Quando fu chiaro, nel 2005, che la guerra in Iraq stava alimentando una spirale di aumento nel prezzo del petrolio, qualcuno profetizzò con orrore: “verrà un giorno in cui il petrolio raggiungerà i 100 dollari al barile”. (Allora il prezzo era sui 37-40 dollari al barile, e già sembrava una cifra enorme).
Nel gennaio del 2008 il limite dei 100 dollari è stato sfondato, e da allora il prezzo ha continuato a salire in maniera impressionante: la scorsa settimana c’è stato addirittura un aumento di dieci dollari al barile in un solo giorno, e ormai stiamo viaggiando tranquillamente verso i 150 dollari di media mondiale, che si prevede verranno raggiunti nel corso dell’estate.
E c’è chi già prevede che entro 18 mesi il prezzo del barile sarà arrivato a 200 dollari.
In occasione del recente G8 in Giappone si è parlato di varie misure per cercare di contenere questa spirale terrificante, ma nessuno sembra in grado di spiegare con precisione a che cosa sia dovuta.
C’è chi punta il dito sulla crescente domanda dei paesi in forte espansione industriale, ...
di Harvey
Prendo spunto da un articolo di Mazzucco pubblicato la scorsa settimana (“La verità secondo i grandi della storia”), per criticarne alcuni assunti e fare qualche osservazione intorno al metodo scientifico. Nell’articolo di Mazzucco vengono contrapposti due diversi “metodi” di ragionamento: quello deduttivo e quello induttivo, al fine di mostrare la superiorità del metodo induttivo su quello deduttivo, quale procedimento per fare nuove scoperte.
Si tratta, in realtà e come intendo mostrare, di una falsa alternativa. Il pensiero deduttivo in effetti può solo enucleare ciò che già è contenuto nelle promesse, ovvero non porta a fare nuove scoperte. Ma neanche attraverso l’induzione pura e semplice si può giungere da nessuna parte, se non si è in grado di formulare e testare una teoria che unifichi le osservazioni fatte (teoria che può essere giustificata, a posteriori, tramite un ragionamento induttivo, ma non potrà mai esserne una conseguenza).
Oltre a induzione e deduzione, c’è anche una terza via, ovvero l’abduzione, che non è il rapimento da parte degli UFO, ma è il ragionamento ipotetico-deduttivo proprio del metodo scientifico (e di Sherlock Holmes). Aristotele la definisce come un particolare tipo di sillogismo, ...
Questo è il contributo di 25 minuti che avevo mandato a Matrix, di cui la redazione ha utilizzato circa la metà. A sua volta, il contributo è una sintesi del film completo, che dura circa 80 minuti.
Questa sera Matrix ha dedicato una interessante puntata al ricordo di Robert Kennedy, nel quarantennale della sua uccisione, avvenuta a Los Angeles il 6 giugno 1968.
Ospiti di Mentana erano Walter Veltroni, Jas Gawronski e Alessio Vinci.
La puntata è stata per metà “istituzionale”, e per metà “complottistica”, e su questo bisogna rendere merito a Mentana nell’aver rigorosamente tenuto separati i due livelli di lettura: il crimine peggiore, rispetto alla memoria di Bob Kennedy, sarebbe stato quello di mescolare la ricostruzione storica della sua figura con una qualunque ombra di polemica, che nel momento in cui si iniziano a discutere le responsabilità dell’assassinio diventa praticamente inevitabile.
Anche se in questo caso, bisogna dire, è stato quasi divertente vedere Gawronski ...
Nonostante i tempi siano profondamente diversi, è impossibile non notare certi paralleli fra la situazione che sta vivendo oggi l’America con Barak Obama, e quella che stava vivendo l’America nel 1968 con Robert Kennedy.
In ambedue i casi il paese era logorato da una guerra tanto costosa quanto ingiustificata, che durava ormai da troppi anni, e costava troppe vite ai soldati americani per essere combattuta. Quella del Vietnam, voluta dai falchi repubblicani con l’aperta complicità del democratico Johnson, e quella di Afghanistan e Iraq, voluta dai neocons con la silente complicità dei democratici come Hillary Clinton, John Kerry o Joe Liberman.
Partito svantaggiato, Robert Kennedy si conquistò la nomination del partito grazie alla sua posizione chiaramente favorevole al ritiro immediato delle truppe, ...
In America la chiamano “face value”, ed è il valore apparente delle cose, prese in senso oggettivo, senza che venga necessariamente applicata una tara di qualunque tipo prima della valutazione.
Prese a “face value”, le parole del presidente iraniano Ahmadinejad – pronunciate di recente in un’intervista congiunta per le reti RAI – capovolgono semplicemente tutto quello che in occidente pensiamo dell’Iran e dei paesi “islamici” in generale. Ma capovolgono soprattutto, e non certo con risultato positivo, quello che in occidente pensiamo di noi stessi rispetto a loro.
“Buoni” e “cattivi”, in altre parole, sono termini davvero relativi.
Dopodichè, sappiamo tutti che la politica è fatta di bugie, e credere che un qualunque personaggio a quei livelli sia sincero e immacolato come un bimbo è indice, se non altro, di una scarsa esperienza personale.
I fatti però rimangono fatti, e presentati in un certo modo – specialmente quelli relativi a Israele e Palestina – impongono a tutto l’occidente, come minimo, una seria riflessione. Questo significa soprattutto che i nostri giornalisti – italiani e non – dovrebbero tornare (imparare?) a trattare loro stessi gli eventi internazionali a “face value”, invece di accomodarsi su facili quanto dannose posizioni preconfezionate.
Quella che segue è la trascrizione completa dell’intervista, che potete vedere qui-
Il direttore El Baradei ha chiesto risposte esaustive sulle attività nucleari controverse. È deplorevole che nessun progresso ha detto sia stato fatto in questo campo. L’Aiea sembra non fidarsi più dell’Iran.
Nel nome di Dio clemente e misericordioso. Sono felice di essere oggi qui, prego Dio onnipotente di dare al popolo italiano la salute e il successo. Per quanto riguarda la sua domanda, io non ho avuto questa impressione dalle parole espresse dal direttore El Baradei. Quello che abbiamo noi a disposizione sono i documenti scritti rilasciati da parte dell’Agenzia nucleare, che confermano la natura civile e pacifica del programma nucleare iraniano. E almeno 12 volte è stata sottolineata la natura pacifica e civile del nostro programma nucleare. Voi sapete bene che la questione del nucleare iraniano è una questione politica non una questione giuridica.
Non è forse buffo che proprio il governo degli Stati Uniti che ha l’arsenale nucleare più grande del mondo e che non rispetta nessuna legge, ...
QUI EVENTUALI COMMENTI SULLA PUNTATA DI "ANNOZERO" DI STASERA
di Marco Cedolin
Il rapporto “Ecomafia 2008” redatto da Legambiente è oggi in prima pagina sulla maggior parte dei quotidiani nazionali. I dati raccontati nello studio fotografano una realtà gravissima, per molti versi disarmante per grandezza ed estensione del fenomeno.
Un fatturato di 18,4 miliardi di euro nel solo 2007, 83 reati contro l’ambiente ogni giorno, una quantità di rifiuti speciali equivalente ad una montagna di 2000 metri con base di 3 ettari che “spariscono” ogni anno, 293 clan coinvolti, 30124 gli illeciti accertati, 22069 le persone denunciate, 9074 i sequestri effettuati. Al primo posto per illegalità nel ciclo dei rifiuti è sempre la Campania, seguita dal Veneto e dalla Puglia.
Il presidente generale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza auspica la contrapposizione all’ecomafia di un sistema legale eco sostenibile e propone l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel nostro Codice penale.
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dichiara di ritenere necessario da parte dello Stato riconquistare questo settore alla legalità.
Eppure i confini fra l’ecomafia e le imprese che agiscono illegalmente, lo Stato che dovrebbe reprimere l’illegalità e l’imprenditoria “onesta” che avrebbe interesse ad operare correttamente, ...
di Carlo Sabatini
Nella prima parte dell’articolo, scritta alcuni mesi or sono, è stato esaminato uno dei ‘punti poco chiari’ relativi ai dirottamenti aerei avvenuti nella giornata dell’11 settembre 2001, punti che la ‘verità ufficiale’ non approfondisce dando certi ‘ovvi particolari’ per scontati. Esaminando con un poco di cura si è visto che non è poi così ‘scontata’ la possibilità da parte di un ‘terrorista’ di sostituirsi ai piloti e di guidare l’aeromobile verso una certa destinazione privo di qualsiasi supporto da terra. Questa seconda parte vuol approfondire il discorso della ‘guida’ e inizia con una specie di ‘indovinello’ per il lettore…
L’immagine sopra è una foto aerea di New York antecedente all’11 settembre 2001. Essa mostra Manhattan vista approssimativamente da nord-est, ossia la direzione dalla quale è arrivato il Flight 11. Questa deve essere stata uno delle ultime cose viste dal 'terrorista islamico' alla guida dell'aereo ...
di Daniele Framarin
L'Europa si studia in geografia come un continente a se nonostante sia congiunto all'Asia indissolubilmente. La ragione storica di ciò risale ai tempi dei Greci che chiamarono Europa la parte occidentale del mondo da loro conosciuto in contrapposizione con l'oriente. Il distinguo fu creato per contrapporre i paesi ad ovest della Grecia che ne condividevano principi liberali da quelli ad est che non lo facevano.
Una prima unione europea risale all'epoca dell'impero romano ed è stata ottenuta per mezzo della guerra. Imploso l'impero le varie popolazioni europee rimasero divise ed in guerra tra loro fino alla conclusione della seconda guerra mondiale.
Dalle ceneri di quel rovinoso conflitto cominciò a germogliare il seme dell'unione che vide la luce per interessi economici nel 1951 con l'istituzione della Comunità Europea del Carbone e l'Acciaio (CECA). Visto il successo di questo primo trattato internazionale l'integrazione europea proseguì con trattati successivi e nuovi membri. Attualmente fanno parte dell'unione europea 27 stati.
Alla fine del 2001, preso atto dell'incapacità decisionale dell'unione seguita alle guerre preventive promosse dagli USA ed in previsione dell'allargamento nel 2004 a dieci nuovi membri si pensò di creare una costituzione europea. A questo scopo fu convocata la Convenzione sul futuro dell'Europa con presidente Valéry Giscard D'Estaing. Il risultato finale fu presentato il 18 luglio 2003 a Roma col nome: "Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa".
Il 29 ottobre 2004 i venticinque capi di stato o di governo dei paesi membri dell'unione firmarono il documento a Roma nella sala degli Orazi e Curiazi.
Alla firma fece seguito un lungo iter di ratifica che si interruppe dopo la doppia bocciatura referendaria consecutiva ottenuta in Francia ed Olanda.
Dopo queste due sonore bocciature si avviò un periodo di riflessione che portò alla redazione del Trattato di Lisbona.
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di Emiliano Brunetti
Ora che la grande sbornia elettorale è passata, che i cortei, le sfilate, le feste e le facce trionfanti dei nuovi eletti sono sfumate, finalmente si materializza in tutta la sua drammaticità la nefanda situazione del nostro Paese. Per mesi era parso tutto normale, come fosse niente, come se la mondezza, i rom, gli stupri e gli omicidi fossero d’incanto scomparsi. Ci svegliamo finalmente dopo il lungo letargo e inizia a Chiaiano la triste realtà.
Negli occhi e nei volti di quella gente c’è l’impronta più nitida dell’ombra di morte che aleggia intorno alla nostra democrazia. Uomini, donne, vecchi e bambini che difendono disperatamente la loro terra vigliaccamente stuprata e saccheggiata da decenni di connivenze tra amministratori politici, clan camorristici e potentati economici e ancora una volta presa d’assalto dalla violenza di stato. Poliziotti in assetto anti sommossa freddi e lucidi che li fronteggiano spavaldi neanche avessero di fronte una curva da stadio. Un governo appena insediato che pretende di risolvere un problema annoso e ormai in cancrena come fosse un’operazione da guerra lampo ed uno appena in congedo che lo ha lasciato marcire inerme fino alla catastrofe. Presidente di regione e sindaci di comuni che, nel lago di vergogna in cui sono immersi, non trovano neanche lo squallido pudore di presentare indecorose dimissioni. TV di stato e giornali di regime che propinano servizi su quanto accaduto come se fossero stati vecchi e bambini ad aggredire i poliziotti e non invece questi ultimi a farsi largo con calci sugli stinchi e manganellate alle ginocchia. Nei lividi e nel sangue di quella gente annaspa la nostra democrazia, la nostra sovranità e la nostra libertà. E questo è solo l’inizio.
Pensare di risolvere il problema della spazzatura sulle strade, in città che ne producono svariate tonnellate al giorno, semplicemente riversandola su un territorio ormai devastato è come pensare di svuotare una vasca con il rubinetto aperto ...
di Florizel
Dalle ultime notizie riguardanti gli arresti in materia di reati legati allo smaltimento di RSU (rifiuti solidi urbani) in Campania, si ha l’impressione che i relativi provvedimenti giudiziari scaturiscano esclusivamente dalla condivisibile urgenza di mettere fine alle note illegalità che da ormai 15 anni segnano vergognosamente l’attività del Commissariato per l’emergenza, i cui compiti fondanti erano (e sono tuttora) quelli di “fronteggiare e risolvere” l’esasperante condizione in cui ancora versa l’intera regione.
Mediaticamente, i punti del D.L. 23 Maggio 2008 n.90 maggiormente portati all’attenzione pubblica sono quelli relativi agli articoli 8 e 9, che autorizzano lo sversamento di rifiuti non trattati e di rifiuti tossici nelle discariche. Le iniziative della magistratura partenopea vengono percepite come riferite unicamente a questi punti, che svelano la contraddizione tra la funzione del Commissariato dalla sua costituzione ad oggi e l’effettivo, colpevole coinvolgimento di alcuni suoi funzionari (alcuni anche di spicco) in affari ancora pochissimo chiari ai danni di intere popolazioni.
Quello che arriva alla ribalta ancora molto debolmente, è invece l’art. 3 del decreto, che in materia di “competenza dell’autorità giudiziaria nei procedimenti penali ...
Leggi tutto: Dove vanno i soldi del petrolio?