L'intero impianto propagandistico messo in piedi da Big Pharma per sostenere l'obbligatorietà dei vaccini si basa su tre mostruose fallacie logiche, tanto facili da smontare dialetticamente, quanto difficili da eradicare dal pensiero dominante.
La prima fallacia riguarda il caso Wakefield. Se provate a suggerire a qualunque medico, di qualunque branca della medicina faccia parte, che i vaccini causano l'autismo, lui vi risponderà immancabilmente che: "Questa storia del collegamento fra vaccini autismo è stata proposta per la prima volta da un medico inglese, Andrew Wakefield. Ma poi si è rivelata essere tutta una bufala, perché è saltato fuori che Wakefield aveva falsificato i dati della sua ricerca".
In base a questo semplice ragionamento, il medico in questione scarta a priori l'ipotesi che esista una correlazione fra vaccini e autismo. Non si accorge, il medico, di essere caduto in una banalissima trappola dialettica: anche se per ipotesi Wakefield avesse falsificato i dati della sua ricerca (cosa tutt'altro che vera, peraltro), questo significa automaticamente che non esiste una correlazione fra vaccini autismo? Ovviamente no. Wakefield potrebbe anche essere il più grande truffatore di questo mondo, ma questo non esclude automaticamente che una correlazione possa esistere.
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(Ieri è morto George H. Bush. Questa scheda storica ricostruisce brevemente la storia di una dinastia di personaggi, implicati pesantemente nei crocevia più importanti della storia americana)
Se c'è un motivo per cui insistiamo sull'importanza dell'omicidio Kennedy, dopo oltre 50 anni dall'evento, non è certo per "cospirazionismo congenito", ma per un fatto molto più semplice e tangibile: la stessa persona che era a Dallas il 22 Novembre 1963 dormì alla Casa Bianca il 10 Settembre 2001.
E ciò per sua stessa ammissione, in ambedue i casi. Anzi, nel primo George H. Bush, padre-padrone del Nuovo Ordine Mondiale - oltre che dell'attuale presidente, George W. Bush - si premurò di informare direttamente l'FBI della sua presenza a Dallas quel giorno, proprio nelle ore in cui il corteo di Kennedy si presentava all'appuntamento con la storia in Dealey Plaza.
di Riccardo Pizzirani
Come probabilmente ricorderete, nell’aprile dell’anno scorso era stata la prestigiosa università di Harvard a proporre la ricetta di spargere in cielo una nube di particelle di ossido di alluminio per bloccare i raggi solari, e raffreddare il pianeta. L’azione ed il metodo si rendevano necessari, dicevano i ricercatori, per combattere l’odioso global warming, e la giustificazione esplicita era che sarebbe impensabile che il capitalismo e l’industrializzazione possano rallentare la loro corsa a produrre co2 e altri tipi d’inquinamento. Quindi, la soluzione: inquiniamo un po’ di più, volontariamente, ma fin di bene!
Quest’anno invece si sono esposti due ricercatori, Wake Smith e Gernot Wagner, che hanno pubblicato uno studio peer-reviewed per studiare le strategie di iniezione di aereosol nella stratosfera, ed il loro costo. La ricerca è stata raccontata al grande pubblico in un articolo dello scorso 23 novembre di CBS News, che ci informa dei principali risultati, sempre con la consueta ricetta: “Una flotta di 100 aerei che facesse 4000 missioni all’anno nel mondo potrebbe aiutare a salvare il mondo dal cambiamento climatico. E sarebbe relativamente economico”.
Questa volta, quindi, il riferimento a spargere tali sostanze dagli aerei è esplicito fin nella stesura finale, mentre nella proposta di Harvard gli aerei erano presenti nella fase preliminare del progetto, ed erano stati rimossi nel testo finale in favore di fantomatici palloni sonda. Cade quindi la prima delle principali obiezioni dei mistificatori nostrani ed esteri, secondo cui occorrerebbe un impegno troppo vasto ed un numero troppo alto di aerei per portare a termine modificazioni significative tramite le scie chimiche.
In un articolo della scorsa settimana mi ero chiesto quale fosse esattamente la strategia di Salvini rispetto all'Europa. Di fronte alle sue sbruffonate da bar ("aspettiamo la lettera di Babbo Natale"), si presentavano infatti due possibilità diverse: la prima, che Salvini sperasse di farla franca, riuscendo a mantenere intatto il suo 2,4, ed uscendo a testa alta dal duello con Bruxelles. Sarebbe stato un eroe nazionale. La seconda è che cercasse lo scontro con l'Europa, obbligandoli a far scattare la procedura di infrazione, per poi fare la vittima e trarne un sostanzioso vantaggio elettorale. Sarebbe stato un eroe alle urne.
Invece a quanto pare non aveva in mente nessuna di queste strategie. E' bastata una cena di Conte con Juncker, ed improvvisamente il nostro governo ha dovuto calare le braghe con l'Europa.
Quello che prima era un "non si arretra di un millimetro" è diventato un molto più arrendevole "i decimali non sono così importanti". (Non sono importanti un par de ciufoli: lo 0,2% vale circa 3 miliardi e mezzo di Euro). E ora che Bruxelles ha capito che ci siamo spaventati, ha subito raddoppiato la posta. Dombrovsky oggi ha detto "Non basteranno dei ritocchi di facciata, l'Italia deve cambiare sostanzialmente la propria manovra economica."
Dopo lunghe settimane di dibattito animoso e sterile, alimentato da slogan e frasi fatte, finalmente un intervento concreto che cerca di analizzare con logica e razionalità la nostra situazione economica.
Accade ogni tanto che un argomento "forte" parta dalla rete, e diventi così insistente da obbligare i media mainstream ad occuparsene. E' proprio quello che è successo con la storia del franco CFA dell'Africa sub-sahariana. Inizialmente è stato Claudio Messora, tramite Byoblu, a farci conoscere Mohamed Konarè e il movimento panafricanista. In seguito Pandora TV ha rilanciato l'argomento in modo molto efficace.
La storia del franco CFA ha sorpreso un pò tutti, poichè nell'arco di un paio di semplici interviste abbiamo toccato con mano come la Francia continui scandalosamente la sua politica coloniale in Africa, che non avviene più tramite l'occupazione militare, ma tramite la dittatura finanziaria.
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L'industria farmaceutica non ha mai provato un forte desiderio di verificare statisticamente gli eventuali danni da vaccino. Di solito preferiscono affidarsi al sistema di segnalazione da parte dei genitori (si chiama "farmacosorveglianza passiva"). Questo sistema ovviamente è il preferito, da parte delle case farmaceutiche, perchè sanno già che la stragrande maggioranza dei genitori si dimentica di segnalare le reazioni avverse, mentre molti di loro non sanno nemmeno che esiste un sistema per farlo.
Il genitore che vede una reazione avversa nel proprio figlio si preoccupa prima di tutto di correre dal pediatra e di porre rimedio alla condizione di sofferenza del suo bambino. Una scarsissima percentuale si ricorda poi in seguito di segnalare i fatti avvenuti alle autorità sanitarie.
Le cose però cambiano radicalmente se qualcuno - più coscienzioso degli altri - prova invece a perseguire una strategia di farmacovigilanza attiva (per farmacovigilanza attiva si intende il monitoraggio sistematico dei bambini vaccinati, con telefonate di controllo fatte ai genitori nell'arco di un lungo periodo di tempo).
Che arrivasse la bocciatura di Bruxelles lo sapevamo tutti. Il nostro governo non ha fatto nulla per evitarla, visto che ormai da settimane vanno dicendo a voce alta che "della manovra non si cambia una sola riga".
E fin qui la cosa ci può stare. Abbiamo fatto una scelta, ed è giusto difenderla fino in fondo. Soltanto il tempo potrà dire se sia stata una scelta giusta o sbagliata.
Quello che invece risulta più difficile da capire è il tono di strafottenza di Salvini. A cosa serve prendere in giro la commissione europea, dicendo sarcasticamente "ora aspettiamo la lettera di Babbo Natale"?
Perchè una cosa è tirare dritti per la propria strada, dicendo che a noi sembra quella giusta, per cui abbiamo diritto di fare quello che ci sembra più utile per il nostro paese. Un'altra è perculare pubblicamente i burocrati di Bruxelles, provocandoli in modo plateale tramite la stampa e la televisione.
Ora che Salvini e Di Maio hanno lanciato pubblicamente la discussione sui rifiuti (inceneritori vs. riciclaggio), i media mainstream si stanno dando un gran da fare per propagandare la prima soluzione rispetto alla seconda. Tutte le testate più importanti oggi hanno passato la notizia del nuovo termovalorizzatore di Copenhagen, sul cui tetto addirittura ci sarà una pista di sci. Si va quindi ad aggiungere un'idea di purezza della natura a quello che già viene propagandato come metodo efficiente e pulito per liberarsi dei rifiuti. Al riguardo l'Ansa scrive: "Secondo le autorità locali dalla sua ciminiera esce solo vapore acqueo. I filtri trattengono tutte le polveri e i fumi."
A questo punto si pone una domanda: se fosse vero che questi impianti di trasformazione non inquinano minimamente, mentre producono addirittura un surplus energetico (e quindi un vantaggio economico), perchè davvero non farne uno in ogni provincia d'Italia?
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