UN’IPOTESI NEMMENO TANTO BIZZARRA
(A proposito dell'attacco subito dal sito)
Se io fossi il governo americano.
Se il sito fosse la nostra nazione.
Se voi (utenti e iscritti) foste i cittadini.
Se io ora invocassi leggi speciali contro gli hacker.
Se queste leggi speciali mi permettessero di colpo di controllare le vostre comunicazioni, entrare nel vostro computer (abitazioni) e frugare da cima a fondo senza nemmeno avvisarvi, censurare quello che scrivete, minacciarvi di espulsione dal paese, additarvi come paria se non vi uniformate al consenso della massa.
Se, sull' "onda emotiva", io ottenessi l'approvazione per andare a far guerra ai "siti canaglia" e portarmi a casa tutti i loro lettori ....
Non vi verrebbe almeno il dubbio che potrei anche essermelo fatto da solo?
In fondo, di fronte a tutti questi vantaggi, cosa sono due notti di sonno e una decina di articoli gettati al vento? C'è qualcuno così certo da voler dire "No, non è possibile. Lui non si cancellerebbe mai i suoi preziosi articoli"? Se poi mi rifaccio pure il sito nuovo a spese dell'assicurazione, che avevo casualmente rinnovato una settimana prima (le Torri mica le paga Silverstein, le pagano comunque i cittadini, fottuti e gabbati)....
M.M.
(Non c'è articolo, ma qui potete commentare)
DOPO L'ATTACCO SUBITO: Tutti i commenti agli articoli fra il 5 e il 10 di Luglio sono andati persi. Gli articoli invece stanno venendo ricaricati, con le letture che ripartiranno da 0.
Coloro che si erano iscritti fra quelle date dovrebbero procedere a nuova iscrizione.
Il sito è rimasto azzoppato, e probabilmente questo anticiperà il già previsto passaggio ad un sistema più evoluto. Nel frattempo, cercate se possibile di limitare l'uso alle funzioni essenziali (letture, commenti, messaggi personali). Chi trovasse malfunzioni è pregato di segnalarle a "Redazione" (messaggio personale) oppure a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (e-mail).
“IL MESTIERE DI GIORNALISTA È QUELLO DI UCCIDERE LA VERITÀ”
John Swinton, The New York Times
Durante il brindisi d’addio al prestigioso New York Press Club, John Swinton, lo storico redattore capo del New York Times, fece questa disarmante dichiarazione:
"There is no such thing, at this date of the world's history, as an independent press. You know it and I know it. There is not one of you who dares to write your honest opinions, and if you did, you know beforehand that it would never appear in print.
Non esiste al mondo, in tutta la storia fino ad oggi, qualcosa che si possa definire giornalismo indipendente. Questo lo sapete voi e lo so anch’io. Non c’è uno solo di voi che osi esprimere con sincerità le proprie opinioni, perchè sapete già in anticipo che se lo faceste, non comparirebbero mai sulla carta stampata.
I am paid weekly for keeping my honest opinions out of the paper I am connected with. Others of you...
In anticipazione della full-immersion 11 Settembre che, garantisco, su
questo sito avverrà, al momento giusto e con la giusta risonanza
(siamo ancora in pochi), propongo agli iscritti una specie di sondaggio
iniziale, che può anche valere come interessante lettura
statistica. Qualunque sa la risposta che darete, potrà
naturalmente essere cambiata in qualsiasi momento. (In fondo, siamo
tutti qui per questo).
L’11 Settembre ormai divide le persone
in maniera tale che lo si può considerare una sorta di nuova
barriera “religiosa”. Tu a che confessione appartieni?
A) Credente convinto (figuriamoci se se lo sono fatto da soli. Il mondo è pieno di gente che vede cospirazioni dappertutto) B) Credente con riserva (credo alla versione ufficiale, ma vi riconosco notevoli lacune) C) Scettico (vorrei tanto crederci, ma la storia mi insegna diversamente) D) Agnostico (non ho le idee chiare, nè la cosa mi interessa più di tanto) (continua...)
IL MALE E LA CURA
Una fulminante battuta di Karl Krauss, contemporaneo di Freud, sintetizzava qualcosa che va ben oltre una gustosa critica all’allora scienza nascente: “La psicanalisi è una malattia travestita da cura”.
Questa curiosa ambivalenza, che anche un convinto difensore della psicanalisi non vorrebbe negare, sembra essere un vero e proprio marchio di fabbrica di tutta la nostra cultura occidentale: creare il problema, per poi risolverlo.
Abbiamo distrutto la Serbia, per poi arrivare pieni di offerte e di buona volontà per ricostruirla da cima a fondo. Lo stesso stiamo facendo in Iraq, poichè anche lì, qualunque sia l’esito finale, avranno bisogno di noi per rimettersi in piedi.
Indeboliamo il sistema immunitario di intere generazioni, con scellerate (ma lucrosissime) vaccinazioni a tappeto, per poi dover spendere almeno altrettanto...
02.07.04 - In un tribunale istituito interamente dagli americani,
riconosciuto solo dagli americani, in presenza di soli giornalisti
americani, e con le immagini TV che prima di essere diffuse nel mondo
hanno passato la censura dell’esercito americano, ha avuto inizio il
primo processo iracheno, condotto dal libero popolo iracheno, nel
nuovo, libero e sovrano stato dell’Iraq.
Sarà forse il trovarsi davanti a questa mostruosità fatta
di arroganza, cecità ed ipocrisia insieme, ma alla fine quando
ho visto la faccia barbuta e l’occhio acuto del vecchio leone
detronizzato ho provato simpatia per lui. Chessò – ho pensato –
almeno lui è sincero.
In fondo, se ci sono persone a Washington che si credono nel giusto
invadendo paesi sovrani, ammazzando civili senza rimorso, ed arraffando
senza troppi complimenti tutto quello che gli serve (e scartando con
altrettanto disdegno tutto quello che non gli serve più), non
vedo perchè non debba ritenersi nel giusto - dal suo
personalissimo punto di vista - anche uno come Saddam,
indipendentemente da quello che in realtà abbia fatto nei
confronti dei suoi cittadini.
Mi rendo conto che voler giustificare un dittatore ...
DO YOU KNOW JANJAWEED?
Il primo che vedrà comparire per tre volte su un giornale questa parola - Janjaweed - o la sentirà pronunciare tre volte da qualche emittente di governo, saprà con certezza che è il Sudan la prossima pedina nell’infinita partita a scacchi col mondo che sta alla base del progetto neocons americano.
Janjaweed sono i miliziani arabi (sudanesi) che terrorizzano, violentano ed uccidono sistematicamente le popolazione nere (sudanesi) di Durfur, lungo il confine con il Chad, con silenzioso benestare del governo di Kartoum.
Non solo quindi i Janjaweed saranno probabilmente i nuovi cattivi dei nostri telegiornali estivi, ma è il governo stesso del Sudan che potrà entrare presto nel mirino di Washington, “se non si sbriga a mettere sotto controllo questi miliziani che violano sistematicamente i diritti umani”. L’ha detto Powell, ieri a Kartoum.
Ovvero – tanto ormai certi passaggi possiamo permetterci di saltarli – come potenziale riserva di petrolio il Sudan comincia a diventare una appetibile alternativa ...