Ora che Sinwar è stato ucciso, Israele getta la maschera, confermando quello che avevano già capito in molti: l’invasione e il bombardamento sistematico di Gaza non erano per “punire” Hamas per il 7 ottobre, ma per spianare le città, togliere ai palestinesi la loro terra, e preparare la Striscia ad una nuova colonizzazione ebraica.
Basta leggere Times of Israel per rendersene conto: “I ministri più influenti del governo, così come i membri del partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu, hanno chiesto di ripristinare gli insediamenti ebraici a Gaza, mentre altri hanno sollecitato l'incoraggiamento dell'emigrazione palestinese dal territorio devastato dalla guerra.”
“Parlando alla grande conferenza ultranazionalista sul confine di Gaza, il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha affermato che "incoraggiare l'emigrazione" dei residenti palestinesi del territorio è la soluzione migliore e "più etica" al conflitto.”
Se allevi un ragazzo viziato, e gli permetti di fare tutto quello che vuole quando è piccolo, poi da grande ti sputerà in faccia e non rispetterà più la tua autorità, perchè nel frattempo è diventato grande e grosso e non ha più paura di nessuno.
Questo è esattamente quello che è successo con Israele.
Siamo partiti cento anni fa dal “dateci un pezzettino di terra dove nessuno ci possa perseguitare” e siamo arrivati ad un Israele che bombarda a destra e a manca, che ammazza impunemente donne e bambini, che continua a prendersi terre non sue, e che addirittura intima all’ONU di andarsene da una nazione che non è nemmeno la loro.
Se negli anni ’80 il governo di Madrid avesse deciso di bombardare Bilbao, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'ETA), sarebbe venuto giù il mondo. La Spagna sarebbe stata criticata dal mondo intero, sarebbe probabilmente stata espulsa dall’ONU, e sarebbe stata sepolta di sanzioni internazionali di ogni tipo, obbligandola in poco tempo a fare marcia indietro per rientrare nei ranghi del mondo civile.
Se nello stesso periodo il governo di Londra avesse deciso di bombardare Dublino o Belfast, ammazzando centinaia di civili innocenti, solo perchè “lì in mezzo si nascondono dei terroristi” (quelli dell'IRA), sarebbe venuto giù il mondo. Parimenti, gli inglesi avrebbero ricevuto critiche e sanzioni dal mondo intero, sarebbero stati isolati politicamente ed economicamente, e sarebbero stati obbligati a fare una rapida marcia indietro, per rientrare al più presto nei ranghi del mondo civile.
Migliaia di cercapersone che esplodono alla stessa ora in diverse parti del Libano e della Siria. Oltre duemila feriti e 8 morti, fra cui una bambina. Questa è l’ultima operazione di vigliacca provocazione da parte di Israele, che sta cercando in tutti i modi di trascinare gli USA in una guerra totale contro i suoi nemici arabi.
E i nostri governi – quello italiano in particolare, e quelli occidentali in generale – che si “dimenticano” curiosamente di condannare un atto vile e indiscriminato di questo tipo.
L'ex premier francese Dominique De Villepin ha lanciato una dura invettiva contro il suo paese (soprattutto i media) sul genocidio in corso in Palestina. "Devo cercare su Google un rapporto che mi dia notizie sul numero di morti a Gaza. È un vero scandalo per la democrazia." E ancora: "A Gaza i corpi sono a pezzi, i cuori sono a pezzi, le anime sono a pezzi, le teste sono a pezzi. E non ne parla nessuno".
Breve storia della Cisgiordania
Dopo la prima guerra mondiale, grazie alla sconfitta dell’Impero Ottomano, Gran Bretagna e Francia presero il controllo di quell’ampia zona nel Vicino Oriente che si chiamava Grande Siria. Alla Francia andarono gli attuali Siria e Libano, all’Inghilterra andarono la Palestina, parte della Mesopotamia (oggi Iraq), e l’attuale Giordania (che ancora non esisteva con quel nome).
Quando Churchill divenne Ministro delle Colonie inglesi, nel 1921, decise di affidare la gestione della terra a est del Giordano all’emiro ashemita Abdullah. Questa terra, che rimase comunque sotto il controllo degli inglesi fino al 1946, fu chiamata Transgiordania, che significa letteralmente “al di là del Giordano”.
La terra “al di quà del Giordano” (l’attuale Cisgiordania) rimase invece a far parte del territorio palestinese, gestito direttamente dal mandato britannico.
Il Corriere della Sera: “Israele e i raid: lampi di guerra”. La Stampa: “Israele bombarda Hezbollah”. La Repubblica: “Lampi di guerra. Blitz preventivo di Israele contro Hezbollah”. Il Messaggero: “Israele e Hezbollah: prove di guerra”. Eccetera eccetera.
Poi, dalla prima pagina del Corriere, il vate Rampini ci spiega che “Nella memoria storica di Israele ci sono due tipi di guerre: quelle in cui si è mosso per primo, e quelle in cui è stato costretto a reagire dopo un attacco”. No caro Rampini, qui nessuno è stupido, e sappiamo tutti benissimo che nel caso di Israele c’è un TERZO tipo di guerra: quello in cui lo stato sionista PRIMA provoca un attacco degli arabi, e POI, poverino, “si vede costretto a reagire”.
E’ esattamente quello che fa Israele da 70 anni a questa parte, ed è esattamente quello che è successo di recente, sotto gli occhi di tutti: Israele bombarda il consolato iraniano in Siria, e PROVOCA la reazione di Teheran, che manda 300 missili sul suo territorio. Israele uccide in Libano il leader di Hezbollah Fuad Shukr, e PROVOCA la reazione di Hezbollah, che promette vendetta. Israele uccide a Teheran il leader di Hamas Haniyeh, e gli iraniani promettono vendetta.
Se c’è un’arte nella quale i sionisti sono diventati maestri, nel corso dei secoli, è quella del capovolgimento del discorso. Hanno raggiunto livelli talmente sublimi, in questa tecnica dialettica, che secondo me non si accorgono nemmeno più di metterla in atto. Gli viene naturale, fa parte del loro DNA.
Partendo dal presupposto di essere sempre e comunque la vittima, infatti, il meccanismo del capovolgimento diventa qualcosa di automatico, di spontaneo, di naturale.
Lo schema di base da utilizzare è sempre questo: “Siccome noi abbiamo avuto Auschwitz, allora abbiamo ragione su tutto.” Da cui consegue che: “Siccome abbiamo ragione su tutto, possiamo girare e rigirare la realtà dei fatti a nostro piacimento, perchè tanto nessuno ci può dare torto”. “E se per caso qualcuno ci provasse – dice il retropensiero – siamo subito pronti a dargli dell’antisemita. Il che dimostra ancora una volta l’assunto iniziale, ovvero che il mondo ce l'ha con noi, e che abbiamo ragione noi.”
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