Rispondo pubblicamente a Vulcan, dopo aver ricordato che non è all’individuo che mi rivolgo, ma alla forma di pensiero che lui rappresenta e condivide, nell’ambito del dibattito in corso. Per quanto nessun altro “vulcan”, per ora, si sia fatto avanti, è infatti ragionevole pensare che non sia lui l’unico ad essersi posto le domande che si è posto.
Il suo gesto, altamente apprezzabile, è reso ancor più onorevole dal fatto che Vulcan abbia poi cercato il confronto diretto con gli “amici di scienza”: “La mia curiosità – ha scritto nei commenti - è di capire quanto possa essere considerato conservatore dal "lettore comune" e quanto invece troppo "avanzato" o imprudente da chi la scienza veramente la pratica.. medici, fisici o biologi che siano”.
Ed è a questa domanda che vorrei rispondere, poichè mette in evidenza, a mio parere, il vero cuore del problema.
Vulcan infatti era partito dal metodo scientifico come oggetto della discussione (domandandosi cosa debba o non debba fare la scienza medica di fronte a un caso come quello di Simoncini), ma inconsapevolmente ha finito per trasformarlo in soggetto, “esterno” al dibattito stesso, nel momento in cui lo ha eletto a parametro di misura per giudicare la sua posizione.
Questo è, a mio parere, un errore che rivela la profondità del danno che è stato fatto, nel corso dell’ultimo secolo, da coloro che hanno abusato del metodo scientifico per farne lo strumento di ben altre finalità.
Caro Vulcan, non è il metodo scientifico che deve decidere quanto un uomo sia nel giusto, ma è l’uomo che deve decidere quanto sia giusto il metodo scientifico. Sei tu che devi sapere se sei nel giusto, …
Continua il percorso di riflessione di un medico che ha saputo leggere nella vicenda di Simoncini - oltre alle potenziali implicazioni del caso specifico - la quintessenza stessa del problema scientifico: da quale punto in poi le presunte certezze possano diventare assiomi inamovibili, e dove invece sia necessario mantenere lo spazio per eventuali correzioni, se non per vere e proprie inversioni di rotta. Inutile dire quanto sia prezioso ed importante il suo esempio rispetto a tutti coloro che, di fronte alla stessa problematica, preferiscono invece rifugiarsi nel comfort delle certezze acquisite, piuttosto che rischiare di rimettersi in discussione (per non parlare di coloro che, forti di queste certezze, si scagliano con violenza contro chi ne ha osato dubitare). Questo naturalmente vale per la medicina come per qualunque altro aspetto della conoscenza umana. (M.M.)Lettera ad un “amico di scienza" – di Sergio Brundu
Quando la prima volta fu presentata su questo sito, nel 2006, la tesi unica del cancro, ponendo al centro la candida e la terapia con bicarbonato, provocò un piccolo terremoto, ed un immediato schieramento su due fronti opposti: le due famose squadre, quella azzurra e quella gialla.
In prima battuta, per chi è abituato a ragionare per schemi legittimi, da lungo tempo consolidati, medico-biologici o scientifici in generale (me compreso), la reazione istintiva fu quella di rigetto. Rigetto per una tesi che disconosce gran parte della conoscenza medica, ribaltando i termini del problema cancro.
Dunque, capisco perfettamente la tua reazione sia in termini razionali che emotivi; in termini razionali so bene quanto la conoscenza scientifica ci possa guidare nelle scelte concettuali e professionali, ...
di Roberto Quaglia
Nessuno si è mai chiesto come saranno le discussioni politiche da bar il giorno in cui l’era di Berlusconi sarà terminata? Non è un problema da poco.
La politica in Italia ormai consiste solo in un litigio permanente fra chi insulta Berlusconi con la stressa passione e costanza con cui le nostre bisnonne ripetevano fino allo sfinimento i loro rosari, e chi invece, non insultando Belusconi, insulta a tempo pieno quelli che insultano Berlusconi. Quando Berlusconi non ci sarà più, come occuperanno il tempo tutti costoro? Azzardo un’ipotesi: continueranno a litigare a proposito di Berlusconi per i decenni a venire, nello stesso spirito in cui ancora adesso si litiga a proposito di Mussolini.
Italiani brava gente, siamo d’accordo, ma per favore almeno smettiamola di tirarcela da intellettuali che non è più proprio il caso. Le discussioni di politica nel Bel Paese sono ormai indistinguibili nei contenuti dai battibecchi del tifo calcistico. Ragione per cui anziché con il solito testa e croce delle elezioni (non vi siete accorti che le elezioni un po’ le vincono gli uni e un po’ le vincono gli altri, proprio come se se la giocassero a testa e croce? Questo non vi da da pensare? O vi siete lasciati confondere dal fatto che la chiamano “alternanza”, che forse suona bene, ma a sembra che anche alla roulette il rosso e il nero si alternino con discreto successo…) sarebbe paradossalmente più coerente che i nostri politici si giocassero il governo in un regolare incontro di calcio (o per lo meno a calcetto), almeno così saremmo sicuri che davvero vince il migliore. E in caso di parità, sempre meglio la lotteria dei rigori che il testa e croce elettorale.
Amen.
Ecco, in questo articolo io vorrei evitare di scendere a questi livelli, quindi per favore i tifosi in ascolto si astengano dal cercare di stabilire se intendo qui difendere Berlusconi …
In questo momento in America un milione e 600.000 persone stanno fremendo, pregando e implorando per essere fra gli 8.750 nomi estratti che potranno assistere personalmente alla cerimonia pubblica in ricordo di Michael Jackson, che avrà luogo martedì (domani) a Los Angeles.
Tanti sono infatti coloro che si sono iscritti a questa impensabile “lotteria funebre”, sperando di poter raccontare un giorno ai propri nipoti che “quando fu sepolto Michael Jackson io c’ero”.
Ma tutti coloro che non saranno estratti potranno seguire comunque la diretta mondiale in TV, e persino chi non ha la TV potrà vedere la stessa trasmissione attraverso le dozzine di “streams” che si stanno organizzando freneticamente in tutta la rete.
Il record assoluto di audience per un evento televisivo fino ad oggi è detenuto dalla trasmissione dei funerali di Diana, nel 1997, dove pare che sia stata raggiunta la cifra di due miliardi di spettatori. Ma grazie al contributo di Internet, molti prevedono che quel record domani sarà addirittura sorpassato.
Da sei giorni in America le televisioni non parlano d’altro. Non c’è divo, aspirante divo o personalità di qualunque livello ...
Il paradosso dei paradossi si è verificato ieri a Baghdad: il governo iracheno ha messo all’asta alcuni fra i più grandi pozzi petroliferi del paese, e nessuno li ha voluti comprare.
Convenuti da ogni parte del mondo, i rappresentanti delle diverse compagnie petrolifere si sono ritrovati in un hotel di Baghdad, pronti a catturare quelli che sembrano essere gli ultimi giacimenti disponibili di grandi dimensioni, ma nell’urna delle offerte alla fine è caduta una sola busta: una joint-venture BP-CMPC (la compagnia petrolifera nazionale cinese) ha acquistato i pozzi di Rumalia, che contengono una stima di circa 44 miliardi di barili. Ma l’offerta della Exxon per i pozzi di West Qurna è andata a vuoto, e la stessa fine hanno fatto tutte le altre le offerte estere per i pozzi di Zubair e Missan.
A sentire i rappresentanti delle compagnie petrolifere, sembra che il governo iracheno sia disposto a pagare percentuali troppo basse agli investitori stranieri. Ma forse sono gli stranieri che sono abituati a portarsi a casa il petrolio altrui per poco o nulla, e ora si ritrovano a fare i conti con un paese che ha finalmente preso coscienza del suo enorme potenziale economico.
Bisogna dire che si prova una profonda amarezza, nel vedere la Exxon degli invasori costretta a partecipare ad un’asta qualunque, …
di Marco Cedolin
Sono ancora vive ed aperte le ferite determinate dal terremoto dell’Aquila, le cui conseguenze devastanti sono state indotte in larga misura dalla mancata applicazione di qualunque precauzione antisismica nella costruzione delle abitazioni, piuttosto che non dalla violenza del sisma, e già una nuova tragedia si abbatte sul paese con il suo carico di morte e distruzione.
Nella stazione ferroviaria di Viareggio, intorno alla mezzanotte, un convoglio merci composto da 14 vagoni che trasportano serbatoi di gas liquido, deraglia improvvisamente, un serbatoio esplode (forse due) creando l’inferno e le conseguenze sono quelle di un bombardamento aereo al fosforo bianco. Palazzine crollate, stabili e auto in fiamme, decine di cadaveri carbonizzati ed altre decine di persone ustionate in maniera grave, sotto a un cielo fattosi di fuoco.
A poche ore dalla tragedia le informazioni ancora frammentarie (tutti i principali quotidiani online hanno mancato di fare informazione sull’accaduto per l’intero corso della notte, ...
Il Dailymail di Londra ha dato la “notizia” che Lillian Schwartz, la nota artista mediatica americana, ha scoperto che la Sindone sarebbe opera di Leonardo.
Naturalmente, la Schwartz non ha scoperto un bel niente, visto che la teoria è stata formulata già da tempo dal cattedratico sudafricano Nicholas Allen, ma è comprensibile che il quotidianio inglese l’abbia spacciata come “scoop” fresco di giornata, poichè l’intento dell’articolo era chiaramente quello di pubblicizzare una trasmissione dedicata alla Sindone, messa in onda la sera stessa da Channel 5.
Un pò meno spiegabile è la superficialità con cui l’ANSA ha ripreso la notizia, dandola per scoop vero e proprio. Invece di abboccare come un teleutente qualunque, …
Questo è il capitolo conclusivo del film “Cancro – le cure proibite”, dedicato a Tullio Simoncini. E’ diviso in tre parti a causa dei limiti di lunghezza di Youtube. In serata dovrebbe essere disponibile su Arcoiris il segmento integrale, che dura circa 25 minuti.
Per una migliore lettura del materiale presentato, ricordiamo che all’inizio del film compare il seguente avviso: “Questo film non intende promuovere la validità di una qualunque cura rispetto ad altre, nè vuole suggerire l'abbandono di eventuali terapie in corso a favore di altre. E' un lavoro di carattere puramente storico/informativo, non scientifico, e non intende in ogni caso essere esaustivo”.
Questo articolo è stato pubbicato l’altro ieri su campoantimperialista.it.
Il Manifesto alla guerra di Persia
A tutto c’è un limite.
Pontificano da quarant’anni su quel che dovrebbero fare i comunisti e la sinistra, con l’unico risultato di aver contribuito all’attuale campo di rovine. A volte criticano il bipolarismo, ma sempre l’accettano ritagliandosi un angolino in cui sopravvivere.
Negano il ruolo delle resistenze popolari all’imperialismo. Si esaltano per Obama, enfatizzando i sui discorsi ed occultando le sue guerre.
Ce ne sarebbe abbastanza. Ma ora, con la loro partecipazione alla campagna di demonizzazione dell’Iran, hanno davvero passato il segno.
Il Manifesto è completamente schierato con la propaganda occidentale. Nei suoi articoli non c’è il minimo spazio per l’altra parte – i due terzi dell’Iran – né c’è posto per il minimo dubbio.
Nei suoi articoli non c’è traccia delle mire occidentali, né di quelle sioniste, e neppure degli interessi rappresentati dal clan mafioso che fa capo a Rafsanjani. C’è solo il comodo chiaroscuro di manifestazioni di “giovani e donne” contrapposte ad un cupo regime clericale.
Avevano iniziato nel 2005, in perfetta sintonia con il resto del circo mediatico, chiamando “antisemitismo” l’antisionismo di Ahmadinejad. Ma ora si assumono una responsabilità ancora più grande, avallando una campagna che prepara la guerra.
Per il Manifesto Ahmadinejad è un dittatore, mentre le elezioni sono state certamente falsate da brogli colossali orditi dal regime degli Ayatollah. Che a quel regime siano più interni Rafsanjani e Moussavi, piuttosto che Ahmadinejad, al Manifesto non interessa proprio. Magicamente, controllando un apparato che non controlla, ...
E’ disponibile su Arcoiris TV un documentario di circa 3 ore sulla vita e sulla morte di Ernesto Guevara de la Serna, l’intellettuale rivoluzionario argentino passato alla storia come Che Guevara.
E’ un documentario eccezionale, nel senso più letterale del termine, per più di un motivo. Si tratta prima di tutto di un inedito, uscito miracolosamente dagli scaffali di una sala di montaggio in forma chiaramente incompleta. La pellicola dai colori sbiaditi mostra ovunque il “macinamento” implacabile della moviola, mentre le giunte brutali, i salti di quadro, e il fuori-sincrono quasi costante confermano che si tratti di una copia-lavoro che non ha mai raggiunto la fase di finalizzazione.
(Vai alla II e III parte)
Ma in un certo senso, questo aspetto “crudo” e irrisolto del materiale filmico, girato nel 1973, rappresenta la perfetta metafora del suo contenuto, una “revoluciòn” latinoamericana che non ha mai visto la luce del giorno.
Girato da Roberto Savio, ex-regista della Rai, il documentario è l’unico lavoro conosciuto che raccolga le testimonianze dirette di tutti coloro che furono in qualche modo coinvolti nella cattura ed uccisione di Guevara, avvenuta nel 1967. Naturalmente, l’importanza di queste testimonianze non si limita alla dettagliata ricostruzione dell’evento specifico, ma sta nella lettura complessiva che risulta proprio da questo insieme di testimonianze.
Ci si rende conto infatti che nella “piccola” storia di 50 guerriglieri sperduti sulle Ande boliviane …
di Marco Cedolin
La crisi economica continua a manifestarsi come una fucina di opportunità per tutti coloro che intendono usarla a mo di grimaldello, utile a scardinare quel che resta dei diritti dei lavoratori, contribuendo ad inasprire oltre ogni immaginazione le condizioni di quel Far West privo di regole meglio conosciuto come mondo del lavoro.
In Gran Bretagna Willie Walsh, amministratore delegato della British Airways, compagnia di trasporto aereo pesantemente in crisi, ha domandato ai suoi 30.000 dipendenti la disponibilità a lavorare gratis per un mese, iniziando col dare l’esempio attraverso la rinuncia al proprio stipendio di luglio che avrebbe dovuto ammontare a 61.000 sterline.
La risposta dei lavoratori, definita “fantastica” dallo stesso Walsh, è probabilmente andata molto al di là di quanto non sperassero i dirigenti della compagnia e sembra aprire nuovi orizzonti sulla strada del risanamento aziendale conseguito gravando sulle spalle della forza lavoro.
Ben 800 dipendenti della British Airways si sono infatti dichiarati disposti a lavorare gratis per un mese, ...
Leggi tutto: Il metodo, la scienza e l’uomo