di Fulvio Grimaldi
Non vi raccontano che a Tripoli succede una Bengasi o una Falluja all'ennesima potenza: i mercenari Nato, comandati da uno dei più efferati terroristi di Al Qaida, Abdul Hakim Belhadj, assassino che ha operato in tutto il Globo per conto della Cia (come sempre Al Qaida, che ne è stata creata e che ne è manovrata), stanno commettendo carneficine, saccheggiano tutto, uccidono a mani legate i combattenti patrioti catturati, massacrano le famiglie nei quartieri delle case popolari costruite da Gheddafi, danno la caccia, come a Misurata e Bengasi, ai libici neri e agli immigrati dei paesi subsahariani. La Nato lo sapeva, la Nato lo voleva. La Nato continua a bombardare Tripoli e la Libia, segno che Gheddafi e i gheddafiani ci sono. E ci restano, scommettiamo?
Lo strumento risolutivo è sempre il terrorismo. Quelli che la Nato ha affidato al comando del suo boss Al Qaida più qualificato, sempre ovviamente al guinzaglio degli squadroni della morte delle forze speciali Nato, sono quelli che a Bengasi e Misurata hanno compiuto efferatezze sataniche che neanche Dante o Hyeronimus Bosch avrebbero potuto immaginare, sono gli invasati decerebrati, ma ben pagati, che per Cia e Mossad e la civiltà occidentale hanno lavorato in Afghanistan, Iraq, Bosnia, Kosovo (c'era pure l'altro fiduciario, Bin Laden), Cecenia, Al Qaida nel Maghreb, Al Qaida nella Penisola Arabica in Yemen, in parallelo terrorista con i fiorellini "nonviolenti" delle rivoluzioni colorate. Sono quelli che, bontà loro, si sono assunti la paternità Cia-Mossad dell'11 settembre e seguenti. Sono dell'Occidente l'arma di distruzione di massa per eccellenza.
Per coprire la sua complicità, anzi il suo rapporto filiale, con Al Qaida, oggi Washington annuncia di aver abbattuto in Pakistan, ...
di Alessandro Pinardi Feletti
La recente scoperta (1994) del sito archeologico di Gobekli Tepe, situato nel Kurdistan meridionale, e’ avvenuta in sordina, come spesso accade per le cose che cambiano veramente la vita e la storia dell’uomo.
Da quanto ci e’ stato insegnato, l’evoluzione umana ha avuto un andamento lineare. I nostri antenati vivevano nelle caverne, sostentandosi con cio’ che raccoglievano e cacciavano, piu’ o meno 6000 anni fa’ nella valle dell’indo hanno iniziato a lavorare la terra, diventando da migranti a stanziali, e da li’ e’ iniziato il lungo viaggio, spargendo la conoscenza su tutto il pianeta, che ha portato l’umanita’ a tutte le meraviglie odierne.
Di indizi di una possibile fallacia di questa teoria e’ (letteralmente) pieno il mondo, ma la stragrande maggioranza di queste prove sono costruzioni in pietra, che ha si il vantaggio di “viaggiare attraverso i tempi”, fornendoci testimonianza dell'avanzato grado di cultura e/o conoscenza dei nostri ante-antenati, ma che ha un limite ben preciso: non la si puo’ datare con precisione.
E cosi’ la “storia, non le fantasie”, ha sempre potuto liquidare questi indizi, riportando le date di costruzione a quando l’evoluzione umana possedeva, almeno parzialmente, gli strumenti e/o il grado di cultura adeguati alla loro complessita’ e difficolta’ di realizzazione.
Da tempo sempre piu’ persone ritengono questi “adattamenti temporali” delle vere e proprie forzature, che sfidano non solo la logica, ma a volte la stessa scienza. Ma per gli archeologi gli indizi, le deduzioni, le intuizioni o le vere e propie anomalie non sono mai state sufficienti ad affrontare una possibile realta' ben diversa da quella da loro costruita. Chi ha visitato di persona Tiwanaku, per esempio, puo’ raccontare l’impressione di estrema vecchiaia che trasmettono i megaliti. Ma la Storia ci dice che prima del 2.000 A.C. non potevano esistere in zona popolazioni con la cultura e le capacita’ sufficienti ad edificare certe meraviglie, e quindi “Tiwanaku ha al massimo 4000 anni di eta’”.
Con Gobelki Tepe, pero', da ora e per sempre cambia tutto. Da oggi, infatti, parlare di civilizzazioni umane di 12000 anni fa …
Attacco alla Libia: anche alcuni Stati arabi vi hanno partecipato, assieme alla "neutrale" Svezia
di Federico Dal Cortivo
La Nato, che ha dispiegato ingenti forze aeree per attaccare la Libia, operazione “Odyssey Dawn”, senza che nel solito stile Atlantico fosse stata consegnata alcuna nota ufficiale al governo di Tripoli, ha richiesto e ottenuto anche la partecipazione di alcuni contingenti aerei arabi, che si sono prestati a fungere da “truppe coloniali” in funzione anti Gheddafi. La cosa non è inusuale: già nella prima Guerra del Golfo, fino ad arrivare alla ventilata possibilità data dall’Arabia Saudita di autorizzare l’aeronautica Israeliana di sorvolare il proprio spazio aereo in un possibile blitz contro l’Iran, stati nel Vicino Oriente, quelli più legati all’Occidente, hanno spesso fornito il loro appoggio, sia logistico sia militare.
Al fianco della coalizione occidentale anche la Svezia, nazione che non fa parte della Nato, pur essendo considerata un alleato di primo piano. Stoccolma ha inviato otto caccia bombardieri Jas-39 Gripen, un rifornitore di carburante C 130 e un controllore dello spazio aereo Saab 340: in tutto sono stati distaccati sulla base statunitense in Italia di Sigonella circa 130 uomini.
All’Operazione Unified Protector si è visto il rischiaramento di aerei del Qatar che già da marzo aveva messo a disposizione sei Mirage 2000 – 5 EDA e 2000 5 DDA, monoposto e biposto, basati a Creta sulla Souda Bay Air Base e Us Navy Support Activity, appoggiati da C 17 per il supporto logistico. Lo stesso Qatar è stato accusato di aver fornito missili controcarro Milan, di fabbricazione franco tedesca, agli insorti.
Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno voluto dare un loro contributo, ...
”Ingannati” è un libro scritto da Alberto Medici, un ingegnere che ha seguito da vicino, per diversi anni, siti di libera informazione come Effedieffe di Maurizio Blondet, Disinformazione di Marcello Pamio, il blog di Paolo Franceschetti e Solange Manfredi, Infowars di Alex Jones, e lo stesso luogocomune (Medici è anche un nostro iscritto). Il libro è particolarmente interessante per una serie di motivi diversi.
Prima di tutto rappresenta un tentativo, a mio parere ben riuscito, di fare una sintesi “trasversale” di tutti i maggiori temi trattati negli scorsi anni dai siti sopracitati. E questo è tutt’altro che poco. Per ottenere questo risultato Medici ha usato il filo conduttore della Grande Menzogna – l’archetipo, si potrebbe dire – unificando così la chiave di lettura di argomenti solo apparentemente diversi come le scie chimiche, il sistema monetario, l’11 settembre, l’assassinio Kennedy, i viaggi lunari, Big Pharma, il Global Warming, le “False Flags” o l’AIDS.
Il secondo aspetto interessante del libro è il continuo inserimento di riferimenti culturali di alto livello, ...
di Riccardo Pizzirani
L’altra sera la BBC ha annunciato con un articolo il programma “9/11 conspiracy theories”. Leggendo l’articolo si notano numerosi errori ed omissioni, che fanno ben intendere quale sarà il tono della trasmissione:
“il trasponder, che fornisce l’esatta posizione dell’aereo, era stato spento o cambiato”
Come sappiamo il trasponder degli aerei è un macchinario che spedisce a terra un segnale (secondario) che comunica altitudine, nome, rotta, e altri dati. Una volta spento il trasponder l’aereo non svanisce, ma rimane visibile sul radar (primario), che ha origine a terra. Quindi l’affermazione è errata e fuorviante.
“le demolizioni controllate sono sempre eseguite dai piani inferiori verso l’alto”
Questa frase lapidaria e assolutista è smentita dalla demolizione controllata delle torri 12-14 rue parent – glacis, a Belfort .
“nessuna prova è mai stata trovata di cariche esplosive nonostante le estese ricerche manuali”
Come chiaramente affermato dal NIST nelle loro FAQ ufficiali (punto 12), il NIST ammette di non aver cercato tracce di esplosivi/incendiari nelle sue investigazioni ufficiali.
“i militari non hanno mai dato ordini alle forze aeree di abbattere voli commerciali di linea”
Come mostrato nel 9/11 Commission Report alle pagine 40-41 nel capitolo intitolato “United 93 e l’ordine di abbattimento” tale ordine è stato dato per ben due volte, dal Vicepresidente Cheney, ...
Lo sviluppo ed il successo di Linux nel mondo dell'informatica è una di quelle vicende che dovrebbe dare molto da riflettere. Ecco un breve video che in occasione del suo ventesimo anniversario ripercorre alcune tappe importanti:
MINOLI DIVENTA INTERNAZIONALE
Minoli anche in FRANCESE
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2a parte: http://www.youtube.com/watch?v=rLqk9Cu4CZY
3a parte: http://www.youtube.com/watch?v=ecgK4j4UPYQ
4a parte: http://www.youtube.com/watch?v=LAGhSGY_DZY
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Come molti sanno, l’altra sera Giovanni Minoli ha dedicato una puntata della trasmissione “La storia siamo noi” all’11 settembre. Lo ha fatto riassumendo per grandi linee i dubbi e le critiche che sono stati portati in tutti questi anni alla versione ufficiale dal Movimento per la Verità sull’11 settembre.
In particolare, Minoli si è basato sull’ultima edizione di Loose Change, il film di Dylan Avery, uscito nel 2009 in forma riveduta e corretta (la prima versione di Loose Change, che spopolò in rete, risale al 2005). Pur senza sbilanciarsi in modo definitivo, con la sua impostazione Minoli ha voluto chiaramente validare i principali dubbi espressi dal Movimento in tutti questi anni.
Apriti cielo! Giusto il tempo di scriverlo, e compariva sul blog di Attivissimo un articolo intitolato “11/9 alla Rai: un'ora di teorie di complotto sconclusionate. E il contraddittorio degli esperti dov'è?” L’articolo, che grondava indignazione da tutti i pori, ...
PARTE SECONDA: gli inganni“Ho la più alta ammirazione per la vostra propaganda. La propaganda in occidente viene portata avanti da esperti che hanno avuto la migliore istruzione del mondo -- in campo pubblicitario -- ed hanno imparato a padroneggiare le sue tecniche con eccezionale maestria e profitto... Le vostre sono sottili e persuasive, le nostre sono crude ed ovvie... Penso che la differenza fondamentale tra i nostri due mondi, rispetto alla propaganda, sia molto semplice.. Voi tendete a credere alla vostra... e noi tendiamo a rifiutare di credere alla nostra.” (Un corrispondente sovietico che ha vissuto cinque anni negli Stati Uniti)
I fatti dell'11 settembre 2001 e le sue conseguenze sono stati sviscerati sotto ogni aspetto; ci sono state analisi politiche, tecniche e scientifiche intraprese da professionisti e da semplici cittadini che in questi anni hanno tentato di portare alla luce la verità su quegli eventi.
Un aspetto forse poco trattato del 911 risulta però essere quello propagandistico. Generalmente si tende a pensare ai fatti che ci hanno raccontato semplicemente in termini di menzogna; solo per fare un esempio, chi non crede alla versione ufficiale dei fatti reputa una bugia (e pure grossolana) il ritrovamento del passaporto quasi intatto di uno dei terroristi che sarebbe scampato a esplosioni, incendi e crolli, per atterrare quasi direttamente nelle mani del poliziotto che lo ha trovato.
Ma perchè crediamo si tratti di una balla? Perchè ovviamente ci sono mille altre cose che non tornano nei fatti del 911: i crolli delle torri, l'enigma del Pentagono e via dicendo. Il passaporto è solo l'ennesima coincidenza fortuita in un impianto che per quanto palesemente assurdo e traballante, continua a dividere o addirittura a disinteressare gli animi.
C'è un motivo per questo; che non può essere ascritto esclusivamente all'assordante silenzio mediatico che sicuramente è stato decisivo nell'opera di insabbiamento e di sottrazione delle informazioni per il pubblico. Abbiamo visto crescere nel tempo schiere di fedelissimi pro e contro la versione ufficiale dei fatti, abbiamo visto nascere etichette che hanno portato a distinzioni sociali, pregiudizi e posizioni fideistiche; viene quindi il sospetto che altre cause, anche di natura psicologica, abbiano contribuito a formare quelle opinioni e quegli atteggiamenti che hanno creato la situazione attuale.
Pochi probabilmente si sono resi conto dell'importanza che ha avuto la propaganda di guerra (Irak/Afghanistan) nell'omologare i pensieri della gente se non nella vera e propria costruzione delle opinioni e delle idee; e non potrebbe essere altrimenti, perchè la caratteristica più importante della moderna propaganda è quella di essere invisibile; poco importa se oggi, tutte le maggiori operazioni propagandistiche sono state scoperte e rivelate perchè uno dei motti dell'esperto in PR è:
“Qualsiasi smentita successiva non conta, l'importante è arrivare primi”.
La maggioranza dell'opinione pubblica infatti non si è indignata, molti nemmeno le conoscono le smentite, ma a tutti sono rimaste impresse le immagini della guerra, la paura, i simboli... Tutte cose che nel tempo hanno creato convinzioni, opinioni, idee.
Questa mattina ho aperto l’e-mail e ho trovato tre persone diverse che mi segnalavano con grande eccitazione questa pagina del sito Stopwarcrimes. L’articolo si intitola “La falsa Piazza Verde di Al-Jazeera”, e sostiene che le immagini dei libici festanti nella Piazza Verde di Tripoli, trasmesse anche da SkyNews, in realtà siano state girate su un set costruito appositamente nel Qatar.
Immediatamente la pressione mi è salita a mille, e ho pensato “I soliti bastardi! Ormai la guerra mediatica è totale”.
A supporto della sua tesi, l’articolo mostra le immagini della (presunta) Piazza Verde trasmesse l’altra sera da Al-Jazeera (foto 1), e le confronta con diverse immagini della vera Piazza Verde (2, 3 e 4), scattate in epoche diverse. (Vedi immagini all’interno).
di Federico Povoleri
Tutti, in modo consapevole o meno, facciamo propaganda, siamo veicoli di propaganda, e viviamo circondati dalla propaganda. Quando sosteniamo una certa tesi al bar, facciamo propaganda. Quando un critico cinematografico scrive bene o male di un film fa propaganda. Quando Adriano Celentano canta “Chi non lavora non fa l’amore” fa propaganda.
Ovviamente il significato di questo termine è molto ampio, e bisogna distinguere fra messaggi veicolati in modo più o meno inconsapevole dagli individui, e quelli concepiti appositamente per modificare la percezione della masse rispetto a certi argomenti di primaria importanza.
La propaganda infatti è ormai diventata una scienza sofisticata che ha trovato la sua massiccia applicazione nelle società democratiche odierne, ed agisce in modo del tutto invisibile.
Ad esempio, il critico o il cantante di cui parlavamo prima, potrebbero essere stati bersaglio di un'operazione di propaganda tesa a influenzare le loro opinioni, ed essendo loro stessi degli Opinion Leader, si tramuteranno automaticamente in veicoli inconsapevoli del messaggio originale, che viene ora trasmesso ad un pubblico più vasto.
Questi aspetti della propaganda che rientrano nelle categorie della propaganda nera o grigia sono inquietanti …
Leggi tutto: Nel 10 anniversario dell’11 settembre