"Josh Wolf è in galera per chiunque abbia una videocamera, un block-notes, un microfono". David Greene, direttore del First Amendment Project di Oakland.
"Ma siamo in Bulgaria, o forse in Corea?" Bruce Brugmann, editore e redattore del San Francisco Bay Guardian.
Da 176 giorni, il blogger e giornalista freelance Josh Wolf rifiuta di fornire al tribunale il materiale girato durante una manifestazione contro il G8 del 2005, ed è rinchiuso in galera.
No, non siamo in Cina, siamo negli Stati Uniti d'America, carcere federale di Dublin, California. Il tribunale dice che qualcuno in quella manifestazione tentò di bruciare un'auto della polizia e vuole verificare il materiale di Josh. Josh rifiuta di consegnarlo e di sottostare a quello che sostiene essere un ricatto basato su un semplice pretesto, col reale obiettivo di permettere all'FBI di raccogliere informazioni pescando fra chi protesta e mettendo all'angolo la stampa indipendente, utilizzandola come un braccio della Legge. A Josh non è stato riconosciuto il diritto di proteggere il suo materiale, sancito dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America nel 1972.
Josh di recente ha scritto una lettera, tradotta qui di seguito e postata sul suo blog dalla madre. Una dura lezione su temi quali la libertà, il potere, il dissenso ...
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