Breve storia della Cisgiordania
Dopo la prima guerra mondiale, grazie alla sconfitta dell’Impero Ottomano, Gran Bretagna e Francia presero il controllo di quell’ampia zona nel Vicino Oriente che si chiamava Grande Siria. Alla Francia andarono gli attuali Siria e Libano, all’Inghilterra andarono la Palestina, parte della Mesopotamia (oggi Iraq), e l’attuale Giordania (che ancora non esisteva con quel nome).
Quando Churchill divenne Ministro delle Colonie inglesi, nel 1921, decise di affidare la gestione della terra a est del Giordano all’emiro ashemita Abdullah. Questa terra, che rimase comunque sotto il controllo degli inglesi fino al 1946, fu chiamata Transgiordania, che significa letteralmente “al di là del Giordano”.
La terra “al di quà del Giordano” (l’attuale Cisgiordania) rimase invece a far parte del territorio palestinese, gestito direttamente dal mandato britannico.
Il Corriere della Sera: “Israele e i raid: lampi di guerra”. La Stampa: “Israele bombarda Hezbollah”. La Repubblica: “Lampi di guerra. Blitz preventivo di Israele contro Hezbollah”. Il Messaggero: “Israele e Hezbollah: prove di guerra”. Eccetera eccetera.
Poi, dalla prima pagina del Corriere, il vate Rampini ci spiega che “Nella memoria storica di Israele ci sono due tipi di guerre: quelle in cui si è mosso per primo, e quelle in cui è stato costretto a reagire dopo un attacco”. No caro Rampini, qui nessuno è stupido, e sappiamo tutti benissimo che nel caso di Israele c’è un TERZO tipo di guerra: quello in cui lo stato sionista PRIMA provoca un attacco degli arabi, e POI, poverino, “si vede costretto a reagire”.
E’ esattamente quello che fa Israele da 70 anni a questa parte, ed è esattamente quello che è successo di recente, sotto gli occhi di tutti: Israele bombarda il consolato iraniano in Siria, e PROVOCA la reazione di Teheran, che manda 300 missili sul suo territorio. Israele uccide in Libano il leader di Hezbollah Fuad Shukr, e PROVOCA la reazione di Hezbollah, che promette vendetta. Israele uccide a Teheran il leader di Hamas Haniyeh, e gli iraniani promettono vendetta.
Se c’è un’arte nella quale i sionisti sono diventati maestri, nel corso dei secoli, è quella del capovolgimento del discorso. Hanno raggiunto livelli talmente sublimi, in questa tecnica dialettica, che secondo me non si accorgono nemmeno più di metterla in atto. Gli viene naturale, fa parte del loro DNA.
Partendo dal presupposto di essere sempre e comunque la vittima, infatti, il meccanismo del capovolgimento diventa qualcosa di automatico, di spontaneo, di naturale.
Lo schema di base da utilizzare è sempre questo: “Siccome noi abbiamo avuto Auschwitz, allora abbiamo ragione su tutto.” Da cui consegue che: “Siccome abbiamo ragione su tutto, possiamo girare e rigirare la realtà dei fatti a nostro piacimento, perchè tanto nessuno ci può dare torto”. “E se per caso qualcuno ci provasse – dice il retropensiero – siamo subito pronti a dargli dell’antisemita. Il che dimostra ancora una volta l’assunto iniziale, ovvero che il mondo ce l'ha con noi, e che abbiamo ragione noi.”
Il copione si ripete, sempre identico a sè stesso: il nemico islamico compie una azione altamente disdicevole, orripilante, ingiustificabile, e ad Israele “tocca” reagire, con il triplo della forza naturalmente.
E’ successo il 7 ottobre, quando Israele “non riuscì a prevedere” l’attacco di Hamas, che fece più di mille morti, e fu quindi “costretto” a reagire, spianando Gaza e facendone almeno 40.000, di cui più della metà donne e bambini.
E sta succedendo adesso con il razzo caduto sul campo di calcio di Majdal Shams, vicino al confine libanese, che ha ucciso una dozzina di ragazzini della comunità drusa. Lo scandalo sta montando velocemente in Israele, con la retorica pompata a mille dei poveri ragazzi innocenti trucidati da Hezbollah, e ciò servirà a giustificare una massiccia operazione militare israeliana in Libano, già pianificata da tempo.
Questa è la testimonianza del medico americano Mark Perlmutter, che è stato a Gaza due mesi fa, andata in onda nei giorni scorsi sulla CBS americana.
Una notizia pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz costituisce la prova più significativa che Israele ha ucciso i propri cittadini nel tentativo di impedire ai combattenti di Hamas di tornare a Gaza dopo l'operazione armata del gruppo palestinese.
La "direttiva Hannibal" è stata emanata già alle 7:18 del mattino del 7 ottobre, e ordinava alle forze israeliane di uccidere i propri soldati e civili, se necessario, trasformando il proprio territorio in una "zona di sterminio". Lo ha riferito, ieri, il quotidiano israeliano Haaretz.
"I documenti ottenuti da Haaretz, insieme alle testimonianze di soldati e ufficiali di alto e medio grado dell'esercito [israeliano], rivelano una serie di ordini e procedure ricevute dalla Divisione Gaza, dal Comando Sud e dallo Stato Maggiore fino al pomeriggio del 7 ottobre - dettagli che rivelano quanto sia stato esteso l'uso della procedura Hannibal durante le prime ore dell'attacco di Hamas, e in vari punti dell'area circostante", ha spiegato il media ebraico.
In Israele hanno deciso che è meglio non guardare sotto il tappeto.
Dopo lunghe contestazioni, la suprema Corte di Giustiza di Israele ha ordinato al supervisore nazionale (una specie di commissario d’inchiesta), Matanyahu Englman, “di sospendere qualunque aspetto della sua indagine sui fallimenti relativi agli attacchi di Hamas del 7 ottobre che riguardano l’IDF e lo Shin Bet, l’agenzia di intelligence nazionale”.
In altre parole, Israele non vuole sapere come abbia potuto Hamas attraversare così facilmente le barriere che circondano Gaza, arrivando indisturbati fino ai kibbutz indifesi, senza incontrare alcuna resistenza da parte dell’esercito israeliano.
Come tutti sanno infatti, se c’è una zona iperprotetta e impenetrabile al mondo è proprio la barriera di Gaza. E se c’è un esercito al mondo che eccelle nell’utilizzo dei più sofisticati sistemi di sorveglianza esistenti, quello è certamente Israele.
Una vittoria di Donald Trump alle elezioni di novembre rappresenterebbe di sicuro un forte cambiamento nella situazione geopolitica mondiale, con una probabile riduzione del supporto americano per la guerra in Ucraina - e per tutte le guerre in generale. Nella scorsa presidenza (2016-2020) Trump ha dimostrato di non essere un guerrafondaio al servizio del Deep State, e nulla fa pensare che dovrebbe comportarsi in modo diverso nella nuova presidenza.
Ma c’è qualcuno che rischia di pagare a carissimo prezzo questa nuova, eventuale presidenza di Donald Trump, ed è il popolo palestinese.
Pare infatti che Donald Trump sia disponibile ad appoggiare la definitiva annessione della Cisgiordania allo Stato di Israele.
Una delle più stupefacenti capacità dell’uomo è quella di mentire a sè stesso.
Gli esseri umani imparano fin da piccoli che dire una bugia è spesso una scorciatoia per evitare punizioni o giudizi negativi. Quello che invece i bambini non imparano, da piccoli, è mentire a sè stessi. Non ne hanno bisogno. Se hai rubato la cioccolata, è sufficiente dire alla mamma che “non sei stato tu”, ma non hai alcun bisogno di mentire a te stesso per giustificare la tua azione: tu sai che l’hai rubata, e ti sta bene così (anzi, ti senti persino furbo, per averla sfangata).
Questo accade perchè il bambino non ha dei principi morali a cui deve rispondere. Lui ha solo voglia di cioccolata, e se riesce a soddisfare quella voglia evitando le punizioni, lui è a posto così.
Solo più avanti nell’età, quando cominci ad acquisire anche dei valori morali, cominci a provare dei conflitti interni per le azioni negative che compi. Ed è a quel punto che scatta la necessità, a volte, di mentire a sè stessi.
Chiedo scusa, nell’articolo di oggi ho commesso un errore. Mentre il video delle soldatesse israeliane è stato rilasciato ieri, la smentita della Reuters si riferisce ad una situazione precedente, risalente allo scorso novembre (la data dell’articolo è 8-11-23).
Abbiamo quindi una situazione simile a quella descritta oggi (con un “errore di traduzione” relativo ai presunti “stupri” da parte di Hamas), ma la smentita non si riferisce al caso odierno.
Resta ovviamente il problema della “interpretazione” data dal TG7 nel servizio di ieri, quando hanno parlato di “primi accenni dell’incubo delle violenze sessuali” senza che ne esista la minima prova.
Segue l’articolo originale
Nel settembre 1973 un aereo dei servizi segreti italiani - sigla Argo 16 – viene usato per riportare in Libia dei terroristi arabi sospettati di pianificare un attentato in Italia contro un aereo passeggeri israeliano in partenza da Fiumicino. La restituzione dei terroristi fa parte di un accordo segreto (conosciuto come “Lodo Moro”) fra il governo italiano e l’OLP di Arafat: restituzione di eventuali terroristi catturati, in cambio di una “immunità” da attentati sul suolo italiano. Ma questa restituzione fa infuriare il Mossad, che aveva contribuito proprio alla cattura dei terroristi coinvolti, segnalando le loro azioni ai servizi italiani.
Due mesi dopo, Argo 16 si schianta a terra subito dopo il decollo dall’aeroporto di Venezia. Le cause del disastro non sono chiare. A bordo c’era lo stesso equipaggio che aveva riportato in Libia i terroristi arabi due mesi prima.
Leggi tutto: ISRAELE: Il vero obiettivo è la Cisgiordania