di Marco Cedolin
Avete presente il trucco usato dai gestori d’inceneritori, acciaierie, cementifici ed impianti sui generis, per aggirare i limiti di legge concernenti le emissioni inquinanti? Costruiscono camini più alti e più grandi, per aumentare la quantità di aria presente nei fumi, facendo si che le sostanze nocive pur rimanendo inalterate nella quantità e pericolosità si distribuiscano su un’area più vasta e risultino percentualmente più diluite, rientrando così nei limiti come per incanto, nonostante continuino ad ammazzare la gente come e più di prima.
Qualcosa di molto simile accade anche nell'informazione generalista (che è poi l’unica ad incidere realmente sull’opinione pubblica) dove le emissioni inquinanti sono costituite dalle notizie che dovrebbero preoccuparci ed i camini più alti somigliano da vicino al marasma di spazzatura mediatica all’interno del quale esse affogano dopo una breve agonia.
Nel corso dell’ultimo mese è accaduto praticamente di tutto, dalla tragedia di Fukushima alla guerra imperialista in terra di Libia, passando attraverso l’efferato assassinio di Vittorio Arrigoni, gli sbarchi di massa dei profughi tunisini ed il continuo acuirsi della crisi economica di cui non s’intravvede la fine, probabilmente perché connaturata nel decesso definitivo del modello di sviluppo al quale siamo aggrappati. Solo per citare gli avvenimenti più eclatanti fra quelli che meritano attenzione......
Oltre ad essere interessante ed informativa, questa intervista al Dott. Filippo Ongaro (di Federico Povoleri) dimostra come si possa fare il mestiere di medico ragionando con il proprio cervello, senza dover necessariamente aderire ai canoni, ritriti e stantii, dell’establisment accademico.
E quando questo accade, ti viene addirittura il sospetto che sia possibile tornare ad avere una scienza al servizio dell’uomo, invece di avere dei miserevoli uomini al servizio della scienza.
All’interno dell’inchiesta “I giovani e lo sballo”, Matrix ha dedicato la puntata di oggi alla marijuana. Con i classici schieramente di personaggi “pro” e “contro” è venuto fuori il solito minestrone di idee, che purtroppo avrà creato nello spettatore medio più confusione che altro.
D’altronde, l’argomento non era nè semplice nè facile da gestire, e bisogna dare atto ad Alessio Vinci di aver cercato, nei limiti del possibile, di mantenere un filo logico nel corso di tutta la trasmissione.
Certo, non è facile “riconciliare” i discorsi di una madre che ha avuto il figlio travolto dall’eroina con quelli di un normale fumatore di marijuana, perchè sono due cose che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra.
Ma è proprio questo il “trucco” usato dalla progaganda degli ultimi 50 anni, nei quali si è volutamente equiparato il fumatore di marijuana al consumatore di droghe pesanti. Viene così molto più facile confondere le idee ad un pubblico meno preparato, ...
di Marco Cedolin
Dopo avere passato oltre un mese ad arrampicarsi sulle superfici di specchi troppo lisci, dopo avere mandato allo sbaraglio in Tv e sui giornali improbabili rappresentanti del mondo scientifico pervasi di cocente imbarazzo, dopo avere tentato di tergiversare laddove non esistevano spazi né margini, anche il governo italiano si è visto costretto a prendere atto del fatto che la catastrofe di Fukushima ha messo una definitiva pietra tombale sulla fallimentare esperienza della produzione energetica per mezzo del nucleare.
Pietra tombale la cui posa metterà in gravissima difficoltà tutti quegli stati che avevano sposato il nucleare e nei prossimi anni si ritroveranno costretti a smantellare decine e decine di centrali, senza avere il denaro per poterlo fare, dal momento che l'energia atomica è stata per decenni venduta a "basso costo" evitando di contabilizzare l'altissimo impegno finanziario derivante dallo smantellamento degli impianti, i cui costi erano stati demandati a "babbo morto".
Ora che il "babbo" è morto, l'Italia, grazie ai tanti "sovversivi e scellerati" che andarono a votare NO nel 1987, si ritrova in una posizione di assoluto privilegio, non vedendosi costretta nell'immediato futuro ad appesantire il proprio debito pubblico con i cospicui finanziamenti bancari ai quali dovranno giocoforza ricorrere tutti coloro che possiedono centrali nucleari da smantellare, ma non dispongono del denaro per poterlo fare.
Se la pretesa che gli antinuclearisti vengano pubblicamente ringraziati dai fan dell'atomo sulla via del pentimento....
di Paolo Buscaglino Strambio
Stimato Dott. Cervi,
una volta tanto non è il padre, che Le scrive, ma il figlio; che Le chiede di accordargli la benevolenza di qualche minuto di attenzione in nome del rispetto dovuto a chi ha da poco perso un amico e ha avuto in più la pessima sorpresa di vederlo prontamente diffamato in prima pagina sul proprio giornale di riferimento.
Mi riferisco, come avrà già capito, a Vittorio Arrigoni, che io ebbi modo di conoscere circa sei mesi fa e col quale da allora mi confrontavo quasi quotidianamente, sintetizzando mensilmente in un dossier le notizie terribili di cui era ogni giorno testimone e che la stampa sistematicamente ignorava.
Questo giovane uomo – che anziché vivere la vita normale e tranquilla di ciascuno di noi ha scelto di mettersi totalmente al servizio dei più disperati, fino all’estremo sacrificio – viene in queste ore da più parti dipinto come un fanatico, o tutt’al più come un ingenuo al servizio di una causa sbagliata, sulla base di quegli stessi pregiudizi di cui quotidianamente tentava di dimostrare la falsità. Lo ha fatto Giuliano Ferrara da “Radio Londra” (a cui ho egualmente risposto), lo ha ripetuto sabato scorso Fiamma Nirenstein dalla prima pagina del nostro Giornale. Ed è appunto per questo che ora mi rivolgo a Lei per una sorta di “diritto di replica” anche se non sono neppure lontanamente parente del diffamato.
Nell’articolo citato si afferma che “odiava Israele”, che definiva “ratti” i sionisti, ecc.
Tutto vero, sul piano puramente letterale, ma quale significato avevano quelle espressioni …
di Marco Cedolin
A differenza di molti amici e colleghi non ho avuto la fortuna di conoscere Vittorio Arrigoni personalmente, di pranzare con lui, di raccogliere le sue testimonianze in una conversazione privata, di coltivare con lui un’amicizia, e purtroppo mai più ne avrò occasione. Spesso ho comunque preso visione del suo lavoro, ascoltato ciò che raccontava da Gaza, solidarizzato con le sue battaglie che erano le stesse di chiunque abbia a cuore le sorti del popolo palestinese.
Ragione per cui mi ritrovo a piangere, se non un amico, un uomo che stimavo profondamente e che ha pagato con la vita il suo coraggio ed il suo essere “uomo” in un contesto dove la maggior parte di coloro che lavorano nell'informazione sono semplicemente saltimbanchi e guitti da cortile (vero Travaglio e Saviano?) che suonano la musica del proprio padrone, in cambio di prebende e comode poltrone in TV.
Non voglio entrare nel merito delle dinamiche che ruotano intorno all’assassinio di Vittorio, né tentare di confutare le stonate e fantasiose ricostruzioni dell’accaduto ...
Uno degli aspetti più confortanti – all’interno della tragedia rappresentata dalla morte di Arrigoni – è stato vedere come moltissimi, qui sul sito e altrove, abbiano saltato a piè pari la pietosa trappola della “galassia salafita”, e siano andati dritti alla ricerca del vero mandante, che con ogni probabilità è lo stesso Israele.
Anni di duro esercizio, basato sul cui prodest da un lato, e sull’analisi dettagliata delle false flag operations dall’altro, ci hanno insegnato a non guardare i titoli a nove colonne dei giornali, ma a partire dalla fine dell’evento – il beneficiario appunto – per risalire al probabile mandante di tutte le operazioni “oscure” di questo tipo.
Nè peraltro Israele ha mai fatto mistero del notevole fastidio che le procura la presenza di una stampa indipendente in Palestina. Basterà ricordare, ad esempio, il caso di Raffaele Ciriello, il giornalista/fotografo del Corriere ucciso a sangue freddo dai soldati israeliani a Ramallah nel 2002.
Benissimo: da un lato abbiamo capito chi siano i probabili mandanti di questo delitto, e dall’altro siamo giustamente “colmi di orrore, senso di nausea e di repulsione” per quanto è accaduto.
Ma tutto ciò non basta.
Non basta, e non basterà mai, finchè non arriveremo a capire che in realtà siamo noi stessi i responsabili ultimi della morte di Arrigoni, ...
Pubblicazione originale: 14 Aprile 2011 – NAPOLI - Università Partenope
Video conferenza di Massimo Mazzucco sull’11 settembre.
Questo intervento presenta una sintesi generale della questione 11 settembre, inquadrandola nella storia degli Stati uniti degli ultimi 100 anni.
E' indirizzato soprattutto ad un pubblico che non conosca da vicino l'argomento, e voglia farsi un'idea generale di quello che è stato il dibattito in tutti questi anni su questo evento di enorme importanza storica.
M.M.
PUBBLICATA LA II PARTE: IL CASO JFK “VISTO” DAL CICAP
In coda a questo articolo compaiono alcune domande rivolte pubblicamente ai signori:
Sandro Boeri – Direttore di Focus
Marta Erba – Giornalista
Massimo Polidoro – Membro del CICAP
***
Chi ci leggeva 4 anni fa ricorderà sicuramente la magra figura fatta dalla rivista “Focus”, quando volle avventurarsi sull’infido terreno dell’11 settembre: in un solo articolo riuscirono a collezionare una tale marea di “errori ed omissioni” da far morire di vergogna il direttore di un qualunque giornalucolo di provincia. (Fra le più eclatanti possiamo ricordare la “breccia nel muro [del Pentagono] di 19 metri”, e il fatto che “le ali [di AA77] si sono staccate dalla carlinga e per effetto della velocità si sono raccolte lungo l'asse dell'aereo”. Roba da cartoni animati, insomma).
Nonostante questo il direttore Sandro Boeri, da me contattato personalmente, riuscì ad esibire una tale dose di presunzione da ignorare completamente le mie segnalazioni sugli errori più eclatanti, e non si degnò nemmeno di far correggere le false informazioni che aveva pubblicato sul film Inganno Globale. (Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, questa è la pagina con l’analisi dell’articolo di Focus sull’11 settembre).
Ma loro, si sa, “sono la Mondadori”, e possono tranquillamente ignorare piccoli siti come il nostro.
Ebbene, a distanza di quattro anni Focus ci ha riprovato, questa volta con una compilation sul “complottismo” che si è meritata uno “Speciale Storia” tutto per sè, lo scorso mese di febbraio. Mescolando con la solita disinvoltura fatti accertati e opinioni senza fondamento, …
di Marco Cedolin
Quello del 9 Aprile, a Roma e in varie città d'Italia è stato un sabato di mobilitazioni e proteste contro la piaga della precarietà e più in generale contro la demolizione del mondo del lavoro che pregiudica le prospettive occupazionali di giovani e meno giovani, contribuendo a ridurre sul lastrico una marea di famiglie.
Proteste quanto mai legittime, soprattutto in un momento come quello attuale nel quale il baratro della disoccupazione e della precarietà sta approfondendosi sempre più, senza che la classe politica sembri intenzionata a proporre una qualche soluzione.
Proteste colorate e pacifiche, vissute nello slogan "il nostro tempo é adesso" che campeggiava su molti striscioni, fra i giovani partecipanti alle manifestazioni.
Proteste sacrosante che meritano tutta la nostra condivisione, ma al contempo stridenti di contraddizioni manifeste che balzerebbero all'occhio anche ad un osservatore disattento.
Perchè una protesta contro la precarietà e l'annientamento del mondo del lavoro, vissuta unicamente nella difesa di satus quo che non esistono più e priva di un messaggio forte che domandi a gran voce l'abolizione della legge 30 e l'istituzione di un reddito di cittadinanza, uniche pietre miliari sulle quali si potrebbe tentare di costruire almeno i presupposti perchè i lavoratori italiani possano riconquistare un minimo di dignità?.....
Leggi tutto: Il caos organizzato che ci aiuta a non pensare