"L'attuale creazione di denaro dal nulla
operata dal sistema
bancario è identica alla creazione di moneta da parte di
falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne
traggono profitto" (Maurice Allais, Nobel per l'Economia)
Con la
fine della convertibilità aurea
si è manifestata la natura sociale della moneta: poichè
siamo noi cittadini - con l'accettazione - a dare valore ad essa,
dobbiamo essere noi, dal basso, a controllarne l'emissione e la
gestione. Vogliamo raccogliere tutte le proposte operative che vadano
nella direzione di una riforma monetaria: monete alternative, azioni
legali, proposte politiche.
Ci appelliamo in particolare a tutti coloro
che già si occupano di monete
locali, riforma monetaria, sovranità monetaria
e signoraggio: è giunto il momento di fare il punto
della situazione italiana e dare vita...
INTIFADA ALLA PUMMAROLA
Mentre tutti cercano di tirare acqua al proprio mulino, cavalcando in maniera ignobile la morte dell'elicotterista italiano in Iraq, ci si dimentica che nel solo mese di Gennaio i morti nel napoletano, a causa della faida camorristica, sono arrivati al doppio dei soldati italiani uccisi in Iraq nei quasi due anni di guerra: una quarantina, contro venti.
Ma forse, appunto, ai morti di malavita noi siamo molto più abituati. Quello a cui non eravamo abituati ad assistere è una vera e propria rivolta popolare contro le forze dell'ordine, come è accaduto ieri a Secondigliano, in occasione dell'arresto del figlio del boss Di Lauro. Qualcosa del genere era già successo un mese fa, sempre lì vicino.
Che cosa significa questo? Perchè mai dei cittadini di una repubblica democratica dovrebbero improvvisamente rivoltarsi ...
NAPOLI INVIVIBILE
di Tina Buonocore
Da un po’ di tempo a questa parte, la città partenopea sembra essersi svegliata, ma non in positivo, come tutti vorremmo. Le strade sono diventate teatro quotidiano di guerre fra clan rivali, che si combattono per il controllo del territorio e delle attività illegali.
Non che tutto ciò sia nuovo, ma adesso la situazione è diventata insostenibile: polizia nelle vie, paura costante che un colpo di pistola possa uccidere qualche innocente, coprifuoco quando comincia a far buio, rapine, violenze. No, non stiamo parlando di un film, ma di Napoli nel 2005, dove ancora esistono “famiglie” ...
UN MORTO DI TROPPO
Fra le fila dell'esercito americano muoiono mediamente una ventina di soldati alla settimana, e ormai i media nazionali non ci fanno più caso. Fra il silenzio complice della destra repubblicana, che conta soltanto i barili di petrolio recuperati ogni giorno che passa, e la vuota retorica commemorativa della sinistra liberal, che recita ogni sera in TV in nomi dei morti sul campo in un penoso rosario ipocrita, i marines che non torneranno piu a casa sono diventati ormai delle cifre statistiche che lasciano il tempo che trovano.
Ne muore invece uno solo dei nostri, e l'Italia si ricorda di colpo di essere in guerra, abbandona il desco congiunto del festino perenne, e si spacca rumorosamente in due, anche se nella confusione della recita improvvisata si ritrova a ruoli invertiti: da una parte la vuota retorica della destra "patriottica", che inneggia all'eroismo, al senso del dovere e ai valori della democrazia, ...
PAESE CHE VAI, DEMOCRAZIA CHE TROVI
Oggi è la festa della democrazia globale. Oggi il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, democraticamente eletto secondo il supremo principio della Costituzione "one person, one vote", è stato insediato alla Casa Bianca per un altro quadriennio di pace e di prosperità nel mondo.
E come chiave del suo discorso inaugurale, il Presidente ha giustamente scelto di ricalcare i termini di quella che è stata la caratteristica vincente del suo primo quadriennio: "combattere e debellare la tirannia nel mondo". La ricetta, ormai la conosciamo, è relativamente semplice: abbattere i tiranni, instaurare la democrazia.
Una prova evidente del successo di questa formula l'abbiamo avuta oggi in Afghanistan, dove un potente ...
FIRE DEPARTMENT - FRATELLI DI SANGUE
Ieri sera ho portato la mia macchina dal meccanico. Quando sono arrivato (vivo in una città degli Stati Uniti), c'era parcheggiata fuori, fra le altre auto in riparazione, un'ambulanza del locale Fire Departement, il Corpo dei Pompieri. Nell'ufficio c'era un pompiere, vestito in divisa "civile" (molto simile a quella dei poliziotti), che stava pagando il conto. Mentre la sua radio, appesa alla cintura, gracchiava comunicazioni di servizio, ho notato sulla spalla il distintivo rosso e oro della sua unità che luccicava con orgoglio, e mi è venuto istintivo dire: "Fire Department, i veri eroi di oggi! Gli unici che rischiano la vita per gli altri senza guadagnare una lira". Il pompiere, senza alzare gli occhi dalla fattura che stava firmando, ha annuito con la testa e ha risposto "Puoi ben dirlo, amico".
Poi si è tirato su, e mi ha guardato dritto in faccia. Era un nero alto quasi due metri, con gli occhi scuri e pungenti e col sorriso largo quanto la mascella. A quel punto non ho saputo resistere: "E' vero quello che ho letto da qualche parte - gli ho chiesto - che i "fratelli" di New York non avevano le radio adatte per lavorare in edifici così alti,
UNA LEGGE PER TUTTE LE LEGGI
Nella discussione seguita all'articolo "Ideali, non ideologie", qualcuno ha posto la famosa "domanda da un milione di dollari": ideali sì, ma quali? Facile infatti concepire un mondo in cui si agisca solo in base a principi assoluti, ben più difficile indicare questi principi con nome e cognome. Definisci "fratellanza", se ci riesci. Oppure "giustizia".
Forse allora la soluzione sta non nell'elencare a monte una determinata serie di principi ideali, ma nel ridurre le nostre leggi talmente al minimo da imporre a questi ideali di venire fuori per forza, di definirsi da soli, di cristallizzarsi per effetto delle azioni umane, invece di essere loro a guidarle. Una specie di "omeopatia morale", che responsabilizzi l'individuo e lo obblighi a scoprire da solo, di volta in volta, la cura migliore per ogni caso specifico.
Come riuscirci? Proviamo ad immaginare un "Codice civile e penale unificato", in cui l'unica regola rimasta, per tutti e per tutto, indistintamente, …
ATTENTI ALLA BOMBA GAY
Se questo è quello che è scappato, dei "segretissimi" progetti del Pentagono per sviluppare cosiddetti "non-lethal weapons" (armi non-letali), chissà cosa bolle in pentola di cui non sappiamo o non sapremo mai niente. Negli USA sta facendo il giro dei telegiornali mattutini la notizia che fosse allo studio una bomba a base chimica, la cui esplosione avrebbe liberato nell'aria effluvi capaci di trasformare un intero esercito di cattivissimi in un'orda assatanata di omosessuali, dediti a rincorrersi l'un l'altro nelle trincee ed accampamenti nemici. Make love not war 2, la vendetta.
Il Pentagono ha subito smentito che la cosa fossa stata ...
E IL SETTIMO GIORNO CI RIPENSO'
E durata solo una settimana l'illusione - almeno per chi ci aveva creduto - di vedere un cambiamento nel tormentato braccio di ferro fra palestinesi e israeliani, in seguito all'uscita di scena di Arafat.
Additato come un paria politico ormai anche dai paracarri, il tignoso leader palestinese aveva voluto restare in sella fino all'ultimo, prolungando di qualche anno un'agonia politica che era chiaramente iniziata con il fallimento degli accordi con Ekud Barak.
Il mondo non saprà mai con precisione che cosa davvero fosse stato offerto ad Arafat in quel frangente, ma di sicuro sappiamo ...
UN ALTRO GRADO DI TERRORISMO
di Stefano Serafini
Bisognerebbe prima di tutto chiarire un equivoco, collegato a quello dell'uso invalso della parola "terrorismo". "Terrorista" è per definizione chi opera con il fine di terrorizzare, destare sconcerto nell'opinione pubblica, ad es. colpendo indiscriminatamente civili inermi (la strage di Piazza Fontana, la strage dell'Italicus, le bombe al Velabro e a S. Giovanni a Roma). Non è terrorista, ma mero criminale, guerrigliero o nemico, chi usa violenza contro un obiettivo dichiarato e identificabile (non sono atti di terrorismo il rapimento e l'uccisione di Moro da parte delle BR che è un assassinio politico, né la strage di Nassirya che è un atto di guerra).
E' evidente quanto sia strumentale l'abuso della parola "terrorismo" da parte delle amministrazioni occidentali e dei loro media per stigmatizzare i propri nemici. Prima dell' 11 Settembre, la soldataglia cecena era chiamata dal New York Times
La fatidica frase Bush l'aveva pronunciata quando la guerra in Iraq
sembrava finita, il paese domato, e la democrazia a cui lui teneva
così tanto pareva finalmente a portata di mano. O così
almeno sembrava. Si era nell'estate del 2003, e qualcuno sollevò
l'obiezione che una "piccola" parte della popolazione potesse non voler
accettare così supinamente il dominio straniero. Al che Bush
aveva risposto spavaldo "Bring 'em
on!", che si facciano avanti. E' una espressione classica dei
film d'azione, in cui l'eroe coraggioso sfida i nemici a uscire allo
scoperto, tanto sa benissimo che la sceneggiatura sarà molto
generosa con lui.
Con due piccole differenze: in guerra non c'era Bush, ma i suoi
soldati, e l'Iraq, ovviamente, non è un film. E così
quella frase gli è rimasta sul gobbo, appesantendosi man mano
che il numero dei morti americani aumentava, ed è andata a fare il
paio con l'altro scivolone presidenziale, il famoso striscione "Mission accomplished" sulla
portaerei, che risale a poco tempo prima.
Mentre nella realtà oggi l'Iraq è un paese allo sbando,
sull'orlo della guerra civile, che dovrà pagare per lunghissimi
anni
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