[All’interno video-intervista con trascrizione completa].
Ricordate la discussione su Obama-burattino? Abbiamo sbagliato tutti, a quanto pare, su un fronte come sull’altro.
Abbiamo dedicato notevoli energie, nei mesi scorsi, per cercare di capire fino a che punto fosse valida la teoria proposta da Webster Tarpley, nella quale Barack Obama sarebbe stato un candidato “costruito in laboratorio”, con una facciata vistosamente liberal, destinata a raccogliere i consensi di un popolo frustrato e confuso, ma con un’agenda strettamente imperialistica, coordinata dal “grande vecchio” del neo-colonialismo americano di fine secolo, Zibigniew Brzezinski.
Come ampiamente illustrato nel suo libro “The Grand Chessboard” (“Il grande scacchiere”), la filosofia di Brzezinski prevedeva di arrivare alla supremazia geopolitica tramite un indebolimento dell’impero sovietico, da ottenere con il progressivo passaggio dei suoi paesi-satellite alla sfera occidentale, accompagnato da una strategia che alimentasse una costante destabilizzazione fra Russia e Cina.
In tutto questo - secondo Tarpley – Obama era stato individuato come veicolo ideale per ripristinare questa strategia a discapito di quella, molto più limitata nelle ambizioni (e decisamente fallimentare sul campo), messa in atto dai neocons negli ultimi otto anni.
Contrariamente a Tarpley, c’era chi sosteneva che ormai i tempi fossero cambiati in maniera così radicale, rispetto agli anni ’80, che quel genere di politica sarebbe assolutamente improponibile oggi, chiunque fosse il presidente: con Russia e Cina più forti che mai, con un esercito logoro e insufficiente, con il paradigma energetico da rivedere alla radice, con un debito estero ormai fuori controllo, …
Marco Cedolin
Si chiama “Lay Off” ("licenziamento") ed è il nuovo videogioco realizzato dalla Tilfactor in collaborazione con la New York University, con lo scopo di spiegare le dinamiche sociali attraverso l’esperienza videoludica. Un proposito molto ambizioso, perseguito dai programmatori in maniera alquanto parcellare, dal momento che nel contesto ludico i “lavoratori” vengono rappresentati unicamente sotto forma di un’ inutile zavorra di cui occorre disfarsi al più presto con ogni mezzo, senza che la loro presenza costituisca alcun valore.
Le regole del gioco sono molto semplici (a dispetto di quanto risultino complesse nella realtà le dinamiche sociali che i soloni della N.Y. University intenderebbero spiegare) il divertimento assicurato solo nel breve periodo, la “morale didattica” assai impalpabile, dal momento che i realizzatori propongono come panacea alla crisi l’equazione più licenziamenti uguale più profitti, senza preoccuparsi di cosa accadrà quando l’impresa non avrà più dipendenti.
Il giocatore, non appena accomodatosi dinanzi alla console, si trasforma come per incanto da risorsa umana in “tagliatore di teste” sotto forma dell’amministratore delegato di una corporation che deve recuperare il profitto perduto, nell’unica maniera in cui è possibile recuperarlo (finchè dura) all’interno di una società profondamente malata come quella contemporanea, cioè licenziando i dipendenti in maniera implacabile. Con la malcelata soddisfazione determinata dalla metamorfosi (sia pur virtuale) da vittima ad aguzzino, ...
Fra le tante storie di cure naturali per il cancro soppresse nel secolo scorso dall’industria medica, quella di Renè Caisse è certamente una fra le più significative ed emblematiche di tutte.
Su Arcoiris è il filmato in alta risoluzione.
Nel primo filmato ”Cancro Ieri e Oggi”abbiamo visto come le priorità della medicina moderna siano state pesantemente condizionate dagli interessi economici e industriali, al punto da arrivare a capovolgere il paradigma stesso della scienza medica, …
Prima pagina quasi “storica” per il New York Times di oggi, dove le parole “Crimini di guerra” e “Israele” sono comparse ufficialmente una accanto all’altra per la prima volta, generando non poche ondate di fermento all’interno delle comunità ebraiche nel mondo.
Tutto è nato da un articolo di Haaretz di ieri, nel quale il quotidiano “liberal” di Tel Aviv denunciava apertamente i crimini di guerra commessi dai soldati israeliani durante l’invasione di Gaza, raccontati dagli stessi soldati.
Pare che vi fossero ordini espliciti ”da molto in alto” di distruggere, uccidere e devastare senza limitazione, dopo che i rabbini avevano adeguatamente infervorato i soldati con sermoni di carattere biblico, nei quali gli ricordavano che “chiunque all’interno della striscia di Gaza è un terrorista”, dandogli poi una forma di assoluzione preventiva per il genocidio che stavano per commettere.
Curiosamente, è la stessa cosa che faceva il vescovo di Zagabria, Stepinac, il quale assolveva preventivamente i soldati Ustasha che si apprestavano a massacrare ordodossi, zingari ed ebrei nei campi di concentramento comandati dai frati francescani.
Nulla di quanto rivelato dai soldati dell’IDF in realtà ci sorprende, ma il fatto che la notizia stia sulle prime pagine di Haaretz e del New York Times …
Bisogna innanzitutto tenere presente che quando il debunker scende in campo non è più un uomo, ma una MACCHINA: egli cioè agisce meccanicamente, comportandosi nello stesso modo di fronte ai problemi più disparati, poichè ha un’unica finalità che li accomuna tutti: smontare una teoria pericolosa per il sistema vigente, qualunque essa sia.
Questo offre da un lato il vantaggio della prevedibilità – ogni macchina è programmata per agire in un modo determinato – ma impone di lottare contro un avversario privo di ogni condizionamento morale, la cui unica finalità sia quella di schiacciare l’avversario, con qualunque mezzo a disposizione.
Alla fine Kasparov ha perso contro Deep Blue per un crollo emotivo, non perchè la macchina dell'IBM giocasse meglio di lui a schacchi.
Per il debunker quindi non c’è nessuna differenza fra il caso Kennedy o l’undici settembre: sono ambedue "teorie cospiratorie" che minacciano lo status quo, e vanno ambedue combattute con l'unico fine di poter dire che “non stanno in piedi”.
Per questo motivo, il debunker assomiglia alla squadra di provincia che vada a giocare in trasferta contro la regina del campionato. Per lui il pareggio basta e avanza: non deve segnare goal, deve solo evitare di prenderne. In altre parole, lui non deve dimostrare nulla rispetto al caso in questione, poichè la versione ufficiale gli dà già ragione per default. Sta invece al complottista trovarne il punto debole, perforare la difesa e segnare almeno un goal nei canonici 90 minuti.
Occhio naturalmente al contropiede, perchè capita spesso di buttarsi all’attacco con tale furia accecante (specialità del debunker è proprio quella di farti perdere prima o poi la pazienza) da ritovarsi ogni tanto a dire una stupidaggine, che il debunker ti fa subito pagare a carissimo prezzo: ti infilza sotto lo sguardo attonito dei tuoi tifosi,...
di Marco Cedolin
Gli studenti sono tornati in piazza un po’ in tutta Italia, da Milano a Torino, a Genova, a Firenze, a Roma, a Macerata, partecipando allo sciopero generale dei settori della conoscenza proclamato dalla CGIL. All’Università La Sapienza di Roma si è vissuta una mattinata di tensione fra i giovani che intendevano uscire in corteo dalla cittadella universitaria e le forze dell’ordine decise ad impedire un’azione che avrebbe violato il nuovo protocollo creato per limitare i percorsi dei cortei, varato recentemente dalla giunta Alemanno, in accordo proprio con le organizzazioni sindacali. La tensione è sfociata poi in alcuni scontri fra la polizia e gli studenti, molti dei quali sono rimasti contusi nel corso delle cariche.
A parte gli scontri alla Sapienza, che si sarebbero certo potuti evitare interpretando il protocollo in modo meno rigido, la sensazione lasciata da questa giornata in cui la protesta studentesca è tornata a fare parlare di sé, è quella di un’Onda molto ridimensionata tanto nella partecipazione quanto nelle prospettive, rispetto al movimento che lo scorso autunno riempiva le piazze al grido di “né rossi né neri ma liberi pensieri”. Dopo gli incidenti di Piazza Navona dello scorso Ottobre, creati ad arte dai molti che temevano gli effetti di una protesta forte ed unitaria del mondo studentesco affrancata dal controllo dei partiti politici, …
Parte Prima: A mean, lean, debunking machine
Per definizione, il debunker è una persona che si dedica sistematicamente a smontare qualunque teoria, ipotesi o forma di pensiero che vada contro la cultura imperante, contro il governo, contro le istituzioni, contro il modo di pensare corrente, contro il quieto vivere, insomma contro lo status quo in generale.
Il debunker “non ama le rivoluzioni”, sta bene nel suo brodo, e va in grande agitazione appena sente che c’è in giro qualcuno che rischia di obbligarlo a cambiare il confortevole arredamento del suo cervello.
Il debunker infatti assomiglia molto a quelle famigliole piccolo-borghesi che ci hanno messo più di un anno, dopo litigate furibonde, per decidere se il televisore al plasma andasse di fianco al caminetto, sotto la finestra, oppure fra la poltrona bella e il divanone a 3 posti. Una volta presa quella decisione, che li ha portati più di una volta sull’orlo del divorzio, non ne vogliono più sapere di spostarlo, nemmeno se viene la piena che si porta via il divano, la poltrona e pure la parete che c’è dietro. Moriranno in piedi, se devono morire, ma con il televisore al suo posto.
In realtà quella che abbiamo descritto è la classica “persona perbene”, quella che ha trovato il suo posticino nella società, e a questo punto è interessata solamente a mantenerlo. Non a caso costoro si chiamano anche “conservatori” (* vedi nota a fine articolo), nel senso che gli sta bene quello che hanno, e cercano in tutti i modi di conservarlo. (Dal che si deduce che il “progressista” sia invece uno che ha troppo poco, e che spera nel “progresso” – cioè in un domani migliore – per vedersi assegnare qualcosa anche lui).
Naturalmente, al mondo tutto è relativo: “conservatore” è Dick Cheney, che non ha nessuna voglia di perdere i quaranta milioni di dollari al mese che gli entrano con i titoli delle società petrolifere, e “conservatore“ è il doganiere svizzero che lavora al valico di Chiasso, che non ha nessuna voglia di perdere il suo villino color giallo-diarrea in cemento armato, con doppio garage, tavernetta e vista panoramica sul ponte dell’autostrada.
Ognuno conserva quello che può.
Tutto questo però non significa che i conservatori siano gente noiosa, anzi. Anche i doganieri svizzeri ogni tanto escono a far bisboccia con i loro amici, e a volte stanno fuori fino alle 10 di sera, …
A sei anni dalla legalizzazione della prostituzione in Nuova Zelanda, l’esperimento sembra aver dato risultati largamente positivi.
Mentre sul finire del secolo scorso l’Europa invertiva sorprendentemente la marcia, e vedeva paesi “avanzati” come la Norvegia e la Svezia proibire di fatto il mercato del sesso, la Nuova Zelanda del 2003 stupiva il mondo, equiparando l’attività delle case chiuse ad una qualunque altra attività commerciale, riconosciuta e regolamentata dallo stato fin nel minimo particolare.
Oggi la prostituta neozelandese è protetta da un contratto di lavoro alto 50 pagine, che specifica esattamente quali siano i suoi diritti, e quali siano gli obblighi nell'ambito della pratica professionale. Primi fra tutti l’obbligo per il cliente di utilizzare il preservativo in qualunque attività di tipo sessuale, l’imposizione di stretti controlli di tipo sanitario, e soprattutto il diritto della prostituta di rifiutare un cliente, se non le va, senza per questo dover subire minacce, ricatti o violenze di alcun tipo.
In fondo si tratta di un accordo commerciale come qualunque altro, per cui è evidente che ambedue i contraenti debbano essere d’accordo.
Ma soprattutto, da quando c’è stata questa innovazione, ...
di Marco Cedolin
La notizia viene riportata all’interno di un articolo della Stampa nella sezione cronaca di Torino e riguarda il traffico merci fra Italia e Francia ai valichi piemontesi e valdostani, ma la situazione risulta essere molto simile un po’ dappertutto in Italia, dal momento che secondo un’analisi della Fita Cna datata 23 gennaio 2009, sarebbero oltre 10.000 le aziende di autotrasporto destinate a chiudere i battenti entro la fine dell’anno.
La diminuzione dei traffici merci è iniziata nel 2001 con il deteriorarsi della situazione economica, ma nell’ultimo anno ha raggiunto livelli davvero imponenti. Al valico del Frejus, in Valle di Susa, i transiti dei mezzi pesanti sono diminuiti del 25%, al tunnel del Monte Bianco di circa il 20% ed a Ventimiglia del 16%. A causa di questa enorme riduzione dei transiti merci ai valichi di frontiera, il traffico risulta essere diminuito del 13,1% anche sulla tangenziale di Torino e sull’autostrada Torino – Aosta, secondo i dati diffusi dall’Ativa che gestisce entrambe le tratte.
La notizia resterà con tutta probabilità relegata nel novero della cronaca locale, ...
“Signore e Signori, come potete vedere…” Il trucco lo conosciamo molto bene. Ce lo ha insegnato Paolo Attivissimo, il sois-disant cacciatore di bufale, fin dal giorno in cui fu pizzicato ad approfittarsi della fiducia dei suoi lettori, “mandando a vedere” prove inesistenti.
In quel caso il nostro eroe si proponeva di smontare una diceria contro la portaerei americana Lincoln, fatta oggetto di una strepitosa barzelletta (che trovate nell’articolo), che sembrava essere nata da un evento reale. In altre parole, se la barzelletta fosse vera, gli americani risultavano essere effettivamente dei cretini a tutto tondo. “Non fia mai”, avrà pensato il nobile (che per qualche motivo si ritrova sempre a difendere le portaerei americane), mentre partiva lancia in resta per smontare al più presto questo terribile sospetto. Per farlo, Attivissimo segnalava pagine su pagine di storia della marina americana, che “mostravano chiaramente” come la Lincoln in quel periodo non si trovasse nemmeno nelle acque in cui la barzelletta era ambientata. Il lettore a quel punto, impressionato dalla sua grande serietà investigativa, non solo accettava che la barzelletta non avesse fondamento, ma applaudiva sonoramente il suo donchisciotte informatico.
Chi invece si fosse preso la briga di leggere fino in fondo le pagine segnalate da Attivissimo – come fece il sottoscritto – avrebbe scoperto che non dimostravano assolutamente nulla di quanto sostenuto. Non c’era modo, da quelle pagine, di stabilire dove si trovasse la portaerei in quel periodo. Si era trattato di un banalissimo bluff, basato sul fatto che spesso basta dire “come potete vedere”, e la gente ci crede a occhi chiusi.
Il cacciatore di bufale in realtà era il primo a rifilare bufale al suo pubblico.
Facciamo attenzione, perchè questo non è un semplice giochino di parole, ma la denuncia di un sofisticatissimo trucco che sta nascosto all’interno del trucco: se il direttore dell’F.B.I. si batte tutti i giorni in prima linea "contro la perversione sessuale", chi andrebbe mai a immaginare che proprio lui sia omosessuale? Bene, leggete la biografia di Edgar J. Hoover, direttore dell’F.B.I. per quasi 30 anni, e scoprirete cosa facesse nel suo tempo libero.
E’ proprio nell’ammantarsi di una certa autorità, con scopi “nobili” e disinteressati, che i prestigiatori dell’informazione riescono a raggiungere il massimo dell’efficacia. Quando il CICAP si presenta come ente incaricato della ”verifica del paranormale”, ...
[size=medium][color=CC0000]AGGIORNAMENTO: [/color][/size] Su Wikipedia non ci sono responsabili!(Vedi qui). La versione italiana della nota enciclopedia in mano ai pirati dell'informazione.
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Nota: Partendo dal caso Wikipedia, l’articolo rappresenta anche un piccolo corso accelerato di controdebunking, che suggeriamo di leggere con attenzione a tutti coloro che si dibattono fra “verità” contrastanti. Nessuno ha la verità in tasca, ma il metodo per scovarla esiste.Il più grande repositorio di informazione inquinato dai veleni dei debunkers. Tutti nel nome di Attivissimo.
In Internet abbondano ormai le pagine che tentano in tutti i modi di screditare il mio operato – come quello di molti altri con posizioni simili alle mie - al punto che da tempo non vado nemmeno più a guardarle, quando me le segnalano. Non solo sono tutte uguali, ma ritengo che chi vuole sapere come stiano davvero le cose può venire su luogocomune, confrontare le opposte tesi, e farsi la sua opinione personale, mentre chi si fida di quello che gli raccontano i debunkers si merita serenamente di essere ingannato.
In tutto questo sono però rimasto stupefatto nel trovare su Wikipedia una plateale accusa di “falso” e di “manipolazione”, nei miei confronti, che non solo è tutta da dimostrare, ma che non è nemmeno documentata nè articolata. (Sia chiaro, mi avrebbe stupito nello stesso modo una pari accusa rivolta a chiunque altro).
La frase a cui mi riferisco è questa: “Nel gennaio 2009, Mazzucco pubblica un video con una sua intervista a una paziente dell'ex medico Simoncini, intitolando l'articolo "''Cura il cancro per email''". Analizzando il video si scoprirà, durante la discussione, trattarsi di un falso: una guarigione dovuta a terapie tradizionali, spacciata per prova della cura con il bicarbonato. Mazzucco, nonostante l'evidente manipolazione, non ha mai corretto, giustificato o cambiato le conclusioni della sua intervista”.
Praticamente, è come se io scrivessi sul muro del comune “Mario è un ladro e un truffatore”, e i dipendenti comunali lasciassero la scritta in bella vista, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Signori miei, se questa è un’enciclopedia – en kuklos paideia significa “sapienza universale” – Berlusconi è alto 1,90, le rane volano a Mach-3, e il mio babbo è Michael Jackson.
Avevo già pubblicato un articolo, in tempi non sospetti, contro questo falso repositorio della verità, dove chiunque può scrivere quello che vuole, obbligando poi i diretti interessati a dedicare ore infinite per far correggere in qualche modo queste tristi condensazioni di gas intestinale. E ora non posso che confermare il mio giudizio, in negativo: poichè Internet è diventato ormai il referente universale per l’informazione, il fenomeno di Wikipedia al suo interno rappresenta un vero e proprio cancro, che accoglie e nutre indiscriminatamente verità e bugie, ...
Leggi tutto: Brzezinski più saggio di Obama?