21.06.04 - Per ben due volte, nel corso degli ultimi 12 mesi, le alte
corti di due fra i maggiori esportatori di democrazia, Stati Uniti e
Italia, hanno dovuto ricorrere a indecorosi “trucchi del mestiere”, pur
di non cedere di fronte a richieste tanto legittime da parte dei loro
cittadini quanto scomode per i loro governanti.
In Italia, il cittadino e padre di famiglia Adel Smith ha protestato
contro la presenza nelle scuole pubbliche del simbolo di una certa
religione, che pure essendo quella professata dalla grande maggioranza
della nazione, non era purtroppo la sua. E vista la separazione
costituzionale fra Stato e Chiesa, implementata dalla revisione al
Concordato del 1984, ha avanzato la legittima richiesta di vedere o il
simbolo di quella religione rimosso, oppure quello della sua aggiunto
accanto ad esso. E seppur il giudizio in primo grado gli fosse stato
necessariamente favorevole, alla fine dell’iter giudiziario il signor
Smith se ne è tornato a casa ...
CATTURATO IN NORD-ITALIA IL NUMERO UNO DELLA CELLULA GFAQLL
21.06.04 - La notizia non è ancora confermata dalla questura di
Pavia, ma pare che nei dintorni di Vigevano una squadra di agenti
della antiterrorismo abbia arrestato questa notte Abu Al-Abdani, capo
della cellula GFAQLL in Nord-Italia (collegata ad Al-Queda), e
ricercato da anni per l’attentato del 2002 in cui un aereo da turismo
si schiantò nelle vetrate del grattacielo Pirelli a Milano.
Morirono 4 persone, e altre 21, che quella sera si erano attardate al
lavoro, rimasero in preda al panico per svariati minuti. Pare che
Al-Abdani si fosse travestito da contrabbandiere svizzero, riuscendo
così ad ingannare...
20.06.04 - E' dal lontano 1902, anno in cui Abd-al-Aziz
Bin-Abd-al-Rahman Bin-Faysal Bin-Turki Bin-Abdallah Bin-Muhammad Al
Sa'ud, detto anche Ibn Sa'ud (per fortuna), riconquistò il
potere agli ottomani, che la famiglia Sa'ud regna incontrastata in quel
d'Arabia (Saudita, ovviamente). Ma a partire dal 1938, anno in cui fu
scoperto il petrolio, fu una società americana, la Aramco, ad
aggiudicarsi il diritto di estrarlo e venderlo nel mondo. E se solo nel
1972 l'Arabia riuscì a strappare il 20 per cento di quella
compagnia ai petrolieri americani, nel 1980 ha potuto finalmente
vantare con orgoglio la proprietà completa della Aramco stessa.
E mentre dopo l'11 di Settembre tutti si affrettavano in Afghanistan,
per punire il malefico Osama che ci aveva buttato giù le
torri più belle, pochi si accorgevano che ben quindici dei
dicciannove
presunti dirottatori venivano indicati dall'FBI come cittadini sauditi.
Nonostante quindi si sia andati a prendere la rincorsa fino quasi in
Mongolia, con lunga sosta a Baghdad sulla via del ritorno, non
c'è da stupirsi se alla fine la partita è tornata nella
sua sede più naturale fin dall'inizio, cioè appunto
l'Arabia Saudita.
Due settimane fa gli attentati di Kobar, con
il cuoco italiano che ci è andato di mezzo, poi il giornalista
della BBC assassinato per strada (il suo collega non è ancora
fuori pericolo), e adesso la decapitazione (ci si dice, ma del corpo,
come ormai d'abitudine, nemmeno l'ombra) dell'americano Paul Johnson.
Di questo ultimo caso, è interessante cercare di leggere fra le righe del comunicato che stranamente, in
nome della famiglia di Johnson, è stato letto ai giornalisti
direttamente da un agente FBI:
La Moratti ha legittimato il rientro dell’educazione cattolica nella scuola di stato.
19.06.04 - Visto dagli Stati Uniti, dove la guerra
evoluzionismo-creazionismo è da anni sulle prima pagine, si
potrebbe dire all’Italia “Welcome to the Club”, benvenuti fra noi. Come
tutte le altre cose “brutte” che il neo-conservatism ci ha infatti
portato, il ritorno di fiamma della chiesa – protestante negli States,
cattolica in Italia – fa la parte del leone nell’infausto pacco dono. E
con la recente firma, fra il ministro Moratti ed il cardinale Ruini,
dell’ accordo che va sotto il nome di “Obiettivi specifici di
apprendimento per l’insegnamento della religione cattolica per la
scuola secondaria di primo grado”, si è di fatto sancito –al di
là dei fumosi giri di parole - il rientro nelle scuole statali
dell’educazione cattolica.
Furio Colombo ha lanciato dalle pagine dell’Unità un grido di
allarme tanto disperato quanto insufficiente, visto che praticamente
tutto il resto dei media nazionali ha volto lo sguardo altrove, pur di
non dover prendere posizione contro questa nuova grave violazione della
nostra costituzione (“Art. 7 - Lo Stato e la Chiesa cattolica sono,
ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”).
E di questo splendido regalo possiamo ringraziare anche la nostra
“sinistra” (ormai d’obbligo le virgolette), che non si è
certo ammazzata in estenuanti...
Michael Moore la prima battaglia l’ha vinta. O meglio, la penultima,
dopo la Palma d’Oro di Cannes, in questa sua lunga guerra personale
contro Bush, che si concluderà solo con le elezioni
presidenziali di novembre: una solida e rispettata casa di
distribuzione, la Lion’s Gate, ha deciso di sfidare l’intero
establishment conservatore americano, ed ha impegnato 10 milioni di
dollari per lanciare il suo film-documentario, Fahrenheit 9/11.
Dieci milioni sono noccioline, in realtà, quando un blockbuster
di Hollywood ne richiede almeno una quarantina per un lanciamento
decente (non dimentichiamo che stiamo parlando di 50 stati, dopotutto),
ma sarà sufficiente a garantire a Moore l’uscita contemporanea
in 500 sale, prevista per il prossimo week-end del 25 giugno. Non ci
sarà quindi il temuto effetto-soffocamento, ma anzi, come
avevamo previsto parlando della Palma d’Oro, è stato il dio
dollaro a dettare alla fine le regole della partita: il film a questo
punto rischia di portarsi a casa venti milioni di dollari come minimo,
cioè il doppio di quello che ha incassato fino ad oggi il
precedente documentario di Moore, Bowling at Columbine, che vinse
l’Oscar l’anno scorso. A parte i soldi comunque, il film dovrebbe
riuscire anche a lasciare il suo bel segno politico, almeno a giudicare
dal trailer (link in coda): persino la Fox News – la catena TV del
magnate Murdoch, dichiaratamente pro-Bush...
17.06.04- I repubblicani di una certa categoria devono già
nascere con il gene della rapacità modificato in partenza,
perchè non è possibile raggiungerne certi livelli
nell’arco di una sola esistenza umana. E’ pronta per andare in onda una
campagna pubblicitaria, a favore di Bush, finanziata da una lobby che
si chiama – che altro? – “The Club of Growth”, il club della “crescita”
(che non credo sia riferito all’altezza fisica), basata su un pacchiano
tentativo di approfittare della recente ondata emotiva per la morte di
Reagan, accostandogli Bush nella grandiose capacità di leader a
livello mondiale.
Nel paese delle libertà infinite, infatti, chiunque può
decidere di buttare mezzo milione di dollari in una campagna a favore
di chi vuole, senza nemmeno doversi consultare – almeno ufficialmente -
con lo staff del candidato in questione. Ma siccome l’America è
anche il paese dell’ipocrisia infinita, questo significa che un “amico”
qualunque può farti il favore di produrre la campagna
pubblicitaria più lurida del mondo, permettendoti poi di
dissociartene “sdegnato”, non appena questa abbia raggiunto tutto il
pubblico che doveva raggiungere. (Un’episodio simile era successo
proprio 4 anni fa, quando si scoprì che in uno dei mille spot
pro-Bush, finanziato da un gruppo di soliti ignoti, comparivano dei
messaggi subliminali ...
16.06.04 - Le ultime rivelazioni che trapelano dal rapporto della commisione 9/11 in chiusura, cominciano ad avere qualcosa di metafisico. Non solo avevamo quattro angeli del male che vengono buttati fuori a calci dalle scuole di volo dei Cessna monomotore, in Florida, solo per saltare su un 757 da cento tonnellate che non hanno mai visto da vicino, fargli fare un carpiato di 270 gradi sopra la Casa Bianca, zigzagare alla Gustav Thoeni fra una miriade di pali della luce antistanti il Pentagono, ed infilarsi in perfetta orizzontale in una parete alta 16 metri, con un aereo alto 14, senza per questo disturbare una sola lumaca sul prato antistante, ma adesso veniamo anche a sapere che il buon Mohammed Atta aveva discusso coi suoi compari l’eventualità di mancare il proprio bersaglio (capita anche ai migliori, ogni tanto).
Ce lo rivela Nonsoneanche Piùchi, nel rendere pubblici i verbali dell’interrogatorio di Nonsonemmeno Seesiste, ...
LE CELLULE ADDORMENTATE COLPISCONO BUSH ALLA SPROVVISTA
Ma non sono quelle di Al-Queda
16.06.04 - Ormai potremmo definirla “la maledizione del boomerang”:
tutto ciò che i vari leader neo-cons nel mondo fanno per cercare
di tenere in piedi le loro bugie, prima o poi gli ritorna sulla nuca,
facendo il doppio del male che intendevano infliggere all’avversario.
Prendiamo la recente morte di Reagan, con tutto quello che è
avvenuto intorno a questa. Per un’intera settimana i media hanno
martellato la popolazione con immagini di repertorio, celebrazioni,
ricordi, eulogie, commemorazioni, spezzoni di film, salatini e bibite
ghiacciate. Insomma, sembrava che fosse morto di nuovo George
Washington in persona, ed alla squadra di Bush, che non vedeva l’ora di
tirare il fiato dopo intere settimane passate a parare colpi da tutte
le parti, non è sembrato vero poter cavalcare questo momento di
pausa emotiva, di targa schiettamente repubblicana. E a furia di
evocare anche quello che non è mai successo, la sceneggiata
mediatica ha finito per commuovere anche il più duro dei
democratici, con Bush che compariva dappertutto, apprezzando lodando e
ricordando Reagan come se l’avesse inventato lui in persona. Nel
contempo, si notava la scomparsa totale dagli schermi di John Kerry,
che fino al giorno prima aveva contribuito in prima fila a sparare
bordate impietose contro il presidente in carica.
Tutto questo si rifletteva in un violento balzo in avanti di Bush nei
sondaggi, nei quali raggiungeva un virtuale pareggio con Kerry, dopo
essere stato sotto di oltre 10 punti non più di una settimana
prima.
Ma a questo punto il boomerang esaurisce la sua missione, e inizia
silenziosamente il suo viaggio di ritorno...
Leggi tutto: n. 2