Eris è il nome della nuova variante covid che promette di seminare il panico nel prossimo autunno. E naturalmente, insieme alla variante, arriva anche la nuova generazione di vaccini pronta a combatterli.
Ma questa volta le case farmaceutiche non garantiscono più nulla. Scottate dal flop dei loro vaccini a mRna, ora Pfizer, Moderna e Novavax annunciano semplicemente che i nuovi prodotti “probabilmente offriranno una protezione” contro la nuova variante, detta anche Eg5. Con queste dichiarazioni la scienza è ufficialmente entrata nell’era del “probabilmente”, e da qui sembra difficile che potremo mai tornare indietro.
La vera domanda che tutti ci poniamo è: dopo l’esperienza degli anni recenti, quante persone al mondo correranno ancora a vaccinarsi per paura del virus? L’80%? Il 50? Il 20? Quanto sarà efficace, rispetto al passato, la nuova campagna di terrorismo mediatico che sta per iniziare?
Si accettano scommesse.
Massimo Mazzucco
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Tutto il mondo diplomatico ed economico-finanziario sembra trattenere il fiato in attesa spasmodica del prossimo vertice dei paesi del BRICS di Johannesburg. Questo vale in particolar modo per i paesi occidentali che – completamente tagliati fuori dalle scelte e incapaci di influire – stanno tentando in tutti i modi di influenzare indirettamente le scelte di questa organizzazione informale che sempre di più sembra pesare nello scacchiere mondiale grazie a imponenti risorse economiche e finanziarie oltre che energetiche, militari e demografiche.
Certamente i temi in agenda nella riunione del BRICS che più stanno a cuore al blocco occidentale (“l'occidente allargato” come lo chiamano i diplomatici russi) è quello dell'allargamento dell'organizzazione a nuovi paesi e la creazione di una nuova unità di conto che dovrebbe sostituire il dollaro come moneta standard negli scambi internazionali in via principale tra i paesi appartenenti al BRICS ma aperta anche agli altri paesi che la vorranno utilizzare.
Incontrata a Roma in occasione del Premio De Donno, Silvana De Mari esprime apertamente le sue opinioni sui vaccini.
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Ogni volta che un eco-terrorista cita l'allarmismo del premio Nobel per la fisica Parisi (2021), possiamo rispondere citando il premio Nobel per la fisica Clauser (2022). Uno a uno e palla al centro.
di Gabriele Angelini
Il 27 giugno scorso il premio Nobel per la Fisica 2022, John Clauser, ha tenuto un interessantissimo discorso alla conferenza Quantum Korea sulla crisi climatica e sul cambiamento climatico. A suo parere, sintetizzando, non c’è alcuna emergenza, e gli strilli e gli allarmismi sarebbero in realtà pilotati, finalizzati ad altro e non di certo alla salvaguardia del pianeta.
Il suo intervento integrale è stato ripreso e pubblicato da LaVerità. Dice il Nobel nelle sue premesse: “Sono convinto che la reale verità può essere trovata solo osservando attentamente i fenomeni naturali. La buona scienza si basa sempre su buoni esperimenti e le buone osservazioni prevalgono sempre sulle elucubrazioni della teoria. Naturalmente, gli esperimenti approssimativi sono controproducenti e forniscono disinformazione scientifica: ecco perché i bravi scienziati ripetono con molta attenzione gli esperimenti degli altri”.
di Davide Malacaria
“Blinken e Biden stanno costruendo un quadro di politica estera destinato a durare nel tempo”. Questo il titolo di un articolo di David Ignatius pubblicato sul Washington Post, nel quale si spiega che, mentre la mannaia giudiziaria continua a imperversare su Trump – siamo alla quarta incriminazione -, il duo in questione sta fissando le fondamenta della politica estera americana in modo che un futuro presidente, altro da Biden, sia costretto a non deviare dalle direttrici attuali.
I fondamentalisti della guerra
Così il rapporto con la Cina dovrebbe proseguire su binari conflittuali, perseverando nel rischio di un conflitto aperto, e il confronto con la Russia continuerà, dal momento che l’America sta già immaginando il futuro di Kiev a “medio e lungo termine”, per un ausilio che sia più sostenibile, in cui si riesca a “costruire un esercito di livello mondiale” (prospettiva allarmante…).
La Russia, ha detto Blinken, non deve illudersi di poter “sopravvivere all’Ucraina e a noi” (cioè agli Stati Uniti), dove va sottolineato quel “sopravvivere”, che fa della guerra in corso un conflitto esistenziale.
A giudicare dalle cifre riportate in questo video, bisogna dire che Putin ha fatto veramente un grosso dispetto agli americani, iniziando una guerra “non provocata” contro l’Ucraina.
Il canale di BET17
di Enrico Pietra
Cinque anni. Cinque anni dal crollo della pila 9 del Ponte Morandi a Genova, avvenuto la piovosa mattina del 14 agosto 2018, in circa 15 secondi. Furono 43 le vittime. Quella del Morandi a Genova, la più devastante tragedia che ha colpito la città della Lanterna dal secondo dopoguerra, è ormai una vicenda che prima di essere giudiziaria e di cronaca, è divenuta nel tempo surreale.
Perché surreale? Perché sin dalle prime ore, tutti sapevano tutto. Tutti i media, le istituzioni, i giornali e le radio parlavano con cognizione di causa di un ponte “marcio”, crollato per il distacco di uno “strallo”. E tutti sapevano che la responsabilità di quanto avvenuto fosse da imputare ad ASPI e alla sua politica di lesina su monitoraggi e manutenzioni.
Non che la storia di questi quasi cinque anni trascorsi non abbia confermato le prime supposizioni, per lo meno per quanto riguarda lo stato precomatoso di quel ponte, soprattutto dei trefoli d’acciaio dei tiranti, annegati nel calcestruzzo, e delle viscere dell’impalcato, sopra cui ogni giorno passavano migliaia di mezzi e autoarticolati. Ricordo, però, che il ponte è crollato scarico: qualche decina di automobili e due o tre bilici. Sarebbe potuta andare molto, molto peggio. Eppure, siamo ancora qui a discutere, la giustizia non ha completato il suo corso, anzi gli imputati verranno auditi solo a partire dall’autunno prossimo. Malgrado le assolute certezze iniziali, più volte ribadite, nessuna decisione è stata presa, nessuna condanna è stata ancora emessa.
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di Antonio Oliverio
La commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid sta per partire, pur tra mille boicottaggi e nonostante autorevoli richiami affinché non si sostituisca alla magistratura. C’è chi, invece, pensa che la commissione stessa debba indagare, e a fondo, e anzitutto su un fenomeno: quello delle reazioni avverse da vaccino. È necessario, dunque, ed è auspicabile che “si tratti di una vera commissione”, per Mauro Mantovani, Chimico Sperimentale, Bio-Tecnologo, Bio-Immunologo, nonché docente di Immunologia dei Tumori, membro Senior alla British Society for Immunology e direttore Ricerca e Sviluppo presso una Clinica di Milano.
Lo ha intervistato Il Giornale d’Italia, sull’ampio spettro delle criticità finalmente, ma solo parzialmente, emerse circa la gestione del Covid nel nostro Paese. Per quanto riguarda il vaccino e gli effetti avversi, alcuni anche gravissimi, come i nostri lettori sanno, è “vergognoso che in ancora in alcuni ambienti si rifiuti di considerare questo aspetto”. E c’è anche di peggio: è parimenti vergognoso “che si marchi il danneggiato come persona affetta da malattie neurologiche e lo si cauterizzi con antidepressivi ed ansiolitici ed altri farmaci”.
Quello che sta succedendo a Hollywood è molto di più di uno sciopero sindacale. Nella mecca del cinema si sta combattendo la prima, grande battaglia fra gli esseri umani e l’intelligenza artificiale.
Gli scioperi in corso in realtà sono due : quello degli attori professionisti (SAG, o Screen Actors Guild) e quello degli sceneggiatori professionisti (WGA, Writers Guild of America). Le motivazioni sono diverse, ma il nemico è lo stesso: la AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), ovvero i grandi studios di Hollywood, che stanno puntando tutto sull’intelligenza artificiale, per ridurre drasticamente i loro costi di produzione.
Partiamo dagli attori. La loro paura non è tanto quella di essere “rimpiazzati” integralmente da animazioni fatte al computer – fortunatamente, almeno fino ad oggi, la resa recitativa di un personaggio creato dal computer è decisamente più bassa di quella di un umano: la gamma di espressioni facciali è limitata, e un “attore” digitale, con il suo sguardo vuoto e meccanico, non riesce certo a produrre le stesse emozioni che riesce a comunicare un umano. Ma la paura degli attori è quella della acquisizione dei diritti alla propria immagine, che gli studios vorrebbero poter digitalizzare, comprare e possedere per sempre.
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