E’ in arrivo l’hardware “fai da te”.
Quando nel lontano 1983 Richard Stallman[1] fondò il progetto GNU[2], nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe dato vita ad un movimento così forte ed organizzato come quello del software libero, che da nicchia assolutamente ristretta è cresciuto fino a diventare un nuovo modo di sviluppo in grado di cambiare gli equilibri economici.
Al giorno d'oggi l'Internet che conosciamo è popolata in grande misura da server con sistemi operativi aperti, che fanno girare applicazioni aperte, in larga parte gratuite.
Questo però non vuol dire che le aziende non possano beneficiarne e trarne profitto: l'azienda probabilmente più importante nel mondo Internet, Google, è nata e cresciuta grazie al sistema operativo Linux, che gira su centinaia di migliaia di server in tutto il mondo. Un risultato che un allora giovanissimo Linus Torvalds[3] non si sarebbe certamente mai sognato.
Eppure quando una idea è particolarmente buona, ed apre a tutti la possibilità di partecipare, possono nascere comunità di persone, accomunate dallo stesso obiettivo, che riescano a lavorare in maniera altamente produttiva.
Ma il concetto di “Open Source”[4] non è rimasto limitato al software: negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi per sviluppare anche hardware aperto[5], …
Pochi avrebbero potuto immaginare che il tentativo di “chiudere in bellezza” la grande menzogna del 9/11, propinandoci la falsa uccisione di bin laden, si sarebbe trasformato in un boomerang clamoroso per l’intera amministrazione americana.
Ma ora che inizia a dissolversi il polverone sollevato dalla improbabile “morte” di bin Laden, si cominciano ad intravvedere le conseguenze a lungo termine che questo clamoroso infortunio mediatico potrà avere sul futuro complessivo della vicenda 9/11.
Se infatti la morte di bin Laden è falsa, bisognerà dedurre che anche colui che è stato spacciato per bin Laden in tutti questi anni fosse un falso. E se costui era un falso, bisognerà concludere che l’intero apparato di “distrazione di massa” che ruotava intorno a questo personaggio – AlQueda compresa - non fosse che una grandiosa messinscena, creata ad arte per giustificare guerre, invasioni e massacri di portata globale di fronte alle masse più credulone.
In altre parole, la falsa morte di bin Laden conferma fin dalle radici la falsità dell’intera versione ufficiale sul 9/11. Non a caso gli amici debunker si stanno arrampicando sugli specchi, ...
QUI la puntata integrale di Matrix dedicata alla questione del falso bin Laden. Hanno partecipato, fra gli altri, Giulietto Chiesa, Paolo Attivissimo e Massimo Mazzucco.
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SPECIAL LINK: LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DI PAOLO ATTIVISSIMO
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Poichè la puntata è stata ampiamente commentata dagli utenti durante la stessa messa in onda, mi limiterò ad aggiungere solo un paio di cose che riguardano la mia partecipazione. Purtroppo non sentivo quasi nulla di quello che accadeva in sala – mi arrivavano solo mezze parole, a spizzichi e bocconi – e quindi non ho potuto seguire la discussione, limitandomi a rispondere alle domande che mi venivano fatte da Alessio Vinci.
Se avessi potuto seguire il dibattito, avrei offerto una risposta molto semplice ai quesiti, solo apparentemente “insormontabili”, posti dalla controparte: la foto della “situation room” e la presunta figlia di bin Laden.
Sulla foto della situation room, ci è stato fatto notare che l’intero staff di Obama “non poteva” aver messo in scena le espressioni di preoccupazione e di orrore che effettivamente si leggono sui loro volti. Su questo concordo in pieno, l’orrore e la preoccupazione erano sicuramente reali. Il problema è che noi non sappiamo assolutamente che cosa stessero guardando quelle persone. Per quel che ci riguarda, potevano stare tutti assistendo ad un raid contro il doppione di bin Laden (qualcuno devono pur averlo ammazzato, in quella casa), ed ecco spiegata la foto della situation room senza bisogno di rendere complice l’intero esecutivo americano. Le prime vittime dell’inganno sarebbero state proprio loro (come d'abitudine, peraltro, nella storia americana).
Riguardo alla “figlia di bin laden”, avrei semplicemente ricordato agli spettatori che l’ultima dodicenne a cui abbiamo creduto, ...
di Riccardo Pizzirani
Egregio dott. Zucconi, chi le scrive è un privato cittadino, membro del Movimento per la Verità sull'Undici Settembre e studioso di comunicazione, in special modo di propaganda e tecniche di soppressione dell'informazione. Trovo che il suo recente articolo, ”Il processo impossibile”, ben coniughi i più grossolani trucchi della propaganda applicata al tema che mi è caro, e vorrei quindi commentare le domande che lei pone. Cito dal suo articolo:
Leggo che anche Massimo D’Alema, già premier italiano quando bombardammo la Jugoslavia ammazzando senza processi e sentenze, avrebbe preferito un Osama catturato e processato. Tesi che molti, e alcuni anche in buona fede, sostengono, trasversalmente ai partiti e alle opinioni. Proviamo a guardarla un po’ più a fondo con alcune domande:
Interessante come inizio, non c'è che dire. Un velato uso della "colpa per associazione": chi la pensa come D'Alema su questo argomento in fin dei conti o giustifica anche il bombardamento della Jugoslavia oppure è ipocrita quanto lui. Però c'è anche chi sbaglia in buona fede, bontà sua. Grazie. Da pacifista le posso dire che due torti non fanno una ragione, si può essere contrari al bombardamento prima e alle esecuzioni sommarie adesso. E grazie ancora, preferisco eventualmente sbagliare in libertà che dovermi allineare al pensiero di un partito o dell'opinione dominante, perché la mia opinione nasce dai fatti, che come vedremo nel prosieguo sono il grande assente dal suo articolo. Opinioni, giudizi, di quelli invece ce ne sono tanti, mancano proprio solo i fatti.
1) Processo dove? Quale tribunale in quale nazione avrebbe avuto giurisdizione su di lui, visto che i crimini dei quali è imputata al Quaeda hanno colpito dozzine di Paesi in ogni continente? Forse che i morti a New York avrebbero dovuto avere precedenza sui morti in Kenya, in Marocco, in Tanzania, in Inghilterra, a Madrid ecc ecc? Non avremmo subito gridato ai “morti americani” che contano più degli altri? O avremmo portato in giro per il mondo, come un orrendo “Osama’s Traveling Circus” Osama e i suoi avvocati?
Partiamo con un argomento collaterale e poco interessante: davvero Osama andava ucciso perchè non avremmo saputo dove processarlo?...
di Marco Cedolin
Gli “eroici” Navy Seals americani hanno ucciso Osama Bin Ladin, l’inafferrabile icona del terrorismo olografico internazionale, l’ectoplasma più ricercato del pianeta, fin dai tempi dell’autoattentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, riguardo al quale lui stesso, quando ancora possedeva una dimensione corporea, aveva più volte ribadito la più completa estraneità.
La “sconvolgente” notizia campeggia in formato maxi lusso sulle prime pagine di tutti i media, con una tale ridda di foto, articoli, retrospettive, precognizioni, indiscrezioni e valutazioni dotte, da tenere impegnato il lettore almeno per qualche settimana, sempre che si legga di buona lena e senza troppe distrazioni.
Ci sono i racconti concernenti i risvolti dell’operazione militare di grande prestigio ed estrema difficoltà, perché ammazzare un ectoplasma non è una passeggiata che s’improvvisa così su due piedi.
C’è la narrazione della sepoltura del “corpo” in mare, secondo le modalità del rito islamico, dal momento che quando si ammazza un ologramma non occorre attendere qualche giorno prima di fargli il funerale, anzi si può procedere perfino in anticipo rispetto all’assassinio e sei poi il rito islamico prevede tutt'altra cosa in fondo poco importa.....
I commenti di luogocomune alla notizia della morte di Osama:
(Scarica questa gif e falla circolare...)
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E’ morto un uomo che non è mai esistito.
Intendiamoci, un signore di nome Osama bin Laden su questa terra è esistito, per un certo periodo di tempo, ma la sua vita reale non ha avuto nulla a che fare con quello che crede la gente. Il vero Osama bin Laden, di professione sceicco, si è dedicato negli anni ’80 all’organizzazione della militanza islamica contro l’invasione russa in Afghanistan. Per fare questo ha avuto l’appoggio, concreto e programmato, della CIA, che gli ha fornito non soltanto “armi e munizioni”, ma anche gli stessi uomini importati dai paesi arabi – i cosiddetti Mujaheddin – per combattere al suo fianco.
Da questa figura tridimensionale, già di per se sfuggevole ed ambigua, è nato il personaggio a due dimensioni ad uso strettamente mediatico, che tutti conoscono come Osama bin Laden. Naturalmente, per poter gestire con disinvoltura il personaggio a due dimensioni, è stato necessario uccidere quello reale. Risale alla primavera del 2002 un articolo, in lingua pakistana, che riportava la notizia della morte dello sceicco saudita. Anche Benazir Bhutto ne diede - in modo apparentemente involontario - la conferma. Ma questa notizia fu naturalmente ignorata dai media mainstream, che potevano così iniziare ad allevare il loro prezioso pargolo bi-dimensionale, che gli avrebbe fruttato centinaia di titoloni a nove colonne nel corso di quasi un decennio.
Sulla inconsistenza – ridicolaggine, anzi – di questo personaggio fittizio non ci dilungheremo di certo. Abbiamo già abbondantemente smentito la sua reale esistenza più volte, e lo abbiamo fatto in modo a nostro parere del tutto esaustivo.
Nè peraltro dobbiamo sforzarci più di tanto per dimostrare che anche questa notizia della sua uccisione non sia che un’ennesima, patetica messinscena: ...
Pubblichiamo questo appello da parte dell’organizzazione AVAAZ.
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Cari amici,
Fra 2 giorni l'UE metterà al bando diverse erbe medicinali, costringendo molti di noi a sostituirle con farmaci che incrementano i profitti delle grandi aziende farmaceutiche.
La direttiva europea impone barriere altissime a qualunque rimedio a base di erbe che non sia presente sul mercato da almeno 30 anni, incluse in teoria tutte le medicine tradizionali cinesi, ayurvediche e africane. E' una misura draconiana che asseconda le aziende farmaceutiche e ignora migliaia di anni di conoscenza medica.
Ci vuole un appello enorme contro questo divieto. Insieme le nostre voci potranno fare pressione sulla Commissione europea per migliorare la direttiva, sui nostri governi nazionali perché non applichino questi standard, e dare legittimità a un'azione legale in tribunale. Firma sotto, inoltra questa e-mail a tutti e raggiungiamo 1 milione di voci per salvare le erbe medicinali:
http://www.avaaz.org/it/eu_herbal_medicine_ban
E' difficile da credersi, ma se un bambino si ammala ed esiste un rimedio sicuro …
di Marco Cedolin
L’Italia è una Repubblica fondata?
Sul lavoro come recita una Costituzione che tutti difendono ma nessuno rispetta? Sul malaffare, che tutti denunciano, benché prosperi rigoglioso ogni giorno di più? Sul Trattato di Lisbona che ha di fatto sovrascritto la Carta di cui sopra? Sulle guerre di pace che tanto piacciono anche a Napolitano? Sul cemento, spesso tossico, con il quale stiamo ricoprendo il nostro paese? Sulla precarietà diffusa, fino al punto da far si che perfino il 60% dei "professionisti" (gli altri sono disoccupati) lo faccia saltuariamente?
Ma no, sullo shopping, che in ossequio al modello americano ed americanizzante, allieta le nostre giornate, ci rende liberi, ...
Oggi Kate e William si sposano. Ci saranno 2.000 invitati d’onore all’interno della cattedrale di Westminster, mentre saranno più di 8.000 gli inviati di giornali e televisioni appostati all’esterno della chiesa, ammassati fra le decine di migliaia di “persone normali” che hanno voluto assistere da vicino a questo evento.
Ripetiamo le cifre, per comprendere meglio le dimensioni di questa follia: o-t-t-o-m-i-l-a giornalisti di giornali radio e TV, venuti da ogni parte del mondo, racconteranno a circa due miliardi di persone la stessa identica cosa: “Ecco i novelli sposi che salgono sulla carrozza, guardate la carrozza che si allontana da Westminster, ecco gli sposi che salutano la folla, guardate la carrozza che costeggia St. James Park, ecco nuovamente gli sposi che sorridono felici, vedete la carrozza che giunge a Buckingham Palace e scompare fra le mura del palazzo. Fine delle trasmissioni”.
Eppure, se chiedete ad un qualunque giornalista come si possa pensare di mettere in piedi un tale circo mediatico per un semplice matrimonio, con certezza il 99% di loro vi risponderà che “la gente ha bisogno di sognare”.
Noi diamo alla gente ciò che vuole la gente. Da sempre questo è stato il mantra – l’alibi, in realtà - per i media mainstream, quando scelgono di lanciarsi come avvoltoi sui fatti di cronaca più futili ed insignificanti, come appunto un matrimonio reale, solo perchè secondo loro “fanno audience”.
Naturalmente, nessuno riflette sul fatto che gli eventi di questo tipo “fanno audience” solo perchè lo hanno deciso i media stessi: se nessun paparazzo avesse mai fotografato i due fidanzati negli scorsi anni, se nessun tabloid avesse mai pubblicato “indiscrezioni” su di loro, se nessun programma televisivo avesse mai montato l’attesa esasperante per la risoluzione di questo “giallo romantico” (stanno insieme? Si sono lasciati? Sono tornati insieme? Perchè vanno a sciare nello stesso posto?), oggi del matrimonio di Kate e William non si accorgerebbe nessuno.
Ma è l’idea del “reale”, del “superiore”, dell’ ”eletto da Dio”, che in qualche modo continua a sopravvivere nella nostra cultura, …
di NeWorld
Lo scorso 24 Aprile qualcosa mi ha spinto ad andare al funerale di una persona che non conoscevo, che non avevo mai incontrato. Una persona di cui avevo sentito parlare solo di recente, ma che grazie alle sue testimonianze in rete ho avuto modo di stimare a ammirare.
Sto parlando di Vittorio Arrigoni.
Arrivo sul posto e noto da subito che in quel piccolo comune della provincia di Lecco stava accadendo qualcosa di particolare. Strade bloccate, parcheggi strapieni e centinaia di persone che si dirigevano nello stesso posto: il Palazzetto dello Sport dove avrebbe avuto in inizio la cerimonia funebre.
All'esterno centinaia di persone che non potevano entrare, a causa del fatto che all'interno fosse gremito di amici, parenti e persone venute da ogni luogo d'Italia e anche dall'estero.
Ma cosa aveva portato persone che non conoscevano Vik (così amava farsi chiamare dagli amici) da differenti luoghi, di differenti nazionalità, religioni, ideologie (in un giorno assolato che sarebbe dovuto per molti essere di festa), da lui?
Penso che sia stato a causa dello stesso motivo …
Bitcoin comincia già a far notizia di sè in qualche giornale mainstream. L'articolo che proponiamo è stato pubblicato il 16 Aprile su techland.time.com e scritto da Jerry Brito, un ricercatorie senior al Mercatus Center[1] della George Mason University[2] e direttore del suo programma tecnologico. E' anche Adjunt Professor nella stessa università. Il suo articolo dimostra di aver capito la portata potenzialmente rivoluzionaria di questa nuova tecnologia.
Bitcoin: una moneta online che sfida banche e governi
di Jerry Brito, techland.time.com
Sul finire dell'anno scorso, quando WikiLeaks cominciò a rilasciare le scottanti comunicazioni di svariati dipartimenti statali, molte persone hanno pensato di mostrare solidarietà con il gruppo facendo loro una donazione. Scoprirono però che molte agenzie di pagamento si rifiutavano di trasferire i fondi a WikiLeaks a causa, secondo alcuni, di pressioni governative. Paypal addirittura arrivò a bloccare il loro account impedendogli quindi di accedere ai fondi che avevano già disponibili.
"Hey Visa, Mastercard, Paypal: quelli sono soldi miei!", scrisse su tweeter Jeff Darvis all'epoca. "Come vi permettete di di dirmi come devo o non devo spenderli?"
Gli intermediari come punto di passaggio obbligato
Che le agenzie di pagamento debbano o meno poterci dire come spendere online i nostri soldi, il fatto è che possono farlo. Facciamo affidamento su terzi per le transazioni online, e quando il governo vuole in qualche modo limitare il modo con cui usiamo i nostri soldi online è a loro che si rivolge.
Il gioco d'azzardo online oppure le scommesse sportive sono perfettamente legali in paesi come Inghilterra, Irlanda ed Australia, ed un residente degli Stati Uniti non avrebbe nessuna difficoltà ad accedere a siti web di quelle nazioni. Ma poter effettuare una scommessa è un altro paio di maniche, …
Leggi tutto: Marcin Jakubowski: Ecologia Open Source