10 giorni fa la notizia era su tutti i giornali. Sui TG e nei talk-show non si parlava d'altro. Ma ora, di colpo, il caso Volkswagen sembra essere caduto nell'oblio.
Ieri il nuovo CEO della Volkswagen, Matthias Mueller, ha dichiarato che negli Stati Uniti il "recall" - ovvero il rientro in officina delle auto taroccate, per le dovute modifiche - inizierà a gennaio, e "sarà completato possibilmente entro la fine del 2016".
Ma che cosa faranno di preciso a queste macchine non ce lo dice nessuno. Se infatti era il software ad essere taroccato, significa che tutte quelle auto, di fatto, inquinano più del dovuto: quale "modifica" si potrà mai apportare a 11 milioni di macchine, che non si potesse apportare già prima, con una spesa relativamente contenuta?
In altre parole, se la Volkswagen ha deciso di taroccare le centraline su 11 milioni di macchine, correndo il rischio di uno scandalo planetario - che poi è avvenuto - vuole dire che il costo per produrre un motore meno inquinante era semplicemente proibitivo. Quindi, come faranno adesso a risolvere il problema "rientrando in officina"? Mica potranno mettere un semplice filtro del caffè nel tubo di scappamento, ...
... per riportare le immissioni in termini di legge. E qualunque altra modifica che facesse diminuire la performance del mezzo, esporrebbe automaticamente la VW ad una class action devastante da parte di tutti i proprietari di quelle auto. "Mi avete venduto un'auto che faceva 20 Km. con un litro - diranno i proprietari - e ora ne fa solo 16. Pagatemi i danni".
E per l'Europa, che cosa sta succedendo? Come sappiamo infatti, degli 11 milioni di auto dichiarate fuori norma, meno di mezzo milione sono state vendute negli Stati Uniti, mentre il blocco più grosso sta attualmente circolando in Europa. Ce ne sono 650.000 solo in Italia, circa altrettante in Francia, ed oltre un milione nel Regno Unito.
Però del problema, stranamente, non si sente più parlare. Ci hanno raccontato che "faranno dei test a caso" sulle vetture circolanti, ma poi quello che accadrà in base a questi test non ce lo dice nessuno. È un po' come quando il Pentagono ci dice che "farà un'indagine sul bombardamento dell'ospedale in Afghanistan", ma poi sappiamo già che di questa storia non sentiremo più parlare.
Non ne sentiremo più parlare per un semplice motivo: i giornalisti di mezzo mondo "si dimenticheranno" di ricordarci che siamo sempre in attesa delle indagini sul bombardamento, e quindi di certo a noi non verrà più in mente.
Il vero problema, infatti, è che i giornalisti di tutto il mondo si sono ormai adeguati ad una pratica comune: saltare addosso al fatto quando avviene, e poi dimenticarsene completamente quando questo perde di interesse mediatico. Del "follow up" - antica regola del sano giornalismo - ormai non interessa più a nessuno.
Se le cose continueranno in questo modo, e i media non cambieranno radicalmente il loro atteggiamento rispetto a ciò che avviene nel mondo, rischiamo di avvicinarsi pericolosamente ad un sistema nel quale saranno le news stesse a decidere di cosa dobbiamo preoccuparci e di cosa no.
In altre parole, ci ritroveremo presto dalle parti del Gatto di Schrödinger: un fatto esisterà soltanto se le news ce lo raccontano. Altrimenti, potremo continuare a dormire sonni tranquilli.
Massimo Mazzucco