di Lorenzo Merlo

L’impero della conoscenza

Attraverso l’ascolto possiamo conoscere il mondo che il sapere cognitivo nega. Non lo fa apposta. Secondo gli scienziati la corteccia cerebrale è la sede dei nostri elaborati, dei pensieri e della strutturazione delle idee. Sempre loro, dicono che la corteccia cerebrale non è in grado di prendere in considerazione più oggetti contemporaneamente. Non le resta perciò che fare le cose una alla volta nel rispetto della legge universale chiodo scaccia chiodo.

L’ascolto è invece una conoscenza attraverso il corpo tutto. Il suo stato – puro o impuro, sano o malato, pulito o intossicato da forme-pensiero, cibo, ambiente e ambiti – la agevola o la ostacola.

La conoscenza attraverso l’ascolto o il corpo – a questo punto sinonimi – tende a traguardare il mondo attraverso le nebbie delle convinzioni personali, le convenzioni culturali, i dogmi storici, le fedi ideologiche. Si costituiscono a densi banchi in modo direttamente proporzionale al nostro gradiente di identificazione con il nostro io storico. Viceversa, nebbie e foschie tendono a diradarsi tanto più ci emancipiamo da quell’io che credevamo di essere.

Conoscenza sottile

I due estremi dello spettro umano sono rappresentabili dal lei non sa chi sono io, ovvero dall’irrinunciabilità del proprio orgoglio, e dalle scelte del mistico, per esempio San Francesco, che senza pena rinuncia agli attaccamenti al prestigio e ai beni. Ovvero alle nebbie in quanto riconosciute come obnubilanti il percorso della via del guerriero come direbbe la tradizione tolteca. Il frate non a caso dialoga con gli altri esseri senzienti fuori dall’ambito della conoscenza scientifica e del linguaggio logico. È la condizione dello stato di grazia. Sebbene sia una formula ultimamente impiegata solo in ambito sportivo e artistico, la sua origine e il suo contenuto sono da riferire alle dimensioni sottili dell’uomo.

Conoscere attraverso l’ascolto è una prospettiva che, sebbene torturata a morte dalla concezione materialistica del mondo e perciò dalla conoscenza logico-cognitivo-analitica – quella per esempio che separa il mondo in parti (vedi mente e corpo; materia e spirito) – rimane viva e insopprimibile, per quanto soggetta al gradiente di talento individuale e allenabile secondo motivazione. La madre infatti non ha bisogno di parlare col bambino per conoscere la sua intima condizione. È solo un facile esempio di come tutti noi in tante occasioni conosciamo attraverso il corpo.

Maghi di noi stessi

Prendere coscienza di quelle occasioni, e parimenti di quelle che castriamo in nome di qualche sempre latente e inappellabile buon senso, è un passo utile per evolvere verso un noi stessi che non corrisponde più soltanto all’io storico. Ma contemporaneamente è anche un passo in svariate altre direzioni evolutive, verso la consapevolezza dell’esistenza di dinamiche e forze universali, ben superiori a quelle storiche, sebbene da queste ultime espresse.

Chi si avvia a seguire certe piste occultate agli uomini dall’incantesimo della forma e dell’apparenza, giunge a riconoscere il senso e il linguaggio esoterico e simbolico delle conoscenze sapienziali tradizionali. Arriva a ri-creare quanto queste affermano da millenni. Una di queste verità, riguarda il ciclo delle rinascite, il senso del dolore, il significato dell’accettazione e dell’amore. Quattro aspetti tra loro simbiotici.

Ma in realtà tutto è coniugato. Tutte le forme dei nostri oggetti d’attenzione sono soltanto nostre creazioni, realizzate nel necessario rispetto della nostra biografia. Un bue resterà bue finché non immaginerà di poter addentare una pecora. La sua biografia, come la nostra, crea e ricrea in modo ridondante la propria esistenza.
Nel tutto coniugato, chi si addentra verso se stesso, avrà a disposizione una realtà nuova. Avrà a disposizione la possibilità di riconoscere che siamo noi a crearla.

Comprimere l’infinito o spicchio di realtà

Rimanendo nel campo del dialogo logico e perciò costringendo il discorso cosmico – per sua natura non duale ma circolare, non assoggettabile a misure e titoli – alle regole del linguaggio verbale, si può limitare il discorso a un ambito circoscritto, per esempio prendendo in attenzione il dolore.

Esso rappresenta la condizione umana raccontata anche dalla leggenda del peccato originale. Da una condizione di perfezione, il morso della mela ci ha fatto precipitare in quella di imperfezione. Il dolore e la malattia ben rappresentano quindi un elemento insopprimibile della condizione umana.

La conoscenza analitica a questo proposito si è adoperata per sopprimerlo. Un gesto legittimo a causa della sua concezione dell’uomo, come già detto, esaurita nella sola dimensione storica.

Attraverso altre modalità di conoscenza, il dolore non è prioritariamente da sopprimere. Piuttosto è una informazione. Non solo di dove lo sentiamo, ma di dove possiamo cercare aspetti di noi stessi che non conosciamo e che l’hanno creato. Esso indica la via. Che resta segreta finché non ci si mette in discussione l’intera struttura entro la quale – senza neppure vederla – ci muoviamo.

Alambicchi di noi stessi

È solo per la scienza meccanicista che una malattia può colpire chiunque. Mentre è proprio della scienza alchemica riconoscere che ogni nostra condizione è dovuta a noi stessi. La prima pone rimedio attraverso azioni sopprimenti il sintomo ed esogene. La seconda non ha prioritaria ragione di sopprimere il dolore. e le sue indicazioni sono di carattere endogeno, affinché ognuno possa trasformare il suo sé, da galenico ad aureo.

Riconoscendo il dolore/malattia come forme, espressioni di personali zone oscure a noi stessi, avviamo un processo di rallentamento o riduzione della malattia stessa, a seconda dello stadio e della determinazione del nostro intervento.

Malattia e dolore tendono quindi ad essere eluse in funzione della nostra purezza o santità. È una osservazione che ognuno può compiere nel corso della sua personale ricerca.

È qui opportuno ricordare che le nostre esplorazioni speleo-umane non giovano solo a noi stessi. Tanto più queste sono ripulite dalla vanità, tanto più coinvolgono le persone dei nostri ambiti di vita privata e sociale e si riflettono nella dimensione cosmica. Che, a differenza di quanto ci dice l’astronomia, non è uno spazio parzialmente occupato da materia e disponibile a misurazioni, ma piuttosto un ambito a sua volta, una mente intesa come campo di forze. Sentirle e seguirle permette di avvicinarsi all’armonia con se stessi e il mondo. Tornare all’origine. Nella salute e nella bellezza. Per una percentuale crescente e sotto controllo.

Comments  
Ottimo articolo.
Dato l'argomento trattato, anche conciso.
Grazie, ho ritenuto opportuno farne una copia "personale"

Edit: "personale"
mi lascio curare dalle parole che curano, non hanno colore nè confini.
Dio che terribile ostentazione di un pessimo virtuosismo intellettuale...roba da castrazione chimica delle emozioni...
Ciao a tutti:


Quote:

Attraverso altre modalità di conoscenza, il dolore non è prioritariamente da sopprimere. Piuttosto è una informazione. Non solo di dove lo sentiamo, ma di dove possiamo cercare aspetti di noi stessi che non conosciamo e che l’hanno creato. Esso indica la via. Che resta segreta finché non ci si mette in discussione l’intera struttura entro la quale – senza neppure vederla – ci muoviamo.

Il dolore é il mezzo che ha il corpo per dire all'anima che non puó avere tutto quello che vuole.
L'anima non é il cervello, e la sua volontá di sopprimere il dolore é appunto volontá, ovvero esercizio di potere, non conoscenza.
Semmai ignoranza. Io condivido l'articolo ma credo che la conoscenza sia una, indipendentemente dalle modalitá che assume.

Quote:

La LEGGENDA del peccato originale

e tante altre ''strampalate'' locuzioni.

Si do ragione all'autore,una cosa la condivido :


Quote:

Alambicchi di NOI STESSI!!!

E' vera quella storia : c'era un uomo che rifutava di aprire gli occhi per non vedere il sole ed il cielo azzurro :perculante:
Mi piacerebbe sapere dall'autore, in poche parole ovvero in estrema sintesi, quali concetti vuole trasmetterci.
Per la mia esperienza, ma non è niente di nuovo in realtà, oltre cause puramente organiche, spesso e volentieri l'anima si ribella a certe condizioni che non la rendono felice, per così dire, cioè cerca in tutti i modi di farsi sentire dal Sé cosciente che fa di tutto per ignorarla, che non ascolta mai il suo profondo interiore, distratto in continuazione dalle incombenze della quotidianità, spinto solo dalla ricerca di soddisfazioni materiali.

Un'anima poco consapevole, può tranquillamente far trascorrere una o più vite senza creare problemi in quel senso.

Finché però arriva un bel giorno di qualche vita in cui l'anima dice : bene adesso ti fermo io, così sei per forza costretto a dover abbandonare i tuoi futili interessi o il tuo stile di vita, e ti do l'occasione per prendere coscienza del tuo vero te, ti obbligo, con una malattia o un dolore, a prendere una pausa forzata di riflessione. E' una finestra di possibilità in cui non hai più scuse per te e per il mondo, ti devi per forza fermare.

A quel punto, se ci si cura solo con la medicina, ammesso che si riesca a guarire, la stessa malattia ritornerà più in là, o se ne presenterà un'altra da un'altra parte, recidiva e rediviva.

Certe guarigioni che sembrano miracolose, sono il frutto di combinazioni di fattori diversi : ad esempio cambiare radicalmente alimentazione serve fino a un certo punto se poi non si prende anche coscienza della situazione generale, se non ci si mette anche in contatto con i propri "bisogni" più intimi, che prima sono stati regolarmente ignorati.

Una gastrite, per dire, si può anche curare con i medicinali, se ne possono mascherare i sintomi, mettere tamponi alla situazione cronica, cambiare alimentazione, ma se non si cambia anche lo stile di vita o le relazioni personali tossiche, magari causa di stress continuo che poi si è somatizzato lì (perché l'anima ci parla anche così), essa non guarirà mai completamente ; o peggio, l'anima si farà sentire in maniera ancora più forte da un'altra parte, perché gli è stata semplicemente tappata la bocca ancora una volta, perdendo l'occasione.

Il dolore quindi, in certi casi ovviamente, è anche una forma di comunicazione, non solo un segnale necessariamente fisico, come il mignolino del piede su uno spigolo.

Il fatto poi che noi umani siamo in grado di provare dolori davvero lancinanti, spesso fortemente sproporzionati rispetto all'entità del danno che devono segnalare al cervello (ad es. calcoli renali vs neoplasie silenti), non sembrano trovare riscontri in natura, nel cui mondo il dolore fisico e mentale esiste certamente, ma appare più come segnale di un problema, non addirittura superarne l'entità fino ad essere poi lui, il dolore, il problema stesso.

Penso di poter dire che un livello di dolore così esagerato, paradossalmente ostacoli l'attuazione di sistemi propedeutici a risolvere il problema, bloccandoci completamente, anche quando l'immobilità non è funzionale alla cura del danno (un forte mal di schiena, ad es., toglie proprio il respiro, non ci blocca solo giustamente a letto).

Anche il parto avviene in natura, sarà anche doloroso, ma non appare in genere così devastante come nell'uomo.
Da questo punto di vista, Pietro Buffa ha fornito una possibile spiegazione, ma questa è tutta un'altra storia rispetto al tema dell'articolo.

O forse no...
Parole importanti per chi ne può cogliere fattivamente il significato. Per altri, masturbazioni un tanto al chilo.
Consiglio di abbinare questa lettura agli articoli che scrissi io per questo sito su "Tossiemia" ed "igienismo naturale".
www.luogocomune.net/.../4332-che-cos-e-l-igienismo
old.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4619
Riflessioni interessanti, che lascio sedimentare
da quando ho conosciuto l'igienismo ho cambiato molto il mio modo di ascoltare
grazie Bycho