di Lorenzo Merlo

In una recente intervista Alain de Benoist risponde così all’ultima domanda, dedicata a come si potrà superare il liberalismo.

Breizh-info.com - Quali antidoti, quali alternative esistono, o restano da inventare, perché le nostre società trionfino su questo liberalismo?

Alain de Benoist - “Ovviamente non esiste una ricetta miracolosa. D’altra parte, c’è una situazione generale che evolve sempre più rapidamente e che ora mostra i limiti del sistema attuale, che si tratti del sistema politico della democrazia liberale o del sistema economico di una forma-capitale confrontata con l’immensa minaccia di una generale svalutazione del valore. Il futuro è locale, dei circuiti brevi, della rinascita delle comunità umane, della democrazia diretta, dell’abbandono dei valori esclusivamente mercantili. L’antidoto sarà stato scoperto quando i cittadini avranno scoperto che non sono solo dei consumatori, e che la vita può essere più bella quando si ripudia un mondo in cui nulla ha più valore, ma dove tutto ha un prezzo”.

L’ultimo pensiero è sostanziale e fa al caso nostro. «L’antidoto sarà stato scoperto quando i cittadini avranno scoperto che non sono solo dei consumatori, e che la vita può essere più bella quando si ripudia un mondo in cui nulla ha più valore, ma dove tutto ha un prezzo».

Se politicamente, sociologicamente e psicologicamente sottoscrivo la condivisione a quel pensiero, ontologicamente la mia sicurezza vacilla pericolosamente.

Il perché dell’incertezza è di tipo semplice, anzi banale.

In quella frase è presente un’unità di misura che potremmo chiamare generazionale.

Affinché un cittadino scopra di essere solo consumatore, che il denaro brucia i valori, quindi le identità, le tradizioni, le comunità, la serenità, la salute, eccetera è necessaria una serie di prese di coscienza che non tutti compiono nel proprio arco di vita.

Oggi – ma il paragone con altre epoche sarebbe cosa elementare per storici e sociologi – godiamo pure della fortuna di essere in mezzo al guado, un notevole stimolo a porsi domande di implicazione evolutiva. Eppure, nonostante lo stimolo indotto dalle difficoltà e dall’incertezza, nonché da una speranza ridotta alla resilienza, non è difficile condividere che quella catena di prese di coscienza utili a riconoscere di essere merce da mercato, tarda a compiersi.

La mia affermazione, direbbe De Benoist, e non è difficile crederlo, si riferisce ed implica un processo che coinvolge più generazioni.

Anche su questo condivido. Ma, e questo è il punto, ogni generazione compare nella realtà come le oche di Konrad Lorenz. Ciò che i neonati vedono, tra starnazzi e vagiti, corrisponde al vero. Nel caso delle oche, alla madre, anche se era Lorenz stesso che avevano di fronte.

L’esperimento dell’etologo austriaco è utile per comprendere che l’affermazione di de Benoist, affinché prenda il suo pieno significato e diffonda la sua deflagrazione, necessita di un raggio d’azione plurigenerazionale. Un servizio che tende ad essere impossibile a causa del fatto che le generazioni ripartono da zero ogni volta. Anzi, anche da sottozero. La saggezza non si tramanda in un ambito senza confini certi, dai valori liquidi e l’esperienza non è mai trasmissibile.

Quindi, il diritto di bere qualunque realtà trovi il neonato è sacrosanto, ineludibile, incomprimibile, da rispettare.

Pensare a una evoluzione dell’umanità che non sia solo crassa, tecnologica e materiale, è cosa inopportuna. La storia si ripete e si ripeterà finché ci identificheremo con i nostri sentimenti, finché le emozioni ci trascineranno lontani da noi stessi nel profondo dell’orgoglio. La logica dello scontro e la scelta della sopraffazione si nutrono di quelle modalità.

L’affermazione di de Benoist diventa utopica se inserita in un contesto quale il nostro, diciamo, di perdizione, egoico, narcisistico, individualistico.

Certamente de Benoist è consapevole che la meta che indica necessita di una corsa di lunga durata, di un passaggio del testimone, di una squadra di generazioni unita, costituzionalmente invulnerabile.

Diversamente, come si potrebbe contrastare chi detiene la comunicazione e guida la realtà a proprio uso e consumo? Cioè i poteri finanziari, occulti e criminali, che per qualcuno corrispondono soltanto a espressioni di persone che meglio di altre hanno saputo cavalcare la realtà.

La partita è platealmente impari, tanto che citare Davide e Golia non può che evocare solo molto lontanamente le forze in campo, meglio visibili come la formica e l’elefante.

Ma anche il piccolo imenottero e il grande mammifero non risolvono del tutto la prospettiva della questione.

Combattere, reagire, ribellarsi hanno sempre le loro imenottere ragioni.

Per trovarle è necessario ritornare all’ambito utile affinché un progetto plurigenerazionale possa avviarsi e ultimarsi. Nessun elefante la farebbe più franca.

I terrazzamenti, opere dei montanari, delle Alpi e degli Appennini ben rappresentano la battaglia imenottera. Piena di fatica, ma ancor più piena della visione che ogni mano callosa che ci ha lavorato aveva davanti a sé.

Come ritornare a quel contesto di valori certi di consapevoli confini di sé, di identificazione con la comunità, di solidarietà immancabile, cioè a quanto de Benoist allude e dice per formulare un’idea sulla fine dell’alienazione liberalista partendo dal nostro contesto intriso di diritti individuali, ovvero di identificazione con l’avere, dell’incapacità di una conoscenza che non sia analitica, tecnica, misurabile e misurante, di possibilità aperte solo, sempre e necessariamente a chiunque ne abbia pagato il ticket.

Le oche che nascono oggi, hanno davanti a sé un mondo in cui Sanremo, il festival, occupa uno spazio sufficiente per fare da madre. Quanto impiegheranno a sospettare che dietro la quinta Burbank ci sia un’altra realtà, non artefatta, più a misura d’uomo e al suo equilibrio? Necessariamente molto verrebbe da dire. Ma non è vero o meglio, non è il modo opportuno per dare risposta alla domanda.

Sappiamo che per certi aspetti impieghiamo una vita a metterci in pari, e a volte non basta, a comprendere quali erano le forze che ci hanno battuto e quali ci servano per mantenersi sereni. L’impossibilità di una evoluzione sociale parrebbe già così argomentata. Ma non basta, c’è un’ulteriore complicazione affinché l’utopia si realizzi. Sempre che, distratti da qualche vizio o individualismo prezzolato, la sua immagine non ci esca dal campo visivo.

Si tratta dei Grandi Numeri.

Un ambito la cui principale caratteristica è data dal numero elevato dei suoi componenti. I grandi numeri degli imenotteri non sono soggetti a quanto invece è caratteristico in ambito umano. Lo scopo e il ruolo di ogni individuo formica non è un’opzione come nel nostro caso. Resta fisso per la durata della vita. Sanno che i loro progetti, come nel caso dei terrazzamenti non si esauriscono con la loro morte.

Nei grandi numeri di tipo umano, tende a esistere uno spazio per idee, scelte e comportamenti differenti e contraddittori tra loro. Anzi, pare ne siano l’identità costitutiva stessa.

Se si aggiunge il capillare accesso alla comunicazione, la sua conseguenza di relativizzazione di principi e valori, si giunge a dover ammettere che l’evoluzione necessaria al progetto enunciato da De Benoist – il liberismo cesserà quando potremo realizzare piccole comunità e rifiutare l’opulenza – subirà un ulteriore rallentamento.

Una visione forse pessimistica ma di fatto dettata da una certa osservazione delle forze e delle dinamiche sociali.

C’è però una speranza che nasce da un’altra osservazione. Come il neocapitalismo e neoliberismo hanno finora ritenuto d’aver dimostrato, il mondo è infinitamente sfruttabile e il progresso è lineare e crescente in funzione dei consumi, del pil, ecc.

Nei confronti di questa prospettiva, effettivamente sempre più persone stanno aprendo gli occhi e, meravigliate, si chiedono come abbiamo potuto arrivare dove siamo?

Dunque l’ottimismo sta in questa domanda, anzi nella sua risposta. Un passo alla volta.

Ovvero, indipendentemente dal grande mammifero che ci vuole annientare, abbiamo la certezza che un passo alla volta, secondo quanto dice de Benoist e quanto ci dicono i terrazzamenti, ogni visione contiene la garanzia della sua realizzazione.

Comments  
Articolo lunghissimo.
Fine del liberalismo? A me pare che ci stiano togliendo le libertà e che il liberalismo sia già finito
Fine del liberismo? La globalizzazione sta per finire. Nel mondo si creeranno due sistemi due economie due società. Quella occidentale e quella cinese.
Fine della superiorità del potere privato su quello pubblico? Non so, vedremo di certo la prossima crisi ci lascierà tutti senza punti di riferimento e bisogna capire bene in quale pessima strada ci vorranno indirizzare.
Però le società occidentali dove il 40% del pil è fatto da spesa pubblica, non mi pare un sistema che lasci ai privati la libertà economica anzi mi pare un sistema costruito per avvantaggiare alcuni grandi potenti poteri privati a danno di tutti.
Reintrodurre i diritti sul lavoro ed aumentare i salari saranno le prime cose da fare
in realtà mauro scardovelli sta molto oltre.
innanzi tutto abbiamo la costituzione italiana che è stata fatta proprio per porre un freno al liberismo da cui venivamo
ed infatti oggi la costituzione è completamente lettera morta in quanto non basta fare una costituzione se poi non la si applica
quindi abbiamo un ombrello giurisprudenziale con il quale possiamo agire protetti.
l'altro grande assente nel discorso di Alain de Benoist è il mondo interno.
come si può trasformare il mondo neoliberista se rimaniamo immutati e ci comportiamo con le stesse logiche?
è l'umanità che ha prodotto il neoliberismo e la prima cosa da liberare è proprio il nostro animo dal neoliberismo, ovvero
dagli atteggiamenti egoici e narcisisti.

mi fermo qui perche non voglio trasformare questo tread in un altro su scardovelli ma non si poteva non far notare che entrambi gli autori parlano della stessa cosa
ma Alain de Benoist ha una visione passiva , incompleta come se il neoliberismo sia una cosa la fuori da cambiare cosa paradossale quando "il nemico" è in casa,
dentro di noi, quello che ha prodotto tutto questo.
dell'articolo contesto un elemento di base ...
Il cambio generazionale non è una cesura netta, ma le propaggini della generazione precedente si innestano sulla generazione successiva, in un rapporto dialettico tra i nuovi individui e il nuovo ambiente che inevitabilmente contiene i residui del vecchio ...
Non fosse così ogni generazione dovrebbe reinventare la ruota.
Evoluzione allora, o involuzione quando cercando il nuovo si ripercorre il vecchio.
Visto così, mi soffermo su un elemento che appartiene ai miei studi.
Nelle attuali teorie economiche il valore dei beni è considerato un elemento marginale, contro regolamentazione monetaria, economia e/o finanza con le loro leggi semi empiriche.
Io ho ridefinito tutto questo insieme di regole che non hanno realizzato nulla di cosa promesso e delle ragioni per cui sono state create.
Riscrivendo tutte tali leggi proprio in funzione di quella definizione che dalle origini ha permesso e indotto gli scambi, ovvero il "valore".
Così definito:
valore = attributo personale relativo ad un bene (materiale o immateriale) in un determinato ambiente (tempo, situazione, disponibilità, ecc ...) che quantifica la desiderabilità del bene stesso.
Di qui al cambiare il paradigma per cui NON è la mela a valere 20 cents, ma sono i 20 cents a valere una mela ... cambio che solo chi ha un minimo di nozioni di relatività comprende.
Solo riappropriandoci del concetto di "valore" come dimensione PERSONALE riusciremo forse a uscire dagli abiti del consumatore per rivestirci di quelli umani dell'individuo.
Concordo con fefochip.

Quote:

come abbiamo potuto arrivare dove siamo?


Delegando!
Il grande errore, la grande seduzione del "progresso".
Abbiamo smesso di fare in prima persona molte, troppe cose, che ci permettevano, con fatica, di controllare direttamente la qualità della nostra vita.
Ora ci lamentiamo che beviamo acqua contaminata, mangiamo merda, non c'è lavoro o non sono rispettati i diritti dei lavoratori.
Affidiamo i nostri soldi a degli sconosciuti.
Lasciamo pulire le nostre case a degli sconosciuti, affidiamo i nostri figli a degli sconosciuti.
Minchia quanto siamo "moderni"! :roll:
#2 fefochip

Fefo, ti voglio rassicurare: non c'è una guerra tra la "visone" De Benoist contro quella di Scardovelli.

Certamente Scardovelli esplora ambiti su cui De Benoist non si avventura, ma vale anche il contrario.

E non si può evidentemente ridurre "De Benoist" ad una risposta data ad una domanda in una intervista: se hai tempo, il suo "Populismo" l'ho trovato molto interessante.
Il sistema economico e sociale va completamente ripensato, quello attuale è irrazionale e serve solo a rendere ricchissimi pochi. Manca totalmente il dibattito e la volontà di creare una società più equa e logica, non necessariamente comunista. Già il pensare a regolamentare l'accumulo della ricchezza, antica e saggia idea di Platone ( che diceva nelle leggi, mai piu ricchi 5 volte più di chi ha la base per vivere, e che quindi già non è povero ), e vietare che si possa scendere nell'indigenza ( sempre Platone lo indica ) sconvolgerebbe tutto. D'altro canto è vero, bisogna dare alla vita valori diversi dal semplice mercantilismo.


In ogni caso, io ci credo poco che il liberalismo e tutte le sue forme se ne vadano da se o per semplice rivoluzione culturale. Sarebbe il caso di essere brutali nell'indicare soluzioni, anche utopiche. La verità è che se la popolazione iniziasse a perseguitare il c.d. 1%, invece che farsi comprare e prostituirsi continunamente, non si porrebbe neppure il problema. Dovrebbero aver paura a salire in auto con il loro autista o con la guardia del corpo del 99%, perché da qualche altra parte sono volate delle teste e volano quotidianamente, e allora rinuncerebbero a certi privilegi. Altrimenti perché dovrebbero?
La condanna di ogni violenza, che è moralismo puro, è la base per impedire ogni genere di cambiamento rapido ed effettivo.
Che sia una persecuzione giudiziaria, legislativa, paramilitare o militare, in qualche modo, magari in tutti e 4 i modi, vanno colpiti.
Solo i paesi che lo fanno possono uscirne. Se soros ti affonda la lira gli devi mandare il sismi e negare di averlo fatto, mica regalargli al laurea ad honoris. Se gli oligarchi ti mangiano la nazione, fai come Putin ( che pure è piuttosto liberale ) e li fai uccidere, li mandi in galera, li costringi all'esilio o lavorare secondo le tue regole. E via dicendo, per anologia.
Le soluzioni pratiche e reali sono queste. Il processo culturale, è parallelo ma da sé non basta.

Quote:

abbiamo la certezza che un passo alla volta, secondo quanto dice de Benoist e quanto ci dicono i terrazzamenti, ogni visione contiene la garanzia della sua realizzazione.

sempre che si abbia l'onesta intellettuale di volerli vedere questi passi, invece che ignorarli o considerarli insignificanti rispetto ai Km da fare.
Ciao a tutti:

io quoto Bellini #1. Io non vedo nessun "liberalismo". Il Liberalismo é morto.
Il fatto che ditte americane abbiano il potere di venire in Italia (Mediaset inclusa, peraltro) e imporre il loro modello in barba alle leggi italiane, non é liberalismo. É colonialismo.
Il capitalismo come sistema economico é morto anch'esso. Non esiste nessun libero mercato, se non per le briciole, e in ogni caso in breve neanche per quelle. Il capitalismo é, purtroppo, dominanate come ideologia che mette il profitto economico al primo posto nella vita delle persone e degli Stati, ma come sistema economico ha cessato di esistere dopo il Ventinove.
Oggi viviamo in un sistema criptocomunista che si spaccia per capitalista perché ha bisogno di convincere la gente che, se si spacca la schiena tutta la vita, riuscirá ad emergere socialmente. Per questo tace sulle migliaia di imprenditori che si suicidano e esalta quell'unico che magari é riuscito, partendo dal nulla (?), a diventare immensamente ricco.
Quando dico "comunista" non parlo di uno Stato al servizio del popolo, ma di uno Stato totalitario che sfrutta l'enorme potere che ha sul popolo per arricchire gli "immanicati".
Anche nella misura in cui lo Stato é onesto (e non dico che sia del tutto disonesto), le sue prioritá sono (prendo gli USA ad esempio):
1- la Sicurezza Nazionale;
2- il Sistema di vita Americano;
3- gli interessi della Nazione
ogniuno dei quali viene sempre prima degli interessi dei cittadini (specialmente degli Stati vassalli), e modella la legge, la tecnologia, e il destino di tutti.
Le cose cambieranno quando cambierá la mentalitá che le genera, e per esperienza so che la mentalitá cambia soltanto quando vede le conseguenze delle proprie azioni che gli ricadono addosso. Il Titanic non cambia rotta finché non vede l'iceberg, e se c'é nebbia, allora affonda!
Io vedo alcune crepe nella Grande Muraglia del sistema moderno:
1) il Sistema Pensionistico: questa é una delle piú incredibili idiozie che siamo mai riusciti a creare. Se io accumulo soldi e poi li spendo in vecchiaia ha senso; se io faccio figli e poi mi mantengono da vecchio, ha senso; se io compro case e da vecchio mi mantengo con gli affitti, ha senso; ma questo sistema pensionistico come lo abbiamo costruito oggi, questo no, non ha senso.
2) lo Stato é troppo costoso;
3) il consumo delle risorse -mare, terra, acqua- continua imperterrito e non mostra NESSUN segno di cedimento, se non nel senso che, quando le risorse diventano piú costose, il loro consumo si riduce. Questo non potrá andare avanti all'infinito.
Fornisco nel mio libro alcuni esempi di questa incoerenza. Come si può pretendere di regolare l’immigrazione aderendo al principio liberale della libera circolazione di persone, capitali e beni? Come proibire l’uso di stupefacenti senza contravvenire all’idea liberale secondo cui ognuno dovrebbe essere lasciato completamente libero di fare ciò che vuole? Come difendere le identità dei popoli e delle culture se le vediamo, come i liberali, solo come semplici aggregati di singoli atomi? Come preservare i “valori tradizionali” quando il sistema capitalista si impegna ovunque per sopprimerli?”

Come imporre le vaccinazioni se, come liberali, dovremmo lasciare agli individui la libertà di scelta?
Da Barbadillo... (del quale fui un ammiratore :-) ):

Quote:

L’uomo liberale è l’homo oeconomicus, un essere autosufficiente, il proprietario di se stesso, indifferente per natura a qualsiasi nozione di bene comune.

Riconoscere questa affermazione come vera significa avvicinare l'uomo all'animale, che è un po come scoprire l'acqua calda.
L'unico elemento che caratterizza e distingue cio che è da quello che appare, è appunto realizzare i terrazzamenti.
Ma li c'è da rimboccarsi le maniche....da qui si possono ricostruire tante scene, vi auguro di trovarvi in quella giusta. :-)
#9 Davide71

- Se tutti affittassero case per farsi la pensione, mancherebbero di conseguenza gli inquilini.
Se si fanno figli con l' intento di farsi mantenere in vecchiaia, è da vedere se poi i figli lo facciano (non è certo una scoperta).
Se metti da parte un capitale per farti la pensione, non è detto che il capitale lo mantieni e non possa perderlo (investimenti sbagliati, crisi, truffe).
Se pago una vita lavorativa di contributi allo stato perchè poi me li restituisca in una piccolissima parte ogni mese per vivere decentemente, ho una certa sicurezza, certamente più che nelle altre ipotesi.

Quote:

La mia affermazione, direbbe De Benoist, e non è difficile crederlo, si riferisce ed implica un processo che coinvolge più generazioni.

Ecco, appunto, tutto quello che possiamo fare per "salvare" l'umanità è lavorare oggi per ottenere risultati concreti tra 2 o 3 generazioni.

Cito a tal proposito un passaggio tratto da "I racconti di Belzebu a suo nipote" di Georges Gurdjieff.
Buona lettura.

...
Ciononostante oggi, come ti ho già detto, i tuoi beniamini (i terrestri, noi. n.d.c.) ci riprovano, e ce la metteranno tutta per trovare il sistema d'abolire la terribile proprietà ormai insita e radicata tanto profondamente nel loro psichismo ....
Di certo i membri della contemporanea "Società delle Nazioni" tenteranno di abolire quelle proprietà con ogni sorta di accordi e trattati, cioè con gli stessi mezzi già più volte sperimentati in passato e secondo me assolutamente inutilizzabili oggi per ottenere alcunché di "effettivo".
Il nuovo marchingegno messo in piedi dai tuoi beniamini contemporanei porterà certamente alcuni vantaggi consistenti, ma li porterà soltanto ai loro immancabili giornali, alle conversazioni da salotto e, non è manco il caso di dirlo, alle ardite malversazioni hassnamussiane dei cosiddetti "speculatori di Borsa" terrestri.

Rispetto a quel terribile male, oggi le cose sono arrivate al punto per cui l'abolizione totale e istantanea dalla superficie di quel pianeta della suddetta proprietà criminale, ormai entrata nella carne e nel sangue dei tuoi beniamini, è un obiettivo non solo privo di senso per la loro miseranda ragione, ma oserei dire impraticabile.

E tuttavia, figliolo, persino i membri della lega planetaria contemporanea detta "Società delle Nazioni", pur essendo sprovvisti della ragione oggettiva propria alla presenza di tutti gli esseri tricerebrali pervenuti all'età responsabile, potrebbero forse ottenere qualche risultato positivo nel compito fondamentale che si sono proposti se si occupassero soltanto di questioni alla portata dei loro poteri e delle loro competenze.

Ma ben conoscendo il loro "modo di fare", sono certo che non si occuperanno affatto di questioni accessibili alla loro comprensione.
Essi infatti tenteranno e faranno di tutto per eliminare subito, una volta per sempre, i processi di reciproca distruzione (le guerre n.d.c.).
Ma se davvero si rendessero conto con tutto il proprio essere dell'orrore oggettivo di tali processi e volessero sinceramente accordarsi per sradicare quel male dalla superficie del loro pianeta, volenti o nolenti dovrebbero penetrare l'essenza del problema: e allora comprenderebbero che decristallizzare una proprietà fissata nel loro psichismo da centinaia di secoli non è un'impresa fattibile in qualche decennio.
Se comprendessero questo, non cercherebbero di raggiungere risultati concreti in tal senso per i loro contemporanei, ma concentrerebbero tutta l'attenzione, tutte le forze e tutti i mezzi in loro potere su iniziative rivolte esclusivamente a dar frutti per gli esseri delle future generazioni.
Per esempio, invece di scervellarsi e di tentare imprese cosiddette "donchisciottesche" per sgominare all'istante ogni minaccia di quel processo, costoro potrebbero dedicarsi a sradicare la convinzione, ormai fissata nel processo d'esistenza ordinaria, dell'eccelsa virtù posseduta da due loro nozioni: e precisamente, essi dovrebbero abolire la consuetudine di esaltare certi protagonisti di quei processi facendone degli "eroi" e decorandoli con ogni sorta di "onorificenze", e dovrebbero inoltre abolire per lo meno quel famoso ramo delle loro "scienze hassnamussiane", inventato da esseri brufolosi, nel quale si dimostra con la massima disinvoltura che le periodiche distruzioni reciproche sono quanto mai necessarie perché, in loro assenza, la Terra sarebbe sovrappopolata in maniera così intollerabile che i conseguenti disastri economici indurrebbero gli uomini a mangiarsi a vicenda.

Con l'abolizione della prima di queste due pratiche ormai saldamente fissate nel processo della loro anormale esistenza ordinaria, essi otterrebbero di eliminare per sempre gran parte dei "fattori automatici" che predispongono lo psichismo degli adolescenti a subire la specifica proprietà per effetto della quale essi cadono continuamente in uno stato ormai abituale per loro nel corso di quei processi; e con l'abolizione della seconda potrebbero risparmiare agli esseri del futuro almeno una di quelle idee assolutamente idiote, e già sin troppo numerose, che si producono in continuazione laggiù e che, trasmesse di generazione in generazione come incontestabili articoli di fede, complessivamente contribuiscono a generare nella loro presenza una serie di proprietà, tutte indegne di esseri tricerebrali del nostro Grande Megalocosmo, tra cui anche quella, esclusiva a loro soltanto, che li fa "dubitare dell'esistenza della divinità": dubbio a sua volta responsabile della quasi totale scomparsa della possibilità che nella loro presenza generale si depositino quei dati, propri alla presenza di tutti gli esseri tricerebrali, che nell'insieme generano l'impulso chiamato "percezione istintiva" delle verità cosmiche, percepite sempre e dovunque in tutto l'Universo perfino dagli esseri unicerebrali e bicerebrali.

Ma per disgrazia di tutti gli altri tuoi beniamini ordinari, gli importanti esseri detentori di potere riuniti in rappresentanza dell'intero pianeta si guardano bene dall'occuparsi di questi problemi, ritenuti indegni della loro attenzione.
Che cosa ci tocca sentire! Membri così "importanti" di una società così "importante" alle prese con argomenti così banali!
In generale gli esseri tricerebrali che ti piacciono tanto, e soprattutto i contemporanei, avendo perso la capacità di cristallizzare i dati indispensabili a una manifestazione individuale, si manifestano solo seguendo i dettami delle conseguenze delle proprietà dell'organo kundabuffer, e quindi, anziché occuparsi di affari all'effettiva portata dei propri mezzi materiali e mentali, vogliono sempre affrontare questioni incommensurabilmente al di là della propria ragione.


Ciao
Dario
Non sono un ottimista …

Guardando alla storia dell’umano, la maggiore meraviglia mi proviene constatando quanto poco fu il progresso sociale intervenuto dacché l’alfabeto venne inventato

forse neppure si dovrebbe parlare di ‘progresso’. Forse solamente oscillazioni intervennero, in un generale contesto di regresso

l’umano fu umano quando visse in equilibrio

dall’invenzione dell’alfabeto in poi, l’umano visse in condizioni di non equilibrio (con il 'proprio' territorio, da egli abitato)

all’equilibrio corrisponde la nozione che i greci ionici (coloro che abitarono l’Egeo) chiamarono ‘Dike’ (necessità/giustizia)

allo squilibrio corrisponde la nozione che altrimenti chiamarono ‘Hybris’ (tracotanza)

io non spero

io solamente prevedo le conseguenze dell’Hybris

Quote:

#7 Tonki
Il processo culturale, è parallelo ma da sé non basta.

Il processo culturale è la base di tutto, e deve bastare, o è tutto inutile.


Quote:

Se soros ti affonda la lira gli devi mandare il sismi e negare di averlo fatto, mica regalargli al laurea ad honoris. Se gli oligarchi ti mangiano la nazione, fai come Putin

Condivido che dargli la laurea ad honorem è un atto fuori luogo ed irresponsabile (non a caso fatto da Prodi e compagnia), ma Soros ha detto una cosa sacrosanta: io ho fatto ciò che il sistema (le leggi) mi ha permesso di fare.
Anche in Russia l'oligarca Khodorkovsky che stava fottendo la compagnia petrolifera russa, la Yukon, per venderla agli occidentali, nonché organizzare un colpo di stato nel 2004, sostenuto dagli USA, per conquistare la presidenza russa, e corrompere i parlamentari russi per fare leggi sulla proprietà del petrolio gradite agli USA, lo stava facendo perché il sistema glielo permetteva,
www.ariannaeditrice.it/.../
certamente corrompere i parlamentari era sicuramente illegale e probabilmente anche altre attività (coospirazione contro gli interessi del proprio paese per interesse personale), ma, voglio dire, l'accumulazione della ricchezza è permessa dalle leggi,
e, in generale, come fai a condannare qualcuno (non parlo di Khodorkovsky) perché ha fatto ciò che gli permettono le leggi???
La civiltà consiste proprio nel rispettare le leggi, se non si condivide l'1% più ricco o l'eccessiva disuguaglianza, vanno cambiate prima le leggi.
Ma per cambiare le leggi serve un elettorato che abbia questo tipo di sensibilità ed intenti, e poi i partiti conseguenti.
Ma per avere questo tipo di elettorato serve una certa cultura di base...
A proposito di evoluzione e storia deviata segnalo:
Antonella Randazzo
GLI DEI IBRIDI
Storia Esoterica della Terra
associazioneespavo.blogspot.com/.../...

Ciao
Dario
L’antidoto sarà stato scoperto quando i cittadini avranno scoperto che non sono solo dei consumatori, e che la vita può essere più bella quando si ripudia un mondo in cui nulla ha più valore, ma dove tutto ha un prezzo”.
In quella frase è presente un’unità di misura che potremmo chiamare generazionale.


(non solo aggiungerei, chiedendo permesso)

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Conventio ad excludendum, in origine tutto ha un fine, principio.