Oggi festeggiamo la nascita di Lorenzo Povoleri, figlio di Donatella e del grande Musicband (Federico P.).
Un grande abbraccio ad ambedue, e un’occasione particolare per gli altri utenti che “già sono stati padri e madri” di dare qualche consiglio utile ai novelli genitori. (L'argomento educazione non è mai stato trattato direttamente su questo sito).
Se non avesse quel nome metafisico, potrebbe tranquillamente essere un nostro impiegato comunale, appena uscito – magari un pò brillo – dall’osteria sottocasa. Invece è il presidente di una delle più importanti nazioni del pianeta.
Mahmoud Ahmadinejad ieri sera si è divertito, di fronte alle telecamere della CNN, mettendo in scena la solita commedia del bambino buono che non ha fatto niente a nessuno, mentre “tutto il mondo ce l’ha con lui“.
Ha però anche offerto alcuni spunti interessanti, dando occasione di pensare a chi avesse ancora voglia di farlo, in un paese ormai colonizzato mentalmente dalla martellante propaganda mediatica: Iran male assoluto, Iran paese di terroristi, Iran minaccia atomica, Iran sterminatore di Israele, eccetera eccetera eccetera.
Quella che segue è una sintesi, fatta a braccio, dell’intervista di Larry King a Mahmoud Ahmadinejad, in occasione della sua visita di ieri alle Nazioni Unite.
L.K. - Come mai, secondo lei, c’è questa grande ostilità fra Iran e Stati Uniti?
M.A. - L’ostilità nasce da una parte sola. Noi non abbiamo niente contro gli americani. Sono loro che usano termini ostili nei nostri confronti, costringendoci a rispondere nello stesso modo. Ho anche scritto una lettera a Bush, ...
di Marco Cedolin
All’inizio degli anni 90 toccò agli operai, quando sull’onda della “storica” marcia dei 40.000 colletti bianchi di Torino venne soppressa la scala mobile ed un’intera categoria di lavoratori iniziò a perdere i propri diritti acquisiti nel tempo, mentre la altre categorie plaudivano il ridimensionamento dei troppi privilegi di cui si riteneva gli operai godessero.
Qualche anno dopo fu la volta dei piccoli commercianti, costretti al fallimento a decine di migliaia, per creare spazio ai nuovi potentati della grande distribuzione. Piccoli commercianti spacciati dalla politica come il vero male del Paese e additati dalle altre categorie come evasori fiscali, ladri e truffatori la cui sparizione avrebbe reso più ricca la nostra economia.
Alla fine degli anni 90 fu il turno dei precari, creati dalla legge Treu e condannati a vita dalla Riforma Biagi. Lavoratori in affitto, come le vetture di un autonoleggio, privati di qualsiasi diritto e qualsiasi prospettiva, con la compiacenza di tutto il mondo sindacale e l’acquiescenza dei lavoratori a tempo indeterminato che ritennero si trattasse di un sacrificio indispensabile a creare la giusta flessibilità che potesse sostenere la crescita economica.
Un paio di anni fa venne il momento dei tassisti, ...
di Giulietto Chiesa
L'Occidente nel suo complesso, tanto la sua componente americana, quanto quella europea, fanno fatica a rendersi conto della profondità del cambiamento provocato in Russia dalla cosiddetta "crisi georgiana". Cosiddetta perchè il termine giusto per definire l'accaduto è invece un altro: "attacco georgiano contro la Russia".
Non che io voglia dire che tutto si racchiude in quella forsennata aggressione. Al contrario mi pare di poter dire che Tzkhinvali è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un momento topico, a suo modo fatale, in cui tante cose che giacevano appena sotto la superficie, sono state violentemente evidenziate. Un momento che spezza la continuità e espone lo stato delle cose con cruda brutalità.
Ricavo molte di queste impressioni dalla privilegiata posizione di partecipante al Valdai Forum, un gruppo di discussione che esiste da qualche anno e che consente a un certo numero di esperti internazionali, di "sovietologi" di antica e fresca data, di politologi, di giornalisti, di andare a diretto contatto con i maggiori leader della Russia, con uno scambio di idee molto franco (garantito dalle condizioni di "off the record") e a tutto campo.
Tre ore con Vladimir Putin, il Premier, a Sochi, sul Mar Nero, il 10 settembre, ...
di C. Andrea Eremita
La natura, nel corso del tempo, può permettersi di rinunciare ad alcune specie animali. È naturale che alcune forme di espressione della vita lascino il posto a nuove forme, così come è naturale che un uomo nel corso del tempo maturi e crei nuove idee. Ma al presente stadio evolutivo la natura non può permettersi di perdere le api. Le api sono un fondamentale pilastro della vita su questo pianeta. Senza le api la natura è come un’automobile che perde una ruota: fa ancora qualche metro e poi, senza controllo, si schianta. E con essa si schianta anche il suo passeggero privilegiato, l’uomo, con tutte le sue idee, vecchie o nuove che siano.
Le api sono responsabili dell’ 80% delle impollinazioni entomofile, ovvero quelle che per la fecondazione dei fiori necessitano dell’attività pratica di un insetto. La differenza che c’è tra un’ape e qualunque altro insetto impollinatore sta nel fatto che quest’ultimo opera in modo occasionale. Al contrario madre natura ha conferito all’ape caratteristiche anatomiche e un temperamento tale da trasformarla nel più specializzato e professionale degli operai.
Da un altro punto di vista, il 30% di tutto ciò che finisce nel piatto dell’uomo avviene per conseguenza diretta dell’impollinazione di un ape. Nessun altro animale può vantare una incidenza così alta. Mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliege, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza dipendono decisamente dalle api. Ma esse sono anche fondamentali nell’allevamento di animali per effetto dell'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture da foraggio, come l'erba medica ed il trifoglio.
Per queste ragioni qualunque segnale di malessere o malattia delle api dovrebbe essere registrato dall'uomo ...
Tutte le volte che vedo in TV le immagini della chiusura di Wall Street mi viene da ridere, poichè riesco solo a vedere dei signori dall’aria seria e attempata che stanno in piedi dietro ad un cartellone luminoso ad applaudire dei numeri.
3.371: Bravo! Clap clap clap! 8.611: Ottimo! Clap clap clap! 4.441: Eccezionale, stupefacente, inimitabile!!! E tutti giù ad applaudire, come se davanti a loro si fosse esibita Maria Callas.
Numeri, soltanto numeri, nient’altro che numeri. Quelli sarebbero i numeri – ci dicono – che definiscono la nostra “ricchezza”. Se hai i numeri dalla tua parte sei ricco, se non li hai sei povero. Ma sono numeri, non sono soldi (già i soldi sono solo carta straccia, ma con quelli almeno il pane lo compri).
Ieri il gigante assicurativo AIG, che rischiava la bancarotta, è stato salvato dalla Federal Reserve, che interverrà con un prestito di 80 miliardi di dollari. Come raccoglierà questi soldi la Fed? Metterà in vendita dei Buoni del Tesoro. Ovvero, stamperà carta con su scritti altri numeri. Come garanzia, il governo americano diventerà proprietario dell’80% di AIG. Ovvero, diventerà proprietario di una serie di numeri.
Se infatti AIG fallirà, il governo americano potrà rivalersi sull’80% di nulla, visto che “il valore” delle società quotate in borsa è dato dai “numeri” di quella borsa. Se quei numeri vanno a zero il valore, semplicemente, “non c’è più”. Come nelle favole, basta un tocco di bacchetta magica ...
Superata l’adolescenza, Internet sta entrando nell’età adulta, e può essere utile fare il punto della situazione per affrontare meglio i prossimi anni, che si preannunciano cruciali per la sopravvivenza della libertà di pensiero.
Facciamo un breve passo indietro, e cerchiamo di mettere in prospettiva quanto accaduto fino ad oggi.
Internet esisteva già sul finire degli anni ’90, ma è indubbio che la sua “valenza mediatica” abbia iniziato a farsi apprezzare solo dopo gli attentati dell’11 settembre.
Tali attentati infatti rappresentano un caso estremo di bugia mediatica, e curiosamente Internet ha trovato la sua forza, e la sua identità, proprio nel cercare di combatterla.
Non ha importanza ora stabilire se la battaglia sia stata “vinta” o “persa” – questo dipende dal punto di vista personale, e il bicchiere può sempre apparire mezzo pieno o mezzo vuoto - l’importante è che la battaglia ci sia stata, e che da oggi le informazioni per decidere da che parte stia la verità siano a disposizione di chiunque voglia cercarla.
Per la prima volta nella storia dell’umanità l’individuo può risalire alla verità – alla “sua” verità, se non altro - senza bisogno di alcun intermediario, valutando in prima persona gli elementi a disposizione.
Per rendersi conto della differenza abissale che ha introdotto Internet, ...
Luogocomune mette il proprio spazio a disposizione di Maurizio Blondet, il cui sito è momentaneamente fuori servizio. M.M.
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Questo articolo è stato postato su effedieffe solo per pochi minuti. Dopo, è avvenuto il misterioso crash. (M.B.)
Alemanno ha un partito: il Kadima
di Maurizio Blondet
Questa non la sapevo, ho dovuto apprenderla da un articolo di John Laughland, intelligente giornalista britannico controcorrente (1).
Laughland racconta ai suoi lettori lo sdegno ipocrita che, in Italia e in Europa, ha accolto le frasi di Alemanno sul fascismo (non era il male assoluto, lo è diventato solo per le leggi razziali del ’38) e di Larussa (anche gli italiani che aderirono a Salò lo fecero per amor di patria). Dopo queste dichiarazioni “l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni s’è dimesso dalla direzione del Museo della Shoah nella capitale, di cui Alemanno è presidente”.
Tutti si sono strappati le vesti, gridando al fascismo che torna, anche la lobby ebraica italiana. Ma quale fascista, scrive Laughland: Alemanno “l’ho intervistato per The Spectator, e l’ho trovato non solo stufo marcio di doversi difendere continuamente da queste accuse, ma anche molto più vicino ai neoconservatori che ai fascisti. Alemanno ha persino creato un gruppo chiamato Kadima World Italia, ...
di Marco Cedolin
Beppe Grillo e Antonio Di Pietro sono pronti a scommettere sul fatto che il futuro della “libera” informazione si giocherà sul web e da tempo spendono le proprie energie nella gestione di blog molto popolari fra coloro che frequentano assiduamente internet.
Giulietto Chiesa considera imprescindibile, anche in chiave futura, lo strumento televisivo e punta tutto su Pandora Tv, un canale televisivo finanziato attraverso il contributo volontario dei cittadini che nelle sue intenzioni dovrebbe portare informazione "libera" anche fra tutti coloro che non frequentano la rete.
Massimo Fini continua a credere nella forza della parola stampata ed ha creato "La voce del ribelle" una nuova rivista mensile che si propone di fornire informazione "libera" e spunti di riflessione indirizzandosi ad un lettore attento, non necessariamente internauta e consumatore dei prodotti TV.
Non si può evitare di domandarsi chi fra di loro abbia torto e chi ragione. Esiste veramente un "veicolo d'informazione" che nel prossimo futuro soppianterà tutti gli altri ...
L’utente Kex ci ha scritto:
Ero, fino a qualche giorno fa, un abituale consumatore di acqua minerale in bottiglia. I costi e la fatica per il trasporto, mi avevano fatto ricercare una soluzione "definitiva" su come migliorare la qualità dell'acqua che sgorga dalla mia fontana. Ricerche, forum, prezzi, comparazioni e tanto altro mi hanno consigliato che alla fine il miglior modo per giocare la partita è...quello di non giocare come nel tic-tac-toe, vinci cioè solo se non ti muovi. Fra le tante cose lette in rete, mi sono imbattuto in questo gustoso articolo di Maurizio Pallante, che riporto integralmente. (Kex)
Care, losche e tristi acque in bottiglie di plastica di Maurizio Pallante
Alla fine dell’Ottocento, quando mia nonna era bambina, viveva in una casa in cui non c’era l’acqua corrente, come in quasi tutte le case. Così ogni giorno doveva andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La vedo con gli occhi dell’immaginazione scendere le scale insieme a sua madre o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada, mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in attesa del suo turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni. Una vita faticosa e dura.
Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d’acqua, le scaricano nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro abitazioni, ...
E’ davvero commovente assistere alle operazioni di soccorso da parte della Guardia Costiera Texana, che in queste ore sta portando in salvo centinaia di cittadini rimasti isolati a causa dell’uragano "Ike" (si pronuncia "aich").
Definito “monster hurricane” già da un paio di giorni, Ike non ha deluso le aspettative. Con un “occhio” di oltre cento chilometri, il fronte dell’uragano è largo più di 1600 km. (una volta e mezzo l’Italia), e la zona costiera al centro della “zona di impatto” – il punto in cui la perturbazione arriva sul continente - è stata evacuata già da 24 ore, mentre i segnali d’avviso un po’ dovunque annunciavano che chi voleva rimanere “sarebbe andato incontro a morte certa”. Con un cinismo particolarmente efficace, alcune stazioni TV hanno avvisato coloro che rimanevano a casa di "legarsi al braccio una fascetta con il proprio codice fiscale scritto sopra, in modo da facilitare il riconoscimento dopo il ritrovamento dei corpi".
E’ la prima volta nella storia americana che la Protezione Civile usa termini così brutali e univoci, mentre procede all’evacuazione forzata di intere cittadine lungo la costa.
Nonostante questo molti texani – probabilmente convinti di vivere in un film di John Wayne - hanno voluto sfidare l’uragano, definendolo con disprezzo ”un venticello con qualche goccia d’acqua”, e sono rimasti tranquillamente a casa loro. Sono le stesse persone che ora chiamano disperate dal cellulare, tremanti e terrorizzate, implorando che la Guardia Costiera venga a recuperarle al più presto.
La TV trasmette in diretta il salvataggio tramite elicottero di persone che sono rimaste isolate un pò dovunque lungo la costa, e non si può restare insensibili di fronte al coraggio e alla determinazione con cui i soccorritori mettono a rischio la propria vita per salvare quella altrui, ...