Oltre al pubblico dibattito che ha scatenato, l’infelice battuta di Paolo Villaggio suggerisce anche una indagine di tipo psicologico sul meccanismo della risata in generale. Che cosa ci fa ridere? Perchè in certi casi ridiamo e in altri no? Vi sono delle regole assolute per poterlo stabilire?
A quest’ultima domanda si potrebbe rispondere di “sì”, visto che una buona barzelletta funziona sempre - anche se magari in misura diversa – e di solito se uno non ride è solo perchè “non l’ha capita”.
Ma se queste regole esistono, quali sono esattamente? Quali sono gli elementi necessari e sufficienti per far scattare in noi il meccanismo della risata?
Attenzione, perchè non stiamo parlando di un problemino da nulla. Il meccanismo della risata è stato oggetto di studio fin dai tempi di Aristotele, ed ancora nel secolo scorso un certo Vladimir Propp, diventato famoso nel mondo per aver ”decifrato” i meccanismi universali della narrazione, si cimentava in un tentativo simile per decifrare i meccanismi della risata, ma falliva miseramente.
Nel suo libro “La morfologia della fiaba” (1929) Propp analizzava oltre un migliaio di fiabe da ogni parte del mondo, e trovava tutti gli elementi in comune fra di loro (che lui chiamava “funzioni” ) che gli permisero di estrarre la chiave universale della struttura narrativa.
Talmente accurata fu la sua analisi, che potè rappresentare questa struttura in una vera e propria formula matematica. E’ poi il discorso che facevamo nell’articolo sulle profezie, ...
Molto spesso certi episodi di cronaca diventano interessanti non tanto per il fatto in sè, ma per le reazioni che questi fatti scatenano a livello popolare, politico e mediatico.
E’ certamente il caso dell’infelice battuta di Paolo Villaggio sui “sardi che si accoppiano con le pecore”, pronunciata dal comico genovese durante una trasmissione di Rai3.
Come riporta l’ANSA, “i pastori isolani sono sul piede di guerra e hanno già dato mandato all'avvocato cagliaritano Anna Maria Busia di querelare Villaggio per le sue dichiarazioni”. Il governatore Cappellaccì ha detto: “Il servizio pubblico, pagato dai cittadini, non può essere ridotto a veicolo di stupidità, volgarità e ignoranza. Se il livello culturale offerto da certe trasmissioni scende così in basso, lo Stato farebbe bene a considerarle tra le voci soggette a tagli". Simone Spiga dell’associazione Arcipelago (Fli) dice che "affermazioni di questo tipo sono abominevoli, e dimostrano la volgarità di questa pseudo televisione pubblica, ormai decaduta nel più becero qualunquismo" e sostiene addirittura che “i vertici Rai dovrebbero dimettersi".
E’ davvero curioso vedere tutte queste persone che si lanciano in una crociata per difendere il “livello culturale” del servizio pubblico di fronte ad una semplice battuta (infelice come poche, lo abbiamo già detto, ma è pur sempre una battuta), ...
Se nel prossimo futuro il mondo sarà travolto da una guerra devastante, innescata dall’attuale “questione iraniana”, la colpa sarà stata anche dell’Italia. Dell'Italia, e di tutti coloro che non avranno fatto nulla per cercare di evitarla.
Tutte le importanti guerre infatti non iniziano mai da un giorno all’altro, ma seguono una classica “escalation” di episodi sempre più gravi, che fanno crescere la tensione internazionale fino a rendere il conflitto inevitabile.
Nel corso di questa escalation è abbastanza facile capire quali delle parti in causa siano più interessate a fermarla, e quali invece vogliano farla arrivare ad ogni costo al punto di non ritorno. Di solito questa dinamica risponde alla logica del cui prodest: chi pensa di avere più da guadagnare da un conflitto armato spinge al massimo perchè questo avvenga, mentre gli altri cercano di evitarlo finchè possono, ed entrano in guerra solo se ci vengono tirati per il collo.
Nel caso dell’Iran, viene naturale pensare che i suoi immensi giacimenti di petrolio facciano talmente gola ai paesi occidentali da voler provocare un conflitto armato pur di riuscire ad impadronirsene. Mentre ovviamente gli iraniani non hanno il minimo interesse a combattere per qualcosa che già possiedono, e pensano piuttosto al modo migliore per non perderlo.
E’ da tempo infatti che gli americani continuano ad agitare la “minaccia nucleare” come strumento per accelerare l’escalation, ...
Premesso che la scelta del presidente americano ha ormai una importanza molto relativa nel determinare il cammino futuro della nazione – come accade anche per i nostri governi europei – è sempre interessante osservare il processo elettorale, nel quale la gente esprime comunque con passione le proprie idee e le proprie aspettative nella scelta del candidato “ideale” da mandare alla Casa Bianca.
In questa luce non può passare inosservato il fatto che Ron Paul, il candidato “libertarian” per antonomasia, stia portando un notevole scompiglio nelle primarie repubblicane, iniziate qualche giorno fa (Vedi nota in coda sul meccanismo elettorale in USA).
Già nel luglio scorso avevamo segnalato il suo potenziale dirompente, in una situazione dove sempre più persone cominciano a capire che l’unico modo di risolvere i problemi sia quello di demolire alla radice l’attuale sistema monetario, che controlla di fatto nazioni intere tramite il meccanismo del debito infinito.
Essendo l’unico che ha sempre sostenuto la necessità di abolire prima di tutto la Federal Reserve – organismo attorno a cui ruota tutto il sistema monetario attuale - Ron Paul si trova già in posizione ideale per raccogliere i voti di tutti coloro che prima o poi arrivassero alle sue stesse conclusioni. Purtroppo per Paul le sue posizioni estreme nella politica sociale (ognuno per sè, e tanti auguri a tutti gli altri), lo rendono inaccettabile agli occhi dei progressisti e dei liberal, mentre il suo isolazionismo categorico (tutti i militari subito a casa, che Israele si arrangi da solo, noi non aiutiamo più nessuno) lo rendono improponibile all’establishment tout-court.
Nonostante questo Ron Paul è riuscito a raccogliere un consenso eccezionale fra gli elettori repubblicani nella prima tornata dell’Iowa, …
Che l'alimentazione sia importante per rimanere in buona salute è una cosa ormai nota anche nell'ambiente medico ed ha dato via ad una scienza relativamente recente di nome nutrigenomica. Ma che un drastico cambio alimentare potesse portare a dei risultati curativi così stupefacenti, è sicuramente meno noto.
Alla dott.ssa Terry Wahls, persona sportiva che come tante altre conduceva una vita normale, una decina d'anni fa fu diagnosticata la Sclerosi Multipla, una malattia cronico degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale che generalmente non porta alla morte ma conduce ad una progressiva disabilità molto grave.
Nonostante non esistano cure, e grazie anche all'ambiente che la Dott.ssa Wahls, come medico, conosceva, ...
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Sembra in ogni caso che siamo di fronte ad un fenomeno destinato a ripetersi sempre più spesso nel futuro: la comparsa sul mercato di soluzioni tecnologiche a basso costo, per produrre energia pulita, nell’unica dinamica che sia realmente in grado di porre fine allo strapotere di un’industria energetica basata essenzialmente sul carbonfossile. Stiamo parlando della dinamica bottom-up, cioè dal basso verso l’alto.
Se aspettiamo che sia la classe politica, docilmente asservita allo stesso potere che dovrebbe combattere, ad introdurre alternative energetiche veramente radicali ed efficienti, possiamo anche smettere di sognare. Ci vedremo “regalare” al massimo un’auto “ibrida” ogni tanto, per placare il nostro bisogno di risolvere in qualche modo la questione energetica, ma restiamo comunque all’interno di un paradigma basato essenzialmente sul carbonfossile. Che tu vada a benzina, a gasolio o a batterie, devi comunque usare un’energia prodotta inizialmente dal carbonfossile. Lo stesso dicasi per soluzioni come il solare o l’eolico, che sembravano molto promettenti sulla carta, ma poi per qualche strano motivo non sono mai riuscite a decollare.
Ben venga quindi ogni nuova soluzione veramente alternativa – per quanto “casalinga” possa essere, per quanto efficiente possa risultare – perchè soltanto dal basso potrà innescarsi la dinamica necessaria per liberarsi da un sistema energetico che attualmente controlla il mondo intero. Questo controllo è basato su una limitazione talmente drastica dell’offerta, ottenuta con la soppressione sistematica di ogni potenziale alternativa (vedansi appunto le “sfortune” del solare e dell’eolico), …
(Articolo originale del 31/12/2011).
Fino a ieri il 2012 sembrava una data lontana nel futuro, che prima o poi sarebbe arrivata “ma che per ora non ce ne dobbiamo preoccupare”.
Ora invece ci siamo dentro, e persino il più scettico dei materialisti non può ignorare la fatidica domanda che aleggia silenziosa un pò dappertutto: “Che cosa succederà nei prossimi dodici mesi?” “Ci saranno cataclismi, terremoti e devastazioni terrificanti?” “Esisterà l’umanità all’alba del prossimo anno, o verremo tutti spazzati via come moscerini insignificanti?” “E se qualcuno riuscisse a salvarsi, come farà a sopravvivere?” “Quanti di noi resteranno, e come verranno scelti i dannati e gli eletti?”
A questo punto la nostra mente viene travolta da una marea inarrestabile di immagini, che vanno dal “diluvio universale” della Bibbia ai lampi di Zeus del Monte Olimpo, dalla battaglia dei Vimana nei cieli di Vishnu alle trombe del giudizio nell’Apocalisse di Giovanni. A queste si sovrappongono le immagini dei mille film e telefilm “catastrofici”, sempre più difficili da distinguere dai veri tsunami e terremoti che vediamo in TV, e il tutto finisce in un unico calderone iconografico che mescola sempre più volentieri la storia con la fantascienza, il mito con la realtà, la profezia con l’invenzione, il sacro con il profano.
Nell’affrontare quindi la “questione 2012” bisogna prima di tutto tornare a separare gli elementi originali su cui è basata dai mille strati aggiuntivi che le si sono sovrapposti.
Al centro della questione sta la cosiddetta ”Profezia Maya”, che secondo la “versione comunemente accettata” preannuncia la fine del mondo per il 21 dicembre 2012.
In realtà questa “profezia” non nasce già nella sua forma attuale, ma risulta dall’interpretazione congiunta delle pochissime fonti …
(NOTA: E' arrivata la prima serie di risposte sulle scie chimiche, qui).
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di Marco Cedolin
Da sempre Capodanno rappresenta Il simbolico spartiacque fra un anno che sta morendo, con tutto il suo carico di accadimenti (buoni e cattivi) ed uno che sta nascendo, vestito per l’occasione di carezzevoli illusioni e condito di languide speranze. Una sorta di limbo dove rimanere per un istante sospesi fra il prima e il poi, a tracciare bilanci di vita e sognare vite che non ci apparteranno mai, prima che la giostra del divenire stemperi l’attimo ed il futuro si faccia presente, riportandoci alla realtà.
Guardare al 2012 che arriva, ostentando speranza ed ottimismo rappresenta però, più che in altre occasioni, un’esperienza dedicata a pochi intimi, dal momento che la ratio e la matematica ci riporterebbero immediatamente sulla terra, rendendoci consapevoli del fatto che il nuovo anno sarà molto peggiore del precedente, essendo state poste tutte le basi (ma proprio tutte) perché ci si ritrovi a rimpiangere gli ultimi dodici mesi, nonostante abbiano rappresentato il gradino più basso della storia recente nazionale ed internazionale.
In Italia nel lasso di tempo di un paio di settimane è stata alienata ogni residua e fittizia illusione di democrazia e le banche, nella persona dell’usuraio Monti, hanno di fatto esautorato i camerieri politici dal loro ruolo di mestieranti della commedia, ridimensionandoli ad arredamento del palazzo, oltretutto molto costoso e kitsch....
La Cina sta per concludere un accordo con il Giappone che sembra preannunciare la fine del dollaro come punto di riferimento obbligato per tutti gli scambi di valuta nel mondo.
Questo accordo permetterà infatti a Cina e Giappone di trattare direttamente fra loro qualunque operazione di tipo commerciale senza più dover fare riferimento al valore del dollaro come parametro di scambio, cosa a cui erano invece obbligati fino ad oggi.
I dati presentati nell’articolo che segue sembrano confermare che il famoso “greenback” americano sarà prima o poi sostituito dal “redback” dei cinesi come figura centrale sul palcoscenico dell’economia mondiale. (M.M.)
La Cina supera gli USA entro il prossimo quinquennio
di Attilio Folliero e Cecilia Laya
Gli Stati Uniti sono un paese in profonda crisi ed avviati ad un irreversibile tramonto. Gli USA, oggi ancora prima potenza economica, sono inevitabilmente destinati a perdere il primato a favore della Cina. Quando avverrà il sorpasso? Secondo alcuni analisti il sorpasso dovrebbe avvenire nella seconda metà del prossimo decennio ed al massimo verso il 2030.
Come scritto tante volte, noi consideriamo la crisi attuale non una semplice crisi ciclica, ma una delle grandi crisi che ogni 70/80 anni sconvolgono il panorama mondiale; la crisi attuale, ...
Sembrerebbe che in TV possa andare in onda di tutto compresi gli spot che parlano del poco noto crollo del WTC7, ma se si tratta invece di criticare le politiche inflazionarie della Federal Reserve invece la musica cambia...
di Jerome R. Corsi
Due brevi spot televisivi creati da una azienda americana specializzata in monete d'oro ed argento non sono stati accettati come pubblicità legittima dai maggiori network televisi americani, compresi Fox News Channel e Fox Business Network, probabilmente per motivi politici.
I video, della ditta Swiss America Trading Corp, con sede a Phoenix, rappresentano il presidente degli stati uniti Obama ed il direttore della Fed Ben Bernanke sotto forma di cartoni animati che intraprendono politiche inflazionarie stampando moneta a pieno ritmo per cercare di risvegliare un'economia sofferente.
Il cantante Pat Boone, da più di 15 anni uno dei portavoce di Swiss America, compare nelle pubblicità sotto forma di annunciatore che consiglia di investire in oro i propri risparmi per divendersi da una inflazione galoppante.
Il direttore di Swiss America, Craig Smith, ha detto che il loro intento non era quello di fare dichiarazioni politiche.
L'obiettivo, secondo Smith, era di "utilizzare un approccio umoristico nei confronti di un attuale ed importante problema economico, così da pubblicizzare l'azienda e promuovere un libro di recente pubblicazione".
Assieme Fox News e Fox Business, i due spot sono stati rigettati anche da NBC, MSNBC, CNBC, ABC, CBS, CNN/HLN e Discovery Channel.
[ l'articolo continua all'interno e contiene i video ]
Chi nutrisse ancora qualche dubbio sul fatto che Wikipedia sia diventato ormai il “braccio armato” del CICAP può sempre consultare la loro pagina sulle famose “piramidi bosniache” di Visoko, che rappresentano uno dei più affascinanti misteri nella storia dell’archeologia mondiale.
Ecco i paragrafi iniziali con cui Wikipedia presenta l’argomento: “In Bosnia, nei pressi di Sarajevo, esiste un complesso collinare naturale di aspetto piramidale, più volte portato alla ribalta per le teorie di Semir Osmanagić, che suppone esse siano di costruzione umana. Inoltre le fa risalire addirittura a 12.000 anni fa. Gli scienziati hanno criticato le autorità bosniache che avevano incoraggiato queste asserzioni affermando che questa è una frode crudele nei confronti di un pubblico fiducioso e non trova posto nel mondo della vera scienza. Tutte le indagini scientifiche infatti concludono che le "piramidi" altro non sono se non formazioni naturali e non c'è traccia in esse di intervento umano.”
A questo punto un lettore poco esperto deciderebbe che si tratta solo di un pacco dozzinale, e abbandonenerebbe probabilmente la lettura senza nemmeno arrivare fino in fondo. Dopotutto – penserà - se lo dice una “enciclopedia”, che si tratta di una frode, sarà sicuramente così.
Quelli più smaliziati invece avranno già notato alcuni dei più classici indizi del modus operandi cicappino. Primo fra tutti, spicca il ripetuto riferimento agli “scienziati” e alla “vera scienza”, alla quale soltanto loro sembrano poter accedere, esattamente come il prete sull’altare “parla con Dio” e poi ci fa gentilmente sapere che cosa avrebbe detto. Nè poteva mancare il più classico travestimento del “missionario cicappino”, ...
Leggi tutto: Perchè ridiamo? La domanda da un milione di dollari