Gli Stati Uniti stanno nuovamente cercando di riassorbire il trauma vissuto dopo la sparatoria di Parkland, la scuola della Florida dove sono state uccise 17 persone dal solito squilibrato mentale.
Ma quello che sta succedendo in questi giorni negli Stati Uniti è qualcosa a cui non si era mai assistito prima. Mentre in passato, dopo ogni sparatoria, si riaccendeva il dibattito se limitare o meno la grande facilità con cui è possibile acquistare le armi, oggi invece il dibattito si è spostato sull'ipotesi che per contrastare altri possibili atti di violenza nelle scuole sia necessario armare gli insegnanti.
Sì, avete capito bene. Donald Trump ha detto che secondo lui bisognerebbe armare gli insegnanti, perché in questo modo potrebbero reagire immediatamente ad un eventuale attacco, e quindi salvare potenzialmente molte vite dei loro studenti.
A partire dal 1 gennaio 2018 la vendita di marijuana è legale in tutta la California, anche per semplice uso ricreativo. In altre parole, i cittadini della California non dovranno più aggirare l'ostacolo, procurandosi prima una ricetta dal medico per usufruire della marijuana per uso terapeutico, ma potranno acquistarla direttamente per uso personale. Potranno anche coltivare in casa una certa quantità di piantine, legalmente.
Ma quello che sembrava essere destinato a diventare uno scivolo in discesa, senza più altri ostacoli, sta diventando invece un problema, a causa di una recrudescenza governativa a livello federale. Il ministro di giustizia Sessions - noto bacchettone ultraconservatore dell'Alabama - ha infatti dichiarato che cancellerà la politica tollerante di Obama (che permetteva ai singoli stati di regolamentarsi a piacimento sull'uso della cannabis), e tornerà invece di imporre le leggi federali, secondo le quali la coltivazione e l'uso della cannabis sono strettamente proibiti in tutti gli Stati dell'unione.
Il recente G7 di Taormina ha rivelato l'ormai assoluta inutilità della politica, anche a livello mondiale.
70 anni fa i leader delle nazioni più potenti si incontravano a Yalta, tiravano tre righe su una mappa, e in quattro e quattr'otto si dividevano il mondo intero. Oggi i leader della nazioni più potenti si incontrano e non riescono nemmeno a mettersi d'accordo su chi debba sedersi accanto a chi.
Fa quasi pena il nostro Gentiloni, il padrone di casa, che si arrampica sugli specchi per dirci che anche se nulla di sostanziale è stato deciso, "almeno ci siamo conosciuti e confrontati da vicino. Ora sappiamo bene quali siano le posizioni di ciascuno di noi sui temi più importanti".
Ma, caro Gentiloni, se volevi sapere che cosa pensa Trump sul clima, o sul protezionismo, bastava che mi facessi una telefonata e te lo spiegavo io. Non c'era bisogno di mettere in piedi questa grandiosa sceneggiata, costata agli italiani centinaia di milioni di euro, solamente "per sapere cosa pensano gli altri leader". Gli incontri multilaterali si fanno per trovare degli accordi precisi, non per stringersi la mano, mangiare una frittura di pesce (pagata con i nostri soldi), e firmare un foglietto ridicolo su cui c'è scritto "siamo tutti contro il terrorismo".
Quando fu eletto presidente degli Stati Uniti, ci domandammo tutti se non fosse solo uno sbruffone, volgare e incompetente, o se invece dietro i suoi atteggiamenti poco eleganti si nascondesse magari un furbacchione stagionato.
A quattro mesi dalla sua elezione una cosa la si può dire con certezza: Donald Trump non ci nasconde assolutamente nulla, ma è semplicemente quello che è: una persona di intelligenza mediocre, assolutamente impreparato ad occupare il ruolo che gli è stato assegnato. E' un uomo chiaramente in balia di forze più grandi di lui, che cerca disperatamente di stare a galla in qualche modo.
Che non sappia minimamente concepire una strategia, lo si è visto chiaramente nel caso del licenziamento di Comey. Credeva semplicemente di liberarsene licenziandolo in tronco, come se si trovasse all'interno di una puntata del suo show televisivo, ma non aveva calcolato il ritorno di fiamma da parte dell'ex-capo dell'FBI, e ora rischia seriamente di essere messo sotto impeachment per aver chiesto a Comey di mettere fine alle indagini sul Russia-Gate.
Ha vinto la paura. Il sistema si è coalizzato contro Marine Le Pen, ed è riuscito a convincere i francesi a votare per un personaggio decisamente ambiguo e improbabile, solo perchè percepito dagli elettori come "il meno peggio".
Se ci pensiamo un attimo, questa elezione ha qualcosa di davvero paradossale: ha vinto infatti un personaggio che fino a sei mesi fa politicamente non esisteva nemmeno. Creato in laboratorio in fretta e furia, per rimpiazzare l'ormai decaduto Fillon, Macron è solamente una parola vuota, che è servita a coalizzare i poteri forti per mandare avanti l'agenda eurocentrica.
Eppure i francesi ci sono cascati.
Da domani leggeremo titoloni a 9 colonne che canteranno "la sconfitta dei populismi", quando in realtà i veri sconfitti saranno i cittadini europei, che saranno costretti a sorbirsi altri 5 anni di tecnocrazia monetaria abilmente controllata dai banchieri di Bruxelles.
Con il risultato di oggi sono state sfoltite tutte le ambiguità del vasto fronte elettorale francese: fuori i gaullisti di centro-destra di Fillòn, fuori la sinistra dura e pura di Melanchòn, fuori - anzi, addirittura demoliti - i socialisti di Hollande, rimangono in lizza Emmanuel Macròn e Marine Le Pen, ovvero due idee chiare e contrapposte al 100%. Tutto a favore dell'Europa e dell'Euro l'uomo dei Rotschild, decisamente contraria sia all'una che all'altro la Le Pen.
Nelle prossime due settimane quindi verrà messo in gioco il futuro stesso dell'Europa: se vincerà Macròn si dirà che "sono stati sconfitti i populismi", e l'Europa dei banchieri tirerà un sospiro di sollievo, almeno temporaneo. Se invece dovesse vincere la Le Pen si aprirà una fase di assoluta incertezza per l'establishment, con scenari difficili da prevedere oggi ma tutt'altro che rassicuranti per chi oggi detiene il potere. Con tutto quello che conseguirà poi nel resto del nostro continente.
A partire dal prossimo lunedì, lo stato dell'Arkansas metterà a morte 7 prigionieri nell'arco di soli 11 giorni. Questo avviene dopo 12 anni in cui nessun uomo è stato messo a morte in Arkansas.
Il motivo? I farmaci letali usati per le esecuzioni stanno per scadere, e non è possibile ordinarne altri, perchè nel frattempo le case farmaceutiche hanno smesso di produrli (non vogliono più che il loro nome "pulito" venga associato alla pena di morte).
Quindi bisogna farli fuori subito, e ammazzare tutte questa gente prima che i farmaci scadano.
Ma il festival dell'assurdo non finisce qui. Ora che si profilano così tante esecuzioni in pochi giorni, sono i carnefici a protestare, ovvero quelli che dovrebbero fare le iniezioni letali ai condannati. Dicono che così tante esecuzioni in poco tempo sono uno stress troppo grande per loro.
Dopo aver minacciato di mettere il dazio sulla Vespa e su altri prodotti europei, Donald Trump ha deciso di offendere apertamente il popolo italiano (e non soltanto).
Come riporta il New York Times, durante una conferenza stampa tenuta nella sua residenza in Florida, Trump ha risposto alle domande dei giornalisti sul debito che le varie nazioni europee avrebbero verso la NATO.
Dopo aver ricordato che la Germania investe solo l'1,2% del proprio PIL nelle spese della NATO (mentre l'accordo prevede che ciascuna nazione investa almeno il 2% del proprio PIL), a Trump è stato chiesto quali siano le altre nazioni che secondo lui sono maggiormente indebitate verso la NATO.
"Sicuramente la Spagna e l'Italia sono in ritardo rispetto ai propri obblighi" ha risposto Trump. "In particolare l'Italia - ha aggiunto il presidente americano - non sono gente particolarmente coraggiosa. [Gli italiani] non dovrebbero mai dimenticare che, insieme alla Germania, hanno perso la guerra. E i paesi che hanno perso la guerra contro di noi dovrebbero essere doppiamente grati di far parte di questa grande alleanza militare con gli Stati Uniti".
60 anni fa venivano firmati i Trattati di Roma, e nasceva quello che sarebbe stato il cuore costitutivo dell'Unione Europea. Domani saranno tutti a Roma a festeggiare. Ci saranno tutti i servitori dei banchieri, dai politici ai giornalisti allineati, a raccontarci che "Europa è bello", a dirci che "senza l'Europa non ci sarebbe la pace", a ricordarci "che "fuori dall'Europa nessuno ce la può fare". Nessuno, naturalmente, avrà il coraggio di guardare in faccia quello che è diventata veramente l'Europa di oggi.
E' evidente che se la fanno sotto. I cosiddetti "poteri forti", con tutte le coorti di giornalisti al loro servizio, hanno lanciato un poderoso spin mediatico a livello internazionale, per imporre una lettura quantomeno distorta dei risultati delle elezioni olandesi.
I titoli "Fermati i populisti!" si sprecano sulle testate di mezzo mondo. L'Ansa scrive: "L'Europa tira un sospiro di sollievo. La diga antipopulismo tiene, in Olanda." Le fa eco La Stampa, che definisce addirittura "Rutte salvatore dell'Europa": La CNN titola: "La destra estrema inciampa. Duro colpo ai populisti europei con la vittoria di Rutte alle elezioni".
Ancora l'ANSA, con toni trionfali, scrive: "Jean Claude Juncker telefona subito al premier. E' stato "un voto per l'Europa, un voto contro gli estremisti" gli dice il presidente della Commissione europea. E Rutte replica parlando ai suoi elettori di "una serata importante per tutta l'Europa: l'Olanda dopo la Brexit e le elezioni americane ha detto no al populismo"."
Poi vai a vedere i risultati, e scopri che il VVD del "vincitore" Rutte ha perso 10 seggi rispetto alle elezioni del 2012, mentre il PVV dello "sconfitto" Wilders ne ha guadagnati 4, rispetto al 2012.
Brexit l'avevo sentita, e anche Frexit, Nexit e Grexit. Ma Calexit no, questa non l'avevo mai sentita, e per uno che ha vissuto 20 anni in California la cosa è abbastanza sorprendente.
A quanto pare infatti alcuni californiani sono stufi di fare parte degli Stati Uniti, ed hanno lanciato un'iniziativa, chiamata Calexit, che ha tutti i crismi della legalità per arrivare al successo.
L'iniziativa della Calexit si basa sul fatto che la California non è proprio uno staterello qualunque, ma che si può tranquillamente paragonarla a vere e proprie nazioni del vecchio e nuovo continente.
Dal loro sito leggiamo: "La California è la sesta potenza economica del mondo, e come tale ha un'economia maggiore di quella della Francia, o una popolazione maggiore di quella della Polonia. Punto per punto, la California si confronta e può competere con intere nazioni, e non soltanto con gli altri 49 stati [degli Stati Uniti]. E' ora che la California prenda il suo posto nel mondo, pari fra le pari con altre nazioni. Noi crediamo in due verità fondamentali: (1) La California esercita un'influenza positiva sul resto del mondo e, (2) la California può fare del bene più come nazione indipendente che come semplice stato degli Stati Uniti."
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