Ormai è certo, tutti i passeggeri dell’elicottero precipitato in Iran sono morti. Fra loro c’era anche il presidente della nazione, Raisi.
Le cause ufficiali sono quelle di un incidente dovuto al maltempo, ma in questi casi diventa difficile non sospettare un sabotaggio. Raisi infatti si era appena reso protagonista di un gesto clamoroso, quando non più di 20 giorni fa aveva ordinato un attacco (simbolico-ma-mica-tanto) contro Israele.
Per la prima volta nella storia l’Iran aveva attaccato direttamente Israele, con circa trecento razzi, missili e droni caduti sul territorio sionista. E per quanto questo attacco fosse stato giustificato dal precedente attacco israeliano all’ambasciata iraniana in Siria, il colpo psicologico sulla popolazione si era sentito chiaramente in tutta Israele.
Il primo ministro slovacco Robert Fico, gravemente ferito mercoledì in un attacco a colpi di arma da fuoco, un mese fa aveva previsto che sarebbe stato oggetto di un attentato.
"I politici del governo sono oggetto di urla oscene nelle strade ed è solo questione di tempo prima che questa frustrazione, alimentata così intensamente dai [media] Denník N, SME o Aktuality, si trasformi nell'assassinio di un importante politico del governo. E non esagero di un millimetro", ha dichiarato Fico il 10 aprile in un video pubblicato sui suoi social media.
di Bet17
I media mainstream accusano sistematicamente la Russia di interferire, in modo più o meno diretto, nelle elezioni dei Paesi Occidentali. A volte si parla di hacker russi, altre volte di attivisti sconosciuti o addirittura del governo russo stesso che si intrometterebbe nelle elezioni democratiche dei Paesi Occidentali. Il problema è che i politici e gli opinionisti occidentali non possono criticare in modo credibile le interferenze russe nelle elezioni straniere senza riconoscere che anche gli Stati Uniti hanno le "mani sporche"... cento volte di più.
Fra Putin e Zelensky, l’uomo più pericoloso di tutti è Macròn.
Il piccolo napoleone fallito ha una gran voglia di fare la guerra a tutti i costi. Ieri ha dichiarato che “se la Russia sfonderà il fronte ucraino, siamo pronti a madare soldati”.
Mancano naturalmente i dettagli: “siamo” chi, esattamente? E “mandarli” dove, esattamente? Questo non è dato sapere.
Ovviamente, è chiaro che Macròn non parli a nome di tutta l’Europa, però è preoccupante che ogni quindici giorni torni alla carica con le sue dichiarazioni da conquistador incallito. Evidentemente è stato scelto come portavoce per l’ala guerrafondaia delle elites globali, che vedrebbero con piacere – visto che vendono armi – un allargamento del conflitto.
Fortunatamente, sul fronte opposto si sta facendo strada l’ipotesi più ragionevole, ovvero quella di scendere finalmente a patti con Vladimir Putin.
Gli americani non ci stanno a perdere la guerra in Ucraina. Sanno benissimo che la recente iniezione di soldi e di armi servirà solo a prolungare l’agonia di Zelensky, ma che comunque l’esito della guerra è segnato. Putin non restituirà mai quello che si è preso, lo ritiene roba sua, ed è disposto ad usare armi nucleari per difenderlo.
Quindi, cosa resta agli americani per cercare di dargli fastidio? L’ultima trovata è stata quella di rubargli i capitali russi depositati – e attualmente congelati - nelle banche americane. La scorsa settimana il congresso USA ha approvato una legge che permette al governo di appropriarsi degli oltre 6 miliardi di dollari russi che sono attualmente congelati nelle banche americane, per darli agli Ucraini. (Ci sono poi altri 300 miliardi di dollari di capitali russi depositati – e congelati – nelle banche europee, soprattutto Francia, Belgio e Germania, che attendono di conoscere la loro sorte).
La legge approvata dal congresso americano si chiama REPO Act, che rappresenta un astuto gioco di parole: tecnicamente, le iniziali stanno per Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity (for Ukrainians), ma il termine americano “repo” è lo slang usato per “repossession”, e si usa quando la banca ti toglie la casa (o la macchina) perchè non hai pagato le rate del mutuo.
L'Ucraina sta effettivamente perdendo e Putin "non è mai stato così vicino al suo obiettivo", secondo Politico. Allo stesso tempo, Kiev ha così tanti problemi che sembra impossibile risolverli, e gli umori cupi sono saldamente radicati sia tra la popolazione che tra i funzionari.
Oggi, le promesse dell'Occidente di sostenere Kiev "finché sarà necessario" sembrano agli ucraini solo parole vuote. Tuttavia, come osserva il giornale, non è solo che le truppe ucraine sono a corto di munizioni: a causa dell'indebolimento del sostegno occidentale, il Paese sta sperimentando "una pericolosa carenza di qualcosa di ancora più sfuggente delle munizioni: lo spirito combattivo necessario per la vittoria".
Ieri per la prima volta il mondo intero ha sentito da vicino l’odore della guerra. Quella vera, quella totale, quella inarrestabile.
La parola escalation, spesso abusata e citata troppo disinvoltamente, ieri per la prima volta ha assunto un significato reale: se Israele avesse scelto di reagire all’attacco iraniano, nessuno è in grado di sapere che cosa sarebbe successo dopo. Il Medio Oriente è una polveriera che può prendere fuoco in qualunque momento, e non stiamo certo parlando di gente ragionevole, disposta a sedersi ad un tavolo e discutere serenamente fra di loro. In medio oriente il fanatismo è totale, sia da parte degli ebrei che da parte degli arabi. Basta una rissa di quartiere che scappa di mano, e nell’arco di una settimana puoi trovarti a fronteggiare una guerra vera e propria.
Ed infatti ieri, per la prima volta, il mondo intero è sembrato trovarsi d’accordo nel tirare un sospiro di sollievo, quando Israele ha dichiarato che - almeno per ora - non avrebbe reagito all’attacco iraniano.
Per la prima volta nella storia, l’Iran ha attaccato direttamente Israele. Lo ha fatto lanciando uno sciame di missili e droni che, secondo Israele, sono stati “quasi tutti” intercettati. Pare infatti che una base dell’IDF nel sud del paese sia stata colpita, senza però provocare morti. Al di là dei danni effettivi causati dall’attacco, alcune cose sono chiare:
1) L’Iran ha avuto il coraggio di fare quello che molti pensavano non avrebbe mai fatto: attaccare Israele in modo diretto, invece di usare gli Hezbollah del Libano per farlo.
2) Israele è stata in grado di difendersi, ma solo con l’aiuto tecnico militare degli americani. E’ stato infatto lo stesso Biden a dichiarare che Israele ha respinto l’attacco “con l’aiuto degli Stati Uniti”.
3) Joe Biden ha anche dichiarato che “gli Stati Uniti non parteciperanno ad azioni offensive cotro l’Iran”.
di Agata Iacono
Da questa parte del "mondo democratico occidentale", molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell'assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo.
A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione.
Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola goccia insistente sta scavando la roccia.
McDonald's è costretta a riacquistare il franchising israeliano. L'azienda si riprenderà 225 punti vendita dopo che il franchising è diventato un punto di riferimento per le proteste contro il genocidio del popolo palestinese. La catena di fast food è stata oggetto di boicottaggio, soprattutto dopo la dichiarazione di aver fornito pasti gratuiti ai militari israeliani dal 7 ottobre.
di Pepe Escobar
Mentre l'Organizzazione del Terrore dell'Atlantico del Nord de facto festeggia il suo 75° compleanno, portando il motto di Lord Ismay a vette sempre più elevate ("tenere dentro gli americani, fuori i russi e sotto i tedeschi"), quella spessa lastra di "Norwegian Wood" [legno norvegese] che si spaccia per Segretario Generale se ne esce con un'allegra "iniziativa" per creare un fondo da 100 miliardi di euro per armare l'Ucraina nei prossimi cinque anni.
Traduzione per quanto riguarda il fronte cruciale dello scontro NATO-Russia: uscita parziale dell'Egemone – già ossessionato dalla Prossima Guerra Eterna, contro la Cina; entra in scena l'accozzaglia di chihuahua europei straccioni e deindustrializzati, tutti profondamente indebitati e la maggior parte impantanati nella recessione.
Qualche QI superiore alla media della temperatura ambiente nel quartier generale della NATO a Haren, a Bruxelles, ha avuto la sfacciataggine di chiedersi come si possa trovare una tale fortuna, dato che la NATO non ha alcuna leva per raccogliere fondi tra gli Stati membri.
Leggi tutto: La morte “accidentale” di Raisi