Il nuovo capo della Polizia sarà Antonio Manganelli.
Alle direzione delle carceri andrà Saverio Secondini. Alla Guardia di Finanza Giustino Fiscale. Ai Carabinieri la prima donna nella storia a guidare un corpo armato: Serena Fiammella. Alla sanità avremo Ottavio Cerotto, al tesoro Amleto Borsellino, alle comunicazioni Pietro Missiva, alle ferrovie Settimo Binario, all’agricoltura Felice Lo Pascolo, all’industria Silvio Brugola, al turismo Allegra Bagnante, alle autostrade Giancarlo Traforo, a Bankitalia Fiorino Listampi, agli interni Sergio Domestico, agli esteri Cosmo Polita.
Per non dimenticare il famoso ministro dei trasporti giapponese Fur-Gon-Cìn, che vive immortalato nelle storielle di terza media insieme al campione di tuffi coreano Kifù-Keme-Rusò, ...
di Enrico Sabatino
E’ risaputo quanto sia sempre stata importante per il Potere un’informazione manipolata, un’informazione deviata ad hoc che comportasse poi tutta una serie di conseguenze nella percezione dell’opinione pubblica.
Per esempio, nel 2006 gli omicidi in Italia sono stati 621, un dato sensibilmente inferiore ai 1901 omicidi del 1991; e mentre gli omicidi commessi dalla criminalità organizzata nel 2006 hanno toccato il minimo storico (121), sono aumentati invece quelli originati in ambito familiare o per passioni amorose (192).
Eppure oltre una persona su quattro si sente poco o per niente sicura quando cammina sola al buio la sera nel proprio stesso quartiere.
Quindi la percezione di insicurezza rimane sempre molto forte, grazie soprattutto al martellante e morboso tam tam mediatico sulla cronaca nera che ha annebbiato molte menti tra chi guarda i TG e legge i quotidiani.
Ma nei tempi che viviamo, è proprio la percezione pubblica che assume un’importanza fondamentale in quanto target verso cui indirizzare certa informazione, e in particolar modo se si tratta di informazione di guerra.
In questo ambito la fabbricazione di notizie volte a plasmare l’opinione pubblica ha sempre giocato un ruolo fondamentale...
di Enrico Voccia
La notizia è freschissima: gli inquirenti hanno trovato l'autore della missiva spedita a Lorsignor Bagnasco, contenente tre pallottole e minacce di morte.
Brigatista Rosso? Anarcoinsurrezionalista? Centrosocialista un po' svitato? No. Mitomane allora? Nemmeno.
La realtà è molto più particolare ed inaspettata. Si tratta di un quarantatreenne pregiudicato, del tutto al di fuori di qualunque prospettiva politica di sinistra e/o laica, il quale, finito in carcere dopo la denuncia di una coppia appartenente al suo stesso mondo, ha confezionato la lettera minatoria suddetta, lasciandovi alcune tracce che la facessero risalire alla coppia di cui voleva vendicarsi.
In tutto questo tempo, invece, i media hanno straparlato, per l'episodio in questione, di “terrorismo”, di “gravi minacce” verso Bagnasco, di una “strategia eversiva di ampio respiro” et similia, anche contro le indicazioni degli stessi inquirenti che, a onor del vero, ricordo bene di aver notato che, fin dall'inizio, hanno parlato di un possibile atto di mitomania – anche se, poi, la verità delle cose è risultata essere una terza.
Perché ci interessa quest'episodio? Innanzitutto perché mostra come un'operazione “false flag” sia facilissima da costruire: ...
di Giovanni Giavelli
“So di non sapere. Per questo indago.”
Padre Aldo Bergamaschi
Vorrei che le poche note che seguono fossero intese non come necrologio, bensì come omaggio sincero a un uomo ignoto ai più e, anche per questo, incredibilmente grande.
Padre Aldo Bergamaschi - frate francescano deceduto poco tempo fa - non avrebbe mai potuto salire agli onori delle cronache, né ricoprire cariche “importanti”: una vita, la sua, troppo virtuosa, una cultura sconfinata, un miscuglio di talenti esplosivo per le menti... E’ morto a ottant’anni, come Platone, l’ammirato filosofo della classicità - assieme a Socrate - cui spesso si rifaceva per rafforzare, laicamente, qualunque dei suoi tanti teoremi che prendevano forza dalla lettura consapevole e adulta del Vangelo.
Ebbi l’ardire di adottarlo come padre spirituale (credo si dica così) quando, da ventenne inappagato qual ero, avevo urgente bisogno di riferimenti spirituali e culturali che mi fornissero le chiavi di lettura per le tante incongruenze e contraddizioni di cui la vita è intessuta. Mi ha aiutato a trovare risposta a mille interrogativi, ad amare il più inutile e insieme indispensabile deposito di conoscenze, la filosofia, tra i cui esponenti, remoti, moderni e attuali, si muoveva con sorprendente scioltezza. Ogni ateo consapevole avrebbe trovato in lui l’interlocutore ideale.
Frequenti, eruditi, ma mai pedanti, erano i suoi rimandi ai “fari” della letteratura (su tutti, il Manzoni), della teologia, della scienza. Fedele all’omnia munda mundis, affrontava tutti i temi, compresi quelli che il comune sentire etichetta come scabrosi, ...
Chissà perché, quando la CIA non parla si diventa sospettosi, ma se decide improvvisamente di parlare lo si diventa ancora di più.
Suona infatti curioso l’annuncio dato ieri dal nuovo direttore della CIA, Michael Hayden, di desecretare alcuni fra i più scottanti documenti che riguardano le “operazioni sporche” condotte dalla CIA nel mondo, a partire dagli anni ‘50 ad oggi.
La storia del conflitto morale interno alla CIA - fra un comportamento legale e quello illegale - è lunga quanto quella della CIA stessa: da una parte le esigenze istituzionali di avere un organo che raccolga informazioni utili alla difesa e la protezione della nazione, dall’altra la continua tentazione di usare i sofisticati mezzi a disposizione dei suoi agenti per intervenire in maniera “attiva“ sugli eventi del mondo.
Naturalmente, la sensazione che questa tentazione abbia regolarmente prevalso, nel corso dei decenni, è qualcosa di più di un sospetto, e il documentario che presentiamo lo conferma in pieno. (In coda all’articolo).
Già John Kennedy si era reso conto di avere che fare con un’istituzione, la CIA di Allen Dullas, che metteva continuamente in discussione il primato della presidenza... ,
di Nicoletta Forcheri
Dopo averla fintamente scampata alle trivellazioni in Val di Noto - l'incubo non è finito nonostante il Corriere abbia ipocritamente tirato un sospiro di sollievo in seguito alla lettera di Camilleri - stiamo subendo una vera e propria occupazione delle multinazionali straniere degli idrocarburi. E' così che sono stati concessi, ad esempio, il 26 aprile scorso, tre permessi dalla Regione Toscana, a firma di Fabio Zita, per effettuare esplorazioni e trivellazioni in tre aree del Sud della Toscana a una società la Heritage Petroleum. Quest'ultima è una società fantasma, in quanto non esiste più da febbraio scorso, quando è stata fagocitata da una società australiana che, guarda caso, ha anche cambiato nome per l'occorrenza: la European Gas Limited o EGL, ex Kimberley Oil. Uffici in Australia e a Parigi anche se sul sito c'è scritto Nizza, mentre la fu Heritage Petroleum aveva sede in Australia e a Monaco, presso un fondo d'investimento….
Non è stato facile risalire ai veri destinatari dei permessi, perché apparentemente sono società che amano la segretezza, e niente compare sugli eventuali dipendenti: si parla di queste società solo nei siti specializzati in Borsa e solo quattro nomi figurano, quelli degli amministratori/azionisti, oltre a vari fondi come quello della Citicorp o della Merril Lynch (www.europeangas.com.au).
Dal bollettino ufficiale della regione Toscana n.23 si legge che i permessi riguardano:
1. il permesso "Cinigiano" (564km2): Arcidosso, Roccalbenga, Castel del Piano, Civitella-Paganico, Roccastrada e Cinigiano in provincia di Grosseto, nonché Buonconvento, Murlo, Monticiano, San Giovanni d'Asso e Montalcino, ...
di Giorgio Mattiuzzo
Come abbiamo imparato da tempo, il miglior modo che chi ricopre una posizione di potere ha per tacitare ogni opposizione è criminalizzare l'opposizione stessa, anche la più pacifica. La storia è piena di esempi di questo tipo, da Stalin ad Hitler, dal maccartismo agli anni di piombo. E la storia continua a ripetersi sotto i nostri occhi. Criminalizzare per mettere a tacere. Vediamone un esempio fresco di stampa.
Nella notte tra lunedì e martedì scorso, nel deposito ferroviario di Vicenza, sono andate a fuoco un centinaio di casse destinate alla base americana Ederle, in questi giorni al centro delle cronache cittadine e nazionali per le proteste contro la conversione dell'aeroporto Dal Molin in nuova base operativa per le truppe americane.
La notizia dell'incendio – per il momento – non ha sostanziale rilevanza. Non si trattava di contenitori con armi o materiale pericoloso: le casse erano vuote, a parte una (c'era una lavatrice da buttare). Le indagini sono in corso e, poiché non si conoscono ancora le cause, gli investigatori non dicono niente, affermando che tutte le ipotesi sono al vaglio.
Ma i media non potevano non gettarsi a testa bassa sulla notizia. Il Corriere del Veneto di martedì 20 giugno titola in prima pagina: “Incendio nella base americana”. Interessante notare come sia lo stesso giornale ad informarci che l'incendio è avvenuto allo scalo ferroviario, ...
Il tema del riscaldamento globale sta da tempo incentivando numerose pubblicazioni finalizzate ad informare il pubblico sullo "stato dell'arte" più attuale. E' il caso del recente documentario "Una scomoda verità" di Al Gore, ex vice-presidente degli Stati Uniti d'America: il suo successo, pari all'allarmismo dei suoi contenuti, è ormai tale da averlo eletto a bibbia ambientalista la cui proiezione è caldeggiata addirittura nelle scuole. Più umilmente, anche a casa nostra ci si sta dando da fare: agli inizi di giugno ad esempio è uscito in allegato a la Repubblica un inserto dal titolo tranquillizzante: "Il Pianeta impazzito". Nelle sue 160 pagine si imparano, grazie ad una dettagliatissima panoramica sui vari annessi e connessi ambientali, economici, sociali e tecnologici del cambiamento climatico, tutti i motivi per cui dovremmo seriamente temere per la vita nostra e di milioni di persone nonchè emendare il nostro egoismo rafforzando senza remore il contratto sociale coi nostri governanti così da scongiurare l'incombente minaccia. La serietà dell'inserto d'altronde è fuori discussione: vi compaiono le migliori firme della testata nonchè altri gran nomi quali Jeremy Rifkin, Kofi Annan, lo stesso Al Gore... e pure Leo di Caprio!
Ma cosa accomuna molte di queste produzioni? A parte i toni apocalittici, i dati presentati traggono spunto dalle conclusioni d'un comitato specificamente creato per indagare su cause ed effetti del riscaldamento globale: l'IPCC [1]. Fondato nel 1988 su mandato dell'ONU [2], esso s'incarica di scremare dal fitto bosco delle pubblicazioni scientifiche quelle più utili, attendibili e pertinenti al fine di produrre istantanee semplici ma dettagliate della situazione climatica. Come si legge nelle pagine del sito:
"L'IPCC non effettua alcuna ricerca nè monitora i dati relativi al clima od altro parametro rilevante. Basa le sue stime principalmente su pubblicazioni approvate ...
Aggiornamento: nei commenti la risposta di John Battista (v. "Redazione")
Inizia con la lettera inviata ieri dal sottoscritto al Signor John Battista, segretario provinciale del SAP di Bari (Sindacato Autonomo Polizia), con c/c al segretario nazionale dello stesso SAP, Dott. Nicola Tanzi, e prosegue con l'articolo di replica a cui fa riferimento la lettera medesima.
°°°
Egregio Sig. Battista, ritengo che nei documenti intitolati "relazione" e "slides", da lei presentati di recente all'interno del Convegno "Per non dimenticare", e messi successivamente in rete, lei abbia dato una visione completamente falsata delle attività e delle intenzioni del sito di cui sono responsabile, luogocomune.net.
Tale visione tende purtroppo a dipingere il mio comportamento ai limiti della legalità, e questo non corrisponde in alcun modo alla realtà.
E' vero che il sito non viene mai citato per nome, ma è altrettanto vero che basta prendere uno qualunque degli estratti da lei utilizzati nella presentazione per risalire velocemente alla fonte. Nel pubblicare tali estratti, fra l'altro, lei ha violato le disposizioni relative al copyright che sono chiaramente esposte nella nostra pagina "per scrivere su luogocomune", ove si legge: "Salvo diverse indicazioni, tutti i materiali pubblicati su luogocomune sono liberamente riproducibili in rete, purchè: siano pubblicati per intero / rimangano inalterati nel testo come nell'impaginazione / includano il titolo e la firma dell'autore / siano accompagnati da un link, chiaramente visibile, a luogocomune.net."
Tutto ciò non è avvenuto.
In ogni caso, il fatto grave rimane il suo chiaro intento diffamatorio nei miei confronti, nel quale si può certamente ipotizzare un reato di calunnia. Questa non è la prima volta che ciò accade, ...
I video del Pentagono mostrano un Boeing 757? Due modelli a confronto
Mentre dei due aerei che hanno colpito le torri gemelle vi sono innumerevoli filmati, per quanto riguarda il Pentagono le cose stanno diversamente. Gli unici filmati messi a disposizione del pubblico, che mostrano il punto di impatto, sono infatti quelli rilasciati ufficialmente circa un anno fa dal Dipartimento della Difesa e che, secondo i commentatori, avrebbero dovuto "mettere a tacere le teorie della cospirazione su quanto era successo al Pentagono".
In un certo senso è stato così: i video, benché ufficiali, non vengono infatti utilizzati dai "teorici della cospirazione ufficiale" nelle loro "ipotesi di ricostruzione" dell'accaduto e sebbene le televisioni li avessero trasmessi con la didascalia "Ecco il volo 77 che colpisce il Pentagono", di un Boeing 757, nei filmati, non c'è nemmeno l'ombra.
Nelle settimane e nei mesi seguenti sono spuntati come funghi numerosi studi amatoriali sui due filmati ma in particolare concentreremo l'attenzione su due analisi effettuate da esperti nel campo dell'audio/video e della computer grafica, ovvero gli studi di Mike Wilson e di Pier Paolo Murru.
Nicola Calipari continua a morire. La prima volta è stato ucciso in Iraq, da proiettili alleati (dire “fuoco amico” sarebbe troppo offensivo per chiunque). La seconda volta è stato ucciso quando nessuno fra i nostri governanti ha saputo imporre agli Stati Uniti una seria presa di responsabilità, con un riconoscimento di colpa che era palesemente dovuto. E ieri è morto per la terza volta, con la notizia, peraltro già scontata, che il Dipartimento della Difesa USA (Pentagono) si rifiuta di comparire come responsabile civile nel processo contro Mario Lozano, il soldato americano che ha sparato a Calipari.
Il suo avvocato difensore, Alberto Biffani, ha detto che "il rifiuto del Dipartimento della Difesa Usa ad essere presente come responsabile civile nel processo non avrà per noi alcuna conseguenza", aggiungendo che "se la motivazione con la quale il Dipartimento ha rifiutato la citazione è che, essendo uno 'Stato sovrano', non possono essere processati, è una motivazione che trova riscontro anche nelle decisioni della Corte europea per i diritti dell'uomo".
Anche l'avvocato Franco Coppi, legale di parte civile di Rosa Calipari, dichiara "nessuna meraviglia per la decisione del Dipartimento della Difesa americano che ritiene di non poter essere citato come responsabile civile nel processo".
E allora? Chi paga per la morte di Calipari? Nessuno, a quanto pare, e non basta certo la soddisfazione ...
Leggi tutto: Omen nomen