Un uomo guarda le nuvole e dice: "Stasera piove". Una donna guarda le nuvole e dice: "Che belle! Sembrano due cavalli che si inseguono".
Se chiedi ad un uomo dove sta il prosciutto in frigo, ti dirà “nel terzo ripiano in basso a destra”, se lo chiedi ad una donna ti dirà “di fianco all’insalata, sotto i formaggi”. Se chiedi ad un uomo le indicazioni per l’ufficio comunale ti dirà “terzo semaforo a destra, prima a sinistra e poi subito a sinistra”, se lo chiedi ad una donna ti dirà “vada avanti finchè vede una grande casa gialla, giri dove c’è la fontana, e passi sotto il ponticello”. Se chiedi ad un uomo di descrivere una persona che ha appena incontrato ti dirà “circa 1,70 di altezza, sugli 80 chili, aveva un accento bergamasco”, se lo chiedi ad una donna ti dirà “un pò più basso di te, grassottello, parlava come lo zio Toni.”
Perchè?
Per quanto ovviamente vi siano delle eccezioni, il fatto stesso che si possano fare delle generalizzazioni di questo tipo significa che siamo di fronte ad una differenza sostanziale nel modo di operare dei due cervelli.
La cosa stupefacente è che non esista – almeno a quel che mi risulta - una adeguata letteratura scientifica in merito. Con delle differenze così palesi e marcate, infatti, ci si aspetterebbe di trovare dozzine e dozzine di ricerche di tipo psicologico su questo argomento, ...
Intervista a Paolo Sensini, studioso e saggista, che spiega quello che molti non vogliono vedere
di Francesca Morandi
Un fondamentalismo islamico folle e terrorista alle porte di casa nostra, centinaia di milioni di euro spesi per missioni militari che non portano la pace, Stati disintegrati sotto le bombe, masse di civili in fuga, disperati e spesso sfruttati. E poi: il business delle armi costruite da multinazionali occidentali che finiscono nelle mani di sanguinari guerriglieri in Africa e Medio Oriente, dove le masse sono fanatizzate da regimi cosiddetti “alleati” e partner economici di Usa e Europa che, a parole, condannano le guerre etnico-religiose, ma, intanto contribuiscono a fomentarle. E’ il mondo prodotto dalla “geopolitica del caos”, spiegato nel suo ultimo libro “Divide et impera. Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente” (edizioni Mimesis), da Paolo Sensini, studioso e saggista, che sgombra subito il campo da possibili accuse di “complottismo” o “dietrologia”: «Quello che ho registrato nel mio libro è la realtà dei fatti, per chi la vuole vedere. Le mie fonti sono tutte verificabili: analisi di studiosi del settore della Difesa, documenti del ministero degli Esteri di Israele e del Pentagono, saggi di autorevoli think tank statunitensi, dichiarazioni di consiglieri dell’amministrazione americana…».
Cosa intende per strategia del “divide et impera”?
«Documenti ed eventi confermano che, sulla base di una precisa strategia esterna, alcune aree del globo, ritenute strategiche, sono rese simili a zone “sismiche” che, se opportunamente sollecitate, esplodono, innescando un focolaio di conflitto, che viene fomentato al punto da rendere necessario un intervento militare da parte di forze straniere. Si scatenano così guerre che mirano a disintegrare interi Stati, per controllarli meglio. Lo abbiamo visto in Afghanistan, Iraq, Libia e oggi lo vediamo in Siria, dove i ribelli islamisti anti-Assad sono stati armati anche dall’Occidente».
Chi oggi mette in atto questa azione?
«Gli Stati Uniti, Israele, i Paesi del Golfo, la Turchia concertano azioni per stabilire un’influenza su Stati ritenuti strategici per l’approvvigionamento energetico e delle materie prime». [...]
Dopo aver chiuso ai propri cittadini l'accesso a Twitter, la scorsa settimana la Turchia ha fatto la stessa cosa con il canale YouTube. Il motivo di questa seconda chiusura sembra essere stato la presenza su YouTube di una conversazione di alto livello - che doveva ovviamente restare segreta - fra il ministro degli esteri Davutoğlu, il viceministro Feridun Sinirlioğlu, il capo dei servizi segreti Hakan Fidan, e il vicecapo delle forze armate turche, Yaşar Güler. In questa conversazione i vari personaggi discutono di una possibile operazione "false flag" da organizzare contro la stessa Turchia, per creare un incidente internazionale che permetta alla NATO di intervenire in Siria.
Di seguito, alcuni estratti della conversazione:
Ahmet Davutoğlu: Il primo ministro [Erdogan] ha detto che nella situazione attuale, questo attacco alla Tomba del Sulimano [1] deve essere visto come una opportunità per noi.
Hakan Fidan: Posso mandare quattro uomini in Siria, se questo sarà necessario. Posso costruire un pretesto di guerra ordinando un attacco di missili alla Turchia. Oppure possiamo preparare un attacco alla Tomba del Sulimano, se questo fosse necessario.
Yaşar Güler: Si tratta di un motivo diretto di guerra. Voglio dire, ciò che stiamo per fare costituisce un motivo diretto di guerra.
di Giuseppe Di Bella
E' iniziata una campagna mediatica del regime di diffamazione, delegittimazione, disinformazione sul metodo Di Bella che anticipa il totale blocco e divieto.
In questa aggressione mediatica non abbiamo trovato un solo organo di informazione "ufficiale" né politico che abbia preso le difese del MDB, malgrado le evidenze scientifiche e le sentenze di merito basate su perizie giurate che certificano la remissione di tumori con MDB dopo il fallimento delle "cure di provata efficacia".
La diffamazione del MDB sta assumendo proporzioni tali da costituire un'indiretta e indebita interferenza e pressione di magistrati chiamati a valutare i ricorsi dei pazienti in cura con MDB e sui consiglieri regionali della Sicilia che stanno discutendo l'erogazione del MDB. Le USL hanno cominciato regolarmente a fare opposizione a sentenze di casi in cui è documentata in forma inequivocabile e completa la remissione con MDB, dopo il fallimento della chemio, questo in base alle conclusioni della PSEUDO sperimentazione del 1998....... Nessuna terapia è stata osteggiata, odiata, diffamata, e censurata come il MDB, che ebbe l'onore di decreti legge per vietare l' uso di componenti essenziali.
Nessuna terapia è stata oggetto di anatemi, scomuniche, comunicati stampa sprezzanti e intimidatori, ...
di Enrico Galoppini
Dopo tanto agitarsi e farsi vedere sicuri di sé, l’Italia, da sola, non riesce nemmeno a riportare a casa due soldati di Marina.
Alla fine chiediamo aiuto alla “mamma”, l’America.
Si ha un bel dire di voler “internazionalizzare” la questione. Siamo noi stessi, col nostro comportamento in giro per il mondo, che ci attiriamo queste figurette.
Se invece di far dire sostanzialmente al ministro degli Esteri che la Russia, sulla Crimea e l’Ucraina, deve “collaborare”, si tenesse nel debito conto che c’è la maggior parte del mondo (Russia, Cina, India) che non ne vuol sapere dell’unilateralismo americano ed occidentale, certamente intratterremmo migliori rapporti anche con l’India stessa, senza alcun bisogno di “internazionalizzare” alcunché.
Invece, intestardendosi nel voler considerare come l’oracolo la sola “comunità internazionale” (gli Stati Uniti ed i loro “alleati”), si fa questa fine. [...]
Ho letto tutti i commenti degli utenti al mio articolo iniziale, ed ho trovato molte risposte sorprendenti.
Ad esempio, ci sono vari utenti che rivendicano il diritto ad certo livello di conflitto personale nei thread, "altrimenti non è divertente". Costoro naturalmente si ritengono più importanti della discussione stessa, e dimostrano di non aver capito nulla di quanto ho scritto. Questo sito non è un Luna Park, e non si viene qui per divertirsi. Qui facciamo informazione. (Possiamo anche farlo divertendoci, ma questo è tutto un altro discorso).
Ci sono poi quelli che hanno definito la mia richiesta di autocontrollo come un invito al "politically correct". Nulla di più stupido e sbagliato, naturalmente. Costoro confondono il perbenismo di facciata - tipico dei media mainstream - con la sostanziale necessità di rispettare il diritto altrui di leggere una discussione in santa pace, senza dover saltabeccare fra una diatriba e l'altra.
Ci sono infine quelli che hanno messo in dubbio il principio "qui si discutono le idee, non le persone", sostenendo che alla fine le idee sono le persone. Benissimo, se uno vuole pensare di essere stato lui a concepire una idea qualunque è liberissimo di farlo, ...
di Gianni Elvezia
Questa mattina ho parlato con un amico che ancora legge Fotografare (o più correttamente Fotografare Novità [1]) e ho ricevuto la notizia della dipartita di Cesco Ciapanna.
Avevo cominciato a comprare alla fine degli anni '70 il mensile fondato nel 1967 e diretto fino ad una dozzina di anni fa da Cesco Ciapanna . Un mio amico lavorava in uno studio fotografico (ora come altri amici è passato prematuramente a miglior vita per un interesse troppo profondo e condiviso dalle persone più interessanti di quegli anni nell'alcool) e a casa aveva la collezione completa di Fotografare. Erano gli anni in cui mi interessavo attivamente di fotografia, un hobby costoso che non mi potevo permettere, anche perché si sovrapponeva ad un'altra miriade di hobby costosi che già praticavo e per cui, incredibilmente, trovavo sempre il tempo (bella gioventù...) ma non i soldi. Mi interessavo anche di iconografia ed altre stranezze varie ed assortite così che nella mia libreria costantemente in stato di ricompilazione per la vendita periodica dei libri allo scopo di finanziare qualche hobby - e per i miei frequentissimi traslochi traumatici - non mancavano fascicoli come quelli di Phototeca [2]e pubblicazioni alternative situazioniste underground sullo stile di Ma L'Amor Mio non Muore [3]. Il mio amico mi rivelò che il direttore, Ciapanna, che lui aveva incontrato in occasione di una mostra, era un personaggio singolarmente stimolante e che le sue imprese editoriali non si limitavano certo alla rivista di fotografia, anzi.
Così cominciai a diventare un Ciapannista convinto. Lessi in una seduta il suo libro Marihuana e Altre Storie [4] e divorai il libro di John Marco Allegro Il Fungo Sacro e la Croce [5] che lui aveva tradotto e stampato per la casa editrice sua omonima. La mia ricerca e l'appetito per altre pubblicazioni fuori dall'usuale divennero frenetiche, ...
di Amira Hass
Tu sostieni di aver sparato ad un palestinese perché aveva sabotato la barriera di separazione. Tu non sei soltanto il giudice, l'accusatore e il giustiziere, ma sei anche il testimone oculare.Al Soldato X del 77º battaglione armato che lo scorso mercoledì ha sparato ed ha ucciso un ragazzo chiamato Yusef Abu Aker Shawamreh.
Quando eri a cena con la tua famiglia, venerdì sera, hai detto loro che sei stato tu, ricevendo l'approvazione di tuo padre e di tua madre? Oppure hai masticato il tuo riso e mangiato la tua bistecca in silenzio? I tuoi superiori ti hanno chiesto come il proiettile mortale sia andato a colpire direttamente il fianco di Yusef? Stavi forse mirando alle gambe, ed hai sbagliato? Stavi forse sparando in aria ed hai sbagliato? Forse i tuoi superiori hanno deciso che tu abbia bisogno di un corso di ripasso al poligono di tiro?
Hai perso un po' del tuo sonno pensando a Yusef? O sei forse convinto di avere eseguito un ordine, come un leale soldato, e che la colpa fosse di Yusef, un ragazzo nato il 15 dicembre 1999, che aveva 14 anni e tre mesi quando gli hai sparato? Ti sei reso conto di avere commesso un crimine, oppure ci vorranno alcuni anni prima che tu lo capisca?
I tuoi superiori (salendo fino al comandante) rappresentano una causa persa. Costoro mangiano con gusto la propria bistecca anche quando i loro ordini costano la vita ad un ragazzo, ...
Domenica 30 marzo 2014 a Resana (TV)
L'Associazione "Realtà allo specchio" presenta:
III CONVEGNO POTERI FORTI - CHI E PERCHE’ CI NASCONDE LE VERITA’
Relatori: Paolo Franceschetti, Tom Bosco, Gianfranco Pecoraro Carpeoro, Massimo Mazzucco, Alberto Roccatano
[Programma e info all'interno]
di Attilio Folliero
a) Tentativo di rivoluzione colorata in Venezuela
Quando c’è una guerra esistono due teatri: un teatro di guerra vero e proprio ed un teatro virtuale; ossia esiste una guerra vera e propria combattutta con le armi, ed una guerra virtuale combattuta a colpi di informazioni false. La guerra virtuale, che in molti casi precede la guerra vera e propria, è “combattuta” per preparare l’opinione pubblica e convincerla ad accettare la guerra (quella vera).
E’ questo uno schema ormai consolidato e sperimentato in tutte le guerre moderne e soprattutto nelle rivoluzioni colorate, sviluppate principalmente in alcuni stati post-sovietici. Nelle guerre virtuali, grazie all’aiuto dei media, si fabbricano “regimi repressivi” da abbattere, ossia il nemico, il governo di turno da abbattere viene mostrato dai media internazionali come profondamente disumano e repressivo nei confronti di una parte della popolazione che protesta pacíficamente; il fine è giustificare un intervento esterno, una guerra contro questo regime.
Repressioni insesistenti, bombardamenti fasulli contro civili inermi, fosse comuni inventate, testimoni di torture del “regime” preso di mira che spuntano come funghi, ossia tutta una serie di azioni che giustificano appunto l’intervento esterno. E’ successo ad esempio in Serbia, in Libia ed altri paesi.
In tutte le rivoluzioni colorate, i media internazionali hanno seguito questo schema, ...
Leggi tutto: Uomo-donna: cervelli a confronto