di Calvero
A Fucecchio (Firenze), dalle mani del Presidente onorario dell'Accademia della Crusca, il giornalista Massimo Fini ha ricevuto il 'premio Indro Montanelli' alla carriera. Sul palco, il giornalista Marco Travaglio ha commentato quegli stralci che meglio rappresentano il lavoro corrosivo [ma non cinico] di un giornalista, cronista, editorialista che nella sua carriera ha scritto per oltre cento testate.
A rendere ancora più viva e interessante la premiazione, fresca di pochi giorni, è stata la presenza di Beppe Grillo che, salito sul palco, ha voluto omaggiare Fini sia a titolo di amicizia e sia in nome della stima che ha nei suoi confronti, ma anche per sottolineare quello che lui pensa in merito all'ordine dei giornalisti.
Grillo senza mezze misure e in qualche modo paradossalmente, visto in quale occasione esprime provocatoriamente l'idea, si dice a favore per l'abolizione immediata dell'ordine.
Il vostro giornalismo - concluderà Grillo - è postdatato.
Sono parole forti ma in linea con il degrado e l'assoggettamento raggiunto dai Media, ove la parola d'ordine pare sia 'accondiscendenza sempre e comunque' e non solo nei riguardi del pensiero dominante, in ordine a ogni tipo di vicenda, ...
... ma proprio nei riguardi di tutto ciò che noi chiameremmo 'indagine'; e nei riguardi di ciò che dovrebbe essere il 'riportare i fatti' liberi da ingerenze o, almeno, se proprio l'opinione deve accompagnarli, che non venga inquinata da ideologie, propaganda e morbosi sensazionalismi.
Ed è proprio in questo senso che Massimo Fini rimane uno tra i pochi intellettuali di rilievo che ha sempre rifiutato di infeudarsi. Centrali e accurate, infatti, sono state le parole del presidente dell'Accademia della Crusca, espresse nella motivazione del premio, e che invito ad ascoltarle direttamente dai filmati già reperibili in Rete.
Se si riflette su come lo sviluppo della Rete ha fatto sì che nascesse un nuovo paradigma silenzioso per ciò che concerne la possibilità di verificare, tracciare e sondare la verità e, soprattutto, verificare le menzogne, ecco allora che i personaggi in gioco in questa occasione ci offrono notevoli spunti di riflessione e, come si dice in gergo, anche su di un piatto d'argento.
Innegabile è stato il lavoro certosino portato avanti da Travaglio e proprio in ragione di aver "abiurato" l'accondiscendenza/modus-operandi del sistema giornalistico italiota; così come innegabile è il contributo intellettuale dato da Fini, anche se è viaggiato più sottilmente e meno sull'onda della visibilità/successo; innegabile è stato il "Fenomeno Grillo/5Stelle" nel nostro panorama politico; anche quest'ultimo contrapposto ai gioghi del malaffare imperante e avverso all'accondiscendenza servile del pensiero unico; e prima di tutti quei minestroni vergognosi che hanno portato a fare e a disfare "partiti-unici" a seconda di quale convenienza partitica (e non politica) è servito vendersi, tradirsi, sputtanarsi, per poi rifare "pace"; poi alleanze fasulle, ri-vendersi, ri-sputtanarsi, rifare "pace" e via discorrendo... nel solito gioco gattopardesco tipicamente e profondamente nostrano.
Non soltanto.
Interessante ricordare come i fenomeni sopra detti, ci abbiano dato la possibilità di fotografare il reagire scomposto di una "politica" in preda al panico e che, come l'ormai storica uscita di Fassino su Grillo ha dimostrato, si è presa sui denti il boomerang più karmico nella storia italiana dei giochi elettorali.
Comunque.
Massimo Fini, poi, non è profondamente estraneo a quanto si è andato muovendo in questa decade, nel senso che il suo contributo è stato quello di ispirare indirettamente, almeno inizalmente, dei concetti "grilliani" e che hanno contribuito a dare una certa consapevolezza a Grillo. Però va sottolineato come Fini è più interessato all'uomo che alla politica, e probabilmente questo gli ha permesso analisi più acute e profonde, arrivando a molti nodi prima di altri. Si potrebbe comunque sostenere che il libro più "politico" di Fini, in questo senso, sia stato
'La ragione aveva torto?' (che consigllio vivamente a tutti di leggere) e che venne consigliato a Grillo, se non ricordo male, proprio dalla moglie.
Per tornare un po' all'oggetto principale e a colui che ha meritato il Premio, è giusto riportare qualche passaggio preso dai microfoni di Travaglio e di Massimo Fini.
Per Fini, Renzi rappresenta l'italiano tipo, che durante la lotta tra fascismo e antifascismo aspettava di vedere chi avrebbe vinto, per poi schierarsi.
Non è la storia semplicemente di Renzi - spiega Fini - ma è semplicemente la storia d'Italia.
Per concludere, Fini racconta di Nino Nutrizio, un altro giornalista, il quale sosteneva che
'Il nostro mestiere si fa prima coi piedi e poi con la testa'... 'Andare in giro, vedere, ascoltare, questi sono i piedi'.
Poi c'è la curiosità, aggiunge Fini - un giornalista che non ce l'ha, non può esistere.
Fonte
Il Portico Dipinto