di Marco Cedolin
Che mondo è quello in cui un ragazzo di 37 anni deve salire su un traliccio dell'alta tensione e sfracellarsi al suolo, per difendere il futuro della terra in cui vive, dalla mafia del cemento e del tondino che vuole farne scempio, per ingrassare bulimici patrimoni bancari?.....
Che mondo è quello in cui i lavoratori si ammazzano, perchè gia assassinati un momento prima dal mercato del lavoro, che mercifica la vita umana e fa scempio della dignità?.......
Che mondo è quello dove ti stanno togliendo tutto e se ti azzardi a protestare arrivano squadre di picchiatori legalizzati a bastonarti e gasarti perfino dentro le carrozze dei treni? ...
Negli uffici della polizia americana dove avvengono gli interrogatori spesso c’è un cartello che dice: “Nessuno ha una memoria così buona da riuscire a mentire per sempre”. A furia di mentire, ti dicono, prima o poi finisci per contraddirti.
Ed infatti questo non capita soltanto al ladruncolo di quartiere, ma anche ai pluridecorati “signori della guerra” del Pentagono.
La scorsa settimana il Pentagono ha pubblicato un rapporto relativo alle procedure di incenerimento e sepultura dei resti dei soldati americani morti in Iraq e Afghanistan. Questa pubblicazione si è resa necessaria dopo che la stampa aveva rivelato, nei mesi scorsi, che i resti non identificati dei militari venivano semplicemente cremati e gettati nella discarica della spazzatura. Il Pentagono riconosce che la pratica è stata adottata almeno per 5 anni, dal 2003 al 2008, ma conferma che ora è stata abbandonata.
In un breve passaggio – scrive il Washington Post – il rapporto spiega anche che “questa pratica era iniziata dopo che diverse porzioni di resti umani dell’attacco al Pentagono e di Shanksville non poterono essere nè esaminate nè identificate”.
Sembra quindi che vogliano giustificare il vergognoso trattamento dei resti dei militari fra il 2003 e il 2008, con una “brutta abitudine” presa ancora ai tempi degli attacchi terroristrici del 2001.
Peccato che fino a ieri ci abbiano raccontato …
Anche coloro che conoscono bene la storia degli Stati Uniti, e faticano meno ad accettare l’idea che l’11 settembre sia stato un autoattentato, a volte si domandano: “D’accordo farsi del male, ma perchè andare a distruggere due dei gioielli più meravigliosi che l’America abbia mai avuto? Non si poteva distruggere qualcos’altro?”
In realtà, le Torri Gemelle erano di tutto meno che gioielli meravigliosi.
Per quanto fossero collocate su un terreno fra i più appetibili e redditizi al mondo, dopo trent’anni i due edifici erano diventati decisamente obsoleti. Poichè ciascun piano era stato costruito come uno spazio aperto di oltre 4.000 metri quadrati, l’aumento dei costi energetici aveva reso i due edifici estremamente gravosi da riscaldare d’inverno, ed altrettanto gravosi da raffreddare d’estate. Il perimetro del WTC Plaza, inoltre, rappresentava un vero e proprio macigno nel mezzo della circolazione di Downtown Manhattan, una zona della città costruita all’inizio del secolo scorso, fatta tutta di strade lunghe e strette. I tassisti raccontavano che nell’ora di punta ci voleva più di un’ora solo per aggirare l’intero perimetro del World Trade Center.
Mai il problema più ingombrante per le Torri Gemelle era rappresentato dall’enorme quantità di amianto che contenevano. [...]
Nella recente discussione sui militari in Afghanistan (che io ho definito “assassini prezzolati”), diversi utenti hanno espresso opinioni contrarie alla mia: “La colpa non è loro perchè sono avidi o killer (tranne qualche testa bollente) ma perchè "qualcuno" ce li ha portati lì a fare quello che gli dicono di fare”. “La colpa non è tanto dei militari quanto più di chi ce li manda, e dire che tutti ammazzano donne e bambini innocenti è sbagliato.” “I militari sono solo pedine di questi grandi giochi: prendersela con loro è proprio un atteggiamento miope.”
Fino a ieri anch’io la pensavo così, e non ne ho mai fatto mistero. Anzi, lo sostenevo a gran voce, proprio per portare l’attenzione sul meccanismo perverso che mette poveri contro poveri in tutto il mondo per trarne un vantaggio personale: ad alcuni di loro si mette in mano un fucile, li si convince che gli altri sono degli esseri disdicevoli che vanno eliminati al più presto, e li si manda a casa loro ad ammazzarli. Quando tutto è finito, il soldato che è sopravvissuto riceve una medaglia, quello morto una bandiera sulla bara, e chi ce li ha mandati tiene per sè tutto quello che hanno conquistato. (Nel frattempo c’è anche chi conta io soldi incassati per aver venduto armi ad ambedue le nazioni, ma questo ora non ci interessa).
E’ sempre stato così, dall’alba dell’umanità. Guerre di conquista o di religione che fossero, ...
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Ci dice l’ANSA che "Monti ha appreso con dolore il grave incidente in Afghanistan nel quale hanno perso la vita tre militari italiani.”
Questa è l’ipocrisia.
Ve lo vedete Monti che davvero soffre, anche per un solo millesimo di secondo, per i tre militari italiani morti annegati, quando lui stesso si sta adoperando come un matto per consegnare il nostro paese nelle mani dei banchieri e dei guerrafondai che si arricchiscono proprio scatenando guerre di genocidio in tutto il mondo?
”l Ministro Terzi ha rinnovato i sentimenti di gratitudine nei confronti delle nostre Forze Armate, sottolineando la "profonda ammirazione per i nostri militari che, prestando servizio con onore e dedizione nei teatri di crisi, forniscono il loro prezioso contributo alla pace ed alla sicurezza internazionale".
Questa è la bugia.
Non ci può essere nessuna ammirazione per dei mercenari che vanno ad uccidere impunemente vecchi, donne e bambini in giro per il mondo, e soprattutto non c’è mai stato nessun “teatro di crisi”. Gli afghani stavano benissimo, prima che arrivassimo noi a rubargli quel poco che ancora gli rimane. Il “teatro della crisi” glielo abbiamo portato noi, già confezionato e pronto per l’uso, dal palcoscenico alle scenografie, dalle comparse al cast degli attori, dalle luci di scena al capocomico, dalle locandine alla biglietteria, dalle poltrone di platea alla sceneggiatura completa ed approvata.
Il palcoscenico è lo schermo perennemente illuminato del nostro televisore, che ormai abbiamo imparato a scambiare per la realtà che ci circonda. Le scenografie sono le grotte vuote dell’Afghanistan, …
Era da tempo che cercavo l’opportunità per rispondere in modo adeguato ad un servizio di Piero Angela sull’AIDS, che risale al 2009. Oggi è arrivata, nella forma di un documentario sullo stesso argomento realizzato da Isabel Otaduy e Patrizia Monzani. Consigliamo vivamente di vedere il servizio di Superquark, di soli 5 minuti, prima di passare al documentario. Il giorno e la notte. (M.M.)
La scienza del panico - di Isabel Otaduy e Patrizia Monzani
Isabel Otaduy - Diagnosticata come sieropositiva nel 1990, è venuta a conoscenza delle contraddizioni scientifiche che stanno dietro all’AIDS, ed ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a denunciare la frode globale che ruota intorno a questa malattia. Nel 2004 ha completamente abbandonato le cure medicinali …
Lo scorso 14 gennaio, il Gazzettino, la Nuova Venezia ed il Corriere del Veneto - di fatto, tutti i giornali locali dell'area veneziana- hanno offerto ai loro lettori un allegato di 48 pagine 21x30 tutto di foto patinate che illustrano i tre cantieri dove si sta costruendo il MoSE e in due facciate si sintetizza “che cos'è, a cosa è servito ieri, a cosa serve oggi e a cosa servirà domani”. Così tutti i lettori hanno potuto leggere un'efficace pubblicità visiva del Consorzio Venezia Nuova sui “Cantieri del MoSE”.
Con una tiratura complessiva dei 3 quotidiani di 60.000-70.000 copie ed un costo stimato di 20-25 centesimi per copia, aggiungendo il costo di inserimento per la distribuzione e gli altri costi complementari, si può realisticamente valutare in 50.000 euro il costo che dell'intera operazione pubblicitaria del Consorzio.
Ed allora? Ogni impresa non è libera di spendere per la propria pubblicità quello che ritiene utile?
Noi crediamo di no, se questi 100 milioni di vecchie lire sono pagati direttamente dai cittadini ...
Pubblico la traduzione di un interessante articolo di Rick Falkvinge, il fondatore del Pirate Party svedese, perchè particolarmente in tema con i temi economici affrontati nell'ultimo periodo.
di Rick Falvinge
Nelle discussioni che riguardano l'uso di una moneta come l'oro ma anche come Bitcoin, una delle domande che viene spesso posta da persone che possiedono anche un background economico è se una moneta deflazionaria può realmente sopravvivere.
E' un discorso interessante. Siamo così abituati a vivere un'economia inflazionaria dove la moneta perde gradualmente il suo valore che abbiamo difficoltà ad immaginare come potrebbe essere un'economia dove una certa quantità di danaro ...
La prolungata campagna elettorale di Ron Paul, che in realtà è una campagna contro l’attuale sistema monetario, sembra aver dato i primi effetti. Un articolo della CNBC si domanda “Se abolissimo la Federal Reserve, che cosa succede?”, e si premura di spiegare al pubblico che ci conviene tenerci stretta questa cara “istituzione” prima ancora che il dibattito possa esplodere a livello nazionale.
Si chiama vaccinazione preventiva, ed è il classico meccanismo difensivo operato attraverso i media da chi sa che sta per finire nell’occhio del ciclone. Basta leggere le argomentazioni presentate a difesa della FED, per capire quale sia il vero scopo di un articolo come questo.
“Molti critici della FED non saranno soddisfatti finchè la banca centrale non verrà chiusa per sempre.”
Cominciamo subito col dipingere i critici della FED come persone ossessionate in modo irrazionale contro il nemico, e non piuttosto motivate da ragionamenti validi e giustificati.
“In ogni caso, gettare la Federal Reserve nel fiume Potomac non sarà facile. La prima cosa da fare ...
Vorrei provare ad intervistare uno dei dirigenti di questa banca svedese, per sentire da vicino come funzionano le cose, visto che è in esistenza da più di trent’anni. Prima però mi piacerebbe raccogliere da parte degli utenti una serie di domande ed eventuali obiezioni sul loro sistema, per fare un lavoro più utile e completo.
Ovviamente, la questione di fondo è fino a che punto un sistema che può funzionare in ambito locale possa essere anche preso come modello a livello nazionale o internazionale. (M.M.)
Leggi tutto: Che mondo è?