Normanni, i Brit, i Sassoni, i Pict e gli Scot tra le nazioni che hanno abitato inizialmente la Britannia ([155], pag. 6). Abbiamo già ricordato i Brit, i Pict e gli Scot; consideriamo ora i Normanni e i Sassoni.
6) I Normanni ebbero un ruolo importante nella Bisanzio medievale e presero parte alle crociate. Comunque, è possibile che il nome sia un’altra variante di “Romano” (gli stessi Romani, ossia Rumeni, ossia Romeani). Abbiamo già ricordato il fatto che in Europa e Asia la parola comunemente utilizzata per “Normanno” era “Rus” (Russo) - per esempio in Arabo e in Greco, qv in [866], Volume 3, pag. 522). Inoltre, Mauro Orbini, uno storico del XVI secolo pensa che i Normanni siano di origine Slava (vedi [617], pag. 111; anche Chron5).
7) Questo è quanto ci dicono gli storici sui Sassoni: “I Sassoni erano tribù Germaniche che vivevano nel Nord dell’Europa – principalmente nei territori adiacenti al Mare del Nord. Nel V-VI secolo la Britannia fu conquistata dalle tribù Germaniche… Il più delle volte, Goffredo utilizza il termine “Sassoni” per riferirsi a tutti quei conquistatori Germanici, sebbene egli citi occasionalmente gli Angli separatamente” ([155], pagg. 229-230).
Secondo N. M. Karamzin, “Erodoto racconta che gli Sciti, che i Persiani chiamavano Sac, chiamavano sé stessi Scolot [o Scot - Aut.]” ([362], Volume 1, Commento 1). Inoltre, lo stesso autore ci dice che “Menandro chiama i Turchi ‘Sac’, e Teofano utilizza il termine Massageti” ([362], Volume 1, Commento 51). Perciò, i Sassoni medievali, o Sac, possono essere identificati come Sciti o Turchi. Diventa anche chiaro perché Teofano utilizza anche il termine “Massageti” - può interpretarsi come “Goti Moscoviti”, poiché erano Slavi venuti dalla Russia, o l’Orda. L’origine Europea dei Turchi diventa ovvia anche nel seguente passaggio di Karamzin: “Gli storici Orientali sostengono che il figlio maggiore di Jafet si chiamasse Turk, patriarca di quella nazione… che ha le stesse origini dei Tartari” ([362], Volume 1, Commento 51). I cronisti Medievali classificavano tutti gli Europei come discendenti di Giafet – vedi la “Cronaca Lavrentyevskaya”, per esempio ([460], colonne 3-4).
Perciò le antiche cronache Inglesi non si riferiscono a ipotetiche nazioni minori che avevano abitato le Isole Britanniche in tempi immemorabili, ma piuttosto gigantesche nazioni medievali e regni che avevano giocato un ruolo importante nella storia Europea e Asiatica del XI-XVI secolo. Questa storia venne localizzata e compressa molto più tardi, quando le cronache Bizantine e “Mongole” furono trasferite nelle Isole Britanniche facendo nascere una storia locale compressa geograficamente ed espansa cronologicamente.
13 . LA LOCALIZZAZIONE DEI SEI PRIMI REGNI BRITANNICI: ANGLIA DELL’EST, KENT, SUSSEX, WESSEX, ESSEX E MERCIA
La risposta alla domanda formulata nel titolo della sezione ci è stata di fatto già data nella precedente sezione.
Anglia dell’Est, Kent, Sussex, Wessex, Essex e Mercia possono essere identificate come nazioni Europee medievali del XIII-XV secolo che presero parte alla conquista di Bisanzio e alla Grande Invasione “Mongola” e cioè:
1) L’Anglia dell’Est è molto probabilmente identificabile come Russia Bianca (cf. Albione) – conosciuta anche come Prutenia e Prussia (cf. Britannia), o l’Orda Bianca. In fig. 18.36 riproduciamo un frammento di un’antica carta datata presumibilmente al 1501, dove il nome “Russia Bianca” viene trascritto come RVSIA ALBA SIVE MOSCKOVIA ([1218], Carta 4). In altre parole, Russia Bianca o Moscovia. Evidentemente, il nome Alba fu trasferito qui dopo la Grande Conquista “Mongola” delle Isole Britanniche, essendo il nome dell’Orda Bianca – perciò Albione.
2) Gli abitanti del Kent si identificano con i Sassoni secondo J. Blair ( [76] ). Una parte della Germania è ancora conosciuta come Sassoney. Come già spiegato, i Sassoni medievali si possono identificare con gli Sciti, i Russi e i Turchi, tutti nomi differenti di una singola nazione.
3) Sussex, la terra dei Sassoni del Sud, si identifica con il Sassoney del Sud o La Scitia Meridionale, qv sopra.
4) Wessex, il regno dei Sassoni dell’Ovest come descritto nelle antiche cronache Inglesi si identifica con il Sassoney Occidentale o la Scitia Occidentale, qv sopra.
Fig. 18.36. Frammento di mappa di un’edizione della "geografia" di Tolomeo risalente presumibilmente al 1513. La Russia Moscovita si chiama RVSIA ALBA SIVE MOSCKOVIA — "Russia Bianca, o Moscovia". Tratto da [1218], mappa 4.
5) Essex come descritto nelle antiche cronache Inglesi si identifica con il Sassoney Orientale o Scitia Orientale, qv sopra.
6) Mercia nelle antiche cronache Inglesi. L’immagine qui non è chiara; possiamo suggerire diverse varianti. Per esempio, si può identificare come Germania (dal suo nome medievale di Moesia, qv nella tabella dei sinonimi medievali di cui sopra). La città di Marburgo, per esempio, era un tempo conosciuta come Merseburg ([517], pag. 263). Alternativamente, le antiche cronache Inglesi utilizzano il nome Mercia per riferirsi alla Turchia (possiamo ricordare la città di Mersin in Turchia) viene in mente anche Marsiglia in Francia.
Ad ogni modo, vediamo che tutti gli “antichi regni Sassoni” possono essere localizzati nell’Europa del XIII-XVI secolo – non molto più tardi i loro nomi furono trasferiti sul suolo insulare Inglese. Come risultato, questi territori si sono “ritirati” e sono entrati nei manuali di testo delle scuole come i primi sei regni d’Inghilterra in questa forma (datati ai presunti V-VIII secolo d.c.)
14 . IL FAMOSO RE ARTÙ COME RIFLESSO LEGGENDARIO DELL’ORDA CHE HA INVASO LE ISOLE BRITANNICHE NEL XIV-XVI SECOLO
Alcuni dei lettori potrebbero non essere a conoscenza del fatto che il leggendario Re Inglese Artù, considerato uno dei grandi sovrani dell’ “antica” Inghilterra e il cui periodo viene datato grossomodo intorno al V secolo d.c. (qv in [564], pag. 835) manteneva relazioni con lo Zar Russo. Uno dei compagni di Re Artù si riferisce al “Re di Russia, il più austero dei cavalieri...” Questo fatto viene riportato da Liamon, l’autore del ciclo di poemi intitolato “Bruto, o una Cronaca di Britannia” ([1239). Il suo periodo è datato all’inizio del presunto XIII secolo (vedi anche [517], pagg. 247-248). Si pensa che una principessa o regina fosse stata rapita dalla Russia e portata in Britannia sotto Re Artù ([517], pag. 248).
In fig. 18.37 riproduciamo un disegno della croce sulla tomba attribuita oggi a Re Artù ([155], pagg. 64-65). La scrittura che vi appare è per noi del massimo interesse.
Può essere interpretato come Latino (“Qui giace ...” ecc). D’altra parte, la prima parola può essere letta come la parola Greca Nicia (vedi fig. 18.37) - Nicaea o Nike, in altre parole, che si traduce dal Greco come “vincitore”. Anche la rappresentazione del nome Artù è estremamente interessante – lo vediamo trascritto come Rex Artu Rius (Rex Horde Rus, in altre parole, o Re dell’Orda Russa. Segnaliamo il fatto che “ARTU” e “RIUS” sono scritte come due parole separate; se l’autore dell'iscrizione avesse voluto scrivere il nome come una singola parola avrebbe potuto farlo facilmente data la quantità di spazio a disposizione, qv in fig. 18.37 mentre, se le due prime parole avessero dovuto essere separate da qualche segno, lo spazio non sarebbe stato sufficiente, per questo vediamo la parola “Rius” scritta sotto “Artù”.
Più tardi il nome del re fu trasformato in Arturus, che è anche una collazione “Orda” e “Rus”, ma meno ovvia – questo sembra essere accaduto nel XVIII secolo, avendo l’obiettivo di rendere più vaghe le origini Russe (dell’Orda) del titolo.
È anche utile notare che negli antichi testi Inglesi il nome Artù è stato trascritto “Ardur” ([517], pag. 247). Questo rende il suono ancora più vicino a quello della parola “Orda” (o “Arda”). Oltretutto alcuni moderni filologi segnalano come il nome Artù fosse inizialmente scritto con due parole, AR + DU, la seconda tradotta dal Celtico come “nero”; citano come prova la mitologia Celtica (vedi [564], pag. 835, Commento 5, per esempio). In questo caso il nome “Artù” si tradurrebbe come “Orda Nera”. Ricordiamo al lettore che la Russia era formata da diverse (Bianca, Blu, Dorata etc). È possibile che l’intera Orda fosse un tempo conosciuta come “Orda Nera” in Europa da cui il nome Artù.
Fig. 18.37. Una vecchia croce di pietra sulla tomba ascrivibile all'antico Re Artu' inglese. Tratto da [155], pagine 63-65.
Perciò, quello che apprendiamo dalle antiche fonti è che il leggendario Re Artù fosse in realtà uno Zar dell’Orda Russa. Incontriamo un’altra traccia della conquista Russa o “Mongola” del XIV-XV secolo, le cui onde hanno raggiunto anche le Isole Britanniche.
Le leggende sui Cavalieri della Tavola Rotonda sono molto famose ([564], pagg. 135 e 573). Si presume che i cavalieri formassero una specie di consiglio di stato, presieduto dal Re Artù, e che si occupassero degli affari di stato. Cominciamo a capire come la leggenda Inglese debba portare un’eco del Consiglio dell’Orda, anche conosciuto come Circolo dei Cosacchi (da cui la forma rotonda del “Tavolo di Consiglio” Inglese). In Ukraino, il Consiglio di Stato è chiamato ancora “ rada ”, o “Orda”.
La parola Russa per “arma d’artiglieria” (“orudiye”) potrebbe derivare dalla parola “Orda”, come la parola artiglieria. Parliamo della possibile etimologia della parola Inglese “cannon”, che potrebbe derivare dalla parola Russa “samopal” (trascritto come “camonan” (con caratteri cirillici)). È utilizzata per riferirsi alle armi da fuoco fino al XVII secolo ([187], pag. 154) . Se uno straniero tenta di leggere la parola Cirillica “camonan” come se fossero caratteri Romanici, verrà fuori la parola cannon vedendo come la M viene a volte trascritta come due lettere N attaccate (questo è ancora visibile nel caso delle lettere “m” e “nn”). La lettera Russa “n” potrebbe essere letta come “n”. Così la parola Russa “samop” (“ samopal ) si trasforma nella parola Inglese per “cannone”.
È molto probabile che Artù non sia mai stato un re locale Inglese; la leggenda del Re Artù riflette ricordi di Russia, o l’Orda, che un tempo conquistò le Isole Inglesi. Per questo motivo la storia Scaligeriana della Britannia non può trovare un posto corretto per Re Artù – il suo regno viene datato nelle epoche buie oggi, un epoca di cui non sappiamo niente, e qualcosa che può contenere virtualmente di tutto. A cominciare dal XVII -XVIII secolo in avanti, Artù è stato visto più che altro come un personaggio leggendario. Per esempio troviamo le seguenti parole nella prefazione di Guglielmo Caxton’ al “La Morte di Artù” di Thomas Malory:
“Quindi considerate tutte queste cose, non ci può essere uomo che neghi ragionevolmente che in questa terra c’era un re che si chiamava Artù. Perché dappertutto, tra Cristiani e pagani, è reputato essere uno dei nove meritevoli, e il primo dei tre Cristiani. Ed è anche molto più rinomato oltremare, molti più libri sui suoi nobili atti di quanti ce ne siano in Inghilterra, soono scritti in Olandese, Italiano, Spagnolo, Greco e Francese... Quindi date tutte le cose suddette, non si può certo negare ci sia stato un simile nobile re chiamato Artù” ([564], pag. 9).
Questa prefazione fu presumibilmente scritta nell’edizione del 1485 de “La Morte D’Artù”; in realtà, il testo non può essere precedente al XVII secolo. Come dimostreremo in future pubblicazioni, Re Artù è un personaggio composto da tre distinti livelli: l’Imperatore Andronico, o Cristo (XII secolo), il Khan (Imperatore) Dmitriy Donskoi (XIV secolo) e la conquista Ottomana = Ataman del XV-XVI secolo.
15. GUGLIELMO I IL CONQUISTATORE E LA BATTAGLIA DI HASTINGS DATATA AL PRESUNTO ANNO 1066. LA QUARTA CROCIATA DEL 1204
15.1. Una reciproca sovrapposizione di due famose guerre in Inghilterra e a Bisanzio
Sotto forniamo un esempio di eventi storici Inglesi e Bizantini identificabili come lo stesso evento. Cioè faremo il confronto tra la versione Scaligeriana della famosa guerra iniziata da Guglielmo I il Conquistatore intorno al presunto anno 1066 e il suo duplicato – la famosa Quarta Crociata del 1204 circa.
Come abbiamo visto in fig. 15.3, che è uno schema della sovrapposizione dinastica della storia Bizantina sopra il suo doppio Inglese, l’epoca della Quarta Crociata cade proprio sopra l’epoca di Guglielmo I.
15.2. La versione Inglese della biografia di Guglielmo
In breve, la biografia di Guglielmo nella sua versione Scaligeriana è la seguente (vedi, per esempio, [64], pag. 343). Il suo nome completo si legge come segue: Duca Guglielmo I di Normandia, conosciuto anche come il Conquistatore e il Bastardo ( [ 1442] , pag. 197; anche [64] ). Un antico ritratto di questo monarca può essere visto in fig. 16.6.
Edoardo il Confessore morì senza eredi nel 1066. La corona passò a uno dei suoi duchi, una figura molto potente - Aroldo II Godwinson, Re di Norvegia e Inghilterra, senza che ci fossero rivendicazioni di sorta da altre parti ([1442], pagg. 196 e 197). Comunque, un po’ dopo l’ascensione di Aroldo al trono, Guglielmo il Bastardo, Duca di Normandia, fece una rivendicazione per il regno. Guglielmo dichiarò che Edoardo aveva indicato lui come unico erede sul letto di morte; quindi si rivolse al Papa per un aiuto in modo da averlo come alleato. Quindi mandò anche ambasciatori in Germania e Francia perché lo sostenessero. Guglielmo raccolse “un grande esercito di avventurieri che arrivavano dalla Francia, dalle Fiandre, Bretagna, Aquitania, Borgogna, Puglia e Sicilia – un’intera orda di spadaccini pronti a saccheggiare l’Inghilterra” ([64], pag. 343). Guglielmo raccolse un’enorme flotta per invadere l’Inghilterra. È interessante che un gigantesco tappeto antico esista ancora in Baille, lungo 70 metri e largo 50 centimetri – datato al presunto XI secolo. Il tappeto rappresenta la flotta di Guglielmo il Conquistatore che si appresta a partire. Ci sono almeno 1255 volti e oggetti disegnati sul tappeto; alcuni frammenti si possono vedere in figg. 18.38-18.42.
Abbiamo scoperto che il famoso Arazzo di Bayeux è stato fatto parecchio più tardi. C’è un oroscopo con uno zodiaco in una parte dell’opera. Nel “Battesimo della Russia” dimostriamo che trascrive la seguente data: 15 March 1495 d.c.
Mentre Guglielmo aspettava i venti favorevoli, i Norvegesi gettavano le ancore nell’estuario del Gambero guidati dal traditore Tostig, fratello di Aroldo.
Aroldo rivolse il suo esercito contro il nemico e sconfisse Tostig a York. Comunque la costa venne lasciata scoperta e un armata di Normanni sbarcò a Pevensey. Nonostante le ferite, Aroldo si affrettò a guidare indietro il suo esercito per scontrarsi col nemico. Non attese i rinforzi. Una violenta battaglia fu combattuta sulla Collina di Senlac nei pressi di Hastings. Aroldo fu ucciso e il suo esercito distrutto. “La vittoria della Collina di Senlac fu una delle più decisive della storia; l’intera Inghilterra cadde nelle mani del duca Normanno che venne incoronato a Londra” ([64], pag. 344).
Fig. 18.38. "La conquista dell'Inghilterra da parte dei Normanni. Un tappeto dell'XI secolo di Baille" ({264], volume 1, pagina 577). Quello che vediamo è solo un frammento di un tappeto davvero enorme.
Tratto da [264], libro 1, pagina 577.
Fig. 18.39. Frammento dell'antico tappeto custodito nella biblioteca cittadina di Baille. Lana sul lino. Fabbricato intorno ai presunti anni 1073-1083 ([930], pag. 156). Tratto da [930], pagina 155.
Fig. 18.40. Frammento dell'antico tappeto di Baille. Tratto da [1052], tra le pagine 52 e 53.
Fig. 18.41. Frammento dell'antico tappeto di Baille. Tratto da [1052], posta tra le pagine 100 e 101.
Fig. 18.42. Frammento dell'antico tappeto di Baille. Tratto da [1052], posta tra le pagine 100 e 101.
Guglielmo divenne il legittimo monarca d’Inghilterra. Dopo il suo insediamento iniziò un regno del terrore, molti Inglesi furono dichiarati traditori e i loro beni vennero confiscati. Questo provocò una serie di ribellioni che furono soppresse tra grandi crudeltà. Il suo regno viene considerato un punto di rottura nella storia Inglese; molte pagine delle cronache Inglesi sono dedicate alla sua biografia, come la Cronaca Anglo-Sassone. Guglielmo è il fondatore della dinastia Normanna, che è durata fino al presunto 1154 e venne poi rimpiazzata dalla dinastia degli Angiò.
15.3. La conquista di Costantinopoli: la versione Bizantina
Diamo una breve sinossi della conquista di Zar-Grad, o Costantinopoli, nella sua versione Scaligeriana, utilizzando [334] come riferimento. La Quarta Crociata del 1202-1204 fu un parto dell’ingegno di Papa Innocenzo III. La crociata terminò con la conquista di Costantinopoli e un cambiamento nella dinastia nell’Impero Bizantino. Questa crociata si presume sia la più famosa della storia Europea. Ci sono molte fonti esistenti che ne trattano, presumibilmente scritte dagli effettivi partecipanti. Come abbiamo già dimostrato, le crociate dei primi del XIII secolo erano stati riflessi nella storia come “l’antica Guerra di Troia”, vedi “Le Origini della Russia come Orda” per ulteriori dettagli. È possibile che la campagna del 1203-1204 sia anche un riflesso parziale della Grande conquista “Mongola” dei primi del XIV secolo, terminata nel XIII secolo per via di un errore cronologico. Vedi per ulteriori dettagli su Innocenzo II sopra (Capitolo 13, sezione 23).
I Crociati chiesero le navi a Venezia. Presto, una grande flotta partì per Costantinopoli con un esercito di crociati. “La richiesta di aiuto diretta al Papa e al re Tedesco dal Principe Alessio, figlio dell’imperatore Bizantino Isacco II Angelo, deposto nel 1195, servì come casus belli” ([334], pag. 209). I crociati erano supportati dai ricchi cittadini di Francia e dell’Impero Germanico. Anche il Papa sosteneva i crociati, sebbene avesse formalmente “proibito” di ferire le terre Cristiane. “Perciò, tutte le più influenti forze politiche d’Europa spingevano i crociati ad invadere Bisanzio” ( [334], pag. 209). I crociati erano guidati da un consiglio speciale di ufficiali di alto rango. Bonifacio di Montferrand era indicato formalmente come il comandante della crociata; comunque, il consiglio militare dei crociati era presieduto da Goffredo di Villehardouin, il famoso Maresciallo di Champagne. Un “importante politico crociato che prese parte ad ogni importante trattativa diplomatica” ([729], pag. 125). C’è un’altra ragione per cui il nome di Villehardouin è associato spesso con la Quarta Crociata – è considerato l’autore del famoso libro di memorie intitolato “La Conquista di Costantinopoli” ([1471]; vedi [286] per ulteriori dettagli). Presumibilmente egli le dettò alla fine della sua vita.
La storia Scaligeriana continua raccontandoci quanto segue. Avendo assediato Costantinopoli nel presunto anno 1203, i crociati ristabilirono il potere dell’Imperatore Isacco II Angelo. Comunque, egli fece in modo di non restituire l’intera somma che aveva inizialmente promesso. I Crociati infuriati presero dunque d’assalto Costantinopoli nel 1204 e la saccheggiarono senza pietà. Interi quartieri della città furono rasi al suolo; il famoso Tempio di Santa Sofia fu saccheggiato, e i suoi grandi tesori sparirono senza lasciar traccia. I crociati fondarono un nuovo stato a Bisanzio – l’Impero Latino (1204-1261). Il 1204 segna l’inizio dell’ultimo periodo nella storia Bizantina (Bisanzio 3, qv sopra). La nuova dinastia Greca di Bisanzio inizia con Teodoro I Lascaris (1204-1222). La sua ascesa al trono è un risultato diretto della Quarta Crociata, la guerra contro Bisanzio e la conquista di Costantinopoli.
15.4. Il parallelismo tra gli eventi riportati nelle cronache Inglesi e Bizantine
a. Inghilterra circa del 1066.
b. Bisanzio circa del 1204.
la. Inghilterra. Una grande guerra in Inghilterra, considerata un punto di rottura della storia Inglese. Presunto anno 1066.
■ lb. Bisanzio. La famosa guerra conosciuta come Quarta Crociata del 1202-1204. Considerata un punto di rottura nella storia Bizantina ([287]).
2a. Inghilterra. L dinastia Normanna arriva al potere in Inghilterra nel 1066; regna fino al 1154.
2b. Bisanzio. Nel 1204 il nuovo Impero Latino emerge sul territorio Bizantino analogamente l’Impero Niceano.
3a. Inghilterra. La dinastia Normanna termina nel 1154, regnando per circa 88 anni.
■ 3b. Bisanzio. L’Impero Latino cessa di esistere nel 1261 dopo 60 anni di esistenza.
Lo schema in 15.3 sovrappone entrambe le dinastie, o imperi, con uno slittamento rigido di circa 100-120 anni. L’epoca Bizantina del 1204-1453 viene sovrapposta sopra l’epoca Inglese dei presunti anni 1066-1327.
4a. Inghilterra. Gli eventi si svolgono intorno a Londra, la capitale dell’Inghilterra.
■ 4b. Bisanzio. Gli evetni si svolgono intorno a Costantinopoli, la capitale di Bisanzio, e sue vicinanze.
Abbiamo già identificato la Londra del XII-XIV secolo come Costantinopoli. Perciò entrambe le capitali si sovrappongono anche all’interno della struttura del parallelismo, confermando la correttezza della identificazione a priori.
5a. Inghilterra. Aroldo II è il Re d’Inghilterra, regnante come erede legittimo. Aroldo è stato considerato un re Anglo-Sassone ( [334], pag. 244).
■ 5b. Bisanzio. Isacco II Angelo è l’imperatore di Bisanzio e un sovrano rispettoso della legge.
6a. Inghilterra. Aroldo II regna per circa 9 mesi – meno di un anno. Il precedente sovrano chiamato Aroldo è stato Aroldo il Dano (regnante nel 1036-1039). La durata del regno di Aroldo II e Isacco II coincide ed è di 1 anno in entrambi i casi.
■ 6b. Bisanzio. Isacco II regna per circa un anno nel 1203-1204. Questo è il suo secondo regno; il primo data al 1185-1195. Come ricordato sopra, il suo regno viene a essere riflesso nella storia Inglese come il regno di Aroldo I.
7a. Inghilterra. Sottolineiamo il numero II nel titolo di Aroldo II.
■ 7b. Bisanzio. Similmente, abbiamo II nel titolo di Isacco II.
8a. Inghilterra. “Anglo-Sassone” suona simile a Angelo KS.
■ 8b. Bisanzio. “Angelo” seguito dalla versione priva di vocali del nome Isacco suonerà come Angelo SK. Vediamo simili termini come parti dei titoli reali in Inghilterra e Bisanzio. Faremo le nostre considerazioni sul nome di Aroldo più avanti.
9a. Inghilterra. Guglielmo I, 1066-1087. Re d’Inghilterra. Il fondatore di una nuova dinastia; regnante per 21 anni. Il suo titolo include il numero I, come il titolo del suo duplicato Bizantino.
■ 9b. Bisanzio. Teodoro (Tudor?) I Lascaris, 1204-1222. Imperatore Bizantino; regna per 18 anni, è anche il fondatore di una nuova dinastia. Alcune fonti indicano il 1208 come inizio del suo regno.
Sottolineiamo che il nome Inglese Tudor è ovviamente una versione del nome Bizantino Teodoro. Guglielmo arriva al potere dopo una guerra. La biografia di Teodoro Lascaris è simile – sale al trono dopo il tumulto della Quarta Crociata. La “prima biografia di Guglielmo” era anche influenzata dalle azioni di un altra importante figura politica dell’epoca delle crociate - de Villehardouin, che contribuì agli inizi della biografia politica di Teodoro Lascaris.
10a. Inghilterra. Guglielmo il Conquistatore si scontra con Aroldo, cercando di portargli via il trono. Guglielmo invade l’Inghilterra dall’esterno come una forza straniera ostile e capo di un grande esercito.
■ 10 b. Bisanzio. Villehardouin, capo dei crociati, agisce come il capo rivale dell’Imperatore Isacco II Angelo. Villehardouin arriva a Bisanzio dall’estero come un conquistatore, essendo tra i capi di un grande esercito.
Commentiamo le possibili similarità tra i nomi dei personaggi elencati sopra. È ovvio che i nomi non sono e non possono essere perfettamente identici. Se fosse così gli storici lo avrebbero notato da tempo e avrebbero studiato le fonti con estrema diligenza scoprendo il parallelismo. Comunque, è perfettamente chiaro che stiamo confrontando due differenti gruppi di fonti scritte in lingue differenti e da rappresentanti di differenti scuole storiche, che potrebbero anche aver vissuto in paesi differenti. Gli autori di entrambe le descrizioni sono probabilmente vissuti nel XVI-XVII secolo, e perciò non erano testimoni reali degli eventi in questione. Ogni autore, o gruppo di autori, utilizzava antichi documenti del lontano XIII secolo come riferimento.
Questi testi erano laconici, scritti in un oscuro linguaggio e molto difficili da decifrare. Le cronache cercavano di ricostruire un disegno più o meno coerente di eventi remoti, cercando di pescare fatti nelle acque torbide del passato. Frammenti di nomi diversi potrebbero essere stati per questo rimescolati e migrati da un personaggio all’altro.
Quello che abbiamo nel caso presente è questo: Guglielmo il Conquistatore contro il Re Anglo-Sassone Aroldo II nella versione Inglese e Villehardouin contro Isacco II Angelo nella versione Bizantina. Il nome Guglielmo potrebbe essere derivato da “Ville” (William), laddove il nome Aroldo potrebbe derivare da “Hardouin”. Arriveremmo alla seguente tavola delle corrispondenze:
1) Guglielmo = Ville; la seconda parte del nome Villehardouin si potrebbe semplicemente tradurre come “Orda” (“Hardou”). Il nome Villehardouin deve perciò tradursi come Guglielmo dell’Orda. Questo è quello che otteniamo come risultato.
2) Conquistatore = Conquistatore.
3) Normandia = Romano (?).
4) Aroldo = Hardouin.
5) Anglo-Sassone = Angelo + Isacco.
Dobbiamo guardare gli stessi nomi filtrati attraverso cronache scritte in differenti linguaggi da differenti scrivani. I paralleli fonetici di questo tipo non possono in alcun modo essere considerati valide argomentazioni scientifiche; tuttavia, simili nomi che emergono nella storia Inglese e Bizantina simultaneamente richiedono uno studio più attento, poiché stiamo confrontando due lunghe correnti dinastiche, sovrapponendole con un rigido slittamento cronologico che fa sì che il parallelismo copra un periodo di diverse centinaia di anni.
11a. Inghilterra. Inizia la guerra con l’invasione di una grande flotta militare che sbarca sulle coste Inglesi.
11b. Bisanzio. I crociati arrivano a Bisanzio con un’enorme flotta militare e sbarcano sulle coste dell’Impero Bizantino.
12a. Inghilterra. Il Papa sostiene l’invasione di Guglielmo.
■ 12b. Bisanzio. La crociata viene sanzionata dal Papa che tuttavia “implora di aver pietà dei luoghi Sacri”.
13a. Inghilterra. Guglielmo si rivolge a diversi monarchi Europeo per richiedere assistenza militare che porta ad un variegato esercito che rappresenta una gran varietà di nazioni.
■ 13b. Bisanzio. Villehardouin invia i suoi emissari in differenti paesi Europei per suggerire di iniziare una crociata ([286], pag. 160).
Commento. Le fonti medievali che descrivono la Quarta Crociata parlano della “Marcia su Babilonia”. Comunque, secondo la versione Scaligeriana, Babilonia era stata distrutta moli secoli prima dell’epoca delle crociate e mai più ricostruita. Così i moderni commentatori cercano di riconciliare l’imbarazzante situazione: “La città in questione è Cairo in Egitto, conosciuta come Babilonia all’Ovest” ( [286] , pag. 161 ). Dall’altra parte, sappiamo che “Caer”, o “Cairo” è la parola inglese per “città”. Di nuovo, la Quarta Crociata aveva come obiettivo primario Zar-Grad; “Czar” e “Caer” sono la stessa parola. Gli autori medievali che scrivevano di questa crociata si dovevano riferire a Zar-Grad come Babilonia.
14a. Inghilterra. Aroldo II viene ucciso in battaglia.
■ 14b. Bisanzio. Isacco II Angelo viene ucciso nel corso della guerra ([729], pag. 164).
Possiamo tirare le somme nel modo seguente: la storia scritta delle Isole Inglesi non inizia con la storia locale, ma piuttosto con la Guerra di Troia combattuta sotto le mura di Zar-Grad nel XIII secolo d.c. - un evento di fondamentale importanza per la storia globale. Le cronache Bizantine vengono incluse nella storia locale delle Isole Britanniche per errore. I cronisti del XVI-XVII secolo fraintesero le antiche cronache “Mongole” e Bizantine importate come descrizione di eventi avvenuti nelle loro isole.
16 . RUSSIA MEDIEVALE, O L’ORDA, RIFLESSA NELLE PIÙ TARDE CRONACHE INGLESI.
L’identità dei Galati, che ricevettero una epistola da Paolo l’Apostolo, e la datazione di questo evento
I risultati riportati sopra ci portano ad un importante corollario. Dobbiamo riconsiderare profondamente il ruolo della Russia medievale, o l’Orda, nella storia Asiatica e Europea. Dopo la restaurazione degli eventi descritti nelle antiche cronache Inglesi al loro proprio posto cronologico, l’epoca del XI-XVI secolo, dalla “profonda antichità”, scopriamo che queste cronache si riferiscono costantemente all’antica Russia e ai Russi, o Sciti. L’antica storia Russa si completa con una gran mole di informazioni, precedentemente datate erroneamente e erroneamente localizzate geograficamente.
Le cronache Russe dell’Orda che riguardano la storia della Russia e Bisanzio si confusero in diversi paesi Europei, Asiatici, Nord Africani, e persino Americani come risultato della Grande Conquista “Mongola”. Spesso divennero parte dell’ “antica” storia nella sua versione locale, generando una gran quantità di duplicati di eventi reali che ebbero luogo nel reale Impero - in Bisanzio e Russia (l’Orda). Questi duplicati sono diventati parte dell’ “antica” storia di diverse nazioni da allora – l’ “antica” storia d’Inghilterra, per esempio. Oggi siamo capaci di scoprirli con l’utilizzo di metodi formali che ci permettono di distinguere diversi duplicati storici.
Perciò non può sorprendere che la nostra analisi della storia Inglese ci dia una grande quantità di fatti che confermano il concetto della storia Russa riportato sopra.
Ricordiamo brevemente al lettore che l’idea primaria suggerita nel corso della nostra ricostruzione della storia Russa e cioè la cosiddetta invasione dei Tartari e dei Mongoli, interpretata dagli storici moderni come un periodo di schiavitù nel quale la Russia era stata conquistata da una forza ostile straniera di Tartari e Mongoli, è in realtà un periodo speciale nella reale storia della Russia. Era il regno della dinastia dell’Orda Russa, essendo l’Orda l’esercito regolare Cosacco responsabile del controllo dei confini del paese e del mantenimento dell’ordine all’interno dell’Impero. Oltre l’Orda c’era l’amministrazione civile dei Principi, il cui potere poggiava sul potere militare dell’Orda e fondamento di pace e ordine. Il nome Mongolia dev’essere una versione corrotta delle parole Russe “molti” e “potere” (“ mnogo ” e “moshch”, rispettivamente) – da cui la parola Greca per “grande”, “Megalion”.
L’antica dinastia Russa e Cosacca dell’Orda fu deposta nell’epoca dei Grandi Disordini (XVI – primi del XVII secolo), e il Grande Impero "Mongolo" si disfece in una quantità di stati indipendenti (vedi Chron6 per ulteriori dettagli). La dinastia dei Romanov si installò in Russia, centro dell’Impero. Il regno si basava su principi assolutamente differenti. La precedente epoca della storia Russa venne presentata distorta dagli storici Romanoviani per giustificare l’usurpazione del potere da parte di questa dinastia. In particolare, l’epoca della dinastia dell’Orda fu dichiarata “epoca dell’invasione straniera”, quando il paese fu presumibilmente conquistato da “invasori cattivi” - Tartari e Mongoli.
Arriviamo alla conclusione che i riferimenti ai Tartari e ai Mongoli fatti dai cronisti Europei Occidentali si applichino di fatto all’antico regno Russo e al suo esercito regolare che aveva conquistato l’Europa Occidentale e molte altre terre.
Abbiamo sottolineato che le cronache Occidentali (in particolari quelle Inglesi) descrivano la Russia col nome di Ruthenia o Rusia (qv nel glossario di sinonimi medievali succitato). Secondo V. I. Matouzova, “il fatto che gli Inglesi fossero interessati alla storia Russa è spiegato anche dall’evento che aveva colpito tutta l’Europa medievale – l’invasione delle orde nomadi dei Tartari e dei Mongoli… il racconto di una nazione straniera, selvaggia e senza Dio, il cui stesso nome veniva interpretato come “Orde dal Tartaro”, aveva fatto sì che i cronisti medievali li considerassero la manifestazione della punizione divina per i peccati degli uomini” ([517], pag. 10).
Oggi si presume che il “giogo Mongolo e Tartaro abbia reciso i legami tra la Russia e il resto dell’Europa per lungo tempo. Le relazioni tra la Russia e l’Inghilterra furono riprese solo nel XVI secolo – entrambe le nazioni cominciarono a “riscoprirsi”… Quasi tutte le informazioni accumulate dalle fonti scritte Inglesi sulla Russia dalla fine del XIII secolo erano state dimenticate… il trattato geografico di Roger Barlow che data circa al 1540-1541 è piuttosto vago quando colloca la Russia da qualche parte nelle vicinanze delle montagne “Sarmate” e “Ircane” ( [517] , pag. 12). Quest’ultimo dev’essere un riflesso per “Georgiy il Khan”.
È assolutamente affascinante che un lavoro scritto nel XVI secolo descriva ancora la Russia come un luogo distante e misterioso. Comunque, si presume che le ambasciate Inglesi esistessero già in Russia, come quelle dell’Austria e di altre nazioni. La Russia era visitata da molti stranieri. In ogni caso, niente di tutto ciò era servito a dare una visione corretta della Russia agli Occidentali.
Crediamo che questo “muro di silenzio” dati al XVII secolo, quando l’Impero si frantumò. Ogni nazione indipendente che ne venne fuori cercò in tutti i modi di dimenticare di essere stata subordinata all’Impero Russo, o l’Orda. Antichi documenti, carte ecc. furono distrutti e rimpiazzati da “antiche fonti” falsificate. Queste sono state particolarmente silenziose e vaghe nei riferimenti ai loro precedenti padroni per non risvegliare pericolosi ricordi. Questa è proprio l’epoca in cui furono scritte le storie delle cronache Occidentali sui “malvagi Tartari e Mongoli” - i presunti conquistatori della Russia e minaccia per l’Occidente. Tutto ciò fu scritto nel XVII-XVIII secolo. Quest’epoca dette anche origine al falso concetto del regno della dinastia Russa come “duro giogo straniero sulla Russia”.
Vediamo cosa dicono le cronache Inglesi medievali sulla Russia. Bartolomeo Angelico riporta quanto segue, per esempio: “Ruthia [l’Orda - Aut.], conosciuta anche come Ruthena, una provincia della Mesia, è situata ai confini dell’Asia Minore, confinando con i territori Romani a Est, Gothia a Nord, Pannonia ad Ovest e Grecia a Sud. Il paese è grande; le lingue parlate qui sono quelle utilizzate dai Boemi e dagli Slavi. Una parte della terra è chiamata Galazia, e i suoi abitanti erano un tempo conosciuti come Galati. Si pensa che l’Apostolo Paolo gli abbia mandato un’epistola” ([1026]; vedi anche [517], pag. 85, e Commento 9).
Molti storici hanno commentato questo famoso testo medievale. Mesia si pensa sia l’antico nome della Germania ([517], pag. 93), mentre Ruthia, o Rutena, si identifica con la Russia, qv sopra. Inoltre, “con Galazia Bartolomeo Anglico intende la Russia di Galitsk e Volynsk” ([517], pag. 91). Comunque, come ci si può attendere, gli storici moderni dichiarano che il riferimento alla lettera spedita da San Paolo Apostolo ai Russi è errato. Infatti – la cronologia Scaligeriana separa l’epoca di Paolo l’Apostolo dagli eventi di cui si parla di circa mille anni. Il commento degli storici moderni su questo passaggio è piuttosto austero: “L’epistola ai Galati scritta da Paolo l’Apostolo è inclusa nel canone del Nuovo Testamento; ovviamente non c’è alcuna relazione con la Russia di Galitsk e Volynsk” ([517], pag. 93).
Comunque, la Nuova Cronologia non ci dà ragione di dubitare del rapporto di Bartolomeo, poiché l’epoca di Gesù Cristo si identifica con il XII secolo della nuova era; perciò, i Galati citati nel Nuovo Testamento a cui si riferisce l’Apostolo Paolo devono davvero essere vissuti in Galitsk e Volynsk.
Un altro rapporto datato al presunto XIII secolo. Lo troviamo negli “Annali del Monastero Melrose” (“ Annales Melrosenes”), Scozia del Sud. La datazione corretta secondo la Nuova Cronologia è il XIV secolo – circa un secolo dopo. Questo rapporto è presumibilmente il primo riferimento all’ “invasione Tartara e Mongola” contenuta nelle fonti Inglesi : “Qui è quanto abbiamo sentito delle malvagie orde dei Tartari che hanno distrutto molte terre” ([1121]; vedi anche [517], pag. 98, e Commento 10).
Ancora vediamo come cert cronache Inglesi del presunto XIII secolo (la Chronica Monasterii Sancti Edmundi, per esempio) considerino la Russia un’isola per qualche ragione: “Una tribù di grande viltà conosciuta come Tartari venne dalle isole in gran numero, portando il caos in Ungheria e nelle terre vicine” ([1446] come anche [517], pag. 101). Comunque, abbiamo già spiegato ai lettori che la parola “isola” deve essere letta come “Terra d’Asia” (island/Asian land)” - così può essere considerata la Russia (vedi Commento 11).
Un’altra possibile spiegazione sulla presunta natura insulare della Russia è che l’antica parola “ostrov” aveva altri significati oltre a “isola”, uno di questi era “foresta”. I. Y. Zabelin riporta questo in particolare ([283], pag. 55). Questa interpretazione ci porta a una ricostruzione naturale – il riferimento iniziale deve essere stato “terra di foreste”. Gli scrivani successivamente dimenticarono il significato della parola Russa “ostrov” e la tradussero “island”. A proposito, una parte di Mosca è chiamata “Losiniy Ostrov ” - letteralmente, “Isola di Elk”; comunque non c’è acqua da nessuna parte lì intorno – l’area in questione è di fatto una foresta.
Consideriamo anche gli alias del famoso Genghis-Khan utilizzati in Russia e nelle cronache Europee: “Il nome Cliyrcam ... è una altro alias per Genghis-Khan, conosciuto come Chanogiz e Chigizakon nelle cronache Russe. Altre fonti Europee lo chiamano Gurgatan, Cecarcarus, Zingiton, Ingischam, Tharsis, David, Presbitero Giovanni, Prete Gianni ecc.” ([517], pag. 185).
Troviamo quanto sopra negli “Annali di Burton” che datano alla fine del presunto XIII secolo. Perciò, gli Europei Occidentali lo chiamarono Genghis-Khan Gurgatan, o Georgiy (Gyurgiy), come anche Cesare il Cyr (Cecarcarus), Tharsis (Persiano o P-Russiano – Russo Bianco), David e Presbitero Giovanni.
Il Presbitero Giovanni può perciò essere identificato con Genghis-Khan, secondo le cronache Europee Occidentali. Gli Occidentali devono aver identificato la Russia, o l’Orda, come il Regno del Presbitero Giovanni. Dobbiamo ricordare un’interessante dichiarazione fatta dalle cronache Inglesi a questo proposito, e cioè che “il loro capo [capo dei Tartari - Aut.] è S. Giovanni Battista” (citazione data secondo [517], pag. 152). Vediamo che alcune delle cronache Inglesi identificano Genghis-Khan il conquistatore come il Giovanni Battista Evangelico. Vedi altro sul Presbitero Giovanni in Chron5.
Ci sono molti altri cronisti medievali che si riferiscono ai Tartari e Mongoli come l’Orde che sciama in Europa come un pericolo mortale; non possiamo citarle tutte qui (vedi, per esempio [517]). Quest’Orda può essere identificata come l’Esercito Russo, secondo la nostra ricostruzione.
Concludiamo con il seguente frammento. Ethicus Istricus, vissuto nel presunto III secolo d.c., secondo i moderni storici, “racconta di una nazione abietta, i discendenti di Gog e Magog, che un tempo avevano fronteggiato Alessandro il Grande. Ethicus profetizza drammaticamente che questa nazione ‘porterà grandi devastazioni nel tempo dell’Anticristo, proclamandolo Signore dei Signori” ([517], pag. 221). Ethicus affermava che questa nazione era stata “segregata oltre i cancelli del Caspio” (Die Kosmographie, pag. 19).
In che epoca vive realmente Ethicus Istricus? Il III secolo d.c.? Che dire di Alessandro il Macedone che aveva combattuto contro Gog e Magog, o i Tartari e i Mongoli? Comprendiamo come l’epoca in questione sia in realtà il XIV-XVI secolo d.c. vedi Chron6 per ulteriori dettagli.
17. LA DATAZIONE DELLE CARTE COMPILATE DA MATTEO DI PARIGI.
L’epoca in cui la Scitia, o l’Orda, era conosciuta come "la madre dei dragoni, la culla degli scorpioni, il nido dei serpenti e il focolaio dei demoni", e le ragioni per questa reputazione
Il Grande Impero "Mongolo" crollò nel XVI-XVII secolo. Una “campagna di rettificazione storica” cominciò nell’epoca della Riforma ribelle. L’attitudine nei confronti dei “Tartari e Mongoli” cambiò drasticamente – vennero pesantemente demonizzati. In fig. 18.43 vediamo un’illustrazione della cronaca di Matteo di Parigi, vissuto nel presunto XIII secolo. Vediamo i “Tartare e i Mongoli” mentre mangiano; la legenda sottostante l’illustrazione ci dice che “i Tartari mangiano carne umana”. Vediamo mentre viene arrostita una carcassa umana (fig. 18.44) con teste e arti tagliati impilati vicino. Una illustrazione veramente vivida dei costumi dei Tartari – selvaggi e cannibali che non hanno nulla in comune con gli illuminati Europei dell’Ovest.
Simili storie venivano raccontate sugli Sciti. Solino, per esempio, è molto sicuro di sé quando ci dice che “gli Sciti dell’entroterra che vivono in caverne come selvaggi… si riuniscono in battaglia e bevono il sangue dai feriti e degli uccisi. La loro gloria cresce tanta più gente uccidono; è una disgrazia non aver ucciso nessuno” (citazione data in accordo con [953], pag. 219).
Fig. 18.43. Antica illustrazione dal Cronaca di Matteo di Parigi raffigurante i "Tartare e i Mongoli" mentre pranzano. Il commento è abbastanza autorevole: "Tartari che mangiano carne umana". Così hanno iniziato a rappresentare a posteriori i guerrieri del Grande = Impero Mongolo, nel secolo XVI, dopo la vittoria dei Riformisti ammutinati nell'Europa =ccidentale. Tratto da [1268], pagina 14.
Un altra esplosione di sentimenti simili viene da Ethicus Istricus, che si riferisce al Nord – Est nel modo seguente: “O Aquilon, tu, madre dei dragoni, culla degli scorpioni, nido dei serpenti e focolaio dei demoni!” (citazione data in riferimento a [953], pag. 20).
Figura 18.44. Frammento dell'illustrazione precedente: un primo passo. Nel secolo XVII-XVIII, tali strumenti visivi sono stati utilizzati per far sembrare i Tartari e i Mongoli disgustosi e brutti agli europei occidentali.
Tutte queste storie dell’orrore non sono altro che agitprop Occidentale Europeo dell’epoca della Riforma (XVI-XVIII secolo). Un’altra vivida immagine utilizzata era quella del crudele orso Russo che incombe sull’Europa. I moderni storici ci dicono quanto segue sull “Ursus”, o l’orso dipinto sulle carte medievali: “L’orso nel Nord-Est d’Europa. La carta di Hereford può gettare qualche luce sulle origini dell’
Fig. 18.45. Un'incisione antica della "Cosmografia" di Sebastian Munster, presumibilmente datata 1550. L'iscrizione francese in alto traduce come segue: "I Goti e la loro crudeltà". Questo è un tipico esempio di come era apparsa l'agitprop dell'epoca delle riforme. È così che i Goti, o i cosacchi, sono stati descritti dal XVII secolo XVIII. Tratto da [578], volume 1, pagina 71, illustrazione 61.
Fig. 18.46. La famosa mappa della Gran Bretagna attribuita a Matthew di Parigi al giorno d'oggi (si presume che abbia vissuto nel XIII secolo). Tuttavia, è molto probabile che si tratti di un falso recente che risale al massimo al XVII-XVIII secolo. Tratto da [1177], volume 1, mappa 39.
Frammento della mappa disegnata da Matthew of Paris: un primo passo. Non vediamo il nome Ros (o Rossia) applicato a nessuna parte della Scozia. Tratto da [1177], volume 1, mappa 39.
Fig. 18.48. Frammento di una mappa del 1606 in cui la parola "Britannicus" è trascritta in due parole — "Brita Nicus" — Bruto il Victor o la Vittoria di Bruto (Fratello?). Tratto da [1160], pagina 105, mappa 4.18.
Fig. 18.49, Frammento della mappa di George Lily che si suppone sia stata compilata a Venezia nel 1526. Il mare si chiama Mare Britanicum, il mare di Bruto il Victor. Tratto da [1160], pagina 161, mappa 5.43.
‘Orso Russo’ come stereotipo Inglese che divenne comune in epoca Elisabettiana... Ci sono stati tentativi per tracciare le origini di questo stereotipo nel primo simbolismo Cristiano, quando sia il Nord che l’orso erano considerati simboli delle forze del male… Infine, emtrambi questi animali impuri [l’orso e la scimmia - Aut.] furono inclusi nell’alimentazione dei ‘Turchi del genere di Gog e Magog’” ([953], pag. 230. La stessa parola latina per ‘orso’, ‘ursus’ potrebbe essere un’altra versione della parola Russo.
Consideriamo anche “un’incisione che rappresenta i Goti intitolata ‘Sui Goti e la loro Crudeltà’ dalla “Cosmografia” di Sebastiano Munster pubblicata nel presunto anno 1550 ([578], Book 1, pag. 71, ill. 61; vedi fig. 18.45). Vediamo i Goti ( o Cosacchi). Il quarto di loro da destra ha la testa di un uccello da preda con un largo becco – è ovvio che i personaggi in questione siano estremamente maliziosi e cattivi, o no?
Concludiamo con il seguente curioso dettaglio. In fig. 18.46 riproduciamo la “Carta della Gran Bretagna di Matteo di Parigi”. Gli storici la chiamano “una famosa carta conosciuta in quattro versioni” ([1177], Volume 1 , carta 29) . Oggi viene datata al XIII secolo, la presunta epoca di Matteo di Parigi. Gli storici sono molto contenti di includere questa carta nelle varie pubblicazioni come un esempio dell’arte cartografica del XIII secolo. Viene trattata oggi con molta reverenza. La carta è un vero lavoro artistico, colorato con accuratezza e elegantemente. Un frammento della stessa carta in una versione differente viene riprodotto sopra in fig. 18.14.
Comunque, uno studio dettagliato della “famosa carta antica” di Matteo di Parigi, qv in fig. 18.46, ci lascia confusi. Per esempio, notiamo che l’area della Scozia chiamata Ros o Ross è scomparsa senza lasciar tracce (vedi fig. 18.47). Abbiamo però visto che questo nome era presente sulle carte della Scozia fino al XVIII secolo (qv nel frammento di carta datato al 1755 riprodotto in fig. 18.18, per esempio). È stato solo più tardi che il nome “pericoloso” è scomparso dalle carte della Britannia. Come possiamo vedere, qualcuno lo ha anche rimosso dalla “famosa carta antica” compilata da Matteo di Parigi, che si può vedere in fig. 18.46. Comunque, un’altra versione della stessa carta riprodotta più sopra in fig. 18.14 mantiene il nome Ros come parte della geografia Scozzese. Questa versione sembra più antica - deve essere sfuggita alle grinfie degli storici del XVIII-XIX. Magari, è stata corretta in modo meno meticoloso.
È perciò probabile che la “famosa versione antica” della carta di Matteo riprodotta in fig. 18.46 sia stata creata da falsari al massimo nel XVII-XVIII secolo come “aiuto visuale” alla storia Scaligeriana, che veniva introdotta in quel periodo. La carta è stata fatta in modo da sembrare “antica” - comunque, in un modo anche troppo accurato. È ovvio che gli antichi nomi sono stati corretti in modo tendenzioso. Per esempio, questa “antica” carta si riferisce alla capitale d’Inghilterra come Londra, che è invece un termine moderno.
Abbiamo già ricordato il fatto che diverse cronache Inglesi traccino il nome “Britannia” da Bruto – probabilmente, un fratello di Giulio Cesare, o Youri lo Zar. Alcune di queste carte trascrivono “Britannicus” come “Brita Nikus” - due parole separate (vedi il frammento di carta compilato da Jean-Baptiste Wrientz nel 1606 riprodotto in fig. 18.48). Le due parole avrebbero potuto stare in passato per “Bruto il Niceano”, o “Vittoria di Bruto”, o “Bruto il Vittorioso”, tenendo presente la parola Greca per Vittoria, “nike”.
Un’altra carta, compilata da George Lily nel presunto anno 1526, contiene il nome “Mare Britanicum”, in altre parole “Mare di Bruto il Vittorioso”. Un frammento della carta può essere visto in fig. 18.49.
Il nome “Germania” può anche essere messo in relazione con la parola “ brat ”, o “brate/fratello” - Brutenia, Pruthenia e così via. Il fatto che la parola Spagnola per “fratello” sia ”hermano” non può essere un caso. Il nome Germania deve essere stato sinonimo di “Britannia” traducibile come”Nazione di Fratelli”. Bisogna anche notare la similarità fonetica tra la parola “Britannia” e la parola Slava “ brataniye ”, “fratellanza”.
Commenti
Commento 1. “La questione sulla provenienza e interdipendenza delle varie versioni [della Cronaca] è così complicata che ogni discussione subito assume le sembianze di un saggio di alta matematica” ([1442], pag. xxxi).
Commento 2 . “Ogni resoconto della Cronaca Anglo-Sassone è necessariamente basato sulla revisione di Charles Plummer dell’edizione di Giovanni Earle (1865) che fu pubblicata in due volumi dall’Oxford University Press nel 1892-9... L’edizione di Plummers… dà rilievo su opposte pagine ai manoscritti A e E, associati rispettivamente con i nomi dell’Arcivescovo Parker (1504-75) e dell’Arcivescovo Laud (1573-1645)... Gli altri manoscritti erano un tempo di proprietà di Sir Robert Cotton (1571-1631), e possono essere trovati nella collezione Cottoniana di manoscritti nel British Museum” ([1442], pag. xxxi).
Commento 3 . “Grazie all’esempio di Bede, la Cronaca è la prima storia scritta in Inglese ad usare l’innovativa competenza di calcolare gli anni dalla incarnazione di Nostro Signore - ‘Anni di Grazia’ come venivano chiamati in Inghilterra” ([1442], pag. xxiv).
Commento 4. “Quest’anno la città dei Romani fu presa d’assalto dai Goti, millecentodieci anni dopo essere stata costruita. Dopo di ciò, i re dei Romani non governarono più la Britannia. In tutto avevano governato quattrocentosettanta anni da quando Giulio Cesare arrivò nel paese” ([1442], pag. 11).
Commento 5. “Une isle i a par non Cancie [Canzie nel manoscritto B, qv in [517], pag. 240, - Aut.] e si crei bien que c’est Rosie [Russie nel manoscritto B, qv in [517], pag. 240 - Aut.] qui est de la grant mer salee de totes parz avironnee. Dune autresi com les euetes de lor diverses maisonnetes de ceus qui sunt irie’ sunt en estor glaive sachie’, tost e isnel d’ire esbrasez, trestot eissi e plus assez seuct icil poples fors eissir por les granz rennes envair e por faire les granz ocises, les granz gaaiz e les conquises.”
Commento 6. “I primi abitati di questa terra furono i Britanni, che arrivarono dall’Armenia” ( [1442] , pag. 3).
Commento 7 . “In questa terra ci sono cinque linguaggi: Inglese, Britannico o Gallese, Irlandese, Pict, e Latino... I Pict arrivarono dal Sud della Scitia con navi da guerra, non molte, e toccarono terra in Irlanda del Nord, e chiesero agli Scot se potevano stabilirsi lì . . E i Pict chiesero mogli agli Scot. . . Una parte degli Scot andò dall’Irlanda in Britannia” (ibid).
Commento 8. “Al tempi di Alfredo questo termine Scottas si riferiva sia agli Scot d'Irlanda che al regno Irlandese di Argyll” ([1442], pag. 3, Commento 5).
Commento 9. “Ruthia, sive Ruthena, quae et Mesiae est provincia, in Minoris Asiae confinio constituta Romanorum terminos est habens ab oriente, Gothiam a septentrione, Pannoniam ab occidente, Graeciam vero a meridie. Terra quidem est maxima concordans cum Bohemis et Sclavis in ideomate et lingua. Haec autem quadam parte sui Galacia est vocata et eius incolae quandam Galathae vocabantur, quibus dicitur Paulus Apostolus direxisse epistolam. Quaere supra Galacia” ([1026]; anche [517], pag. 77).
Commento 10. “Hie primo auditur in terra nostra, quod nefandus exercitus Tartareorum multas terras vastavit” ([1121]; anche [517], pagg. 98 — 99).
Commento 11. “Gens nafanda dicta Tartarins que nuper de insulis ebulliens superficiem terre impleuerat Hungariam cum adiacentibus regionibus devastat” ([1446]; anche [517], pag. 101).
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
Parte III.
La cronologia e il concetto generale della storia Romana e Bizantina
CAPITOLO 19
Il problema della ricostruzione della vera versione della storia Romana
La cronologia corretta di Roma e Bisanzio è stata presentata nei lavori di A. T. Fomenko (vedi Chron1 E Chron2). È basata su estesi calcoli al computer fatti mentre si analizzava l’intero volume di dati storici e cronologici disponibili oggi dal punto di vista naturale scientifico. Da quanto emerge la storia dell’ “antica” Roma può essere identificata come la storia del Grande Impero “Mongolo” del XIII-XVI secolo, il cui centro Metropolitano era l’area delle città Russe di Vladimir e Suzdal. Gli “antichi” imperatori Romani sono riflessi fantasma degli Zar Russi (o Khan dell’Orda) del XIV-XVI secolo, vedi i nostri libri “Le Origini della Russia come Orda” e “La Roma Regale in Mesopotamia: tra l’Oka e il Volga” per ulteriori dettagli.
1 . LA STRUTTURA CRONOLOGICA DEL MODERNO “MANUALE DI STORIA”
Ricordiamo che i risultati principali della nuova cronologia, formulati inizialmente da A. T. Fomenko (vedi Chron1 e Chron2), possono essere descritti in breve come segue:
1) La versione consensuale della cronologia antica e medievale è evidentemente sbagliata. Fu presentata nei lavori dei cronologisti scolastici del XVI-XVII secolo G. Scaligero e D. Petavio. La maggior parte degli storici professionali della nostra epoca non discutono su questa versione sebbene la sua correttezza sia stata messa in dubbio da numerosi scienziati.
2) La versione storica e cronologica di Scaligero e Petavio contiene un certo numero di duplicati fantasma, o rendiconti ripetuti degli stessi eventi storici che sono presentati come diversi e datati a diverse epoche storiche, separate spesso da centinaia o migliaia di anni.
3) Tutti gli eventi datati all’epoca che precede il 1000 d.c. nella versione di Scaligero e Petavio sono duplicati fantasmi che ripetono eventi in realtà più recenti. Perciò la storia reale documentata inizia intorno al 1000 d.c. al massimo. Non stiamo in alcun modo implicando che non ci sia stata una storia prima di allora – quello che diciamo è che la documentazione di eventi precedenti non ha raggiunto i giorni nostri. Questi eventi sono stati rimpiazzati da duplicati fantasma o eventi più tardi nella versione cronologica di Scaligero e Petavio.
4) Gli eventi datati al periodo tra il 1000 e il 1300 d.c. si possono dividere in due livelli il primo corrisponde agli eventi che hanno ricevuto una corretta datazione nella versione Scaligeriana, o il vero livello dell’epoca. Il secondo livello corrisponde agli eventi che erano stati datati in modo sbagliato e riflettono eventi più tardi del XIII-XVII secolo. Questo è il livello fantasma dell’epoca del X-XIII secolo, che consiste di eventi che sono stati spostati sull’asse del tempo. La loro corretta posizione cronologica corrisponde all’epoca del XIV-XVI secolo. In altre parole il periodo tra il 1000 e il 1300 d.c. come viene riflesso nella versione cronologica consensuale è una mistura bizzarra di eventi reali con datazioni corrette e eventi fantasma la cui reale datazione appartiene ad altre epoche.
5) La versione cronologica di Scaligero e Petavio riflette correttamente, per la maggior parte, il periodo che segue il 1300 d.c., sebbene in alcuni casi lo slittamento cronologico di 100 si manifesta dopo il 1300. Duplicati cronologici scompaiono dalla versione Scaligeriana soltanto a partire dal XVI secolo. In altre parole, la cronologia disegnata nel manuale di testo Scaligeriano è affidabile al massimo dal XVII secolo. Ci asterremo dal criticare la versione Scaligeriana in questo momento – la parte critica ha una lunga storia di suo, di cui vien dato conto in dettaglio in Chron1 da A. T. Fomenko. Contiene un’analisi della cronologia globale secondo il “manuale di storia” basato sui nuovi metodi statistico-empirici sviluppati a questo particolare scopo; essi hanno reso possibile localizzare le parti del “manuale di storia” che si duplicano tra loro. Viene fuori che il sistema generale di duplicati cronologici è piuttosto semplice – di base, il moderno “manuale consensuale di storia” è una collazione della stessa cronaca in quattro copie diverse che slittano tra loro rispettivamente di 333, 720, 1053 e 800 anni.
Questa è la costruzione generale della versione cronologica erronea su cui hanno insistito Scaligero e Petavio. Comunque, studiandola più attentamente, lo schema diventa più complesso, poiché ogni epoca singola nella storia antica e medievale contiene fantasmi minori di suo, come anche distorsioni, vuoti e inserimenti sbagliati. I lavori degli autori (vedi Chron1, Chron2 e Chron3) suggeriscono l’utilizzo di diversi nuovi metodi empirico-statistici che permettono un’analisi cronologica più dettagliata e una più efficace localizzazione dei duplicati.
2 . IL PROBLEMA DELL’INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI CRONOLOGICI NELLA NELLA RICOSTRUZIONE DELLA VERA STORIA ANTICA
Sfortunatamente, la struttura dei duplicati cronologici è di per sé insufficiente per una ricostruzione inequivocabile della storia antica e medievale. Il problema è che la Nuova Cronologia può essere impiegata in modi diversi.
Di fatto, assumiamo che una ricerca matematica e statistica scopra che le sezioni, o capitoli, X1, X2... , Xn dell’erroneo “manuale di testo di storia” che corrisponde alle differenti epoche T1 , T2 , . . . , Tn sono di fatto duplicati l’uno dell’altro e si riferiscono agli stessi eventi. Come potrebbe questo risultato formale essere concettualizzato con l’utilizzo di rappresentazioni storiche familiari? Come possiamo inequivocabilmente affrontare domande come, “Quando è vissuto Giulio Cesare?” e “Che lingua parlava?” In altre parole, come possiamo scrivere un singolo veritiero capitolo invece di diversi falsi? Per prima cosa e principalmente, dobbiamo rispondere alla seguente domanda: Quali dei capitoli delle cronache (X1 ,...,Xn possono essere considerati “eventi originari”.
È solo dopo questa localizzazione di un evento originario e la sua datazione che possiamo domandarci le origini cronologiche e geografiche di Giulio Cesare, per esempio. Le risposte a simili domande potranno anche essere complesse, del tipo: “La biografia di Giulio Cesare è una collazione di diverse biografie storiche di differenti persone, la loro epoca e localizzazione geografica è così e così”. Dovremo estrarre queste biografie dal medesimo “manuale di storia” facendo del nostro meglio per ripulirlo da elementi di fantasia e fatti ripresi dalla biografia di altre personalità storiche. Questo non può essere sempre fatto in modo inequivocabile.
I nostri principi guida saranno i seguenti:
3. IL PRINCIPIO DELLA VERIDICITÀ DEI “CONCETTI GENERALI” COME RIPORTATI NEGLI ANTICHI DOCUMENTI
3.1. Tracce della vera storia e la tradizione cronologica originale
Sarebbe naturale assumere che Scaligero, Petavio e altri cronologisti del XVI-XVII secolo abbiano basato la loro ricostruzione della cronologia globale su qualche corretto concetto storico iniziale che li ha raggiunti per tradizione, basato su fatti conosciuti comunemente che non sono invece stati valutati correttamente nel corso della loro ricerca. Dopo tutto non avrebbero potuto ricostruire interamente una storia e cronologia dal nulla – è ovvio che i cronologisti avessero in qualche modo bisogno di appoggiarsi ad alcune concezioni storiche generali prevalenti all’epoca, altrimenti nessuno gli avrebbe creduto, e la loro costruzione cronologica sarebbe stata spazzata via immediatamente
Tracce dell’antica tradizione che appaiono veritiere devono inevitabilmente essere presenti nella versione Scaligeriana della storia. Simili tracce possono occasionalmente essere identificate come fonti e separate dai livelli successivi.
I resti dell’antica tradizione appaiono come formule stabili e semplici, o concetti generali riferiti con più o meno le stesse parole da differenti fonti. Questi resti solidificati dell’antica tradizione diventano miniere di informazioni preziose. Il principio di correttezza di questi concetti generali richiede che la versione della storia ricostruita corrisponda con i resti della tradizione cronologica del XIV-XVI secolo, che può derivare dai documenti sopravvissuti fino ai nostri giorni. È improbabile trovare tracce di qualsiasi tradizione più antica, poiché sono state cancellate completamente dalla storia documentata dell’umanità.
Il principio formulato sopra è basato sui risultati della ricerca di A. T. Fomenko esposti in Chron1, che afferma che i testi sopravvissuti fino ai giorni nostri descrivono il periodo storico che inizia col XI secolo d.c. e dopo, con più o meno precisi resoconti di eventi accaduti al massimo intorno al 1300 d.c.
Perciò, la tradizione storica del XIV-XVI secolo è stata cronologicamente vicina al periodo iniziale della storia documentata. Si può anche supporre che questa tradizione abbia posseduto dati storici corretti. Comunque, fu distrutta nel XVII-XVIII secolo. Questo processo viene descritto in Chron6, come anche le motivazioni che lo hanno sostenuto. L’erronea tradizione storica e cronologica di Scaligero e Petavio venne introdotta nel XVI-XVIII secolo; prima si diffuse nell’Europa Occidentale e quindi in tutto il mondo. Un’analisi critica sulle basi di questo sistema cronologico deve essere stata implicitamente resa tabù per la scienza storica fin dall’inizio. Il tabù è ancora in atto, per questo il problema non è mai stato discusso da nessuno.
Riflettiamo sulle informazioni storiche che potrebbero essere sopravvissute al vuoto di tradizione scritta, rimanendo fortemente impresse nella memoria umana dal XVII-XVIII secolo. Appariranno ovviamente come rozzi e generali concetti storici, facili da formulare e imparare e difficili da dimenticare. Infatti alcuni di quei concetti sono sopravvissuti e si sono irrigiditi in formule e idee generali sparse tra i testi sopravvissuti del XVII-XVIII secolo. Di regola questi concetti sono assenti dai testi degli autori più recenti.
Gli Scaligeriani trattano questi resti dell’antica tradizione col massimo disprezzo, considerandoli “miti medievali” che contraddicono la “ovvia realtà storica”.
3.2. Il concetto medievale di tre regni in sequenza
Citiamo un esempio. Ogni cronista medievale, incluso Scaligero, aveva seguito un singolo concetto relativamente ai cambiamenti dinastici nel corso della storia, e cioè che un certo centro della dominazione del mondo fosse esistito fin dai primordi della storia umana – la capitale dell’Imperatore. Questo centro si è spostato un certo numero di volte dividendo la storia in tre periodi con tre dinastie regnanti:
1) La monarchia di Babilonia, originariamente Assira e Caldea, quindi Persiana e Media, con Babilonia come capitale.
2) Quella Greca della monarchia Macedone con capitale in Alessandria. Questa città si crede sia stata fondata e resa capitale da Alessandro il Grande.
3) La monarchia Romana con capitale a Roma. La versione Scaligeriana della storia considera Roma come l’ultima monarchia a dominare sul mondo. Fu seguita dalla divisione tra Impero Romano Orientale e Occidentale; questi due stati, a turno, si frammentarono ulteriormente, formano una moltitudine di regni indipendenti e principati.
Questa divisione della storia del mondo in tre epoche è stata supportata da diversi autori fino al XVIII secolo. Quindi la falsa cronologia Scaligeriana dell’ “antico” Egitto fu introdotta, allungata per diversi millenni. Un altro “balzo nell’antichità” venne fatto e l’antica teoria dei tre regni successivi fu dimenticata. Tuttavia tracce di questa vecchia teoria restano nel moderno “manuale di storia” - pur avendo largamente perso la sua importanza.
In più, un’altra terminologia viene utilizzata – questo processo viene chiamato “successione delle civilizzazioni”. L’area tra il Tigri e l’Eufrate, o il Regno di Babilonia, si presume sia stata la culla della civilizzazione. Quindi la bilancia della dominazione culturale e politica si è spostata verso l’ “antica” Grecia, e infine su Roma e l’Italia.
Il vecchio concetto dei tre successivi regni è ovviamente presente nella versione Scaligeriana della storia Romana. Infatti vediamo le basi del Regno Greco nel presunto IV secolo d.c. secondo la storia Scaligeriana, la sua capitale nella Nuova Roma, o Costantinopoli, che è dove Costantino il Grande aveva trasferito la sua capitale. Costantinopoli rimane la capitale del mondo nella storia Scaligeriana fino alla fine del VIII secolo (almeno formalmente). Questa è l’epoca in cui il nuovo Impero Romano Occidentale viene fondato in Europa da Carlomagno – non riconoscendo più l’Autorità di Costantinopoli.
Il Cronografo Luterano del 1680, per esempio ([940]), che riflette la tradizione Protestante Tedesca del XVII secolo, basata sui lavori di Scaligero, Calvisio, Petavio e altri cronologisti dell’epoca, divide la monarchia Romana finale nei seguenti periodi: “Questa monarchia può essere divisa nelle seguenti tre epoche principali:
1) I Cesari Italiani o Latini fino a Costantino il Grande [vediamo l’Italia identificata ancora una volta come Latinia - TL e LT senza le vocali - Aut.]
2) L’epoca dei Re Greci di Costantinopoli fino a Carlo Magno [il regno Greco è ancora una volta identificato con Bisanzio e Costantinopoli - Aut.]
3) L’epoca dei re Tedeschi ([940]).
4 . LA LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA APPLICATA AI PRINCIPALI EVENTI STORICI E BASATA SULLE CARTE DEL XVII-XVIII SECOLO
Evidentemente, prima di tutto bisogna cercare gli “antichi” nomi geografici come riportati nelle antiche fonti sulle carte del XVII-XVIII secolo. Questa ricerca spesso ha successo e apprendiamo la localizzazione corretta di certi “antichi” eventi. Si scopre che molti “antichi” nomi geografici esistono ancora oggi; comunque, la storiografia Scaligeriana li situa altrove. Citeremo alcuni esempi.
Macedonia – una regione storica e un paese moderno situato nei Balcani Slavi e non da qualche parte nell’”antica” Grecia.
Francia – uno stato moderno nell’Europa Occidentale. Il nome Franks incontrato nelle fonti medievali poteva riferirsi ai Traci dei Balcani e non solo ai Francesi – questo avrebbe potuto portare a confusioni ed evidentemente questo è successo.
Bitinia ( Bethyl, o Bethlemme) – una regione in Asia Minore, vicino a Costantinopoli (Istanbul). La famosa antica città di Nicea sta qui; presumibilmente la moderna città Turca di Iznik ([85], Volume 29, pag. 618).
Ancora, bisogna ricordare il fatto che l’iconografia tradizionale Bizantina e Russa stabiliscono che la rappresentazione della croce sia accompagnata dall’iscrizione nika (Nicaea?) Per esempio, nel rovescio della famosa icona conosciuta come “Nostra Signora di Vladimir” troviamo una croce con due sole iscrizioni - “ic xc” (Gesù Cristo” e “nika” ([80], pag. 82; vedi figg. 19.1 e 19.2).
Gallia – nome storico della Francia; probabilmente si identifica come l’evangelica Galilea. Ancora, Gaul (o Galilea) può identificarsi come le regioni Galitsk e Volynsk della Russia, o Galich vicino a Yaroslavl, capitale dell’antico Principato di Galitskoye (Galichskoye).
Cannes – una città in Francia (Gaul), vicino a Nizza. Potrebbe essere il riflesso nei Vangeli come Canaan in Galilea, una città che esiste ancora oggi. Il suo nome avrebbe potuto inizialmente stare per “Khan”. O, in alternativa Yaroslavl (città dei Khan nelle regioni Galitsk e Volynsk di Russia).
Babilonia – Il nome medievale del Cairo o qualche altra città nelle vicinanze del Cairo ( [ 1268] , pag. 145); anche il nome di Baghdad.
Gerusalemme (il Regno di Gerusalemme) – il nome medievale dello stato situato sull’Isola di Cipro. Bisogna sottolineare che il nome storico della città conosciuta oggi come Gerusalemme è in realtà Al-Quds – c’erano altre Gerusalemme, qv in Chron6 .
5. IL PRINCIPIO DI VALUTAZIONE DELL’ETÀ DI UN DATO TESTO DAL TEMPO DELLA SUA PRIMA PUBBLICAZIONE DI MASSA
5.1. L’epoca in cui un testo è stato pubblicato in un gran numero di copie dev’essere vicina all’epoca della creazione del testo stesso
Supponiamo di avere due fonti a nostra disposizione, che sappiamo descrivere gli stessi eventi. Quale delle due considereremo più realistica e istruttiva dell’altra?
Il principio di cancellazione dell’informazione formulato da A. T. Fomenko in Chron1 postula che l’informazione sia dimenticata in modo più o meno uniforme e monotono. Di regola, non viene più ricordata dopo che sia stata cancellata dalla memoria umana. Questo implica che più antica è la fonte, più informazioni veraci contiene. Ma come si stabilisce l’età di un testo?
Avrebbe senso supporre che più prima il testo è stato pubblicato in una gran quantità di copie, più antico e ricco di informazioni sarà. Per esempio, potrebbe essere stato stampato o copiato a mano in un gran numero di copie identiche, molte delle quali hanno raggiunto i giorni nostri. Solo la copia di massa può garantire che la fonte in questione non sia passata sotto una tendenziosa correzione più tardi, poiché la distruzione di ogni copia è praticamente impossibile. È perciò una buona idea confrontare l’età delle fonti o, piuttosto, le loro edizioni sopravvissute, confrontando il tempo in cui i documenti in questione sono apparsi in un gran numero di copie.
Questo è un principio concreto per distinguere l’epoca in cui un dato testo è stato scritto dall’epoca in cui ha avuto una pubblicazione di massa. Il principio è indubitabilmente abbastanza rozzo; tuttavia spesso si dimostra utile.
5.2. Confrontando l’età rispettivamente del Nuovo Testamento e dell’Antico
Rivolgiamoci alla Bibbia, per esempio. Ci hanno insegnato che i primi libri sono i più antichi con l’Antico Testamento che precede il Nuovo in generale e che descrive eventi di epoche più antiche. Comunque, secondo i risultati della cronologia statistica, qv in Chron1, sia l’Antico che il Nuovo Testamento descrivono eventi medievali, a cominciare dal XI secolo in avanti. Da qui il grande significato della questione delle rispettive priorità cronologiche. Se seguiamo il principio di stimare l’età di un testo ascrivendolo all’epoca in cui è entrato in una circolazione di massa, la risposta sarà assolutamente inequivocabile – i libri del Nuovo Testamento sono più antichi. Quantomeno, i Vangeli e gli Atti degli Apostoli sono precedenti ai libri dell’Antico Testamento, esclusi i Salmi. I tre libri ricordati sopra sembrano essere i più antichi dell’intero canone della Bibbia.
Infatti, questi sono i soli libri che sono stati pubblicati in una grande quantità di copie scritte a mano in modo standardizzato nel XIV-XVI secolo, e molte di loro sono sopravvissute fino ad oggi. Questo deve essere stato il primo tentativo di produzione di massa prima dell’invenzione della stampa. La necessità di un così grande numero di copie è spiegato dall’utilizzo di questi particolari libri della Bibbia durante le funzioni ecclesiastiche – ogni chiesa richiedeva una copia. Ricordiamo anche al lettore che il servizio domenicale ebbe inizio contemporaneamente in ogni chiesa. A. V. Kartashov segnala come questi libri siano gli unici che non erano stati corretti durante la preparazione delle prime edizioni a stampa della Bibbia nel XVI-XVII secolo, poiché erano “troppo comuni e riconoscibili da ognuno”, e perciò era impossibile correggerli senza che qualcuno se ne accorgesse ([372], Volume 1, pag. 602).
La situazione con i libri dell’Antico Testamento è completamente differente. Gli specialisti sanno bene che i libri dell’Antico Testamento sono stati corretti più e più volte fino al XVII secolo. La loro edizione finale si pensa sia stata canonizzata ad Ovest alla fine del XVI secolo (al Concilio di Trento in Italia). Questa tarda canonizzazione può essere parzialmente spiegata dalle numerose discrepanze tra i differenti manoscritti dell’Antico Testamento.
Fig. 19.1. Sul retro della famosa icona conosciuta come "Nostra Signora di Vladimir". L'unica scritta che vediamo accanto alla croce recita "IX XC" e "NIKA" — Gesù Cristo e Nika (Nike).
Presa da [80], pagina 85.
È molto importante che i libri contenuti nell’Antico Testamento non siano stati largamente in circolazione prima del XVII-XVIII secolo. Inoltre, “la bolla papale emessa da Gregorio IX nel 1231 vietava di leggerlo [l’Antico Testamento della Bibbia - Aut.]; il bando fu tolto formalmente durante il Concilio Vaticano Secondo [già nel XX secolo! - Aut.]” ([205], pag. 67). La Chiesa Orientale, non ha utilizzato alcuno dei libri dell’Antico Testamento con qualche eccezione fino alla fine del XVI-XVII secolo. Questi erano sostituiti dal Palaion, che riporta gli stessi eventi dell’Antico Testamento, ma in una chiave assolutamente diversa (vedi Chron6 per ulteriori dettagli).
Fig. 19.2. Il verso della "Nostra Signora di Vladimir": ingrandimento del frammento con l'incisione. Presa da [80], pagina 85
La Bibbia Slava conosciuta da noi oggi fu stampata per la prima volta da Ivan Fyodorov nel 1581 da un manoscritto Greco spedito da Costantinopoli. Nella sua prefazione dice che i manoscritti Slavi disponibili erano in molti casi sbagliati (vedi fig. 19.3). La bibbia Greca fu pubblicata solo nel XVIII secolo - in Russia. Non si può non notare la coincidenza cronologica tra la canonizzazione della Bibbia nel Concilio di Trento e la pubblicazione della prima Bibbia Slava (vedi Chron6).
Perciò una stima approssimativa dell’età dell’Antico Testamento ottenuta dalle più antiche edizioni disponibili ad oggi ci lascia il tardo XVI secolo come tempo della sua creazione. Una simile stima dei Vangeli, Atti degli Apostoli e Salmi li daterà al XIV secolo. Evidentemente, non ci sono testi precedenti sopravvissuti.
Fig. 19.3. Una pagina della Bibbia di Ostrog del 1582 ({621]), anche se la data in questione ci sembra dubbia.
Questa pagina contiene un frammento della prefazione di Ivan Fyodorov, dove racconta la storia dei suoi tentativi di pubblicare la Bibbia. Ivan Fyodorov si lamenta di non essere stato in grado di trovare una sola Bibbia scritta a mano in Slavo. Gli ci sono voluti molti sforzi per ottenere una Bibbia Slava completa tradotta "nel regno di Vladimir il Grande, che battezzò la terra Russa". Tuttavia, si è scoperto che la Bibbia in questione era diversa da tutte le altre Bibbie in modo piuttosto drastico, il che la rendeva inadatta alla pubblicazione, aumentando, come ci dice. la confusione di Ivan Fyodorov La vecchia Bibbia Moscovita di Vladimir, di Ivan Fyodorov, è scomparsa. Per ulteriori informazioni, vedere CHRONG6.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
CAPITOLO 20
LA GRANDE GUERRA, IL GRANDE IMPERO E LE GRANDI CROCIATE
1. GUERRE MONDIALI PRIMA DEL XVII SECOLO
1.1. Il “Grande Esodo” riflesso dieci o tredici volte nel manuale di storia di Scaligero e Petavio
Ricordiamo brevemente la costruzione del “manuale di testo storico consensuale” che riflette la versione Scaligeriana. Secondo uno dei principali risultati della cronologia statistica di A. T. Fomenko, questo “manuale” può essere scomposto in una serie di epoche relativamente brevi che si duplicano tra loro e servono come scheletro dell’intera cronologia globale. Queste epoche duplicate sono accompagnate dalla descrizione di una grande guerra, che normalmente termina con un “esodo” del partito sconfitto, una trinità di grandi sovrani, o entrambi. La carta cronologica globale di A. T. Fomenko in Chron1 utilizza il termine “Guerre Troiana e Gotica” per riferirsi a questa serie di duplicati, poiché comprende la famosa guerra Gotica e la Guerra di Troia.
I resoconti di entrambe le guerre sono intrecciati col tema di un grande esilio, o esodo, considerato estremamente importante dai cronisti medievali. Persino le più recenti cronache che datano alla fine del XVII secolo spesso utilizzano il “Grande Esodo” come principale spartiacque storico. Il Cronografo Luterano del 1680, per esempio, suggerisce di dividere l’intera storia iniziando dai giorni di Adamo in dieci “esodi”.
È molto significativo che i metodi di cronologia statistica riportati in Chron1 e Chron2 rivelino tredici epoche storiche, o blocchi, che appaiono essere duplicati cronologici della Guerra Gotica e Troiana come anche dell’Esodo. In altre parole il “manuale di storia consensuale” contiene un totale di tredici esodi; due delle coppie di duplicati appaiono molto vicini tra loro. Questo è il motivo per cui vediamo dieci o undici esodi.
Avrebbero potuto esserci diversi “esodi” nella storia reale? Se è così abbiamo subito il problema di definirne il numero esatto, la datazione corretta e la localizzazione geografica. La “teoria dell’esodo” medievale è ben spiegata dai risultati della cronologia statistica. Essi cadono, nei testi di storia Scaligeriana, proprio sui luoghi in cui si trovano le collazioni tra due cronache duplicate – i cronologisti medievali mettevano lì descrizioni di grandi guerre o esodi.
In altre parole, le grandi guerre, o esodi, dividono il manuale di storia Scaligeriano in più o meno omogenei blocchi duplicati, segnando il punto di collazione tra di loro. Va da sé che questo veniva nascosto sotto diversi strati di intonaco – grazie agli sforzi nel XIX secolo per la maggior parte. È estremamente difficile vederli utilizzando i metodi convenzionali di osservazione – comunque, i metodi della cronologia statistica ce li rivelano.
Una serie di grandi guerre, o esodi, divide il “manuale consensuale” in diverse sequenze di stabili regni imperiali, ognuno dei quali va da 200 a 400 anni. In Chron1 e Chron2 dimostriamo che tutti questi “periodi imperiali” nella storia antica e medievale si duplicano tra loro. Sono basati su solo due originali – un antico impero del XI-XIII secolo e il Grande Impero "Mongolo" del XIV-XVI secolo. Nella versione “Occidentale”, l’Impero “Mongolo” si deve essere riflesso nell’Impero degli Hohenstaufen del presunto XI-XIII secolo e nell’Impero “Occidentale” degli Asburgo del XIII-XVI secolo.
1.2. Il primo e più antico originale possibile delle grandi guerre o esodi
Perciò, la maggior parte degli eventi che datano a prima del 1000 d.c., come anche un certo numero di eventi tra il 1000 e il 1600 d.c. hanno bisogno di essere datati nuovamente a un epoca più recente, qv in Chron1 e Chron2. Utilizziamo questi risultati come punto di inizio nel nostro tentativo di trovare gli originali delle grandi guerre, esodi – che segnalano i punti di svolta nella cronologia consensuale e che hanno sparso una moltitudine di duplicati nel “passato remoto” nell’epoca successiva all’anno 1000 d.c. Prima di tutto formuliamo la nostra ipotesi principale, dando una lista dei possibili originali.
Il primo originale: l’epoca di Cristo, o il XII secolo.
Questa potrebbe essere proprio l’epoca della Prima Crociata (presumibilmente la fine del XI secolo) = Quarta Crociata (l’inizio del XIII secolo), e anche l’epoca dell’antico Impero, predecessore del Grande Impero “Mongolo”, la cui dinastia imperiale avrebbe poi regnato con gli Zar Russi del Grande Impero “Mongolo” del XIV-XVI secolo. Questi monarchi avrebbero potuto davvero tracciare la loro discendenza fino a Gesù Cristo, o almeno considerare sé stessi suoi consanguinei. La dinastia reale del Grande Impero finì durante i Grandi Disordini e la dissoluzione dell’Impero nel XVII secolo.
L’XI secolo è la più antica epoca nella storia documentata dell’umanità, e l’intero volume di informazioni disponibile è perciò veramente scarsa.
1.3. Il secondo possibile originale delle grandi guerre, o esodi
Il secondo originale è la guerra mondiale del XIII secolo, conosciuta anche come Guerra di Troia; fu combattuta per la città di Zar-Grad, o capitale dell’antico Impero.
La Quarta Crociata del 1203-1204, la conquista di Costantinopoli da parte dei crociati e la divisione del precedente impero unito nelle parti Niceana e Latina sembrano appartenere alla storia della Guerra di Troia, come anche alla seguente conquista di Costantinopoli da parte di Michele Paleologo, Imperatore di Nicea, nel 1261, seguita dal bando degli imperatori Latini.
La guerra combattuta in Italia intorno alla metà del XIII secolo è parte della stessa Guerra di Troia come anche l’esilio della dinastia Hohenstaufen dall’Italia da parte di Carlo d’Angiò nel 1266.
Dobbiamo segnalare i seguenti duplicati di questa grande guerra nella storia Scaligeriana fantasma dell’ “antichità”:
1 ) La Guerra di Troia del presunto XIII secolo a.c.
2) La divisione del’ “antico” Impero Romano tra le parti d’Occidente e d'Oriente nel presunto IV secolo d.c. sotto l’Imperatore Arcadio.
3) La divisione del Regno di Israele come descritta nella Bibbia (nel libro dei Re e Cronache) tra Israele e Giudea nel regno dei re Biblici Geroboamo e Roboamo.
4) La conquista e saccheggio dell’ “antica” Roma dai barbari nel presunto V secolo d.c.
5) La Guerra Gotica e l’esilio dei Goti dall'Italia nel presunto VI secolo d.c. da parte delle truppe Bizantine dell’Imperatore Giustiniano I.
1.4. Il terzo possibile originale delle grandi guerre, o esodi
Il terzo possibile originale può essere identificato come la Grande conquista “Mongola” del XIV secolo e la fondazione dell’Impero “Mongolo” con il suo centro nella Russia di Vladimir e Suzdal, o la Grande Novgorod descritta nelle cronache (vedi Parte 1 e Chron5, dove questo argomento è riportato con più dettaglio).
1.5. Il quarto possibile originale delle grandi guerre, o esodi
Questo originale potrebbe essere identificato come la conquista Ottomana (Ataman) del XV secolo, qv in Chron6. A proposito, persino recentemente nel XVIII secolo, alcuni autori Russi hanno utilizzato il temine “Ataman” invece di “Ottomano”, il che è una diretta indicazione dell’origine Ataman dell’Impero Ottomano. Per esempio, Andrei Lyzlov, un importante storico dl XVIII secolo e l’ autore della Storia Scita ([497]) riferisce la storia dell’Impero Ottomano in dettaglio, utilizzando entrambe le forme - Ataman e Ottomano. Per esempio, si riferisce agli “Ataman, o antenati dei sultani Turchi” ([497], pag. 283).
2 . QUELLO CHE SAPPIAMO OGGI DELL’XI SECOLO, O L’EPOCA DI CRISTO
2.1. Cristo e la “Guerra Giudea” di Giuseppe Flavio
Il più antico strato degli eventi nella serie delle grandi guerre, o esodi è quello del XII secolo d.c. In particolare, il XII secolo sembra la datazione corretta per la Natività di Cristo (essendo probabilmente la data di crocifissione il 1185 d.c.), qv in “Re degli Slavi”.
Il XII secolo d.c. è molto vicino al limite del 1000 d.c. come scoperto da A. T. Fomenko. Tutte le epoche situate oltre questo limite nella versione Scaligeriana sono abitate da duplicati fantasma di eventi medievali più tardi.
Ci rivolgeremo alla tradizione ecclesiastica medievale, che appare essere la fonte di informazioni più stabile che abbiamo oggi. La ragione è che introdurre modifiche nella tradizione ecclesiastica è un compito assai difficile, a dispetto del fatto che alcuni cambiamenti sono accaduti - a volte anche considerevoli. Segnaliamo che la maggior parte della tradizione ecclesiastica antica, quella Slavonica Ecclesiastica in particolare, è considerata apocrifa, o “sbagliata”, ai giorni nostri. Comunque, “apocrifo” è un’etichetta più tarda introdotta almeno nel XVII secolo. In molti casi si può solo dire ci sono testi medievali che non concordano con la versione Scaligeriana della storia. I Cristiani non utilizzavano un simile termine prima del XVII secolo. Inoltre, è noto che i testi “apocrifi” che fanno arrabbiare i commentatori moderni erano percepiti come testi ecclesiastici regolari dai Cristiani medievali. Erano letti liberamente, copiati e inclusi in varie collezioni (vedi altro sul tema in Chron6).
Fig. 20.1. Pagine di un'opera Evangelica medievale intitolata "Le Passioni del Signore" con il resoconto di Gerusalemme ("Roma Giudea") conquistata dalle truppe del "Grande Principe Licinio". Secondo le "Passioni", le truppe sono state inviate a Gerusalemme dall'imperatore Tiberio come misura punitiva dopo la crocifissione di Gesù Cristo. A quanto pare, quello che abbiamo davanti è una descrizione della Prima Crociata del 1096.
Rivolgiamoci al medievale “Le Passioni di Cristo”, per esempio (che include, tra le altre cose, la famosa “Epistola di Pilato a Tiberio” - vedi [307] , pag. 444) . Questo lavoro era parte integrale della letteratura Cristiana medievale, ma più tardi venne dichiarata un “falso” ([307], pag. 443). In particolare, la pubblicazione scientifica moderna intitolata Gesù Cristo nei Documenti Storici ( [307] ), che contiene molti lavori medievali che sono stati più tardi dichiarati sbagliati, omette completamente le “Passioni”, nonostante lo citi come documento apocrifo ([307], pag. 443). Tuttavia, questo documento riveste rilevanza diretta sul tema della compilazione. Noi utilizziamo una compilazione in Slavonico Ecclesiastico scritta a mano ( [772] ), che contiene in particolare “Le Passioni di Cristo”.
Fig. 20.2. Ingrandimento di un frammento di pagina dell'illustrazione precedente.
Le “Passioni” affermano che dopo la crocifissione di Cristo la città di Gerusalemme venne presa dalle truppe Romane agli ordini di Tiberio, figlio d’Augusto, Signore e sovrano del Mondo Intero” ([772]). La conquista fu portata avanti dal “Grande Principe Licinio” personalmente, che è anche chiamato “Zar e Sovrano Supremo d’Oriente” ([772]; vedi figg. 20.1-20.4). Questa conquista di Gerusalemme è descritta come una grande guerra il cui itinerario e ideologia la fanno assomigliare a una crociata. Ricordate che le “Passioni” utilizzano anche il termine “Roma Giudea” per riferirsi a Gerusalemme (figg. 20.1 e 20.3). Questo è in buona corrispondenza con la nostra ipotesi che Gerusalemme dei Vangeli sia la stessa Nuova Roma sul Bosforo, o Costantinopoli (Istanbul).
In modo abbastanza ovvio, gli Scaligeriani credono che i fatti descritti nelle “Passioni” siano storie raccontate da “medievali ignoranti”, poiché seguono Scaligero nella sua idea che l’assedio e la presa di Costantinopoli siano successive alla Crocifissione di circa 40 anni, datandole al presunto 70 d.c., o regno di Tito Vespasiano e alla cosiddetta Guerra Giudaica ( [877 ] , pagg. 22-23). Sono anche dell’opinione che la Guerra Giudaica non abbia nulla a che vedere con Cristo ([877], pag. 21).
Nonostante ciò, un attento studio dimostra che la storia Scaligeriana contiene un riferimento vago al saccheggio di Gerusalemme nell’epoca della crocifissione ad opera proprio di Licinio. Presumibilmente, “Marco Licinio Crasso, membro del primo triumvirato che aveva avuto la Siria come suo dominio aveva di fatto saccheggiato la Giudea e persino razziato il Tempio i Gerusalemme” ([877], pag. 10). Comunque, non ci sono rapporti di alcuna guerra o campagna militare da nessuna parte (ibid). A parte questo la cronologia Scaligeriana afferma che Licinio abbia governato in Siria nei presunti anni 54-53 a.c., parecchio prima di Tiberio ([877], pag. 511). Le “Passioni” ovviamente non si incastrano nella struttura della cronologia Scaligera e sono state perciò dichiarate “falsi”. Comunque, nel caso presente, la fonte medievale è evidentemente corretta; la versione Scaligeriana è in errore.
2.2. La prima crociata. Alessandria nel XI secolo come l’Antica Roma in Egitto. Gerusalemme = Troia = Ilio come Zar-Grad, o la Nuova Roma
Sappiamo poco oggi della Prima Crociata del presunto anno 1096 (la quale si identifica anche come la Quarta Crociata del XIII secolo, nella nostra ricostruzione) – di regola, i rapporti che troviamo nei libri di testo sono tutti basati sule fonti Europee Occidentali, le quali semplicemente descrivono l’itinerario delle truppe dei crociati Occidentali. Solo alcuni lavori speciali riportano come la campagna sia iniziata ad Est e che i crociati Europei Occidentali arrivarono dopo, quando i combattenti erano già in battaglia tra loro (vedi [287], per esempio). La credenza generale è che i crociati arrivarono per sostenere l’imperatore “Bizantino” che combatteva una guerra santa contro gli “infedeli” , in seguito all’annuncio del Papa ( [287] ). Gli Scaligeriti sono dell’opinione che la residenza del Papa fosse nella Roma Italiana. Comunque, la Nuova Cronologia afferma che una simile città non esistesse in Italia a quel tempo.
Facciamo una semplice domanda. Chi erano gli “infedeli” combattuti dai partecipanti alla Prima Crociata (= Quarta Crociata)? Gli storici Scaligeriani credono che gli “infedeli” in questione fossero Mussulmani. Comunque, l’Islam non esisteva ancora come religione separata nel XII secolo, secondo la nostra ricostruzione. Secondo i resoconti della crociata, gli “infedeli” possono essere identificati come i Giudei, che erano il vero partito a cui si opponevano i crociati ([287]).
Questo sta perfettamente in corrispondenza col fatto che la Prima Crociata (= Quarta Crociata) iniziò immediatamente dopo la Crocifissione nel 1185 d.c. come sua diretta conseguenza. In più questo concorre anche con l’opinione dei crociati stessi – si scopre che credevano di fare guerra contro i Giudei, ossia i veri torturatori di Cristo ([217], pagg. 117-118).
Fig. 20.3. Pagine del lavoro medievale intitolato "Le Passioni del Signore" con il racconto della conquista di Gerusalemme ("Roma giudea") da parte delle truppe del "Gran Principe Licinio".
Oggi questa credenza dei crociati della prima Crociata si crede sia una manifestazione della loro “medievale ignoranza”. Comunque, la teoria suggerita dagli storici Scaligeriani sulla presunta ignoranza degli autori medievali fu creata principalmente al fine di nascondere le plateali contraddizioni tra la versione Scalgeriana e l’antica tradizione storia, come ha mostrato la nostra ricerca.
nb: Non bisogna identificare il Giudaismo del XII secolo, o la religione della Giudea (i Balcani e l’Asia Minore con capitale Costantinopoli) come il moderno Giudaismo.
2.3. Il trasferimento dell’antica capitale imperiale da Alessandria, o la Antica Roma, a Zar-Grad = Gerusalemme = Troia nel XI secolo
È possibile che la capitale dell’antico regno “Bizantino” sia stata trasferita dall’Alessandria Africana, o Antica Roma, a Zar-Grad sul Bosforo, che più tardi venne conosciuta come Costantinopoli, o la Nuova Roma, dopo la Prima Crociata. Il nome Costantinopoli, o “Città di Costantino”, è di origine più recente. Nel XI-XII secolo la città era conosciuta come Gerusalemme, o Troia. La cronologia Scaligeriana data il trasferimento della capitale a Zar-Grad all’inizio del presunto IV secolo d.c. Scaligero si sbagliava di 700 anni.
Vaghi ricordi del fatto che la capitale imperiale fosse un tempo stata la città Africana di Alessandria sono ancora vivi nella storia Scaligeriana. Ricordiamo che Alessandria fu la capitale dell’Impero di Alessandro. Ci viene detto anche che, dopo essersi stabilito ad Alessandria, Alessandro il Grande aveva per qualche strana ragione rigettato tutti i suoi costumi Greci, aveva infilato qualche abito “Persiano” e iniziato a comportarsi come un vero Faraone.
Fig. 20.4. Ingrandimento di un frammento di pagina dell'illustrazione precedente.
Dobbiamo ricordare l’ipotesi di N. A. Morozov a questo proposito e cioè che le piramidi Egiziane fossero stati i sepolcri dei primi imperatori Bizantini ([544]). Comunque la nostra ricostruzione differisce da quella di Morozov. Morozov credeva che le mummie degli imperatori, o faraoni, fossero state sempre portate in Egitto da Costantinopoli, e che Alessandria fosse semplicemente il cimitero imperiale e non la capitale. Siamo dell’opinione che l’Alessandria Egiziana fosse un tempo la vera capitale, e che i primi imperatori Romani = Greci = “Bizantini” fossero tutti stati seppelliti nelle vicinanze dell’antica capitale.
Comunque, dopo il trasferimento della capitale a Costantinopoli e quindi alla Grande Novgorod, ovvero alla Russia di Vladimir e Suzdal, i corpi degli imperatori deceduti (Zar o Khan dell’Orda) dovevano davvero essere imbalsamati e trasportati all’antico cimitero dinastico in Egitto, in Africa. Crediamo che l’antica leggenda Greca di Caronte, il battelliere che trasportava i morti attraverso un grande e fosco fiume verso l’Ade su una barca sia il riflesso di simili viaggi. La leggenda dev’essere molto antica davvero – crediamo che dati al XI-XV secolo d.c.
2.4. La biografia di Papa Ildebrando.
La data in cui la Santa Sede fu spostata a Roma in Italia
Sebbene la cronologia Scaligeriana abbia fatto scivolare quasi tutti gli eventi Evangelici nell’epoca iniziale d.c., molte loro tracce sono rimaste nell’XI-XII secolo. Una delle più vivide è quella di Papa Gregorio VII Ildebrando (vedi fig. 20.5). Va da sé che l’edizione definitiva o addirittura la creazione della sua biografia datano come minimo alla fine del XV secolo. Questo appare ovvio per il semplice fatto che la sua biografia riflette il grande scisma ecclesiastico, che viene datato ai primi del XV secolo dalla Nuova Cronologia, qv in Chron5 e Chron6. Come per il XI secolo, che è l’epoca di Ildebrando, non ci possono essere stati Papi in Italia, poiché la città Italiana di Roma non esisteva ancora. Come abbiamo già ricordato, la Santa Sede era ancora in Alessandria in quel periodo – cioè nella Valle del Nilo. Persino nel XVI secolo il Patriarca di Alessandria portava il titolo di “Il Papa, Giudice dell’Universo e 13° Apostolo” ([372], Volume 2, pag. 39). E mantiene ancora oggi il titolo papale.
Così anche per la città di Roma in Italia, che la nostra ricostruzione ritiene sia stata costruita nel XIV secolo, che è anche l’epoca in cui la Santa Sede fu spostata in Italia. La ragione di questo, come anche il perché i papi Italiani medievali affermassero il loro potere secolare e non solo ecclesiastico, sono riportati in Chron6.
2.5. La città di Roma è stata una capitale nell’antichità?
Perché la versione Scaligeriana situa l’ “antica” Roma in Italia? Probabilmente questo è dovuto al fatto che la parte finale della storia Europea è stata scritta in Italia per la maggior parte, durante l’epoca della Riforma nel XVI-XVII secolo. Aveva naturalmente scopi politici. Bisogna notare che Roma in Italia non è mai stato un solido presidio. Pensiamo alle fortificazioni delle città medievali che erano state capitali di grandi stati. Le robuste mura di Costantinopoli, per esempio, rimangono in piedi ancora oggi. A parte questo, la disposizione geografica e militare senza speranza di Roma in Italia le preclude la possibilità di essere stata la capitale di un impero globale, anche nell’antichità o nel Medio Evo. Questo fatto era stato segnalato da N. A. Morozov in [544]. Dobbiamo anche ricordare ai lettori che l’Italia ha cominciato ad esistere come stato indipendente nel XIX secolo, quando si è separata dall’Austria. La leggenda della Roma Italiana come conquistatrice di molte terre e capitale dell’immenso Impero Romano nell’ “antichità” non è altro che una costruzione di fantasia degli storici Scaligeriani.
2.6. Il regno Babilonese rimpiazzato da quello Greco
Ritorniamo al concetto medievale di molti regni messi in successione come riportato sopra. La prima modifica potrebbe datare all’epoca del XI secolo. Il nome del Regno di Babilonia potrebbe essere derivato da quello dell’antica capitale – la città di Babilonia in Egitto. Teniamo presente che certe carte medievali indicano Babilonia come una città nelle vicinanze del Cairo, qv in figg. 18.6, 18.7 e 18.8. Il nuovo nome (il Regno Greco) deve essere collegato con la fede “Greca”, o Cristianità. La parola Grecia è probabilmente una versione leggermente corrotta del nome Horus, o Cristo, che trasforma l’antico “Regno Greco” nel “Regno Cristiano”. Che in pratica significa che la parola “Greco” fosse un tempo sinonimo di “Cristiano”.
2.7. L’inizio dell’era Cristiana nel XII secolo come alba del Regno Greco
Ci sono molte evidenti circostanze che ci permettono di identificare l’inizio dell’era Cristiana nell’Impero come alba del Regno Greco, o, probabilmente. Il Regno di Horus = Cristo.
Principalmente, si immagina che i Vangeli e altri libri Cristiani che sono compresi nel Nuovo Testamento fossero originariamente scritti in Greco: “Com’è comunemente noto, l’intera Scrittura Sacra del Nuovo Testamento era scritta in Greco, con l’eccezione del Vangelo secondo Matteo, che la tradizione afferma essere stato scritto inizialmente in Aramaico. Comunque, poiché il testo in questione in Aramaico non è sopravvissuto, il testo Greco di Matteo viene considerato l’originale” ([589], “Introduzione”, pag. 5*). In generale, la prima letteratura Cristiana è stata scritta esclusivamente in Greco. Un altro fatto noto è che durante i primi due secoli dopo l’introduzione della Cristianità, le funzioni Cristiane erano fatte in Greco – sia all’Ovest che ad Est ([793] e [78]).
Secondariamente, ci si riferiva all’Impero Cristiano “Bizantino” = Romeano come all’Impero Greco o Romeano (Romano), e non Bisanzio. I suoi imperatori erano conosciuti come Imperatori Greci o Romeani, e i Bizantini chiamavano se stessi Romeani o Greci. La parola “Bisanzio” dev’essere stata coniata come minimo nel XIX secolo – evidentemente, intorno al periodo in cui il nome Grecia = Horus = Cristo rimase rigidamente applicato alla Grecia moderna, che si era allora separata dalla Turchia. Agli storici non piace i nome “Romea” tanto più che ricorda il nome “Roma” in modo troppo diretto.
Gli storici Scaligeriani hanno realizzato un “modello giocattolo” dell’intero Impero Greco = Cristiano e lo hanno situato nel territorio della moderna Grecia, che occupava una parte ridotta della Grecia Medievale o Bisanzio. Anche l’antico Regno di Macedon fu trasformato in una provincia Greca. In realtà Macedon (o Macedonia) esiste ancora nei Balcani come stato Slavo.
Il moderno Israele è un altro esempio dello stesso tipo essendo un modello “ridotto” del Grande Impero "Mongolo". Si scopre che l’Israele ricordato nelle fonti ecclesiastiche è stato in realtà questo gigantesco impero del XIV-XVI secolo, essendo il moderno Israele una parte infinitesimale del tutto.
3 . UN NUOVO PUNTO DI VISTA SU UN NUMERO DI BEN NOTI CONCETTI SUGGERITO DALLA NOSTRA RICOSTRUZIONE
E così, suggeriamo le seguenti identificazioni: a = b = c.
1) ALESSANDRIA.
a. La città di Alessandria (o, probabilmente, Cairo in Egitto).
■ b. La stessa città era conosciuta come l’Antica Roma, capitale dell’Impero “Bizantino” prima del trasferimento della capitale alla Nuova Roma o Costantinopoli.
■ ■ c. Anche conosciuta come Babilonia, capitale del Regno di Babilonia nell’epoca del XI secolo.
Questa famosa antica città esiste fino ad oggi – comunque, secondo la Nuova Cronologia, la famosa storia dell’ “antico” Egitto ricade interamente in un epoca successiva al 900 d.c.
2) LE PIRAMIDI EGIZIANE.
Le più antiche piramidi sono di dimensioni modeste; sono le tombe dei primi Imperatori “Bizantini” Ramani = Romeani (o Faraoni) del X-XI secolo. La capitale dell’Impero Romano = Romeano era ancora nella Valle del Nilo in Egitto. Dopo il trasferimento della capitale alla Nuova Roma sul Bosforo, i corpi degli imperatori, o faraoni, deceduti, venivano ancora trasportati nella Valle dei Morti e a Luxor in Egitto – l’antico cimitero di famiglia. I corpi richiedevano l’imbalsamazione prima del trasporto, per cui è stato introdotto il costume di imbalsamare il corpo dei faraoni, o imperatori. Questo costume era estraneo all’Egitto, poiché un corpo morto seppellito nella sabbia calda non è affetto da putrefazione come sottolinea N. A. Morozov ( [544] ).
Dopo la fondazione del Grande Impero "Mongolo" nel XIV-XVII secolo, il costume di imbalsamare i Grandi Zar Russi, o Khan dell’Orda, è esistito fino all’epoca Romanoviana, secondo quanto apprendiamo dal resoconto di Isacco Massa, per esempio, un testimone oculare degli eventi che ebbero luogo a Mosca ai primi del XVII secolo ([513]). Egli scrive, aproposito dell’incenerimento del corpo del cosiddetto “Zar Dmitri Ivanovich, l’Impostore”, che questo gesto fu largamente criticato dai Moscoviti, che “dicevano che il corpo doveva essere imbalsamato” ([513], pag. 132). Nell’epoca del XIV-XVI secolo, quando l’Impero “Mongolo” raggiunse l’apice del suo potere, furono costruite le piramidi Egiziane; erano fatte di cemento – una novità per l’epoca. I giganteschi blocchi di cemento erano sistemati uno per uno, sul luogo di costruzione – nessuno li ha trasportati o trascinati fino in cima alla piramide (vedi altro sull’argomento in Chron5). È possibile che la più grande piramide (la piramide di Cheope) non sia dedicata a nessun Khan ma servisse come tomba simbolica o tempio, consacrato a Cristo.
Tutte le piramidi Egiziane sono state costruite nel X-XI secolo d.c. al massimo – alcune di loro molto più tardi.
3) GERUSALEMME.
a. Gerusalemme.
■ b. La stessa città è conosciuta come Troia.
■ ■ c. Altri nomi della città includono “Zar-Grad” e “Costantinopoli”.
La città in questione si identifica con la moderna città di Istanbul. È stata la capitale dell’antico Impero Romeano o “Bizantino” del XII-XIII secolo, il predecessore del Grande Impero "Mongolo". Perciò l’antica città di Troia esiste ancora oggi e può essere visitata senza complicazioni di sorta, ed è conosciuta come Istanbul.
È qui che Cristo fu crocifisso nel XII secolo d.c. Anche il Golgota esiste ancora oggi – ai suoi piedi troviamo Beykos, suburbio della moderna Istanbul. La gigantesca tomba simbolica di “S. Yusha”, o Gesù, può essere ancora trovata in cima a questa collina. Una fotografia dell’entrata al territorio del “cimitero” è visibile in fig. 20.6, e in fig. 20.7 vediamo il vero sepolcro. In fig. 20.8 si vede la “ “fonte sacra”, e in fig. 20.9 – una vista sul Bosforo dalla tomba di “S. Yusha”. Ulteriori informazioni sull’argomento in Chron5 e Chron6.
4) LA PRIMA CROCIATA.
a. La Prima Crociata del XI secolo = la Quarta Crociata del 1203-1204.
■ b. La stessa campagna è conosciuta come Guerra Giudaica del presunto I secolo d.c.
È stata la conquista di Gerusalemme = Troia = Nuova Roma = futura Costantinopoli dopo la crocifissione di Cristo, che avvenne qui.
5) IL TEMPIO DI GERUSALEMME DI SALOMONE COME VIENE DESCRITTO NELLA BIBBIA.
Il Tempio di Salomone in Gerusalemme (Troia) esiste ancora oggi – è la famosa Basilica di Santa Sofia in Costantinopoli. Questo tempio una volta era conosciuto come “La Grande Chiesa” ( [465 ] , pag. 2 1 ; anche pag. 175, Commento 45).
Rivolgiamoci ai “Luoghi Sacri di Zar-Grad” del presunto anno 1200 d.c., scritto da Antonio, l’Arcivescovo Russo di Novgorod, che ci ha raggiunto come copia del XVI secolo ([399]; anche [787], questione 7, pag. 120). È molto impressionante che Antonio descriva Santa Sofia come il Biblico Tempio di Salomone: “Tra gli oggetti sacri di Santa Sofia troviamo le tavole con le leggi di Mosè come anche un contenitore con la manna” ([399]; anche [787], questione 7, pag. 129). Il vivido rapporto medievale identifica apertamente Santa Sofia in Costantinopoli con il famoso Tempio Biblico di Salomone, e l’epoca Biblica – come il Medio Evo a partire almeno dal 1200! vedi Chron6 per ulteriori dettagli a riguardo del Tempio di Salomone in Istanbul. Perciò, il famoso Tempio di Salomone in Gerusalemme, che gli storici credono sia stato distrutto circa 2000 anni fa, esiste ancora oggi – i lettori possono andare a Istanbul e visitarlo.
6) IL BIBLICO ISRAELE.
Prima abbiamo l’Impero Romano (ovvero “Bizantino”) del XII-XIII secolo con la sua capitale in Nuova Roma sul Bosforo, conosciuta anche come Gerusalemme e Troia. Poi, il periodo tra il XIV e il XVII secolo, che appartiene al grande Grande Impero "Mongolo" con capitale nella Grande Novgorod = Yaroslavl.
7) LA GIUDEA BIBLICA, “ANTICA” ROMEA E “ANTICA” GRECIA.
I posti in questione possono essere identificati come Asia Minore e i Balcani con capitale in Zar-Grad sul Bosforo. Nomi per la capitale sono Gerusalemme, Costantinopoli e Troia. Il nome Giudea veniva utilizzato principalmente nelle fonti ecclesiastiche – altri nomi per Giudea nelle fonti medievali sono Grecia e Romea. La sua parte Balcanica era conosciuta come Rumelia fino al XX secolo. Oggi utilizziamo il termine arbitrario di “Bisanzio” per riferirci a questo territorio com’era nel Medio Evo.
Le “antiche” fonti Europee Occidentali (le cui edizioni contemporanee sono tutte datate al XVI-XVII secolo) descrivono la Romea (Giudea, o “Bisanzio”) come l’ “antica Grecia”. A parte questo, gli autori “antichi” utilizzavano il termine “Israele” per riferirsi alla Russia, o l’Orda, nel XV-XVII secolo, mentre l’Impero Ottomano = Ataman era conosciuto come Giudea.
Fig. 20.5. Un vecchio ritratto di Gregory VII Hildebrand. Miniatura di una cronaca medievale tenuta nella Biblioteca nazionale di Parigi. Tratto da [287], pagine 254-255.
Secondo la nostra ricostruzione, la regione Mediterranea e l’Europa Occidentale erano il focolaio dell’ “antica” cultura nel XIV-XVI secolo. Numerose “antiche” città furono costruite qui e proclamate esempi “classici” dell’ “antica” architettura. La Cristianità Europea Occidentale del XIV-XV secolo aveva le sembianze dell’ “antico” culto Bacchico e vennero costruiti gli “antichi” templi di Apollo, Giove e di altre divinità. Questa “antica” cultura e religione perì sotto la conquista Ottomano = Ataman del XV secolo, lanciata dalla Russia, o l’Orda (vedi Chron6 per maggiori dettagli). Le numerose rovine di “antiche” città in Turchia possono ben essere considerate artefatti dell’epoca – secondo la nostra ricostruzione, essi furono distrutti durante la conquista Ottomano = Ataman, e i loro abitanti scacciati; queste città sono rimaste abbandonate da allora (vedi figg. 20.10, 20.11 e 20.12).
4 . GERUSALEMME, TROIA E COSTANTINOPOLI
Affrontiamo il tema dell’identificazione di Gerusalemme come Troia e Costantinopoli fatta dalla nostra ricostruzione in modo più ampio. Secondo una credenza popolare medievale, la città di Gerusalemme era situata “al centro del mondo conosciuto” (vedi la carta di Rust, per esempio, come riprodotta nel Capitolo 5 di Chron1). Questa opinione dei geografi e cartografi medievali non coincide con la posizione della città conosciuta oggi come Gerusalemme. In ogni caso questa credenza era comune in tutti i testi medievali ed era condivisa dai crociati.
“Augusto pensava che la Giudea fosse il centro della Terra... Inoltre, Gerusalemme è situata proprio all’incrocio dell’Est con l’Ovest, il che la mette al centro del mondo come lo conosciamo” ([722], pag. 234). Questo è ciò che credevano i crociati. Leo Diacono, lo storico Bizantino, riporta quanto segue dell’Imperatore Niceforo II Focas: “Egli… era andato verso la terra promessa al centro della Terra, conosciuta anche come Palestina, che è dove fiumi di latte e miele scorrono, secondo le Sacre Scritture” ([465], pag. 40).
Siamo dell’opinione che c’è solo un’antica famosa città che corrisponde a questa descrizione - Costantinopoli, che è davvero situata al centro del “mondo conosciuto” com’era nel Medio Evo. Infatti, Costantinopoli è posizionata sullo Stretto del Bosforo, che separa L’Europa dall’Africa e dall’Asia, in altre parole “a metà strada tra il Nord e il Sud”. Si trova grossomodo anche a metà strada tra i paesi più Occidentali e quelli più Orientali conosciuti nel Medio Evo (le Isole Britanniche e l’Indocina, rispettivamente).
I dintorni di Costantinopoli in Asia Minore si presume siano popolati da Turchi. Comunque, la parola Turco è molto simile alle parole Troiano e Frank (Franco/Francese) – abbiamo la stessa radice senza le vocali TRK e TRN. Inoltre, le cronache medievali derivano la parola turk dal nome del leggendario capitano Thiras (o Phiras, qv in [940], per esempio). Questo rende le parole Turk e Frank ancora più vicine. Oltretutto, l’area che giace a nord-ovest di Costantinopoli è chiamata Tracia, e il nome è presente sulle carte ancora oggi.
Il nome Tracia è quasi identico a quello di Francia, il che conferma la nostra ipotesi sul fatto che Costantinopoli fosse l’ “antica” Troia e i Turchi identificabili ancora come gli “antichi” Troiani (almeno in alcuni testi medievali).
Il termine “Franco” fu naturalmente applicato anche agli abitanti della Francia; le parole “Francia” e “Tracia” devono essere collegate. Gli storici medievali potrebbero aver confuso i Traci con i Franchi – da qui la confusione nella localizzazione geografica degli eventi storici.
5. GEROGLIFICI EGIZIANI E IL LINGUAGGIO EBRAICO
5.1. I nomi geografici erano soggetti a flessibilità prima dell’invenzione della macchina per la stampa
Viene fuori che molti nomi geografici e concetti abbiano cambiato parecchio il loro significato nel corso del tempo perciò, non possiamo semplicemente riferirci a “la città di Roma” nella nostra analisi sulla storia antica, ma solo a “la città di Roma in un certo secolo o in un altro”. La localizzazione cronologica della città influenzerà quella geografica - nel X e nell’XI secolo dev’essere stata Alessandria o Cairo in Egitto. Quindi, nel XII-XIII secolo, il nome passò alla Nuova Roma sul Bosforo, anche nota come Costantinopoli, Gerusalemme e Troia. Anche la “Terza Roma”, identificata come la famosa “antica Roma” era la Russia, o l’Orda, nel XIII-XVI secolo. Roma in Italia fu fondata solo nel XIV secolo, dopo la campagna di espansione Occidentale di Ivan Kalita, ossia Batu-Khan, e venne utilizzata come residenza vicaria imperiale Europea (vedi Chron6 per ulteriori dettagli).
Fig, 20.6. Una targa sul muro vicino all'entrata della "tomba" di Gesù su Golgotha (Monte Beykos). Questa tomba simbolica è circondata da una grata di metallo e da una parete di pietra con due ingressi. La legenda sulla targa si traduce dal turco come "San'". Gesù". Da un video del 1996.
Fig. 20.7. Una vista della simbolica "tomba" di Gesù su Golgota (Monte Beykos). La vera "tomba" è dietro un muro alto sul retro. In primo piano vediamo un muro corto e un piccolo cimitero adiacente al muro di pietra che circonda il luogo della crocifissione, o la "tomba" di Gesù. Foto scattata nel 1996.
Fig. 20.8. La sorgente santa accanto alla simbolica "tomba" di Gesù sul Monte Golgota, o Beykos. Foto scattata una domenica del maggio 1996.
Fig. 20.9. Una vista sul Bosforo (il fiume evangelico Giordano) dalla cima del Golgota, o Beykos. Questa è la collina più alta nelle vicinanze del Bosforo. Sulle pendici della collina a destra si vedono le rovine di una vecchia fortezza Bizantina. Da un video del 1996.
Perciò, la localizzazione geografica dei nomi che si trovano nelle cronache può essere vista come una funzione del tempo. I nome dei paesi, delle città ecc. sono “vissuti nel tempo” e si sono mossi nello spazio geografico. Questo va chiarito. All’inizio della civilizzazione, un certo nome geografico non corrispondeva ad un preciso luogo geografico. Dopo tutto, non esisteva un sistema unificato di comunicazione, alcune lingue ed alfabeti erano ancora nella fase di formazione, come i nomi geografici. Questi ultimi vennero bloccati molto più tardi, quando vennero introdotti i libri stampati e le carte geografiche omogenee. Comunque, questo avvenne in un’epoca relativamente recente, il che va sempre tenuto presente quando si lavora con antiche fonti.
I nomi di oggi delle città e dei paesi non viaggiano più attraverso le carte. Comunque, non era così in passato, il che è facile da spiegare. Come avrebbe potuto la gente registrare e ricordare le informazioni sulla geografia del mondo intorno a loro? Questo richiede degli strumenti che permettono la manifattura di diverse dozzine di copie di carte o manoscritti - altrimenti l’informazione rimane soggetta a fluttuazioni e rapide alterazioni. Antiche localizzazioni sono dimenticate e nuove vengono introdotte; questo processo è molto difficile da controllare. Evidentemente, la migrazione di nomi geografici e la frequente alterazione del loro significato sono terminati solo con l’introduzione dei libri stampati, che permette un controllo rigido dell’informazione e della sua propagazione tra la popolazione istruita. Così i nomi di paesi e nazioni. Come anche il significato dei nomi, cambiò frequentemente prima dell’invenzione della stampa. La migrazione dei nomi potrebbe essere stato il risultato dell'emigrazione di una parte della popolazione istruita da un posto a un altro. Per esempio, dopo la caduta di Costantinopoli a metà del XV secolo, molti rappresentanti della classe di governo fuggirono dalla Nuova Roma e emigrarono in Europa e in Russia. Anche loro potrebbero aver fatto iniziare la migrazione di diversi nomi geografici.
5.2. Geroglifici Egiziani del XI-XVI secolo come il linguaggio"Ebraico" della tradizione ecclesiastica
È possibile che i geroglifici Egiziani siano il vero linguaggio Ebraico, o Aramaico, spesso citato nei testi medievali. Sottolineiamo che ci riferiamo a termini medievali utilizzati nella letteratura Cristiana ecclesiastica. Il termine “Ebraico” veniva utilizzato per l’antico linguaggio della Bibbia prima della sua traduzione in Greco.
Oggi il linguaggio Ebraico della Bibbia si crede sia il predecessore del moderno linguaggio Ebraico. Questo non è corretto. Il significato del termine “Ebraico” è cambiato negli anni e potrebbe essere stato interpretato differentemente in diversi epoche. Questa è un’altra manifestazione della mutevolezza degli antichi nomi nel corso del tempo.
Secondo la nostra ipotesi, i libri sacri della chiesa Cristiana erano scritti anche con gli antichi geroglifici Egiziani, o in Ebraico.
5.3. L’Ebraico, o scrittura Geroglifica Egiziana rimpiazzato dall’alfabeto Greco nell’epoca del XIII-XV secolo. I testi bilingue dell’Egitto
Secondo la tradizione ecclesiastica riflessa nella Bibbia, inizialmente le Sacre Scritture erano state scritte in un’ unica lingua - l’Ebraico, o, forse, il linguaggio dei geroglifici. Altri linguaggi vennero in esistenza più tardi. Nel Medio Evo si presumeva esistessero tre linguaggi: l’Ebraico, il Greco e il Romano (presumibilmente il Latino). La letteratura ecclesiastica era scritta solo con questi tre.
Cosa implicava inizialmente la distinzione tra diversi “linguaggi sacri”? La nostra ipoteso è che questo marchi la transizione dalla scrittura dei geroglifici a quella alfabetica. Più specificatamente, questa ipotesi può essere formulata come segue:
1) L’Ebraico citato nei testi ecclesiastici è semplicemente il sistema di trascrizione geroglifico – solo questo, e non un vero linguaggio parlato. L’unica cosa che cambiava nella transizione al Greco, o al linguaggio Cristiano, per esempio, era il sistema di trascrizione delle parole – il linguaggio parlato rimaneva lo stesso.
Fig. 20.10. Bisanzio (Turchia). Rovine del teatro di Hierapolis. Secondo la nostra ricostruzione, questi sono autentiche costruzioni Greco-Romane "antiche". In realtà, risalgono al XVI secolo e non all'inizio della nuova era. La distruzione è avvenuta durante la conquista Ottomana del XV-XVI secolo. Tratto da [1259], pagina 104.
2) Una gran quantità di testi in “Ebraico” erano scavati nella pietra e sono sopravvissuti fino ad oggi. Ci riferiamo ai geroglifici Egiziani che coprono vasti spazi delle “antiche” piramidi Egiziane e dei templi, i quali, secondo la nostra ricostruzione, vennero costruiti nel XII-XVII secolo. É possibile che gli antichi testi della Bibbia (le “Tavole di pietra”) ancora sopravvivano tra questi.
3) La traduzione dei testi sacri dall’ “Ebraico” al Greco non riguardò il linguaggio parlato col quale erano letti – essi vennero semplicemente trascritti in un nuovo alfabeto che venne a rimpiazzare i geroglifici.
Spieghiamoci. Il sistema dei geroglifici è senza dubbio scomodo e complesso – comunque, il suo concetto è molto semplice. Le parole sono trascritte come immagini,o geroglifici. La semplicità del concetto permette una più grande accessibilità – è chiaro che il primo reale sistema di scrittura sia stato così.
Al contrario, il concetto del sistema alfabetico è molto più complesso di quello dei geroglifici. Ma è essenzialmente parecchio più semplice e facile da usare. Oggi è questo il sistema che crediamo più naturale ed ovvio. Comunque, bisogna essere consapevoli che il sistema alfabetico ha richiesto un grande lavoro preliminare. È stato necessario disassemblare il linguaggio parlato in sillabe, e queste in suoni individuali, che divisi in categorie e assegnati a simboli individuali, con uno speciale sistema grammaticale concepito per controllarne l’uso e così via. È per questa ragione che ricordiamo il nome degli inventori di certi alfabeti, il Cirillico per esempio.
Fig. 20.11. Bisanzio (Turchia). Le rovine del tempio di Traiano con colonne "Corinzie". Secondo la nostra ricostruzione, questi sono gli autentici edifici "antichi" Greco-Romani. In realtà, esse risalgono al XVI secolo e non all'inizio della nuova era. La distruzione è avvenuta durante la conquista Ottomana del XV-XVI secolo. Tratto da [1259], pagina 69.
Fig. 20.12. Bisanzio (Turchia). Rovine della città "antica" di Pergamo. Secondo la nostra ricostruzione, questa città, così come molte altre città "antiche" distrutte, è stata costruita nel XIV-XVI secolo ed è caduta durante la conquista Ottomana del XV-XVI secolo. Tratto da [1259], pagina 135.
La stessa concezione di un alfabeto è estremamente complessa, a differenza della scrittura geroglifica, e può venire all’esistenza come parte di una ben sviluppata scuola scientifica.
Evidentemente, il sistema alfabetico di scrittura fu introdotto nell’epoca dell’Impero Romeano ”Bizantino” del XII-XIII secolo, o addirittura più tardi. Rimpiazzò quindi l’antico sistema geroglifico. Comunque, gli abitanti dell’antica capitale imperiale e i cimiteri di famiglia degli Zar o Khan, devono essere rimasti fedeli all’antico sistema geroglifico di scrittura fino al XVII-XVIII secolo.
Il nuovo sistema alfabetico divenne conosciuto come “linguaggio Greco” per distinguerlo dall’ “Ebraico” dei geroglifici. Il reale linguaggio sacro dell’epoca difficilmente subì modifiche. Dovrebbe essere stato il Greco, o il linguaggio Cristiano della “Bisanzio” medievale. Bisogna notare che la maggior parte dei reperti di questo linguaggio medievale Greco = Cristiano sfida oggi ogni interpretazione - in molti casi, persino gli specialisti non possono leggerlo, a differenza dell’ “antico” Greco, che molti riescono a legger con facilità.
Crediamo che l’ “antico” Greco sia un linguaggio relativamente recente – deve essere nato nel XVI -XVII secolo. Questo è il linguaggio in cui i falsari Scaligeriani hanno convertito gli antichi documenti, correggendo e modificando a loro piacimento. Gli autentici documenti antichi devono poi essere stati distrutti. L’autentico linguaggio Greco (o Cristiano) deve essere stato il linguaggio completamente dimenticato della Grecia medievale, o “Bisanzio”.
Più tardi, quando gli altri linguaggi svilupparono i loro alfabeti, il termine “linguaggio Greco” venne applicato al linguaggio parlato dei servizi ecclesiastici come opposto al reale sistema alfabetico che inizialmente era stato solo Greco o Cristiano.
5.4. La ragione per cui molte iscrizioni in geroglifici Egiziani restano escluse dall’attenzione di ricercatori ed editori
Come ricordato sopra, molti testi geroglifici sono sopravvissuti fino ai nostri giorni in Egitto, incisi nelle pareti di pietra degli antichi templi. La quantità di queste informazioni scritte è veramente sconvolgente. Citeremo un certo numero di esempi con Y. P. Solovyov, un Professore dell'Università di Stato di Mosca, un importante esperto di storia Egiziana, che ha condiviso con noi tutte le sue informazioni al suo ritorno dall’Egitto.
1) C’è un tempio Tolemaico nella città di Edfu, a Nord di Assuan – le sue condizioni sono ottime. Le dimensioni del tempio sono grosso modo 35 metri per 100 metri, e la sua altezza è qualcosa come 15-20 metri; ci sono molte colonne e saloni al suo interno. Tutte le pareti sono coperte da geroglifici e disegni, con abbondanti informazioni grafiche. Se tutti questi testi fossero pubblicati, prenderebbero almeno un volume di 1000 pagine in un libro moderno.
2) Il tempio di Isis sull’Isola di Phyla, sopra Assuan. Le sue dimensioni sono grossomodo 70 per 100 metri, e la sua altezza 30 metri. Tutte le pareti sono coperte di scrittura, all’interno e all’esterno, incluso le pareti delle stanze interne.
3) Il tempio di Dendera, con un area di approssimativamente 100 per 50 metri e un altezza di 30 metri. Tutte coperte da geroglifici all’interno. Ci sono poche iscrizioni all’esterno; comunque, questo è compensato da un grande lavoro grafico.
4) I due famosi giganteschi templi a Luxor e Karnak. Le loro mura Ciclopiche sono completamente ricoperte di geroglifici. Questo ci dà migliaia di metri quadrati di testo, a dispetto dello stato fatiscente dei templi.
5) Il Ramessarium, o tempio funebre dell’intera dinastia di Ramses. Completamente coperto di scrittura. Il tempio della moglie di Thutmos III. Scrittura dovunque. Le pareti dei mausolei funerari e le camere sono coperte di geroglifici; alcune di loro sono più grandi delle moderne stazioni della metropolitana. Solo la copia di questi testi comporterà anni di lavoro.
Una rozza stima dell’intera quantità di questi testi trovati sulle mura dei templi Egiziani si afferma che equivarrebbe a qualcosa come almeno cinquantamila pagine di un libro moderno – che significa una pubblicazione di diversi volumi; un’intera enciclopedia. Cioè informazioni estremamente interessanti in un grande volume. I templi Egiziani sono un gigantesco libro scolpito nella roccia – le tavole Bibliche, se vogliamo. Una di queste pareti, una pagina coperta di geroglifici si può vedere in fig. 20.13.
I lettori potrebbero chiedersi del reale significato di questi geroglifici. È sorprendente, ma, per quanto ne sappiamo la stragrande maggioranza di questi testi non è stata decifrata, nemmeno pubblicata fino ad oggi – tutti questi materiali richiedono ricerche separate. Se accettiamo che i moderni Egittologi siano in grado di interpretare i testi geroglifici, ci si dovrebbe aspettare che migliaia di metri quadrati di pareti coperte di geroglifici venissero copiate, fotografate, studiate, restaurate, lette, tradotte, commentate e pubblicate – con una pubblicazione di molteplici volumi disponibile almeno per gli specialisti. Non siamo riusciti a trovare una simile pubblicazione da nessuna parte. Alcuni testi individuali sono stati pubblicati, spesso senza alcuna traduzione, ma non sono che una millesima parte dell’intera quantità di scritte sulle pareti dei templi Egiziani. È possibile che non ci sia stato messa a disposizione l’intera mole dei materiali disponibili, e saremmo felici di scoprire che qualcuno ha condotto questo lavoro; in questo caso, ci piacerebbe ricevere i riferimenti esatti per l’autore, il tempo e il luogo.
Comunque, la maggioranza dei testi in questione restano senza traduzione fino ad oggi, e pensiamo che non siano stati nemmeno copiati. In questo caso ci troviamo davanti a un certo numero di importanti domande e ipotesi.
Domanda 1. I moderni Egittologi sono realmente capaci di leggere tutta la scrittura geroglifica scolpita sulle pareti dei templi Egiziani? Se fossero capaci di leggerne solo una piccola parte e cioè, quella delle pietre bilingue o papiri, accompagnati dalla traduzione Greca?
Domanda 2. Come interpretano i geroglifici Egizi che differiscono da quelli incontrati in testi bilingui? Dopo tutto, pochi di questi testi sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Il senso comune suggerisce che l’interpretazione di un geroglifico senza aiuti di sorta sia un’operazione molto complessa – se non del tutto impossibile.
Questa è la nostra ipotesi:
1 ) Gli Egittologi sono capaci di leggere solo una piccola parte delle iscrizioni geroglifiche che hanno raggiunto i nostri giorni e cioè quelle trovate nei pochi testi bilingui arrivati fino a noi. Da qui la limitatezza del loro effettivo vocabolario.
2) I significati della maggior parte dei geroglifici è stata oggi dimenticata, il che rende l’interpretazione della maggior parte dei sopravvissuti una missione impossibile.
3) Questa è la vera ragione per cui la maggior parte degli “antichi” testi Egiziani non è stata letta fino ai nostri giorni – e nessuno si è nemmeno occupato di copiarli. Le incisioni sulla pietra sono state abbandonate e si stanno gradualmente distruggendo. Ogni anno la scienza storica perde centinaia di pagine di autentiche antiche cronache.
È possibile che la versione “Ebraica” dell'antica Bibbia si possa trovare tra questi geroglifici, poiché la stessa parola deriva dalla stessa radice di Babilonia o Byblos. Ricordiamo al lettore che la parola Babilonia era utilizzata per riferirsi a Cairo nel Medio Evo, qv sopra. Gli storici moderni sbagliano a pensare che gli antichi testi siano stati scritti negli “antichi” linguaggi che essi conoscono - “antico” Ebraico, “antico ” Greco” e “antico” Latino. Tutti loro sono di fatto forme di linguaggi letterari, o ecclesiastici, introdotti nel XIV-XVII secolo. Nel XVII-XVIII secolo, durante la creazione della storia Scaligeriana furono dichiarati “antichi”. Questi sono i linguaggi delle “Antiche fonti”, che vengono ancora utilizzati come cemento per le fondamenta della versione Scaligeriana.
Crediamo che la scrittura geroglifica Egiziana si sia diffusa nell’intero continente nel XII-XVI secolo, insieme alla fede Cristiana. In particolare, ha raggiunto la Cina. I geroglifici Cinesi appaiono essere una versione modificata di quelli Egiziani. Anche N. A. Morozov segnalò la connessione tra la scrittura geroglifica Egiziana e Cinese. Perciò, le civilizzazioni Orientali hanno la stessa origine di quella Europea e torneremo su questo più avanti.
5.5. Il significato dimenticato della parola Slavonico Ecclesiastica per "Jew/Ebreo" ("Yevrey")
La parola Russa per “Jew/Ebreo”, che è “еврей” (pronunciato “yevrey”), si presume essere di origine Slavonico Ecclesiastica o Greca ([866], Volume 2, pag. 6). Come dimostra l’analisi del suo uso nei testi medievali, essa era una forma della parola Russa per “sacerdote” (“ierey”), non riferendosi a nessun gruppo etnico né a una religione.
Ricordiamo al lettore che la parola “yevrey” veniva inizialmente scritta con l’utilizzo della lettera “izhitsa” invece di “vedi” in Slavonico Ecclesiastico: “еvрей” (vedi [503], per esempio). Entrambe le versioni - “iерей” e “evpeй” devono essere derivate dalla forma completa “iеvрей”, che sopravvive ancora, e può essere trovata nella Bibbia Slava di Ostrog del 1581 ( [621 ] , pag. 26 del Nuovo Testamento, introduzione al Vangelo Secondo Luca. La forma completa della parola è ovviamente il predecessore di entrambe le parole - “evpeй”, se omettiamo la prima vocale “i”, e “iерей”, se omettiamo l’izhitsa.
Bisogna anche dire che la lettera Slava izhitsa può essere letta in due modi: come V e I, da qui l’alta possibilità che i progenitori delle rispettive parole moderne Russe per “Jew/Ebreo” e “sacerdote” fossero in realtà una singola parola. Questa osservazione è confermata anche dal fatto che i testi medievali in Slavonico Ecclesiastico spesso usino le parole “yevrey” e “ioudey” (Giudeo) affiancate, il che sarebbe strano se le due parole fossero sinonimi. Tuttavia, possiamo incontrarle nella stessa pagina di un testo medievale. Ogni cosa si chiarisce se le distinguiamo nella maniera suggerita sopra.
6 . L’ALESSANDRIA EGIZIANA COME ANTICA CAPITALE IMPERIALE
6.1. La storia del XI-XII secolo: una ricostruzione approssimativa
Al presente stato della ricerca possiamo ricostruire la storia del XI-XII secolo in una maniera molto generale e approssimata. Diamo conto di seguito della nostra ricostruzione.
Fino alla fine del XI secolo, la capitale dello stato che più tardi divenne conosciuto come Impero Romano era evidentemente nella valle del Nilo in Egitto. Questo fa sì che l’affermazione degli storici moderni sul fatto che l’Egitto sia stata la culla della civilizzazione risulti corretta. Nel X-XI secolo gli abitanti di questa terra impararono a costruirsi delle armi di rame e più tardi d’acciaio. Intorno alla fine dell’XI – inizio del XII secolo, la capitale fu trasferita a Zar-Grad sul Bosforo, anche conosciuta come Gerusalemme e Troia.
Queste sono le origini dell'antica Roma, o il centro dell’antico Impero “Bizantino”. L’impero cominciò a colonizzare la regione Mediterranea. É ovvio che i primitivi sistemi di comunicazione dell’epoca rendevano le parti più distanti dell’Impero virtualmente indipendenti dal centro. Fondamentalmente è così che i moderni testi di storia descrivono l’Impero Bizantino del X-XII secolo. Il potere Egiziano o “Bizantino” in Europa pare concentrarsi intorno ad alcuni porti sulla costa del Mediterraneo.
Vediamo il nascere della civilizzazione Europea, o le radici della storia dinastica secolare d’Europa e Asia, che si scopre essere Egiziana.
Dall’altra parte, le radici della storia ecclesiastica si possono tracciare nei Balcani e nell’Asia Minore – antica regione il cui centro era stato Gerusalemme, anche conosciuta come Troia, che più tardi fu conosciuta come Costantinopoli, e più tardi Istanbul. L’area intorno a Costantinopoli, o Gerusalemme, era conosciuta come Troade, Tracia, Khan Landa (o Canaan nella Bibbia), e anche Giudea. È il posto in cui è nato l’antico culto che più tardi divenne Cristianità.
È possibile che la Giudea fosse subordinata alla Roma Egiziana, o Alessandria. L’Impero Romeano è chiamato Israele nella Bibbia; la parola stessa “Israele” si traduce “Teomachista”, che è un sinonimo del nome “Tolomeo”. Teniamo presente che la dinastia Tolemaica regnava in Alessandria, il che concorda bene con l’ipotesi che la capitale di Israele fosse originariamente in Alessandria.
6.2. Alessandria come centro della scienza Greca
Si pensa che Alessandria fosse il centro della scienza Greca (Cristiana, o Bizantina) nel Medio Evo. Per esempio, Claudio Tolomeo, l’autore dell’Almagesto Greco, veniva da Alessandria. La stessa città è spesso citata nell’Almagesto; persino il nome Tolomeo può essere associato con Alessandria in quanto nome della dinastia che ha regnato lì.
Un altro esempio è la Paschalia Ortodossa, o l'insieme di regole per calcolare la data della Pasqua, inclusa la tabella delle fasi lunari, la tavola del calendario. La Paschalia era largamente utilizzata a Bisanzio, ed è stata presumibilmente sviluppata in Alessandria, questo è il motivo per cui è largamente conosciuta come Paschalia Alessandrina.
Alessandria è anche la città dove esisteva la più grande e famosa biblioteca dell’antichità – proprio la Biblioteca di Alessandria che oggi si crede sia stata distrutta in un rogo.
6.3. Alessandria come l’ovvia capitale
La localizzazione geografica dell'Alessandria d’Egitto la rende di fatto la capitale dell’antico Impero, diversamente dalla città di Roma in Italia. Alessandria è un grande porto di mare ed è localizzata nella fertile valle del Nilo. Gli Alessandrini hanno una gran quantità di miniere di rame a loro disposizione, il che rende possibile che l’uso industriale del rame sia stato inventato in Alessandria e segni l’inizio dell’Età del Rame nella nostra civilizzazione.
6.4. Diversi autori del XVII secolo credevano che le piramidi Egiziane fossero il sepolcro di Tolomeo = Israele e Alessandro il Grande
Citiamo un interessante prova contenuta nel Cronografo Luterano del 1680 ([940]). Questo è quello che apprendiamo sull'Imperatore Ottaviano Augusto: “Quando Augusto arrivò in Egitto, gli furono mostrati i corpi di Alessandro il Grande e Tolomeo, che erano stati tenuti nel loro sepolcro a lungo” ( [940], pag. 101). Perciò, nel XVII secolo alcuni cronisti erano dell’opinione che i sovrani seppelliti dentro le piramidi Egiziane fossero i veri fondatori del Regno Greco = Cristiano, Alessandro il Grande e Tolomeo, o Israele (Teomachista). Crediamo che fossero nel giusto. D’altra parte si pensa che Alessandro e Tolomeo siano Greci, e la parola stessa “faraone” si identifica con la parola Greca “tiranno”, o “sovrano”. Comunque, la ricerca riportata in Chron6 dimostra che le descrizioni Scaligeriane di Alessandro il Grande e del Re Tolomeo contengono un chiaro strato della storia Russa dell’Orda, che data al XV-XVI secolo.
7. LE GUERRE COMBATTUTE PER E INTORNO A COSTANTINOPOLI (GERUSALEMME)
Ripetiamo brevemente la concezione principale della storia Romana nel quadro generale della ricostruzione di cui parliamo qui.
Tutti gli originali delle grandi guerre, o esodi, o cambiamenti dinastici globali riflessi nel manuale di storia Scaligeriano erano in realtà collegati ad un unico e stesso evento centrale – il cambiamento di proprietà di Gerusalemme = Troia = Costantinopoli. La città ha cambiato un certo numero di proprietari nel periodo del X-XVI secolo, o il periodo storico che copre l’intera vera, o documentata antica epoca storica.
La prima guerra della serie è probabile sia stata combattuta verso la fine del XII – inizio del XIII secolo, o l’epoca di Cristo. Questa guerra è conosciuta come Quarta Crociata (= la Prima Crociata). I cronologisti medievali hanno sparso numerosi duplicati di questa guerra nella storia “antica”e medievale; questo fatto ci sorprende poco, considerando come la versione della cronologia conosciuta da noi oggi sia stata creata dal clero medievale, che guardava ovviamente agli eventi della Cristianità come ai più importanti della storia e li analizzava con la massima cura.
Nonostante ciò, l’errore cronologico di qualcuno ha separato gli eventi Evangelici dalla guerra del XII secolo d.c. e li ha pre-datati al I secolo d.c. a dispetto delle dirette indicazioni di diverse fonti ecclesiastiche che la guerra iniziò immediatamente dopo la crocifissione e la resurrezione di Cristo. D’altra parte, la vera guerra, la Quarta (= Prima) Crociata, rimase nella giusta posizione cronologica (il XII secolo).
Fig. 20.13. Muri di una camera sotterranea ricoperti di "antichi" geroglifici Egiziani. Si scopre che in Egitto esistono molti di questi muri "antichi". A proposito, sulla destra, dietro l'arabo seduto, si vede che in questo caso specifico gli "antichi" geroglifici sono stati disegnati sul gesso, che alla fine ha iniziato a screpolarsi. Tratto da [1282].
Proviamo ad immaginare le implicazioni della vita di Cristo spostate al I secolo d.c. invece che al XII. È ovvio che i cronologisti medievali che avevano accettato l’erronea datazione del I secolo d.c. devono aver meticolosamente rimosso le ovvie tracce degli eventi Evangelici dalle cronache del XII secolo. Infatti, credevano che questi eventi fossero i più importanti nella storia dell’umanità. Perciò, appena trovavano tracce di questi eventi in certi testi, li datavano immediatamente al I secolo d.c., credendo erroneamente che quella fosse l’epoca di Gesù Cristo. In alternativa, correggevano la fonte, trasformando le reali descrizioni degli eventi nel “ricordo di un antico autore” e confondendo resoconti di fatti storici reali con presunti ricordi.
Questo è il motivo per cui le edizioni sopravvissute dei testi medievali sono strutturate in modo tale che quanto l’ “Antico autore” descrive un epoca che duplica l’epoca di Cristo, o il XII secolo, normalmente incomincia a ricordare eventi storici, e spesso ricorda i nomi di personaggi Evangelici. Non possiamo trovare nessuna traccia reale dei principali eventi storici del XI secolo, o la crocifissione e resurrezione di Gesù Cristo, in nessun testo storico – l’unico resoconto che sopravvive di quest’epoca nella storia Scaligeriana sono i Vangeli del presunto I secolo d.c. I cronologisti medievali del XVI-XVII secolo hanno cercato laboriosamente simili resoconti, e li hanno forniti di date erronee. Come risultato, il racconto della “Passione di Cristo” Evangelica non ha virtualmente alcun duplicato nella versione Scaligeriana, nonostante l’errata datazione della stessa crocifissione.
Tuttavia, i cronologisti medievali hanno trascurato un certo numero di dettagli minori. Naturalmente, questi possono solo riguardare soltanto rendiconti alterati che hanno poco in comune con il famoso racconto ecclesiastico – altrimenti gli eventi in questione sarebbero identificati come Evangelici e datati al I secolo d.c. Tracce di eventi Evangelici nel XII secolo d.c. non sono altro che una raccolta di scombussolate leggende e nomi individuali.
8. LA DIVISIONE DEGLI IMPERI. ISRAELE E L’IMPERO NICEANO, GIUDEA E L’IMPERO LATINO
Il secondo originale dopo la Grande Guerra – segna la fine dell’antico Impero Romano e l’inizio della nuova divisione dei regni, o la conquista di Costantinopoli da parte dei crociati durante la Quarta Crociata nel 1204. Dopo di ciò, l’Impero Romeano “Bizantino” si disfece in diversi regni e principati. La storia Scaligeriana è dell’opinione che l’antica dinastia reale “Bizantina” e l'aristocrazia Romeana sia fuggita nella città di Nicea in Asia Minore, dove fondò l’Impero Niceano come successore dell’antico Impero Romeano, raggiunta poi dal Patriarca di Costantinopoli, mentre i crociati eleggevano un loro nuovo imperatore e fondavano l’Impero Latino con Costantinopoli come capitale. L’Impero Niceano in Asia Minore si crede abbia lottato per riconquistare Costantinopoli; la lotta finì con la conquista di Costantinopoli da parte dell’esercito di Michele Paleologo, Imperatore di Nicea, nel 1261, e l’esilio degli imperatori Latini dalla città ([455]).
Comunque, alcune fonti del XVI-XVII secolo erano dell’opinione che dopo la caduta di Costantinopoli nel 1204 l’Imperatore Romeano di “Bisanzio” fosse scappato in Russia e non in Asia Minore. Per esempio, l’importante storico Polacco del XVI secolo, Matthew Stryjkowski, scrive quanto segue nel suo libro ([1429]; il capitolo è intitolato “Sulla conquista di Costantinopoli, o Zar-Grad, la Più Gloriosa Capitale dei Cesari Greci e dei Patriarchi da parte di Mehmet II, Re dei Turchi nel 1453° Anno di Nostro Signore, o l’Anno 6961 da Adamo nel Regno di Casimiro, Figlio di Jagiello, Re di Polonia e Gran Principe di Lituania”:
“E così successe che nel 1200° anno di Nostro Signore i Veneziani e i Francesi attraversarono il mare e presero Costantinopoli. Ascarius, il Cesare Greco, scappò a Tersona e quindi a Galich, che i Greci chiamano Galatia. Quando arrivò nella capitale di Russia, Roman, il Principe Russo e Monarca, lo ricevette con tutti gli onori e la considerazione. Così i Latini si sostituirono al glorioso regno di Grecia” ([1429]).
Questo rapporto di Stryjkowski è in eccellente concordanza con la storia della Russia, o l’Orda, nella nostra ricostruzione. Ci aiuta alla comprensione delle sottocorrenti dinastiche della Grande Conquista “Mongola” del XIV secolo. Come abbiamo visto, la conquista incominciò circa 100 anni dopo la caduta di Costantinopoli sotto l’attacco dei crociati. Lo scopo della conquista è perfettamente chiaro – la restaurazione dell’antico Impero. Se l’antica dinastia Romeana, o “Bizantina” era davvero fuggita in Russia, come Stryjkowski ci racconta, diventa ovvio perché la Grande Conquista “Mongola” fosse stata lanciata dall’Orda, o Russia, come anche le ragioni della campagna Occidentale di Ivan Kalita (Caliph), o Batu-Khan, agli inizi della espansione “Mongola” (vedi Parte I). La grandiosa restaurazione dell’Impero iniziò, partendo dai discendenti dell’antica dinastia Romeana di “Bisanzio” fuggiti in Russia dopo la caduta di Costantinopoli. La restaurazione non fu semplicemente un successo – la conquista “Mongola” del XIV secolo portò alla creazione di un nuovo Impero, molto più grande e più centralizzato dell’antico Regno di Romea o “Bisanzio”. Successivamente, la “Mongolia” conquistò l’intera Eurasia e Nord Africa, e più tardi anche le terre in America (nel XV-XVI secolo; vedi Chron5 e Chron6).
Come dimostriamo in Chron1, Chron2 e Chron6, la Bibbia descrive eventi medievali Europei del XI-XVI secolo. Utilizza la parola “Israele” per riferirsi all’Impero Cristiano, cioè, l’antico impero del XI-XIII secolo, del quale evidentemente conosciamo molto poco oggi, e il suo successore, il Grande Impero "Mongolo" del XIV-XVI secolo. Come identifichiamo la Giudea Biblica? Bisogna tener presente che la Bibbia utilizza il nome “Regno di Giudea” per riferirsi a una parte relativamente piccola di Israele centrata intorno a Gerusalemme, l’antica capitale. La Giudea era popolata al massimo da due Tribù Bibliche (I Re 12:20). C’erano 12 tribù in tutto. Nella storia Europea, Giudea è l’antico centro dell’Impero, Zar-Grad e i suoi dintorni, come anche l’antica Rumelia, o i Balcani.
La Biblica divisione del regno tra Israele e Giudea dev’essere un riflesso di due eventi, la prima frammentazione dell’ “antico” Impero “Bizantino” del XI-XIII secolo dopo le Guerre Troiane del XIII secolo. La storia Scaligeriana di quest’epoca descrive la conquista di Costantinopoli da parte delle truppe dell’Orda, o Russia, e dei suoi numerosi alleati nel 1204 e la fondazione del modesto in dimensioni Impero Latino intorno a Costantinopoli, conosciuto come Giudea Biblica. La parte restante dell’impero fondò una nuova capitale nella Biblica Shechem (1 Re 12:25). La versione Scaligeriana crede che l’antica dinastia, bandita da Zar-Grad da parte dei crociati, scelse la città di Nicea come propria capitale – si presume, in Asia Minore. Gli storici suggeriscono che Nicea, o Shechem, possa essere identificata come la moderna città di Iznik ([85], Volume 29, pag. 618). Comunque, la nostra ricostruzione ritiene più probabilmente che Shechem, la capitale Biblica, o MCHSH al contrario, sia Mosoch, o Mosca – non la moderna città, che non esisteva ancora; bisogna ricordare che il nome veniva un tempo utilizzato per riferirsi all’intera Russia o l’Orda.
Il secondo evento che venne riflesso nel racconto Biblico della divisione del regno in Israele e Giudea si puòa identificare come la divisione del Grande Impero "Mongolo" tra Russia, o l’Orda, e Turchia, o Atamania, nel XV-XVI secolo. Israele si identifica perciò come Russia e l’Orda, e la Giudea – come Turchia o Atamania. La capitale della Turchia, o Giudea, si identifica con Zar-Grad, l’antica capitale dell’Impero “Bizantino”, conosciuta anche come la Biblica città di Gerusalemme.
Inoltre, è possibile che i due regni Biblici di Israele e Giudea siano riflessi nella segregazione dell’Europa Occidentale da quella Orientale con l’Europa Occidentale identificata come Giudea, e la Russia, o l’Orda – come Israele, qv in Chron6.
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
CAPITOLO 21
1. STORIA DELLE RELIGIONI
Secondo la nostra ricostruzione, la chiesa Cristiana aveva mantenuto la sua integrità all’interno dell’Impero fino al XV secolo. Naturalmente, le tradizioni religiose cambiavano tra una distante parte dell’Impero e e un’altra – comunque, lo scisma formale tra le chiese può datarsi solo al XV secolo. Nella versione Scaligeriana, l’epoca della Cristianità come una singola religione viene datata all’epoca prima del 1054, che è l’anno che segna lo scisma tra il ramo Ortodosso e quello Cattolico della chiesa Cristiana. Secondo la nostra ricostruzione, questo scisma in realtà data al XV-XVII secolo. Inoltre, la Chiesa Cristiana si divise in quattro rami e non due – Ortodossi, Cattolici, Mussulmani e Giudei.
Ci è noto dalla storia della religione che i riti e i canoni della Chiesa Cristiana nei primi secoli della Cristianità, o l’XI-XIV secolo, secondo la nostra ricostruzione, erano parecchio diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. E pare anche che il Giudaismo non si fosse ancora cristallizzato in una religione indipendente.
Perciò, secondo la nostra ricostruzione, l’epoca del XV-XVII secolo segna lo scisma all’interno della precedentemente unita Chiesa Cristiana in quattro rami diversi – Cristianità Ortodossa, Cattolicesimo, Islam, Giudaismo. Inoltre, l’Islam divenne indipendente dalla tradizione Ortodossa persino più tardi – alla fine del XVI-XVII secolo. Perciò, le fonti medievali Occidentali che ci parlano di “Mussulmani”, “Agariani” e “Saraceni”, spesso si riferiscono ai Cristiani Ortodossi - Russi in particolare, poiché l’Islam e la Cristianità Ortodossa erano ancora un’unica religione.
2. CRISTO DA ANTIOCHIA
Ecco un frammento da un moderno manuale di storia: “Cristoforo, Patriarca di Antiochia, che battezzò Isa alla nascita, fu ucciso ad Antiochia. Durante una rivolta anti-Bizantina, il 22 Maggio 967 d.c.” ( [465], pag. 196). Fu trafitto da una lancia, come Cristo, il che viene enfatizzato in un certo numero di cronache. Ricordiamo che la lancia che ferì il corpo di Cristo sulla croce si credeva fosse conservata in Antiochia dai crociati della Prima Crociata.
Isa Cristoforo è molto chiaramente una versione del nome Gesù Cristo. Non troveremo naturalmente alcun resoconto Evangelico della crocifissione e resurrezione nella biografia di Isa Cristoforo, altrimenti editori più recenti e cronologisti lo riconoscerebbero immediatamente come Cristo e daterebbero gli eventi in questione al I secolo d.c. Tuttavia, molti dettagli del racconto Evangelico sono comunque presenti anche qui – per esempio, l'eclissi solare, che si presume abbia accompagnato la crocifissione di Cristo, secondo i Vangeli e un certo numero di altri testi ecclesiastici. Un'eclissi totale corrispondente del sole viene ricordata della cronaca Bizantina nel 968 – molto vicino all’uccisione di Cristoforo ([465], pag. 187, Commento 72). Dobbiamo sottolineare che l'eclissi totale del sole osservabile da un unico luogo abitato è un evento molto raro.
Inoltre, come nel caso di Cristo, l’ “eclissi di Cristoforo” fu accompagnata da un violento terremoto e pioggia che molti pensarono fosse l’annuncio di un nuovo diluvio: “Una strana pioggia, che spaventò i Bizantini i quali la videro come l’annuncio di un nuovo diluvio, cadde il 5 giugno del 968” ([465], pag. 186, Commento 57; anche pag. 39). L’uccisione di Cristoforo fu seguita da un assedio di tre anni di Antiochia da parte delle truppe Romeane, o Bizantine, dell’Imperatore Niceforo (Vittorioso) Focas. Dopo la conquista della città, un gran numero di oggetti sacri furono trovati, tutti associati a Cristo ([465], pagg. 41 e 46). Leo Diacono, lo storico Bizantino, ci dice esplicitamente che l’Imperatore Niceforo iniziò una campagna militare in Palestina ([465], pag. 40). È difficile non riconoscere in questa campagna quella lanciata dall’Imperatore Tiberio appena dopo la Crocifissione, che viene riportata in molte cronache medievali ecclesiastiche considerate oggi apocrife (vedi la “Lettera a di Pilato a Tiberio” nella “Passione di Cristo”, per esempio).
Citiamo il commento di uno storico moderno che riguarda la data della campagna Palestiniana di Niceforo: “Le truppe di Niceforo non raggiunsero mai la Palestina; dev’essere citato per fare corrispondere la campagna a qualche simbolismo religioso…. Sebbene le idee delle crociate non fossero così popolari a Bisanzio, Niceforo, da parte sua, ne era invece molto coinvolto molto prima dei crociati Occidentali” ([465], pag. 186, Commento 63).
C’è anche uno strano resoconto riportato da Leo Diacono nella sua descrizione della campagna di Niceforo – dovrebbe riflettere la vera crocifissione. Cioè, ci dice che un certo Giudaista di Antiochia teneva nella sua casa un’icona che rappresentava Cristo crocifisso. Un giorno, infiammato d’odio contro l’icona la colpì con un oggetto affilato (cf. “La lancia di Antiochia”). Seguì un miracolo che fece fuggire terrorizzati lui e i Giudaisti che lo circondavano ([465], pagg. 39-41).
Questo racconto è facile da riconoscere come una versione della storia della Crocifissione Evangelica. La trama è virtualmente la stessa – i Giudei odiano Cristo, lo crocifiggono e lo feriscono in un fianco con una lancia, ma la successiva eclissi solare e terremoto li fanno disperdere terrorizzati, come descritto nei Vangeli. Questo è un esempio eccellente di come gli eventi Evangelici sono stati corretti quando sono emersi nei posti cronologicamente sbagliati. Il testo originale è arrivato nelle mani di qualche storico del XVI-XVII secolo, abbastanza diligente da tenere intatta la storia “dislocata” di Cristo, alterandone semplicemente il testo nel modo più semplice che poteva, rimpiazzando Cristo con un’icona di Cristo e i sacerdoti Giudei con imprecisati Giudaisti ecc.
La versione Scaligeriana della cronologia erroneamente data il racconto di Cristoforo al X secolo.
Alla fine dell’XI secolo, che è l’epoca della Prima Crociata, la Lancia di Antiochia riemerge di nuovo. I Crociati lottavano per mettere le mani sulla sacra reliquia durante il lungo assedio di Antiochia nel 1098 ([287], pagg. 83-95). Gli storici moderni sono dubbiosi sulle credenze condivise dai crociati e cioè che la lancia che aveva trafitto il fianco di Gesù fosse nell’Antiochia assediata. E se avessero ragione i crociati?
Si presume che Antiochia sia stata conquistata solo dai crociati, senza la partecipazione delle truppe Romeane (o “Bizantine”). Comunque si sono registrazioni storiche della città di Tiro, che è proprio vicino ad Antiochia, conquistata dalle truppe Egiziane nel 1094, anch’essa dopo un assedio di tre anni: “Nel 1094, l’esercito Fatimide [Fatimide è il termine che gli storici utilizzano per la dinastia che presumibilmente governò Alessandria durante quell’epoca; in realtà l’esercito in questione apparteneva ai Romeani, o imperatori Romani, anche conosciuti come Faraoni - Aut.] marciò verso il Nord, stringendo d’assedio questo porto di mare [Tiro - Aut.] e prendendolo d’assalto 3 anni dopo, saccheggiando completamente la città” ([287], pag. 34). Ricordiamo anche il fatto che “Tyre/Tiro” si traduce come “Zar”, o “Zar-Grad”; perciò, Tiro era una capitale, così come Antiochia. Molto probabilmente, Antiochia e Tiro non sono altro che due differenti nomi della stessa città – per esempio, Costantinopoli era anche conosciuta come Zar-Grad. Molto probabilmente, la conquista di Costantinopoli del 1098 e la conquista di Tiro da parte degli Egiziani nel 1094 sono lo stesso evento datato all’epoca della Quarta Crociata (che era anche la Prima) del 1203-1204 d.c.
3. RAPPORTI DEGLI EVENTI DEL XI SECOLO COME VENGONO RIPORTATI NELLE CRONACHE RUSSE
La datazione Scaligeriana del Battesimo della Russia, o 989 d.c., secondo le cronache Russe, è molto vicina alla datazione Scaligeriana degli eventi Evangelici Antiochiani, la differenza è solo di 20 anni.
Le cronache Russe citano un tremendo terremoto a Zar-Grad – così potente che viene ricordato nel Menaion (vedi sotto 26 Ottobre [Antico Stile], ricordi di Dmitriy di Solun). Questo terremoto fu anche descritto nelle cronache Bizantine – gli storici lo datano al 989 d.c. ( [465] , pagg. 91 e 222).
Riportiamo il resoconto di questo terremoto dato dallo storico Bizantino Leo Diacono:
“Gli osservatori di comete erano pieni di meraviglia… quello che si aspettava la gente, accadde... La sera del giorno in cui noi ricordiamo S. Dimitriy Martire, un grande terremoto come non si era mai visto rase al suolo le guglie di Bisanzio , distrusse molte case, che divennero tombe per i loro abitanti e spazzò via completamente i villaggi vicini avendo anche scosso e distrutto la cupola e il muro occidentale della grande chiesa… fu seguito da un orribile carestia, malattie, siccità, alluvioni e uragani... È lo stesso periodo in cui le colonne vicine a Eutropio furono distrutte dalle onde, e il monaco che stava lì incontrò un destino spaventoso nel mare infuriato. L'infertilità del suolo e tutte le altre piaghe ebbero luogo dopo la cauta della stella. Comunque, i futuri storici potranno spiegare tutto questo” ([465], pag. 91).
Leggendo questo resoconto, troviamo difficile scacciare il pensiero che l’edizione iniziale della “Storia” di Leo Diacono, quella che non è sopravvissuta, contenesse il ben familiare racconto Evangelico di tutti i disastri che accompagnarono la crocifissione di Cristo. È solo l’edizione che ha raggiunto i nostri giorni, la quale, come possiamo comprendere, fu compilata nell’Europa Occidentale nel XVI-XVII secolo, che ha la responsabilità di trasformare il testo di Leo Diacono in qualcos’altro, più in linea con la cronologia Scaligeriana. Nonostante ciò, vediamo ancora un riferimento diretto a Gesù Cristo!
Il monaco che morì sulla cima della sua colonna come citato in [465], pag. 91, rimpiazza probabilmente Gesù Cristo crocifisso, e identifica la stella citata da Diacono come la Stella di Betlemme. Ancora, i Vangeli Greci non si riferiscono a una “crocifissione”, ma piuttosto alla morte sulla cima di un palo”, o colonna (vedi [123], colonna 1151). Se ci procuriamo una traduzione letterale dai Vangeli Greci, troveremo il resoconto di Cristo che muore sulla cima di una colonna, che è proprio ciò che vediamo nel testo di Diacono.
I commentatori moderni non hanno idea dell’identità del “monaco” citato da Leo Diacono. Viene citato in ogni agiografia ( [465] , pag. 223, Commento 75). E che senso ha il misterioso riferimento ai “futuri storici” che pare completamente fuori contesto? vedi [465], pag. 223, Commento 76).
Comunque, Diacono si riferisce a Gesù Cristo, è facile capire cosa intende Diacono – si riferisce alla Seconda Venuta nel consueto stile medievale.
4. VERSIONI ORIENTALI DELLA CRISTIANITÀ
Secondo la nostra ricostruzione, la Cristianità arrivò in India, Cina e Giappone durante La Grande Conquista “Mongola” del XIV-XV secolo. A proposito, abbiamo qui delle similarità fonetiche - Krishna e Cristo, Delhi e Delfi etc.
Molti esperti di storia delle religioni hanno notato i parallelismi tra la Cristianità e il Buddismo, a cominciare dal XIX secolo (vedi [918] e [919]).
Il tempo della vita del primo Buddha, o il principe Indiano Sakyamuni, è datato a tempi immemorabili dagli storici di oggi. Comunque, ci era noto dal XIX secolo che la sua biografia sia quasi parola per parola un resoconto della Agiografia di S. Iosafat, il Principe della Grande India (vedi il Menaion al 19 Novembre, Stile Antico).
Questa sorprendente similarità è stata discussa da molti studiosi, ma non è mai stata citata al di là della letteratura specialista ( [665] ). Tuttavia, l’agiografia di Iosafat, Principe della Grande India, oggi quasi dimenticata, è stata parte di un lavoro letterario ecclesiastico molto popolare del XV-XVI secolo, cioè, “Il Racconto di Barlaam e Iosafat”. È sufficiente dire che i manoscritti di questa opera ci hanno raggiunto “ in più di 30 lingue Europee, Asiatiche e Africane: una in Pahlavi, cinque in Arabo, una in Persiano e una in Uigu; due versione Georgiane… una versione Greca… due versioni Latine… traduzione in Slavonico Ecclesiastico, Armeno, Etiopico, nove manoscritti Italiani, altri otto in Francese Antico, cinque in Spagnolo, altre in Provenzale, Retoromanzo, Portoghese, Tedesco, Ceco, Polacco, Inglese, Irlandese, Ungherese e Olandese” ([665], pag. 3).
Gli storici sono dell’opinione che l’agiografia di S. Iosafat fosse inizialmente scritta in Greco nel XI secolo d.c. In più, “Le Reliquie di S. Principe Iosafat divennero conosciute al pubblico nel XVI secolo. Inizialmente erano conservate a Venezia; comunque, nel 1571 Luigi Mocenigo, il Doge Veneziano, le diede a Sebastiano, Re del Portogallo, in regalo” ([665], pag. 11).
Il corpo di Cristo potrebbe essere stato portato via da Costantinopoli nel 1204?
La pagina del titolo di molti manoscritti Greci del “Racconto di Barlaam e Iosafat” (ce ne sono almeno 50 conosciuti oggi) dicono che la storia “è arrivata dall’India, un paese in Etiopia, alla città Santa di Gerusalemme dal Frate Giovanni” ([665], pag. 7).
Citiamo alcune prove, a questo proposito, di uno strano evento del presunto anno 1122.
“C’è un resoconto anonimo di un cero Patriarca Indiano Giovanni che visitò Roma quell’anno… Il Patriarca era inizialmente arrivato in Occidente per ricevere il pallio dell’Arcivescovo in Bisanzio per confermare il suo rango, il quale gli fu conferito dopo la morte del suo predecessore. Comunque, i Bizantini gli dissero che la capitale del mondo era a Roma” ([722], pag. 249).
Quello che vediamo è una traccia delle dispute sulla localizzazione di Roma, ovvero la capitale del mondo. Evidentemente la cosa non era ovvia per la gente dell’epoca e richiedeva argomentazioni.
La teoria mistica della metempsicosi, che normalmente viene considerata assolutamente Orientale e inerente alla tradizione Buddista, è stata tuttavia piuttosto comune per la tradizione Ecclesiastica Cristiana del XIV-XVII secolo, parecchio prima del XIX secolo, che è quando gli Europei fecero la prima conoscenza delle religioni Orientali.
La teoria della metempsicosi veniva considerata eretica; si presumeva fosse originata in Grecia e ascritta a Pitagora. Per esempio, l’opera intitolata ‘Una Breve Revisione di Tutte le Eresie’ di S. Epifanio, Vescovo di Creta”, che è stata inclusa perfino in molti almanacchi ecclesiastici, cita la metempsicosi proprio all’inizio:
“I Pitagorici, conosciuti anche come Peripatetici, rigettano l’unità e la volontà del Signore, e vietano anche sacrifici alle divinità. Pitagora ha predicato che nessun essere vivente doveva essere mangiato e che bisognasse anche astenersi dal... [posto sconosciuto]… Pitagora aveva insegnato anche che le anime si incarnavano nei corpi di altri esseri viventi dopo aver lasciato i corpi morenti...” ([430]).
Questa descrizione può anche essere applicata alla tradizione Buddista. Questo rende plausibile che il Buddismo sia stato anche di origine Bizantina.
Citiamo le “quattro principali eresie” elencate da Epifanio:
1) Barbarismo, o nessuna tradizione religiosa.
2) Eresia Scita – adorazione di ancestrali spiriti animistici.
3) Eresia Ellenistica - politeismo.
4) Giudaismo – negazione del Nuovo Testamento.
La cosa strana della lista è che Epifanio usa dei termini per riferirsi alle confessioni religiose come ad opposti gruppi etnici, che come siamo abituati a trattarle Il contesto di questo lavoro rende palese che egli stesse descrivendo religioni contemporanee, il che rende i Barbari, gli Elleni e gli Sciti gruppi religiosi medievali.
5. LA CREAZIONE DEL CANONE BIBLICO E LA SUA CRONOLOGIA
5.1. La storia esoterica dei canoni Biblici
La Bibbia è di regola divisa cronologicamente in due parti - l’Antico Testamento, o i libri scritti prima di Cristo, e il Nuovo Testamento, o i libri scritti dopo Cristo. Da qui l’opinione che Cristo non può essere menzionato da nessuna parte nell’Antico Testamento, poiché il concetto stesso di Cristianità non poteva esistere all’epoca. Molti esempi Biblici provano questa opinione assolutamente sbagliata, come segnaleremo più avanti.
Uno dei principali risultati della cronologia statistica (spiegata da A. T. Fomenko in Chron1 e Chron2) afferma che l’Antico Testamento e il nuovo Testamento si riferiscono cronologicamente nella Bibbia alla stessa epoca. I due testamenti riflettono le due tradizioni che coesistevano e si sono sviluppate fianco a fianco. Inoltre sono rimaste la stessa tradizione per un certo periodo prima di dividersi in due.
In Chron1 e Chron2 dimostriamo che i libri storici dell’Antico Testamento, come i Libri dei Giudici, Samuele, Re e Cronache si riferiscano alla storia Europea del XI-XVI secolo d.c.
È conoscenza comune che la Bibbia consista di due parti, l’Antico e il Nuovo Testamento. L’Antico Testamento si presume sia stato creato dalla tradizione Giudaica, parecchio prima della nuova era, mentre il Nuovo Testamento era stato presumibilmente scritto dai Cristiani dopo l’avvento di Cristo. Queste due parti della Bibbia sono perciò separate da diversi secoli nella cronologia consensuale.
Questa piuttosto comune concezione della storia Biblica è per la maggior parte corretta; comunque, è erronea cronologicamente. È vero che i libri disponibili inclusi nell’Antico Testamento erano scritti all’interno della tradizione Giudaica, mentre il Nuovo Testamento era stato scritto dai Cristiani – comunque, entrambe le tradizioni sono successive al XII secolo, o il tempo della vita di Gesù Cristo.
Non si può sfuggire alla seguente domanda. Se l’Antico Testamento è stato scritto dopo Cristo, e quindi corretto dai rappresentanti della tradizione Giudaica, considerata ostile ai Cristiani, come può essere diventato parte della moderna Bibbia Cristiana? La risposta è semplice – non era parte della Bibbia fino alla fine del XVI secolo.
Il moderno canone della Bibbia fu compilato da libri individuali e canonizzati come tali al Concilio di Trento della Chiesa Cattolica Romana nella seconda metà del XVI secolo come minimo. Questo era il tempo in cui la tradizione cronologica di Scaligero era già divenuta consensuale in Occidente; questa tradizione considerava la Tradizione Biblica Giudaica e la Cristianità separate da un intervallo di diverse centinaia d’anni. Perciò, nessuno poteva credere che questa tradizione fosse ostile alla Cristianità o domandarsi se fosse il caso di includere il canone Giudaico nella Bibbia Cristiana.
Infatti, non c’è una singola Bibbia Cristiana completa nel significato moderno del termine che sia stata pubblicata prima del Concilio di Trento. Riguarda sia le Bibbia Greche e Slavonico Ecclesiastiche come anche le controparti Latine.
Il famoso specialista in storia ecclesiastica, A. V. Kartashov, ci dice quanto segue: “La Bibbia di Ostrog del 1580-1581 è la prima Bibbia stampata nell’intero mondo Ortodosso Orientale, come anche la prima Bibbia scritta a mano in Russia è quella… compilata nel 1490 da Gennadiy, l’Arcivescovo di Novgorod” ([372], Volume 1, pag. 600).
In più, si scopre che “la prima Bibbia Greca stampata in folio fu pubblicata a Mosca nel 1821 per iniziativa del Sacro Sinodo; questa pubblicazione fu appoggiata da due ricchi patrioti Greci – i fratelli Zosimadas… dopo questa iniziativa, il Sinodo della Chiesa Greca, riemerso dopo la ribellione del 1821, decise di “copiare” questa Bibbia Moscovita in Greco, il che fu fatto prontamente dalla ricca casa di stampa Inglese SPCK ... nel 1843-1850” ([372], Volume 1, pag. 600).
I pochi manoscritti della Bibbia datati all’epoca che precede il Concilio di Trento furono trovati solo nel XIX-XX secolo. La loro datazione è pura propaganda e non ha nulla a che vedere con la realtà (vedi Chron6 per maggiori dettagli).
La correzione dell’Antico Testamento per renderlo più vicino alla interpretazione Ebraica nel senso moderno della parola, continuò nel XIX secolo (vedi altro su questo nei commenti a [845] ). Un confronto dei testi Biblici del XVI-XVII secolo con la Bibbia moderna rivela l’enfasi degli editori: Nel Libro dei Salmi “Cristo” viene rimpiazzato da “L’Unto”, un “vescovo” diventa un “uomo di potere”, un “altare”, un “davir”(?)e così via. Gli editori stavano ovviamente rimuovendo i simbolismi Cristiani e la terminologia dall’Antico Testamento.
Per esempio, confrontiamo i frammenti rispettivi che si riferiscono alle decorazioni del Tempio di Salomone in Gerusalemme secondo il testo della Bibbia di Ostrog, pubblicato da Ivan Fyodorov proprio alla fine del XVI secolo ([621]) e la moderna traduzione Sinodale. Vediamo che la descrizione data dalla Bibbia di Ostrog si potrebbe riferire anche alle decorazioni di una chiesa Cristiano Ortodossa. Si fa riferimento a un altare , separato dal resto del tempio da una parete, conosciuta anche come iconostasi, il testo descrive un “kiot”, o il posto dove le icone più adorate sono tenute nei templi Ortodossi. Il tempio stesso è chiamato chiesa. Gli autori della traduzione Sinodale hanno fatto del loro meglio per far assomigliare cosi’ poco la descrizione del Tempio di Salomone ad una chiesa Cristiana quant’era umanamente possibile. In generale, i testi di entrambe le Bibbie contengono significative discrepanze. Il fatto che l’edizione più recente sia anche la più tendenziosa è assolutamente ovvio. Ulteriori dati sulle correzioni alla Bibbia nel XVI-XVII secolo in Chron6.
5.2. Eventi Evangelici riflessi nell’Antico Testamento
Se analizziamo la storia della pubblicazione e correzione del canone Biblico, vedremo perché i riferimenti a Cristo nelle parti della Bibbia Cristiana conosciuta come “Antico Testamento” sono piene di animosità e sono chiaramente state fatte dai Giudei. Se teniamo questo presente troveremo immediatamente diversi passaggi che citano Cristo e la Cristianità nell’Antico Testamento. Elenchiamone alcuni.
5.2.1. Il Concilio di Nicea nell’Antico Testamento
Le cronache Bibliche, o i libri di Samuele, Re e Cronache, sembrano contenere una descrizione del Concilio di Nicea sotto Costantino il Grande, che viene riflesso nella Bibbia come Reoboamo, Re di Israele. Come ci possiamo giustamente aspettare, gli autori Giudaici trattano Costantino, o Geroboamo, e il Concilio di Nicea col massimo disprezzo.
a. La Bibbia.
■ b. >Il Medio Evo.
1a. La Bibbia. “Il re [Geroboamo] si consigliò e costruì due vitelli d’oro e gli disse, Ne avete abbastanza dal salire a Gerusalemme , ecco i tuoi dei Israele, che ti hanno fatto uscire dalla terra d’Egitto” (I Re 12:28).
■ lb. Il Medio Evo. La Bibbia pare riferirsi alla famosa disputa medievale sull’adorazione delle icone. Il testo della Bibbia riflette il punto di vista Giudeo, secondo il quale le icone, normalmente dipinte su uno sfondo d’oro, non dovrebbero poter essere adorate. Questa disputa è continuata a Bisanzio fino ai presunti VII-IX secolo nella cronologia Scaligeriana.
2a. La Bibbia. “A
E ne collocò uno in Beel e uno lo pose in Dan… Costruì ancora la casa degli alti luoghi e costituì sacerdoti di mezzo al popolo che non appartenevano ai figli di Levi” (I Re, 12:29 e 12:31).
■ 2b. Il Medio Evo. La Bibbia riferisce della costruzione di templi Ortodossi da parte di Costantino il Grande, o Alessio I - in Bitinia, o Beth-el, e in Dan, o i Balcani. Ricordiamo al lettore che gli Slavi erano anche conosciuti come “Dani” nel Medio Evo. Il Concilio di Nicea revocò la necessità che il sacerdote fosse Levita, che è esattamente quello che ci dice la Bibbia: “e costituì sacerdoti di mezzo al popolo che non appartenevano ai figli di Levi” (I Re, 12:29 e 12:31). .
3 a. La Bibbia. “E Geroboamo istituì pure una festa nell’ottavo mese, nel decimoquinto giorno del mese, come la festa che si celebra in Giuda… nel mese che aveva scelto arbitrariamente” (I Re, 12.31-12-33).
■ 3b. Il Medio Evo. La Bibbia sembra riferirsi ai termini per la celebrazione della Pasqua concepiti dal Concilio di Nicea. È noto che il problema di stabilire la data corretta per la celebrazione della Pasqua e del Pesach erano estremamente importanti nella disputa medievale tra la chiesa Ortodossa e i Giudaisti.
4a. La Bibbia. Geroboamo arrivò dall’Egitto e trasferì la capitale da Gerusalemme a Shechem (I Re, 12:2 e 12:25). Shechem è proprio nelle vicinanze di Beth-el (I Re, 12:29 e 12:33). Geroboamo aveva unito una gran parte di Israele sotto il suo potere – undici tribù su dodici. Comuynque3, fu costretto a fondare una nuova capitale.
■ 4b. Il Medio Evo. Anche Costantino il Grande trasferisce la capitale – dalla Antica Roma, presumibilmente in Italia (il che è sbagliato) alla Nuova Roma su Bosforo.
5.2.2. Cristo e Eliseo
Evidentemente, Cristo venne riflesso nell’Antico Testamento come il profeta Eliseo, il che fa identificare il profeta Biblico Elia come Giovanni il Battista. Matteo chiama direttamente Giovanni Battista Elia (Matteo 17:11-13).
La Bibbia menziona anche la resurrezione di Cristo, ma in modo scettico, come una fonte Giudaica:
“E avvenne che, mentre alcuni seppellivano un uomo, ecco che videro le bende, gettarono il morto nel sepolcro di Eliseo e partirono: e appena l’uomo toccò le ossa di Eliseo tornò in vita e si alzò sui suoi piedi” (II Re 13:21). Questa è la trasformazione della famosa storia di Cristo che resuscita dalla morte, trasformato in una bizzarra storia di come qualcuno è resuscitato dal sepolcro di Eliseo. Il personaggio in questione è molto probabilmente identificabile con Gesù Cristo.
Come ci si può aspettare, la Prima Crociata segue la morte di Eliseo il Profeta:
“Eliseo poi morì e lo seppellirono. Ora, delle bande di Moab entravano ogni anno nella regione... Ora Azael Re di Siria oppresse Israele per tutto il tempo di Ioacaz” (2 Re 13:20 e 13:22).
La possibilità che Eliseo e Cristo si possano identificare come la stessa persona era stato già suggerito da N. A. Morozov in [544].
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
La completa bibliografia dei sette volumi
archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4
La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko
The complete bibliography to the seven volumes Separate books on the New Chronology Prior to the publication of the seven-volume Chronology, we published a number of books on the same topic. If we are to disregard the paperbacks and the concise versions, as well as new re-editions, there are seven such books. Shortened versions of their names appear below:
1) Introduction
2) Methods 1-2
3) Methods 3
4) The New Chronology of Russia, Britain and Rome
5) The Empire
6) The Biblical Russia
7) Reconstruction
Book one. Introduction.
[InTRO]:1. Fomenko, A. T. New Experimental Statistical Methods of Dating Ancient Events and their Application to the Global Classical and Mediaeval Chronology. Preprint. Moscow, The State Television and Radio Broadcast Committee, 1981. Order # 3672. Lit. 9/XI-81. No. BO7201, 100 p.
[INTRO]:2. Fomenko, A. T. Some New Empirico-Statistical Methods of Dating and the Analysis of Present Global Chronology. London, The British Library, Department of Printed Books, 1981. Cup. 918/87. 100 p.
[InTRO]. Fomenko, A. T. A Criticism of the Traditional Chronology of the Classical Age and the Middle Ages (What Century Is It Now?). Essay. Moscow, Publishing House of the Moscow State University Department of Mechanical Mathematics, 1993. 204 p.
[INTRO]:4. 2nd edition, revised and expanded. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. A Criticism of the Traditional Chronology of the Classical Age and the Middle Ages (What Century Is It Now?). Moscow, Kraft-Lean, 1999. 757 p. Kraft Publications released a concise version of this book in 2001. 487 p.
[InTRO]:5. Another revision. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. What Century Is It Now? Moscow, AIF-Print Publications, 2002. 511 p.
Book Two, part one: Methods-1.
[MetH1]:1. Fomenko, A. T. The Methods of Statistical Analysis of Narrative Texts and their Chronological Applications.
(The identification and dating of dependent texts, statistical chronology of the antiquity, as well as the statistics of ancient astronomical accounts.) Moscow, The MSU Publishing House, 1990. 439 p.
[MetTH1]:2. 2nd revised edition came out in 1996 as The Methods Of Mathematical Analysis of Historical Texts.
Chronological applications. Moscow, Nauka Publications, 1996. 475 p.
[MerH1]. Several chapters of the book came out in 1996, revised and extended, as a separate book: Fomenko, A. T.
The New Chronology of Greece. Antiquity in the Middle Ages, Vols. 1 and 2. Moscow, MSU Centre of Research and Pre-University Education, 1996. 914 p.
[MetTH1):4. The English translation of the book, extended and revised to a large extent, was released under the following title: Fomenko, A. T. Empirico-Statistical Analysis of Narrative Material and its Applications to Historical Dating. Vol. 1, The Development of the Statistical Tools.
Vol. 2, The Analysis of Ancient and Mediaeval Records.
The Netherlands, Kluwer Academic Publishers, 1994.
Vol. 1: 211 p. Vol. 2: 462 p.
[MetH1]:5. A Serbian translation titled Domenxo A.T. Cmamucmuuxa xpononoeuja. Mamemamuuxu noened Ha ucmopujy. Y kom como 6exy? was published in 1997. Belgrade, Margo-Art, 1997. 450 p.
[MetH1]:6. The book was published in a revised and substantially extended version in 1999 as Volume 1 in a series of two: Fomenko, A. T. The Methods of StatisticalAnalysis of Historical Texts. Chronological Applications.
Vol. 1. Moscow, Kraft and Lean, 1999. 801 p.
[MetTH1]:7. A revised version of the book was published as two volumes (the first two in a series of three) in 1999 in the USA (in Russian) by the Edwin Mellen Press. Fomenko, A. T. New Methods of Statistical Analysis of Historical Texts. Applications to Chronology, Vols. 1 and 2. The publication is part of the series titled Scholarly Monographs in the Russian Language, Vols. 6-7. Lewiston, Queenston, Lampeter, The Edwin Mellen Press, 1999. Vol. 1: 588 p.
Vol. 2: 564 p.
Book Two, part two: Methods-2.
[METH2]:1. Fomenko, A. T. Global Chronology. (A Research of the Classical and Mediaeval History. Mathematical Methods of Source Analysis. Global Chronology.) Moscow, MSU Publications, 1993. 408 p.
[MeTH2]:2. A revised and substantially extended version of the book as the second volume in a series of two: Fomenko, A. T. The Methods of Statistical Analysis of Historical Texts. Chronological Applications, Vol. 2. Moscow, Kraft and Lean, 1999. 907 p.
[METH2]. A revised version of the book was published as the last volume in a series of three in the USA (in Russian) under the title: Fomenko A. T. Antiquity in the Middle Ages (Greek and Bible History), the trilogy bearing the general name: Fomenko A. T. New Methods of the Statistical Analysis of Historical Texts and their Chronological Application.
The publication is part of the series titled Scholarly Monographs in the Russian Language. Lewiston, Queenston, Lampeter, The Edwin Mellen Press, 1999. 578 p.
Book THREE: Methods-3.
[MrtTH3]:1. Fomenko, A. T., V. V. Kalashnikov, and G. V. Nosovskiy. Geometrical and Statistical Methods of Analysis of Star Configurations. Dating Ptolemy’s Almagest. USA: CRC Press, 1993. 300 p.
[METH3]:2. The Russian version of the book was published in 1995 in Moscow by the Faktorial Publications under the title: Kalashnikov V. V., Nosovskiy G. V., Fomenko A.
T. The Dating of the Almagest Star Catalogue. Statistical and Geometrical Analysis. 286 p.
[MeTH3]. A substantially extended and revised version of the book: Kalashnikov, V. V., G. V. Nosovskiy, and A. T. Fomenko. The Astronomical Analysis of Chronology. The Almagest. Zodiacs. Moscow, The Delovoi Express Financial Publications, 2000. 895 p.
[MetTH3]:4. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The New Chronology of Egypt. The Astronomical Dating of Ancient Egyptian Monuments. Research of 2000-2002. Moscow, Veche Press, 2002. 463 p.
Book Four: Russia, Britain and Rome.
[RBR]:1. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The New Chronology and Conception of the Ancient History of Russia, Britain, and Rome. Facts, Statistics, Hypotheses. Vol. 1, Russia. Vol. 2, Britain and Rome. Moscow, MSU Centre of Research and Pre-University Education. Two editions, 1995 and 1996. 672 p.
[RBR]:2. A somewhat adapted and revised version of the book came out in 1997: Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. Russia and Rome. How correct is our understanding of Eurasian history? Vols. 1 and 2. Moscow, Olymp Publications, 1997. 2nd edition 1999. The next three volumes from this series of five were published in 2001. Vol. 1: 606 p. Vol. 2: 621 p. Vol. 3: 540 p. Vol. 4: 490 p. Vol. 5: 394 p.
[RBR]. A revised version of the first volume was published in 1997 as a separate book: Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The New Chronology of Russia. Moscow, Faktorial Publications, 1997. Re-editions 1998 and 1999. 255 p.
[RBR]:4. A new, substantially extended and revised version of the first two-volume edition as a single volume: Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The New Chronology of Russia, Britain and Rome. Moscow, Anvik, 1999. 540 p.
[RBR]:5. A new revised version of this book came out as a single volume: Fomenko A. T., and G. V. Nosovskiy. The New Chronology of Russia, Britain and Rome. Moscow, The Delovoi Express Financial Publications, 2001. 1015 p.
Book Five: The Empire.
[Emp]:1. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The Empire (Russia, Turkey, China, Europe, Egypt. The New Mathematical Chronology of Antiquity). Moscow, Faktorial, 1996.
Re-editions 1997, 1998, 1999, 2001 and 2002. 752 p.
Book six: The Biblical Russia.
:1. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The Mathematical Chronology of the Biblical Events. Moscow, Nauka Publications, 1997. 407 p.
:2. A substantially revised and extended version: Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The Biblical Russia. The Empire of Horde-Russia and the Bible. The New Mathematical Chronology of Antiquity. Vols. 1 and 2. Moscow, Faktorial, 1998. Vol. 1: 687 p. Vol. 2: 582 p.
. A somewhat condensed version, which nevertheless contained some important new material: Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. Horde-Russia on the Pages of the Biblical Books. Moscow, Anvik Publications, 1998. 430 p.
:4. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The Biblical Russia. Selected Chapters I (The Empire of Horde-Russia and the Bible. The New Mathematical Chronology of Antiquity. History of the Manuscripts and Editions of the Bible. The Events of the XI-XII Century a.p. in the New Testament. The Pentateuch.). Moscow, Faktorial, 1999.
173 p.
:5. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. The Biblical Russia. Selected Chapters II (The Empire of Horde-Russia and the Bible. The New Mathematical Chronology of Antiquity. History of the XIV-XVI Century in the Last Books of the Kings. The History of the XV-XVI Century in the Last Chapters of the Books of the Kings. History of the XV-XVI Century in the Books of Esther and Judith. The Reformation Epoch of the XVI-XVII Century). Moscow, Faktorial Press, 2000. 223 p.
Book sEVEN: Reconstruction.
[Rec]:1. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. A Reconstruction of Global History (The New Chronology). Book 1.
Moscow, The Delovoi Express Financial Publishers, 1999.
735 p.
[Rec]:2. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. A Reconstruction of Global History. The Research of 1999-2000 (The New Chronology). Moscow, The Delovoi Express Financial Publishers, 1999. 615 p.
[Rec]. Fomenko, A. T., and G. V. Nosovskiy. A Reconstruction of Global History. Joan of Arc, Samson, and the History of Russia. Moscow, The Delovoi Express Financial Publishers, 2002.
We have to point out that the publication of our books on the New Chronology has influenced a number of authors and their works where the new chronological concepts are discussed or developed. Some of these are: L. I. Bocharov, N. N.
Yefimoy, I. M. Chachukh, and I. Y. Chernyshov ([93]), Jordan Tabov ([827], [828]), A. Goutz ([220]), M. M. Postnikov ([680]), V. A. Nikerov ([579:1]), Heribert Illig ([1208]), Christian Bléss and Hans-Ulrich Niemitz ([1038], [1039]), Gunnar Heinsohn ([1185]), Gunnar Heinsohn and Heribert Illig ([1186]), Uwe Topper ([1462], [1463]).
Our research attracted sufficient attention to chronological issues for the Muscovite publishing house Kraft to print a new edition of the fundamental work of N. A. Morozov titled Christ, first published in 1924-1932.
Literature in Russian
1, Abalakin, V. K. The Essential Ephemeris Astronomy. Moscow, 1979.
2. Abbas, Shalabi. The Entire Egypt, from Cairo to Abu-Simbel and Sinai. 2nd extended Russian edition. Florence, Bonechi, 1996.
2:1. Avadyaeva, E., and L. Zdanovich. The Hundred Great Afflictions. Moscow, Veche, 1999.
3. Agathius. The Reign of Justinian. Moscow-Leningrad, USSR Academy of Sciences Publications, 1953. See also Agathius, Scholasticus. Agathiae Myrinaei Historiarum libri quinque.
Berolini, 1967.
4. Mez, Adam. The Muslim Renaissance. Moscow, Nauka, 1966. German edition: Mez, A. Die Renaissance des Islams.
Heidelberg, 1922.
5. Azarevich, D. I. The History of the Byzantine Law. Yaroslavl, 1876-1877. :
6. Aydarova-Volkova, G. The Priceless Experience. A Cultural Dialogue. Looking Across the Centuries. The Kazan magazine, Issue 9-10 (1999): 13-21.
7. Acropolite, George. The Chronicle of the Great Logothete George Acropolite. St. Petersburg, 1863.
8. The Historical Acts Compiled and Published by the Archaeographical Commission. St. Petersburg, The State Document Preparation Expedition Typography. Vols. 1 and 2.
1841.
9. Nazarov, V. D., ed. The Acts of the State of Russia. Archives of the Muscovite Monasteries and Cathedrals. The XV early XVII century. Moscow, The Ladomir Research and Publication Centre, 1998.
10. Alexandria. A Novel about Alexander the Great Based on a Russian Chronicle of the XV century. Moscow-Leningrad, Nauka, 1966.
11. Petrukhno, A. S., N. I. Shirinya, S. A. Gleybman, and O. V.
Zavgorodniaya. Alexander’s Village (Alexandrovskaya Sloboda, or, literally, “The Freemen’s Village of Alexander”).
An Album. The Russian Federation Ministry of Culture.
City of Alexandrov. The State Museum of Art, History, and Architecture of Alexander’s Village. The City Council of the City of Alexandrov. 1996.
12. Alexander’s Village (Alexandrovskaya Sloboda). The materials of a scientific and practical conference. Vladimir, Golden Gate Publications, 1995.
13. Alexandrovsky, M. I. A Historical Reference Book for the Churches of Moscow. Moscow, The State Museum of History, Department of Visual Arts, the Architectural Graphics Fund, 1917 (with an additional written before 1942).
14, Alexeyev, M. P. On the Anglo-Russian Relations in the Time of Yaroslav the Wise. The Scientific Bulletin of the Leningrad State University (4, 1945): 31.
15. Alexeyev, Y. My Monarch Sent Me to the Sultan. The Rodina magazine, No. 2 (1997): 31-36.
16. Alessandro, Angelini. Piero della Francesca. The Great Italian Masters series. Moscow, Slovo, 1997. The Italian edition: Italy, ScaLa, Instituto Fotografico Editoriale, 1995.
16.1. [Altarpieces] Caterina Limentani Virdis and Mari Pietrogiovanna. Altarpieces. The Art of the Early Renaissance.
Translated from Italian. Byely Gorod, 2002. Arsenale editrice, Italy, 2001.
17. The Alphabetic Syntagm of Matthew Vlastar. Translated from Greek by Rev. Nikolai Ilyinsky, a teacher from the Seminary School of Tauris. Simpheropol, 1892. A new edition: Moscow, Galaxy Publications, 1996.
18. Alberti, L. Leon Battista Alberti. A collection of essays.
Moscow, the USSR Academy of Sciences, Nauka, 1977.
Complete ed. Oxford, Phaidon, 1977.
19. Amalrik, A. S., and A. L. Mongayt. The Essential Archaeology. Moscow, Prosveshchenie, 1963.
19:0. [Amartoles, George]. Matveyenko, V., and L. Shchegoleva. The Chronicle of George the Monk. Russian text, comments, indications. Moscow, Bogorodskiy Pechatnik, 2000.
19:1. The catalogue of the exhibition 500 Years Since the Discovery of America. The Hermitage. Russian National Library. St. Petersburg, Slavia-Interbook, Inc., 1993.
20. Amousin, I. D. The Dead Sea Scrolls. Moscow, Nauka, 1960.
21. Amphitheatrov, A. Collected Works in 8 Volumes. Vol. 4.
St. Petersburg, Prosveshchenie, 1911.
22. Anastasov, L. A New Direction in Science? Be careful! The Science and Technology magazine (Moscow), No. 8 (1983): 28-30.
23. Miiller, V. K., comp. The English-Russian Dictionary.
70,000 words. Moscow, The State National and Foreign Dictionary Publishing House, 1961.
24, Andreyeva, V., V. Kuklev, and A. Rovner. An Encyclopedia of Symbols, Signs, and Emblems. Moscow, Lokid/Myth/Ad Marginem, 1999.
25. Anninskiy, S. A. The News of the Tartars in Europe Brought by the Hungarian Missionaries. Included in The Historical Archive, 71-112. Moscow-Leningrad, The RAS Institute of History, RAS Publications, 1940.
26. Antwerp and its Sights. Antwerp, Editions THILL S.A.
Brussels, 1999. In Russian.
27. Antonov, A. V. Genealogical Murals of Late XVII Century.
The Archaeographical Centre. The Russian State Archive of Ancient Acts. The Russian Historical Research, No. 6.
Moscow, the Archaeographical Centre Publications.
28. Antonova, V. I., and N. E. Mneva. The Catalogue of Ancient Russian Art from the Tretyakov Gallery. Moscow, 1963.
Vol. 1: p. 256; Vol 2: pp. 413 and 421.
29. The Apocryphal Jesus, Holy Family, and Christ Witness Legendry. Sventsitskaya, I. S., and A. P. Skogorev, comp.
Moscow, Kogelet, 1999.
30. Apollodorus. The Mythological Library. Leningrad, Nauka, 1972. English edition: Apollodorus. The Library. LondonNew York: Loeb Classical Library, 1921.
30:1. Arago, E. The Biographies of the Famous Astronomers, Physicists, and Geometricians. Books 1 and 2 (Vols. 1-3).
Translated by D. Perevoshchikov. Moscow-Izhevsk, The Scientific Research Centre for Regular and Chaotic Dynamics, 2000.
31. Arenkova, Y. I., and G. I. Mekhova. The Don Monastery.
Moscow, Iskusstvo, 1970.
32. Aristaenetus. The Love Epistles. Eustathius, Macrembolites.
The Story of Ismene and Istmenias. Moscow-Leningrad, Nauka, 1965. Also see Aristaenetus. The Love Epistles. In W. Kelley. Erotica. London, Bohn’s Classical Library, G. Bell & Sons, 1848. Eustathius, Macrembolites. Ismene and Istmenias. London, 1788.
33, Zdanovich, G. B., ed. Arkaim. Research. Prospects. Findings.
A collection of essays. From the series titled The Historical Pages of Southern Ural. The Arkaim Reserve works, State University of Chelyabinsk, the Specialized Arkaim Nature and Landscape Centre of History and Archaeology. The State Reserve of Ilmen. Chelyabinsk, the Kamenny Poyas Creative Group, 1995.
34. Arnold, Y. El Sefior Kon-Tiki. Moscow, Mysl, 1970.
35. Aronov, V. The Elseviers (A History of Literary Art). Moscow, Kniga, 1975.
36. The Chronicler of Archangelsk. A complete collection of Russian chronicles, Vol. 37. Leningrad, Nauka, 1982.
37. Archangelskiy, Leonid. The Samurai Steel. An article for the magazine called Magnum. The New Magazine on Arms
(November-December 1998): 18-21.
38. Avdousina, T. D., and T. D. Panov. Archaeological Antiquities: The Muscovite Kremlin. The Moscow Kremlin State Museum and Reserve for History and Culture. Moscow, 1996.
39. Serge, Archbishop. The Complete Oriental Menology.
Vols. 1-3. Vladimir, Typography & Lithography of V. A.
Parkov in Vladimir, 1901. Reprinted Moscow, Orthodox Encyclopaedia Centre of Ecclesiastic Research, Palomnik Publications, 1997.
40. Archimedes. The Works. Moscow, Fizmatgiz, 1962. English edition: Archimedes, The Works of Archimedes. Cambridge, Cambridge University Press, 1912.
40:0. Asov, A. I. The Book of Veles. Moscow, Menedzher, 1995, 2nd edition.
40:00. Asov, A. I., Konovalov, M. Y. The Ancient Aryans. The Slavs. Russia. Moscow, Veche, 2002.
40:1. Gentili, Augusto, William Barcham, and Linda Whiteley.
The National Gallery of London. From the The Great Museums of the World series. Moscow, Slovo, 2001. A translation of the Italian edition Udine: Magnus Edizioni, 2000.
41. Nikitin, Afanasiy. Voyage over the Three Sees. Published in the Literary Monuments of Old Russia. 2nd Half of the XV Century. Moscow, Khudozhestvennaya Literatura, 1982.
42. Nikitin, Afanasiy. Afanasiy Nikitin’s Voyage over the Three Sees. 1466-1472. Foreword, translation, text preparation and commentary by N. I. Prokofiev. Moscow, Sovietskaya Rossiya, 1980.
43. Akhmanova, O. S., and others. Precise Methods of Language Study. Moscow, 1961.
44, Bayev, K. L. Copernicus. From the Celebrity Biographies series, Issue 7 (55). Moscow, The Magazine and Newspaper Consociation, 1935.
45. Beyer, Rolf. The Queen of Sheba. From the Mark In History series. Rostov-on-Don, Fenix Publications, 1998. A translation from the German original by Beyer, Rolf. Die Kénigin von Saba. The Question Mark series, Gustav Liibbe Verlag GmbH, Bergisch Gladbach. 1987.
46. Balandin, R. K. A Miracle or a Scientific Enigma? Science and Religion Discussing the Shroud of Turin. Moscow, Znaniye, 1989. The Question Mark series, Issue 1, 1989.
47. Balandin, R., and L. Bondarev. Nature and Civilization.
Moscow, Mysl, 1988.
48. Baldin, V. I., and T. P. Manushkina. The Laura of Serge and The Trinity. The Architectural Set and the Collections of Ancient Russian Art of the XIV-XVII Century. Moscow, Nauka, 1996.
49. Baranov, V. Logic Isn’t Facts. The Science & Technology magazine (Moscow), No. 4 (1983): 24-28.
50. Baronius, C. The Ecclesial and Secular Annals from the Birth of Christ and until the Year 1198. Typography of P. P. Ryabushinsky, from Baronius, Annales ecclesiastici a Christo nato ad annum 1198. Moscow, 1913.
51. Bartenev, S. The Moscow Kremlin in the Antiquity and Nowadays. Moscow, Synodal Typography, 1912.
52. de las Casas, Bartélome. History of the Indias. Leningrad, Nauka, 1968.
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Only the following volumes came out before the beginning of 2002: Vol. 4 (Book of Psalms), Vols. 7 and 8 (The New Testament), and Vol. 9 (Appendices, scientific descriptions). Vols. 7 and 8 were published by the Moscow Patriarchy in 1992; Vols. 4 and 9 published by the Novospassky Monastery, Moscow, 1997 (Vol. 4), 1998 (Vol. 9).
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1479. Williams, John. Observations of Comets from B.C.611 A.D. to 1640, extracted from the Chinese Annals. 1871.
1480. Willis, E. H., H. Tauber, and K. O. Miinnich. Variations in the atmospheric radiocarbon concentration over the past 1300 years. Radiocarbon, Volume 2 (1960): 1.
1481. Wissowa, Pauly. Real-Encyclopddie der Klassischen Altertumwissenschaft in alphabetischer Ordnung. Hrsg. von Kroll. Stuttgart, 1839-1852.
1482. Wittkower, R. Architectural Principles in the Age of Humanism. Paris, 1960.
1483. Wolf, R. Handbuch der Astronomie, ihrer Geschichte und Literatur. Bd. II. Ziirich, 1892.
1484. Wooley, L. Excavation at Ur. NY, 1955.
1485. Woronowa, Tamara, and Andrej Sterligov. Westeuropdische Buchmalerei des 8. bis 16. Jahrhunderts in der Russischen Nationalbibliothek, Sankt Petersburg. (Frankreich. Spanien. England. Deutschland. Italien. Niederlande).
Augsburg: Bechtermiinz. Genehmigte Lizenzausgabe fiir Weltbild Verlag, 2000. England, Parkstone/Aurora, 1996.
1486. Wright, G. E. Biblical Archaeology. Philadelphia, London, 1957.
1487. Altet, Xavier Barral. Compostelle de Grand Chemin. Découvertes Gallimard Réligions. Gallimard, 1993.
1488. Zadkiel. The Grammar of Astrology. London, J. Cornish, 1849.
1489. Zarnecki, George, Florence Deucher, and Irmgard Hutter. Neue Belser Stilgeschichte. Band IV. Romantik, Gotik, Byzanz. Stuttgard, Ziirich, Belser Verlag, 1986.
1490. Zech, J. Astronomische Untersuchungen iiber die wichtigeren Finsternisse, welche von den Schriftstellern des Klassischen Altertums erwahnt werden. Leipzig, 1853.
1491. Zeitenspriinge. Interdisziplinares Bulletin. Sonderdruck.
September 1996. Thema Absolutdatierung. Mantis Verlag, Germany.
1492. Zevi, B., E. Battisti, E. Garin, and L. Malle. Alberti. Enciclopedia universale dell’arte. Vol. I. Venezia, Roma, 1958.
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Prima però senti questa.
Il recentista francese Didier La Capelle sostiene che il "vero" Virgilio fosse in realtà l'umanista Polidoro Virgili ( theognose.wordpress.com/2019/01/03/figures/ ).
Qualora Didier avesse ragione e Dante fosse stato un contemporaneo di poco posteriore, si potrebbe dire che questo Virgilio abbia ispirato sia Dante che, come dice wikipedia, nientepopòdimeno che William Shakespeare. Stiamo parlando dei due massimi poeti rispettivamente della lingua italiana e inglese. Oltretutto, come sostenuto da parecchi recentisti, il latino classico sarebbe una storpiatura del vero latino medievale e in tal caso Virgilio "Polidoro" avrebbe composto l'Eneide per, diciamo, immortalare e dare dignità a questa nuova lingua monca. Non è un caso che il primo lavoro di questo Polidoro fosse un'edizione della 'Cornucopiae latinae linguae' di tal Niccolò Perotti ( it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_Perotti ), guarda caso uno dei principali autori che si dedicarono a "ripulire" il latino dai medievalismi.
E' un caso che questo Virgilio si chiami Polidoro?!?!?
LOL
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Bel sito. Dante era anche amico del poeta Giovanni del Virgilio.alessandro.c ha scritto: Il recentista francese Didier La Capelle sostiene che il "vero" Virgilio fosse in realtà l'umanista Polidoro Virgili
Allora @nomit, dimmi cosa ne pensi di Dante e di quando è vissuto
Ok, ma è una mia ipotesi personale e la risposta è un po’ complessa. E la devo dividere in 3 post. E premetto che io sono un operaio stagionale messomalissimo che legge e scrive questo genere di cose per hobby, non un esperto di qualcosa.
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- STEP 1 -
Allora, la mia ipotesi parte dalla teoria di Andrej Stepanenko sul valore originale delle cifre romane:
I = 1
V = 4
X = 8
L = 32
C = 64
www.luogocomune.net/forum/storia-antica/...ogia?start=330#32152
Con questo sistema ottale i numeri cardinali dei secoli XV, XVI, XVII e XVIII diventano, letti in decimale, più piccoli. Cioè:
secolo 18-esimo → secolo 15-esimo
secolo 17-esimo → secolo 14-esimo
secolo 16-esimo → secolo 13-esimo
secolo 15-esimo → secolo 12-esimo
Il 18-esimo secolo fu caratterizzato dalla cultura illuminista, dal neoclassicismo, dalla critica alla chiesa e dal disprezzo per il medioevo.
Il 15-esimo secolo fu caratterizzato dal rinascimento, dall’umanesimo, dalla riscoperta della cultura classica, dal disprezzo per il medioevo.
Rimangono fuori dal parallelismo la caduta dell’Impero d’Oriente e la riconquista spagnola.
Il 17-esimo secolo fu caratterizzato dalla crisi economica, dalla peste, da rivolte e rivoluzioni, dalla caccia alle streghe, dalla guerra; è stato chiamato “il secolo del soldato” e contiene la guerra dei trent’anni.
Il 14-esimo secolo fu caratterizzato dalla peste nera, dalle carestie, dalle rivolte contadine, dalla caccia a streghe ed ebrei e contiene la guerra dei cent’anni.
Restano fuori le vicende dei templari e la cattività avignonese.
Il 16-esimo secolo fu caratterizzato dalla crescita demografica, da grandi scoperte geografiche, dalle guerre di religione, dalla controriforma.
Il 13-esimo secolo fu caratterizzato dall’apice della civiltà comunale, dai viaggi di Marco Polo, dalle tensioni religiose tra la chiesa e gli ordini ereticali.
Il 15-esimo secolo fu caratterizzato dalla caduta di Costantinopoli e dalla riconquista spagnola.
Il 12-esimo secolo fu caratterizzato dalle crociate.
Il 14-esimo secolo fu caratterizzato dalla cattività avignonese, cominciata con lo scontro tra il papa ed il re di Francia.
L’11-esimo secolo fu caratterizzato dalla lotta tra papato ed impero.
(Resta sempre fuori la persecuzione dei templari)
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Mi ispirava particolarmente la somiglianza tra i secoli diciassettesimo e quattordicesimo, per cui ho ipotizzato che la Grande Peste e la peste manzoniana (1348 e 1630) fossero lo stesso evento sdoppiato e separato da 282 anni. Quarantotto anni prima di entrambi gli eventi veniva promulgata una bolla riguardante "gli anni": nel 1582 la riforma gregoriana, nel 1300 l’istituzione del primo anno santo; entrambe le bolle contengono un riferimento agli anni multipli di 100, in una perché non si contano come bisestili, nell’altra perché vi si celebrano i Giubilei. Gli autori di entrambe le bolle, Bonifacio X e Gregorio XIII, muoiono entrambi tre anni dopo. In entrambi gli anni muoiono due mistiche: Maifreda da Pirovano nel 1300 (ispirò il tarocco della papessa) e Teresa D’Avila nel 1582.
Così ho cercato su Wikipedia gli eventi anno per anno partendo dal 1300 e dal 1582. Per alcuni eventi importantissimi non ho trovato doppioni (cattività avignonese, persecuzione dei templari), ma per molti altri ne ho trovati di molto suggestivi.
1300 - istituzione del primo anno santo
+282= 1582 – riforma del calendario
1321 – eccidio dei lebbrosi in Francia
+282 = 1603 – epidemia di peste in Inghilterra
1337 - scoppia la guerra dei cent’anni
+281 = 1618 – scoppia la guerra dei trent’anni
1348 – grande epidemia di peste in tutta l’Europa
+282 = 1630 – peste manzoniana in Nord-Italia
1349 – terremoti in Centro Italia
+282 = 1631 – grande eruzione del Vesuvio
1358 -rivolte contadine in Francia
+282 = 1640 – a partire da quest’anno si verificano rivolte contadine un po’ ovunque
1365 – forte terremoto a Bologna
+281 = 1646 – forte terremoto nel Gargano
1380 - muore la mistica Caterina di Siena
+281 = 1661 - muore la mistica Benedetta Carlini
1381 – eruzione dell’Etna
+280 = 1669 - anno della più imponente eruzione dell'Etna in epoca storica
1397 – unione di Kalmar tra i regni scandinavi
+282 = 1679 - Pace di Lund tra i regni scandinavi
1407 – ribellione del duca di Kildare in Inghilterra
+281 = 1688 - rivoluzione gloriosa in Inghilterra
Alcuni di questi eventi suggeriscono un’interpretazione completamente diversa del loro doppione:
1306 - esilio degli ebrei dalla Francia
+282 = 1588 - Francis Drake sconfigge l'Invincibile Armata
… in Spagna scorre il fiume EBRO, quindi spagnoli = ebrei (abitanti dell’Ebro) e Francis = Francia.
1378 - tumulto dei ciompi
+ 282 = 1660 - forte terremoto in Italia Centrale
1385 – unione di Krewo tra Polonia e Lituania
+282 = 1667 – prima trasfusione di sangue
… KREW in polacco significa SANGUE, come e KRAUJAS in lituano e CRUOR in latino; quindi “Unione di Krewo” è “unione di sangue”.
1401 - il parlamento inglese concede alla chiesa il diritto di bruciare gli eretici
+277 = 1679 - Il parlamento inglese emana la legge Habeas Corpus
… certo, habeas il corpus degli eretici per bruciarli.
Ci sono poi degli eventi che sembrano uno la naturale conseguenza dell’altro:
1309 – scomunica di Venezia
+ 297 = 1606 – interdetto papale su Venezia
1315 – piogge continue provocano tre anni di carestia
+283 = 1597 – il Tevere raggiunge il livello di piena più alto mai registrato
1339 – secondo ciclo di carestie del secolo
+289 = 1528 – a Milano ha luogo la rivolta del pane
1348 – un terremoto devasta il Friuli
+281 = 1629 – grave carestia in Friuli
1378 – scisma d’occidente
+294 = 1666 – scisma della chiesa russa
oppure:
1519 – muore Leonardo Da Vinci
+282 = 1801 – muore Leonardo de Vegni, architetto, inventore, disegnatore e poeta
… di conseguenza non sarebbero passati secoli tra gli appunti di Leonardo sul volo e sull’ottica e l’invenzione degli aerei e della fotografia.
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A questo punto ho ipotizzato che Dante fosse vissuto nel 16-esimo secolo e nato e morto 282 anni dopo le date che conosciamo. Per verificarlo mi sono concentrato su questo passaggio della Vita Nuova:
“questo numero [il 9] fue amico di lei [Beatrice] per dare ad intendere che ne la sua generazione tutti e nove li mobili cieli perfettissimamente s'aveano insieme”
Bene, nel 1524 avvenne effettivamente una grande congiunzione planetaria, prevista dagli astronomi che profetizzarono diluvi e altre sciagure.
Il 1524 dovrebbe corrispondere al 1242, tuttavia questo numero precede di qualche anno quella che dovrebbe essere l’anno di nascita di Beatrice, che è 1266 secondo la storia ufficiale e 1250 secondo me (perché guardando i video di Barbero usciti nel 2021 per il settecentenario della morte ho appreso che ci sono delle incongruenze tra questa data ed alcuni documenti coevi, così ho letto la Vita Nuova ed il Convivio e, facendo dei calcoli, ho ipotizzato che sia nato nel 1249; ne ho parlato del topic “la storia nascosta”).
Nel maggio/giugno 1266 (perché sia Beatrice sia Dante nacquero in maggio o giugno) sulla carta del cielo i pianeti sono in fila uno vicino all’altro, ma si tratta comunque di una fila che va da Marte in Ariete fino a Giove in Gemelli, quindi non qualcosa di perfettissimo. Curiosamente anche il 1532 (282 + 1250) ha una situazione simile in giugno, ma manca Giove che si trova isolato in Scorpione.
Non ho voglia di mettere le immagini, usate questo sito per verificare www.simonandthestars.it/astro-tools/tema-natale/ (tenete conto che la Luna si sposta velocemente).
Può essere quindi che Dante si riferisse alla congiunzione del 1524, quindi l’espressione “ne la sua generazione” vuol dire “durante la nostra ggenerazione di noi ggiovani”, oppure davvero nacque nel 1524 e quindi Dante nacque nel 1523 che diventa il 1241. In quest’ultimo caso, Dante potrebbe corrispondere ad un tale Adenet le Roi, poeta soprannominato “il re dei menestrelli”, attivo a Parigi, nelle Fiandre ed in Italia, tutti luoghi che Dante conosceva e citava, e di cui forse conosceva anche la lingua (aleppe = help).
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Caspita! Sono arrivato praticamente alla stessa conclusione ma seguendo un'altro percorso. In fatti si dice che Milano fu l'unica città europea a scampare alla Peste Nera del 1348 grazie a delle fantomatiche precauzioni attuate da Burion..., ehm volevo dire Luchino Visconti, che risparmiarono la città... MIRACOLO !!!
E poi però i governatori no-vax di Milano nel 1630 fallirono miseramente... stupidi complottisti... e a Milano, unica città in Europa, si muore come nel 1348. Davvero una coincidenza.
Tra l'altro sulla wiki dedicata alla Peste Nera si dice che questo nome (mors nigra o atra mors) fu dato per la prima volta da un certo Simon de Covino nel 1350 e, dopo quasi tre secoli di silenzio, riappare lo stesso termine da parte di Johannes Isacius Pontanus nel 1631, il quale però non cita de Covino, quindi apparentemente avrebbe reinventato lo stesso termine per descrivere la malattia. Davvero una coincidenza.
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Andandosi un dí il detto Dante per suo diporto in alcuna parte per la città di Firenze, e portando la gorgiera e la bracciaiuola, come allora si facea per usanza, scontrò uno asinaio
(novella 115)
Secondo Wikipedia, il termine GORGIERA nel medioevo si riferiva
- a una striscia di tela usata nell’abbigliamento femminile
- ad un pezzo dell’armatura
Io però non credo che gli uomini del ‘200 andassero in giro per diporto vestiti da donna o indossando l’armatura, quindi il termine ha un altro significato e l’unico altro significato che mi risulta è:
"La gorgiera è un colletto pieghettato che fa parte dell'abbigliamento aristocratico maschile e femminile dal XVI al XVII secolo"
L’uso della gorgiera, secondo Wikipedia, sarebbe cominciato intorno al 1530 e abbandonato dopo il 1630. Questo è proprio il periodo che avevo ipotizzato per Dante qualche post fa, cioè 1531-1603 del nostro calendario, corrispondenti a 1249-1321 del calendario usato da Dante. L’anno in cui scrive Sacchetti invece è successivo all’epoca della gorgiera (1399+282=1681) e per questo Sacchetti scrive “come allora si facea per usanza”.
Quindi, una conferma.
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Avevo scritto che Beatrice potrebbe essere nata nel 1524, anno in cui avvenne una congiunzione astrologica di tutti i sette pianeti allora conosciuti (perché Dante scrive che "durante la sua generazione" i nove cieli "s'aveano insieme"). Ma se Beatrice nasce nel ‘24, Dante non dovrebbe nascere nel ‘23?
Dal testo della Vita Nuova si capisce che Dante vuole mantenere segreta l’identità della donna che ama e per farlo deve seguire tre accorgimenti: 1) scrivere che la donna di cui parla è morta; 2) chiamarla con un nome fittizio ( “ fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare”); 3) alterarne i dati biografici, come l’età.
Quindi il piccolo Dante non si invaghì di una bambina di 7 anni, ma di una ragazza di 15 anni, 7 più di lui, e ne rimase innamorato presumibilmente fino al di lei muro
Ci fu un altro poeta che scrisse della sua relazione travagliata con una donna più grande: Catullo.
Catullo era il principale esponende dei “poeti nuovi”. Dante era il principale esponente dello “stil novo”.
Catullo era originario di Verona. Dante si rifugiò a Verona dopo l’esilio.
-
Nei primi anni del ‘600, cioè quando secondo me morì Dante, uscirono i primi melodrammi. Questi melodrammi (a parte “Dafne”) a quanto sembra insistevano su un tema particolare:
"Euridice (opera) - opere teatrali su libretto di Ottavio Rinuccini musicate da Iacopo Peri e da Giulio Caccini (1600).
L'Orfeo - Melodramma di Claudio Monteverdi (1607)
Orfeo dolente - Opera musicale di Domenico Belli (1616).
La morte di Orfeo - Tragicommedia pastorale di Stefano Landi (1619) "
“ Il tema di Orfeo fu al centro di quello che sarebbe stato il seme della moderna opera. La stampa della partitura dell'Euridice di Giulio Caccini (dicembre 1600) precedette di poco quella di Jacopo Peri (febbraio 1601), che corrisponde in misura più cospicua alla rappresentazione dell'ottobre 1602, mentre la partitura di Caccini era stata pubblicata senza che la sua versione fosse stata rappresentata interamente. Entrambe furono composte, non senza interferenze, sul medesimo libretto di Rinuccini[1].
Caccini era il grande rivale di Peri alla corte fiorentina e parte delle sue musiche erano state utilizzate anche nella rappresentazione del 1600.
Già un paio di anni prima – nel 1598 Peri aveva messo in musica assieme a Jacopo Corsi uno dei prodromi del melodramma, la Dafne, anch'essa su libretto di Rinuccini: la musica di questo lavoro è andata però quasi del tutto perduta. Lo stesso libretto sarà musicato anche dal compositore tedesco Heinrich Schütz, ed anche in questo caso la partitura risulta a tutt'oggi perduta.
Come si può notare, al centro dei primi tentativi di musicare i drammi dall'inizio alla fine vi sono storie mitologiche o pastorali. L'antico mito di Orfeo e di Euridice, oltre che nelle circostanze sopra citate, venne ripreso presto da diversi compositori (e lo sarà ancora, in futuro). Uno su tutti, Claudio Monteverdi, può ben considerarsi padre dell'opera lirica e del melodramma. Monteverdi nel 1607 musicò su apposito libretto di Alessandro Striggio, per il duca di Mantova (spettatore entusiasta a Firenze dell'Euridice di Peri), un proprio Orfeo, favola per musica in un prologo e cinque atti. “
Orfeo era un musicista (come Dante, le sue poesie sono i testi delle sue canzoni) che si recò all’inferno per riportare indietro la defunta moglie EURIDICE. Dante (come personaggio letterario) si recò all’inferno per rivedere la defunta donna che amava, BEATRICE.
Dopo aver fallito, Orfeo divenne gay e diffuse l’amore omosessuale in Tracia. Dante venne accusato di pederastia dal Comune di Firenze e Catullo ebbe una relazione omosessuale con un giovane chiamato Giovenzio.
La madre di Orfeo era CALLIOPE, che significa “BELLA VOCE”. La madre di Dante era BELLA DEGLI ABATI.
Le opere seicentesche con protagonista Orfeo vennero prodotte per volere di un’associazione fiorentina chiamata “camerata de’ Bardi”, il cui manifesto musicale viene ritenuto essere un’opera di Giulio Caccini intitolata LE NUOVE MUSICHE…
(poeti nuovi - stil novo – vita nova – numero nove – nuove musiche)
Oltretutto, nell’opera ORFEO: FAVOLA IN MUSICA di Claudio Monteverdi vengono direttamente inseriti versi danteschi (Atto terzo).
Quindi i primi Melodrammi furono scritti in occasione della morte di Dante per celebrarne l’opera su richiesta di un’associazione di bardi fiorentini
PS: Curiosamente la prima opera rock della storia (1970) si intitola ORFEO 9...
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La Sicilia e la Sardegna? E perché non la CORSICA? Dove si parla il toscano? Perché questa roba evidentemente non è stata scritta nel 1300, quando l'Italia non esisteva e sia la Corsica sia la Sardegna erano contese tra pisani, genovesi ed aragonesi, ma è stata scritta solo dopo che la Corsica divenne definitivamente parte della Francia, cioè a partire dal XVIII secolo
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