Che il disastro ambientale causato dalla fuga di petrolio si rivelerà molto più grave del previsto, ormai lo hanno capito tutti.
Quello che resta da chiarire è di quanto sarà più grave, questo danno. “Solo” del doppio o del triplo, o stiamo forse parlando di una diversa magnitudine, cioè di una dimensione dei danni talmente catastrofica da non poterla nemmeno inquadrare in una qualunque “proiezione negativa”, per quanto accurata e pessimistica possa essere?
Di una cosa, per ora, possiamo essere certi: il silenzio mediatico su quello che davvero sta accadendo in Louisiana è totale, e questo purtoppo è un pessimo segno.
Già lo si comprendeva dalla fumosa solerzia con cui ogni sera i network americani si affannano a fingere di “tenerci aggiornati su quanto accade”, senza in realtà aggiungere nulla di nuovo a quanto già sappiamo: il petrolio continua ad uscire, la “campana” installata di recente riesce al massimo ad acchiapparne il 20%, ed ormai anche l’ultimo dei creduloni ha capito che non si potrà fermarlo finchè il nuovo pozzo “parallelo”, destinato a rilevare la pressione dell’intero giacimento, sarà stato completato. Si tratta cioè di perforare almeno 20.000 piedi di fondale marino, e per ora siamo arrivati solo a 7.000.
Come dicono da quelle parti, you do the math. I calcoli fateli voi.
Ma le cose, a quanto pare, stanno ancora peggio di quanto si riesca ad immaginare. Ieri il documentarista James Fox (“Out of the Blue”), che si trova attualmente in Louisiana, …
di Marco Cedolin
Il governo italiano ha scritto ieri l’ultima pagina della servile condiscendenza con cui il nostro esecutivo ha supinamente accettato il fatto che 6 connazionali siano stati prima rapiti in acque internazionali dall’esercito israeliano, poi illegalmente deportati in Israele ed infine trattenuti in carcere alcuni giorni, senza nessuna ragione plausibile che ne giustificasse il sequestro.
Nonostante la gravità dell’accaduto, che ha determinato il massacro di 9 civili inermi (sempre che il numero delle vittime resti fissato in questi termini) e la deportazione di 700 persone, il governo italiano ha infatti espresso ieri il proprio voto contrario (come già accaduto in merito al Rapporto Goldstone) alla decisione dell’Onu di aprire un’inchiesta internazionale sull’accaduto.
Dichiarando che sarebbe stata sufficiente un’inchiesta portata avanti dagli israeliani in autonomia. Loro hanno fatto il massacro ...
Divampa sui media mondiali la discussione sull’incidente della flotilla di attivisti attaccata da Israele. Che cosa trasportavano davvero? Erano attivisti o pacifisti? Si trovavano in acque internazionali, o hanno violato quelle israeliane? Chi ha spinto per primo gli altri in acqua? Perchè i pacifisti indossavano i giubbotti di salvataggio? Ecc. Ecc.
Ricordate la faccenda di Pio XII? Tutti a discutere su quanti ebrei abbia aiutato il Papa durante la guerra, mentre il problema da nascondere era tutt’altro: si chiama Jasenovac. Ebbene, il trucco è sempre lo stesso: qui non si tratta di domandarsi “che cosa” sia successo l’altra notte nelle acque di Gaza, ma “perchè” si sia arrivati al punto in cui una flotilla di attivisti è stata costretta a sfidare un blocco navale per portare aiuti a della povera gente?
Questo è il vero problema, e naturalmente nessuno lo affronta.
Perchè della gente comune, che nella vita ha ben altro da fare, si assume un impegno del genere, ...
di Marco Cedolin
L’altra notte l’esercito israeliano ha assalito le navi della Freedom Flotilla, a bordo delle quali si trovavano circa 700 persone di 40 nazionalità diverse, intenzionate a portare a Gaza 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione, costretta a vivere all’interno di quello che Israele ha reso un vero e proprio lager per la segregazione di massa.
Il convoglio pacifista è stato attaccato dalle truppe speciali israeliane che a bordo di elicotteri e gommoni hanno abbordato le navi aprendo il fuoco e provocando una vera e propria carneficina, il cui bilancio provvisorio è di 19 morti e una trentina di feriti. I passeggeri sopravvissuti sono stati tratti in arresto e con tutta probabilità deportati in un campo di concentramento appositamente allestito in terra israeliana.
Anche di fronte a queste prime notizie confuse e frammentarie non può sicuramente sfuggire l’enormità di quanto accaduto ...
John Rengen Virapen ha fatto carriera nel mondo dell’industria farmaceutica. Partito come semplice rappresentante di medicinali, è arrivato a dirigere la filiale svedese della Eli Lilly, uno dei colossi farmaceutici mondiali che compongono la cosiddetta Big Pharma.
Dopo aver vissuto una vita da nababbo, dove nessun lusso gli era negato, Rengen è andato in pensione, si è sposato ed ha avuto un figlio. Solo vedendo il modo in cui la medicina ufficiale trattava suo figlio – racconta lui – si è reso conto della mostruosità di un meccanismo criminale di cui lui stesso aveva fatto parte per 35 anni.
Da qui il suo pentimento, e la decisione di denunciare pubblicamente (tramite un libro e una serie di conferenze) la vera natura dell’industria farmaceutica.
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Naturalmente, ci si domanda quanto difficile fosse per Rengen individuare questa natura già dieci o venti anni prima, e perchè mai abbia dovuto aspettare l’età della pensione …
A volte la vita propone delle combinazioni davvero incredibili. Pensate: mentre tutti quelli che non credono alla versione ufficiale dell’11 settembre sono convinti che il “personaggio” di Osama bin Laden sia stato creato a tavolino dalla CIA, la stessa CIA ha ammesso di aver falsificato un video di Osama bin Laden.
La notizia passa, quasi inosservata, fra le righe di un recente articolo del Washington Post, che riporta le rivelazioni di due ex-agenti della CIA sui retroscena delle invasioni di Iraq e Afghanistan.
Durante la pianificazione dell’invasione del 2003 in Iraq – dice l’articolo - il gruppo operativo della CIA in Iraq ha lanciato un certo numero di idee per gettare discredito su Saddam Hussein agli occhi del suo popolo. Un’idea era quella di creare un video nel quale il dittatore intratteneva rapporti sessuali con un ragazzino, secondo uno dei due ex-agenti della CIA che erano a conoscenza di questo progetto. Doveva sembrare che fosse stato ripreso da una telecamera nascosta, molto sgranato, come se fosse la registrazione segreta di un incontro erotico. L’idea era quella di inondare l’Iraq con questi video, secondo l’ex-agente. Un’altra idea era quella di interrompere le trasmissioni televisive irachene con un finto notiziario speciale. Un attore che impersonava Hussein avrebbe annunciato che abdicava in favore del (particolarmente odiato) figlio Uday. “Sono certo che darete tutto il vostro supporto a Sua Eccellenza Uday”, avrebbe dichiarato il finto Hussein. Di fatto l’agenzia ha realizzato un video che mostrava Osama bin Laden e i suoi compari seduti attorno ad un fuoco, che ingollavano bottiglie di alcolici mentre si vantavano delle loro conquiste omosessuali. “Gli attori - ha detto uno degli ex-agenti, sogghignando al ricordo - erano stati presi fra quelli di noi che hanno la pelle più scura degli altri.”
Di certo noi sappiamo che questo tipo di idee non sia affatto nuovo nei corridoi della CIA. Anzi, si tratta di idee talmente obsolete e stantie ...
di Marco Cedolin
Ormai dagli anni 90 abbiamo iniziato ad entrare in confidenza con proclami che facendo leva sul sentimento di unità nazionale, imponevano sacrifici, duri ma necessari, tirate di cinghia dolorose ma non procastinabili, piccoli grandi "fioretti" da compiere necessariamente oggi, per stare meglio domani.
Prima si è trattato di un "castigo" volto a rifondere gli sperperi e la dissolutezza occorsi negli anni di tangentopoli. Poi di un tributo da pagare per la costruzione di una grande Europa che ci avrebbe consentito di giocare la parte del leone nell'economia stravolta dalla globalizzazione. Poi ancora di un investimento nel futuro, finalizzato alla creazione dell'euro, la moneta magica e definitiva in grado di farci vincere le sfide del nuovo millennio. Poi ancora di lacrime e sangue indispensabili per fare recuperare al nostro paese ed al suo sistema industriale la competitività perduta. Infine di quello che Giulio Tremonti molto pomposamente definisce un "tornante della storia" , necessario per salvare l'euro e la BCE, o se preferite per rispondere alle imperanti richieste dei mercati.
Il tornante della storia paventato da Tremonti altro non è …
COMMENTI AGGIUNTIVI SULLA PUNTATA DEDICATA AL SIGNORAGGIO.
Due settimane fa le scie chimiche, la settimana scorsa la questione “UFO e militari”, oggi gli UFO di Mussolini, i Giganti della Bibbia e un’intervista a David Icke… Molti si chiedono, giustamente, cosa stia succedendo in TV.
Di certo fa specie vedere argomenti delicati e controversi, limitati fino a ieri alla ”frangia” di Internet, che di colpo irrompono nelle case di tutti gli italiani, e per di più in prima serata. E’ quindi saggio, da parte di chi è abituato a non comprare niente a scatola chiusa, domandarsi prima di tutto se ci sia sotto qualcosa.
“Questa sera – ha scritto un nostro utente - questi temi verranno per lo meno accennati ad un pubblico più ampio. Tenendo conto che la TV è stracontrollata, chi ne detiene il comando sa benissimo cosa passerà in onda. Quindi quale può essere l'obiettivo dei padroni?" Altri si domandano se non si tratti della classica operazione di “vaccinazione di massa”, ovvero del tentativo di annacquare certi argomenti delicati, fingendo di parlarne in modo “obiettivo ed equilibrato”, prima che arrivino alla portata del grande pubblico.
Poi però ci si accorge che di scie chimiche si è parlato senza peli sulla lingua, che il documentario sugli UFO non è stato minimamente manipolato, e che anche David Icke è stato presentato per quello che è, senza alcun tentativo di distorcerne il messaggio nè di screditarne la figura.
Ma allora, che cosa succede?
In realtà questa idea della “TV controllata dall’alto” è vera solo in parte, e c’è un aspetto di fondamentale importanza, …
Uniti e compatti come mai si era visto, i direttori delle più importanti testate televisive e giornalistiche hanno firmato un appello congiunto contro il decreto legge sulle intercettazioni telefoniche. Lo contestano poichè, secondo loro, "viola il diritto dei cittadini ad essere informati".
Altri si appellano addirittura alla "libertà di espressione" e alla "libertà di parola", che verrebbero messe in serio pericolo dal decreto in questione.
Sono sicuramente parole nobili, che nessuno vorrà mai criticare. Si fatica però a capire che cosa abbia a che fare il testo di una intercettazione telefonica con la "libertà di parola e di espressione" dell'individuo.
Permettere o meno di pubblicare il testo di un'intercettazione è una questione squisitamente giuridica, ...
Era da almeno 15 anni che non guardavo una partita di calcio.
A parte le finali dei vari mondiali, che ho seguito più come evento mediatico che non come episodio sportivo, avevo improvvisamente smesso di interessarmi di calcio negli anni '90, dopo essere stato per tutta la vita uno sfegatato tifoso interista.
I motivi di quell'addio, tanto improvviso quanto irreversibile, stavano nella trasformazione del calciatore, avvenuta appunto negli anni '90, da semplice sportivo ad una sorta di eroe mitologico in formato tabloid.
Ingaggi milionari (in quell'epoca "miliardari”), protagonismo da dive del cinema, adorazione incondizionata da parte dei fans, mi avevano fatto passare di colpo la voglia di seguire "tutto il calcio minuto per minuto”.
Se a questo si aggiunge il crescente sospetto, che iniziava a formarsi già allora, di quella che si è poi rivelata una enorme macchina da soldi, basata sulla corruzione e sull'inganno, sembrava evidente che per me il gioco del calcio fosse morto una volta per sempre.
Ma ieri, per caso, ho saputo che stava per giocarsi la finale di Coppa dei Campioni, ...
Non ci sarebbe da stupirsi se il prossimo scossone agli equilibri mondiali arrivasse dalla zona della Corea. Il curioso incidente della motovedetta affondata, infatti, offre risvolti che sembrano far pensare ad un mutato interesse da parte degli Stati Uniti nella difesa del loro storico alleato sudcoreano.
Ufficialmente, sarebbe stato un siluro nord-coreano ad affondare, tre mesi fa, la corvetta sudcoreana Cheonasang, tranciandola in due e causando la morte di 47 marinai. Naturalmente i sud-coreani sostengono di avere le prove dell'affondamento da parte dei connazionali del nord, e altrettanto naturalmente questi negano di essere i responsabili dell'affondamento. (Per gli amanti di queste barzellette molto particolari, le “prove” consisterebbero in alcuni frammenti di siluro, rinvenuti nella carcassa della nave affondata, che appartengono ad un modello di torpedine utilizzato dai nord-coreani, secondo un non meglio identificato "catalogo di prodotti bellici". In altre parole, se io ho in casa un vecchio catalogo della Vestro, e in Afghanistan si fa esplodere un mujaheddin con un thermos che compare in quel catalogo, il colpevole sono io).
La storia infatti ci ha insegnato che raramente incidenti di questo tipo sono davvero ciò che appaiono, …
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