di Fabrizio Poggi
Al punto in cui le jene sanguinarie USA-NATO hanno portato il mondo, alla soglia di una guerra per la distruzione (come minimo) del continente europeo, la situazione demografica della popolazione ucraina riveste un puro valore statistico.
Ciononostante, si tratta di un significativo indicatore delle “cure” prodigate dai padrini occidentali alla creatura cui tanta attenzione hanno prestato dopo il 1991 (qui non consideriamo i piani antisovietici post-1945 che prevedevano interventi bellicisti proprio a partire dalla RSS ucraina) e ancora nel 2004-2005 e, ca va sans dire, dopo il 2013-2014.
Una situazione demografica che negli ultimissimi mesi ha ricevuto un ulteriore e grave impulso negativo, che si manifesta in atti cui forse la junta nazigolpista non era del tutto preparata. Nikolaj Knjažitskij, deputato della Rada per “Solidarietà europea” (frazione parlamentare dell'ex presidente Petro Porošenko) afferma che le ambasciate ucraine in vari paesi hanno ricevuto centinaia di migliaia di dichiarazioni di rinuncia alla cittadinanza, da parte di emigrati ucraini.
Questa è la traduzione dell’articolo di Rogel Alpher “Netanyahu Wants a World War” uscito sul giornale israeliano Haaretz il 12 agosto 2024.
Il primo ministro di Israele è una minaccia per la sicurezza mondiale. Nel suo discorso davanti al Congresso il mese scorso, Benjamin Netanyahu ha chiarito che considera Israele l’avanguardia nella guerra condotta dall’Occidente contro l’Islam radicale globale o, come lui stesso l’ha definita, uno scontro tra barbarie e civiltà. Netanyahu ha chiarito agli americani che li protegge, che sta combattendo la loro guerra per loro. Dai suoi commenti è emerso chiaramente che l’America dovrebbe ringraziarlo per gli sforzi a suo favore, piuttosto che il contrario. Per quanto lo riguarda, l’enorme aiuto che Israele riceve dagli Stati Uniti serve un interesse americano esistenziale, e più gli Stati Uniti aumentano tale aiuto, meglio saranno preservati gli interessi americani. E ciò che è nell’interesse americano, secondo Netanyahu, è una guerra mondiale.
di Bet17
Il 14 giugno 2024, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, si è rivolto ai membri del Ministero degli Esteri russo per definire la politica futura della Russia e del continente euroasiatico. Durante il suo intervento, Putin ha aperto le porte a tutti i paesi, compresi quelli della NATO, affinché facessero parte del nuovo ordine multipolare che sta emergendo ad est e nel sud del mondo.
Tuttavia, i media occidentali hanno riassunto l'intervento come "l'ultimatum di un aggressore", ignorando completamente le aperture della Russia verso il mondo occidentale, così come le reali intenzioni espresse dal presidente russo.
L'intervento di Putin è durato oltre un'ora e in questa registrazione, B17tv offre solo la parte iniziale, con audio in italiano, che si riferisce alla visione di Putin per sviluppare un nuovo paradigma alternativo a quello unipolare imposto dagli Stati Uniti al resto del mondo, in cui il continente euroasiatico svolgerebbe un ruolo centrale.
Quello che pensa Putin della NATO lo sappiamo ormai a memoria. Sentiamo invece quello che ne pensa la Cina, attaverso questo suo articolo pubblicato oggi sul Global Times, intitolato "L'uscente Stoltemberg continua a seminare mine nel mondo".
Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg sta per lasciare il suo incarico, e il prossimo vertice della NATO che si terrà negli Stati Uniti il mese prossimo sarà il suo tour d'addio. Negli ultimi due giorni, Stoltenberg si è recato a Washington per riscaldarsi in vista del prossimo vertice, ventando nel contempo alcuni dei suoi "risultati" come eredità politica degli ultimi nove anni di incarico come Segretario della NATO.
Ha vantato il fatto che 23 dei 32 membri del blocco abbiano raggiunto l’obiettivo di spendere il 2% del PIL per la difesa, rivelando allo stesso tempo che la NATO sta discutendo lo spiegamento di altre armi nucleari.
Le frasi di Stoltenberg, che provocano nel mondo grandi preoccupazioni, sono pronunciate con disinvoltura e persino con entusiasmo. Il capo della NATO ha inoltre continuato a minacciare la Cina, affermando che la Cina non può “tenere il piede in due scarpe”, tra Occidente e Russia, e che se non cambia rotta “dovrebbero esserci delle conseguenze”.
di Clara Statello
"Il possibile ingresso di truppe occidentali in Ucraina è un'escalation e un altro passo verso il conflitto in Europa e il conflitto globale", ha avvertito oggi Putin. La questione non sembra più essere “se” ma “quando” ci sarà lo scontro diretto con la Russia e se avverrà con armi convenzionali o dovremo affrontare l’incubo di una guerra atomica.
Secondo alcuni analisti, potremmo già essere alla prima fase un attacco nucleare.
Il servizio di frontiera dell’FSB, l’intelligence russa, martedì mattina ha dichiarato a Ria Novosti che la NATO si sta addestrando vicino ai confini della Federazione Russa, per colpire il territorio russo con armi nucleari.
“Vicino al confine russo, le attività di ricognizione della NATO stanno aumentando, cresce l'intensità dell'addestramento operativo al combattimento delle truppe dell'alleanza, durante il quale vengono elaborati scenari per condurre operazioni di combattimento contro la Federazione Russa, compreso il lancio di attacchi nucleari sul nostro territorio fuori", ha affermato il capo del servizio di frontiera del Servizio di sicurezza federale russo (FSB), Vladimir Kulishov.
Karim Khan non si è piegato. Nonostante le minacce dei senatori USA di ritorsioni contro di lui, il Procuratore Generale della Corte Criminale Internazionale ha chiesto di emettere un mandato di arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, per "crimini di guerra e crimini contro l'umanità" commessi a Gaza dall'8 ottobre in poi.
Netanyahu naturalmente se ne fotte (ha ben altri problemi, lui), e ha detto “noi andremo avanti fino in fondo”. Ma la cosa più divertente è che Netanyahu si è offeso moltissimo perchè insieme a lui la Corte dell’Aja ha incriminato anche il leader di Hamas, Yahya Sinwar, “per crimini contro l’umanità commessi in Israele il 7 ottobre”.
Ormai è certo, tutti i passeggeri dell’elicottero precipitato in Iran sono morti. Fra loro c’era anche il presidente della nazione, Raisi.
Le cause ufficiali sono quelle di un incidente dovuto al maltempo, ma in questi casi diventa difficile non sospettare un sabotaggio. Raisi infatti si era appena reso protagonista di un gesto clamoroso, quando non più di 20 giorni fa aveva ordinato un attacco (simbolico-ma-mica-tanto) contro Israele.
Per la prima volta nella storia l’Iran aveva attaccato direttamente Israele, con circa trecento razzi, missili e droni caduti sul territorio sionista. E per quanto questo attacco fosse stato giustificato dal precedente attacco israeliano all’ambasciata iraniana in Siria, il colpo psicologico sulla popolazione si era sentito chiaramente in tutta Israele.
Il primo ministro slovacco Robert Fico, gravemente ferito mercoledì in un attacco a colpi di arma da fuoco, un mese fa aveva previsto che sarebbe stato oggetto di un attentato.
"I politici del governo sono oggetto di urla oscene nelle strade ed è solo questione di tempo prima che questa frustrazione, alimentata così intensamente dai [media] Denník N, SME o Aktuality, si trasformi nell'assassinio di un importante politico del governo. E non esagero di un millimetro", ha dichiarato Fico il 10 aprile in un video pubblicato sui suoi social media.
di Bet17
I media mainstream accusano sistematicamente la Russia di interferire, in modo più o meno diretto, nelle elezioni dei Paesi Occidentali. A volte si parla di hacker russi, altre volte di attivisti sconosciuti o addirittura del governo russo stesso che si intrometterebbe nelle elezioni democratiche dei Paesi Occidentali. Il problema è che i politici e gli opinionisti occidentali non possono criticare in modo credibile le interferenze russe nelle elezioni straniere senza riconoscere che anche gli Stati Uniti hanno le "mani sporche"... cento volte di più.
Fra Putin e Zelensky, l’uomo più pericoloso di tutti è Macròn.
Il piccolo napoleone fallito ha una gran voglia di fare la guerra a tutti i costi. Ieri ha dichiarato che “se la Russia sfonderà il fronte ucraino, siamo pronti a madare soldati”.
Mancano naturalmente i dettagli: “siamo” chi, esattamente? E “mandarli” dove, esattamente? Questo non è dato sapere.
Ovviamente, è chiaro che Macròn non parli a nome di tutta l’Europa, però è preoccupante che ogni quindici giorni torni alla carica con le sue dichiarazioni da conquistador incallito. Evidentemente è stato scelto come portavoce per l’ala guerrafondaia delle elites globali, che vedrebbero con piacere – visto che vendono armi – un allargamento del conflitto.
Fortunatamente, sul fronte opposto si sta facendo strada l’ipotesi più ragionevole, ovvero quella di scendere finalmente a patti con Vladimir Putin.
Gli americani non ci stanno a perdere la guerra in Ucraina. Sanno benissimo che la recente iniezione di soldi e di armi servirà solo a prolungare l’agonia di Zelensky, ma che comunque l’esito della guerra è segnato. Putin non restituirà mai quello che si è preso, lo ritiene roba sua, ed è disposto ad usare armi nucleari per difenderlo.
Quindi, cosa resta agli americani per cercare di dargli fastidio? L’ultima trovata è stata quella di rubargli i capitali russi depositati – e attualmente congelati - nelle banche americane. La scorsa settimana il congresso USA ha approvato una legge che permette al governo di appropriarsi degli oltre 6 miliardi di dollari russi che sono attualmente congelati nelle banche americane, per darli agli Ucraini. (Ci sono poi altri 300 miliardi di dollari di capitali russi depositati – e congelati – nelle banche europee, soprattutto Francia, Belgio e Germania, che attendono di conoscere la loro sorte).
La legge approvata dal congresso americano si chiama REPO Act, che rappresenta un astuto gioco di parole: tecnicamente, le iniziali stanno per Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity (for Ukrainians), ma il termine americano “repo” è lo slang usato per “repossession”, e si usa quando la banca ti toglie la casa (o la macchina) perchè non hai pagato le rate del mutuo.
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