Dietro ad ogni gesto umanitario c’è sempre un secondo motivo, che giova comunque in qualche modo all’autore di quel gesto. Non esistono atti di generosità pura, almeno non a livello politico.
Erano sembrati così carini gli americani, quando ieri hanno annunciato che intendevano abbattere un satellite difettoso, che sta perdendo quota, e si accinge a rientrare nell’atmosfera con a bordo quasi 500 Kg. di un carburante particolarmente tossico. Per evitare quindi che il satellite vada a colpire qualche centro abitato, disperdendo ovunque il liquido tossico, il Pentagono ha annunciato ieri che intende distruggerlo con un apposito missile, lanciato da una portaerei, poco prima del rientro nell’atmosfera.
Oggi però saltano fuori i russi, che protestano ad alta voce dicendo che quello degli americani non è che un tentativo malcelato di collaudare un sistema missilistico inteso proprio a distruggere i satelliti stranieri in orbita terrestre. Il tentativo - fanno anche notare i russi - avviene in un momento in cui gli Stati Uniti mostrano una palese recalcitranza a sedersi ad un tavolo di trattative che aggiorni proprio i relativi sistemi di difesa spaziale.
I russi sostengono che in ogni caso la misura precauzionale sia esagerata: molte altre volte – dicono - dei satelliti fuori controllo sono rientrati nell’atmosfera, e pur portando a bordo materiali tossici nessuno si è mai preoccupato di abbatterli prima del rientro. Le probabilità che un frammento di un certo volume finisca su un centro abitato sono infatti davvero minime. (E comunque - penserebbe il cinico - costa sempre meno risarcire un contadino russo o americano che mandare un missile a intecettare il satellite).
I russi sospettano inoltre che il satellite contenga tecnologia avanzata che gli americani non desiderano veder finire in mani altrui. A loro volta gli americani lo negano, dicendo che anche se ci fossero a bordo tecnologie particolarmemte sofisticate, andrebbero comunque distrutte nell’impatto con l’atmosfera.
A questo punto ci resta da capire perchè mai le strumentazioni dovrebbero andare distrutte nel rientro con l’atmosfera, ...
di Andrea Franzoni
Uno dei leader di Hezbollah salta in aria, a Damasco, nella sua auto imbottita di esplosivo. Un oligarca georgiano nemico della nuova classe politica filo occidentale muore a Londra improvvisamente, a 52 anni, di “morte naturale” in circostanze poco chiare.
Chi ha ucciso Imad Mughnieh, il comandante militare di Hezbollah, protagonista della guerra nel sud del Libano invaso nel 2006 da Israele e dell’opposizione politica al fragile governo incostituzionale del filo-occidentale Fuhad Siniora? E chi ha ucciso Badri Patarkatsishvili, l’uomo più ricco della Georgia ed oppositore più volte minacciato dal governo di Mikhail Saakashvili, il “nuovo che avanza” che grazie alla “Rivoluzione delle Rose” ha aperto la repubblica georgiana alla civiltà, all’occidente, ai diritti, alla NATO, alle privatizzazioni?
La mente non può che tornare a due eventi recenti e assolutamente simili che tanto avevano coinvolto gli italiani, forgiandone la visione della politica internazionale. Da una parte l’omicido di Rafiq Hariri, il tycoon libanese nemico di Iran e Siria morto tre anni fa in un attentato a Beirut, che tanto sdegno nei confronti dei mandanti designati, e cioè l’alleanza Hezbollah-Siria-Iran, suscitò nel mondo ed anche in Libano (tra l’altro compromettendo in parte il successo politico di Hezbollah). Dall’altra la lenta morte di Livtinenko, sconosciuto dissidente russo nemico di Putin e coinvolto in reti e trame oscure, intossicato dal polonio e spentosi a Londra in maniera drammatica per colpa, nell’immaginario, della lunga mano sovietica dell’ex capo del KGB Vladimir Putin.
All’epoca l’attenzione dei media dell’opinione pubblica era stata forte, e caratterizzata da un forte coinvolgimento anche emotivo. Un’ostilità viscerale si era infatti diffusa portando pensionati, studenti, casalinghe, ad indignarsi ed a associare a Hezbollah e a Putin barbarie, vigliaccheria, autoritarismo, ...
di Giorgio Mattiuzzo
Non si placano le polemiche sul mondo del cinema, che già è stato sconvolto dalla forte presa di posizione del Vaticano sulla scena a luci rosse dell'ultimo film di Nanni Moretti. Ad aumentare la tensione, un altro duro giudizio da parte della Chiesa Cattolica sulle pagine dell'Osservatore Romano. In un editoriale di ieri, il quotidiano cattolico si è duramente espresso contro l'ultimo film di Jessica Rizzo, "La dottoressa del pisello 2". La pietra dello scandalo, secondo il giornale, è la scena di gangbang in cui la Rizzo "consuma" un rapporto sessuale con 70 uomini diversi.
"Sono deluso" ha affermato don Luigi Cantalamessa. "Mi aspettavo qualcosa di meglio, pensavo che almeno venisse battutto il recordo di Jasmine St. Claire di 300 rapporti sessuali consecutivi. Da una brava regista e straordinaria interprete come la signora Rizzo, mi sarei aspettato una vera gangbang con i controfiocchi.
Invece la signora Rizzo fa l'amore con solo una settantina di uomini brutti e con la pancia, che sghignazzano come fossero al bar. Capisco che quella scena va letta nel contesto del film, ma confesso che sono rimasto stupito e deluso: il dvd mi è costato 40 euro, ...
di Ashoka
Dopo lo scandalo delle obbligazioni Cirio e Parmalat e dopo la truffa dei bond argentini, le banche italiane, in testa Unicredit, sono di nuovo protagoniste in negativo, questa volta per la truffa dei cosiddetti “strumenti derivati”
Ma cosa sono questi strumenti derivati?
Il termine “derivato” va a coprire una vastissima tipologia di contratti i quali hanno però tutti una caratteristica in comune: derivano il loro valore di mercato da quello di un altro bene (azioni, indici tassi di interesse, valute), che viene chiamato sottostante.
Un esempio di derivato è l’opzione put: è un contratto che, per una modica cifra, vi permette di fissare oggi il prezzo a cui potete vendere un’azione nel prossimo futuro.
Esempio: Oggi il prezzo delle azioni Fiat è di 10 euro ma temiamo che nei prossimi tre mesi possa scendere e vogliamo tutelarci in qualche modo. Acquistiamo allora per 50 centesimi una opzione put che ci permetterà, nei prossimi tre mesi, di vendere l’azione Fiat al prezzo che ha oggi, indipendentemente dalla sua quotazione di mercato.
Ovviamente, se il prezzo sale, non eserciteremo l’opzione ma questa ci consente di limitare le perdite, fungendo quindi da assicurazione, nel caso in cui invece il prezzo del titolo scenda. (*).
La parola chiave è assicurazione: questi contratti sono infatti stati pensati ...
A volte le cose vanno in modo strano, nel mondo, e spesso si assiste a episodi nei quali si vedono gettare al vento preziose oppurtunità per sanare profonde fratture nella nostra società.
Prendiamo ad esempio l’undici settembre, e il processo a 6 degli organizzatori degli attentati annunciato di recente dal Pentagono. Visto il caso molto particolare, che ha coinvolto letteralmente mezzo mondo, ci si aspetterebbe di vedere un megaprocesso in diretta TV, grazie al quale l’intera popolazione del globo potesse finalmente fugare i propri dubbi sulle effettive responsabilità per i fatti di quel giorno.
Potremmo vedere i famosi video del Pentagono che finora non ci sono stati mostrati, potremmo ascoltare dalla viva voce degli imputati le folli motivazioni che li avrebbero portati a compiere quel gesto, e potremmo soprattutto toccare con mano le famigerate prove contro Al-Queda che gli americani hanno sempre sostenuto di avere, ma che finora non hanno mai mostrato a nessuno.
A questo punto infatti non si comprende quale potrebbe essere la motivazione per mantenere certe informazioni ancora riservate, visto che ormai la struttura organizzativa dell’attentato sarebbe stata individuata, e non si rischia certo di mettere in allarme ...
di Marco Cedolin
Scongiurata almeno per il momento la possibilità che banchieri ed industriali procedano direttamente al governo del paese senza il bisogno di alcun intermediario, tutto il circo della politica si è gettato con furia belluina fra le pieghe di una campagna elettorale dai contorni ancora sfumati ma che già lascia intuire come il confine fra comicità e tragedia sia davvero una linea molto sottile.
Non potendo permettersi di cambiare l’identità dei mestieranti (pena l’acquisizione dello status di disoccupati) la classe politica italiana, imbolsita fino all’inverosimile, ha deciso ancora una volta di cambiare la coreografia dello spettacolo anziché la trama e gli attori, affinché si abbia la percezione illusoria di una qualche novità, mentre il copione anacronistico continua a perpetuare sé stesso.
Simboli liste ed alleanze stanno iniziando a prendere forma in un fantasmagorico crogiuolo di colori, slogan e vessilli, all’interno del quale perfino i simboli più legati alle tradizioni come fiamma e falce e martello rischiano di finire rottamati, quasi si trattasse di un’auto euro 0, per venire sostituiti da tricolori ed arcobaleni assortiti molto più trendy ed accattivanti.
Sullo sfondo di un programma unico, imperniato sulla crescita e lo sviluppo del Paese (proponimento d’obbligo per potere aspirare a raccogliere qualche voto) le parole d’ordine sono fusione, incorporazione, accorpamento, assorbimento, inclusione. Finita l’era delle grandi coalizioni, dove una molteplicità di partiti si raggruppavano intorno a due leader (Berlusconi/Prodi, Rutelli/Berlusconi, Prodi/Berlusconi) sulla base di programmi ai quali non è mai stato dato seguito, ...
Ogni volte che prendiamo in mano il telecomando, per sapere che cosa è successo nel mondo, ci muoviamo ansiosi dalla Rai alla CNN alla Fox alla BBC, convinti di aver accesso a molteplici fonti, da paesi e culture diverse, per riuscire in qualche modo a mettere insiemi i frammenti del puzzle informativo.
In realtà molti hanno ormai capito che si tratta di un unico messaggio, trasmesso da dozzine di presentatori diversi, in lingue e da luoghi diversi, ciascuno incorniciato da una una grafica differente, ma perfettamente identico nella sostanza, ovunque nel mondo.
Ma come può avvenire – meccanicamente, intendo dire, nella realtà quotidiana - la propagazione effettiva di questo “messaggio unificato”, che sarebbe confezionato a monte della messa in onda? Dove nasce la notizia originale, chi decide quale debba essere, e in che modo costui riesce ad imporla con tale apparente facilità al mondo intero, praticamente nello stesso istante?
E’ davvero possibile che esista “un signore” (o un gruppo ristretto), seduto in qualche oscuro bugigattolo dei famosi “piani alti”, che analizza sistematicamente le notizie in arrivo, le manipola, e fa diffondere solo quelle che ha deciso lui, nel modo e con il taglio che vuole lui?
Se davvero esistesse questo “centro unificato di controllo”, come fa l’informazione mondiale a raggiungerlo in primo luogo? Se infatti i canali mainstream (i nostri televisori) rappresentano solo la fase di “uscita”, cioè l’emissione della notizia già manipolata, ...
Aggiornamento primarie USA: come avevamo previsto, i democratici stanno iniziando ad accorgersi che contro McCain avrebbe molte più possibilità di vincere Barak Obama che non Hillary Clinton, e nelle primarie di ieri hanno votato compatti per il candidato nero di Chicago.
Dei quattro stati in cui i democratici sono andati alle urne ieri – Louisiana, Nebraska, Washington e Virgin Islands – Hillary Clinton non ne ha vinto nemmeno uno. Non erano stati “pesanti”, è vero, e nonostante la vittora multipla Obama rimane indietro di alcune dozzine di delegati rispetto alla Clinton, ma il valore psicologico del secco 4-0 si è fatto sentire al punto che Hillary Clinton, nel suo discorso di chiusura, ha detto che “la cosa importante è che alla Casa Bianca vada uno di noi due, e non un altro repubblicano”.
Anche McCain ha preso la sua bella bastonata, ieri, vedendosi portare via lo stato del Kansas da un risorto Huckabee, ...
di Marco Cedolin
Quello della solidarietà internazionale è un universo estremamente composito che negli ultimi decenni ha conosciuto una crescita esponenziale in grado di stravolgere in profondità tanto gli obiettivi originari dei progetti quanto le dinamiche attraverso cui le varie organizzazioni interagiscono con le realtà specifiche all’interno delle quali si trovano ad operare.
Si stima che nel mondo siano attive ad oggi almeno 50.000 ONG che ricevono oltre 10 miliardi di dollari annui di finanziamenti ed occupano centinaia di migliaia di operatori distribuiti su vari livelli, più della metà dei quali provenienti dai paesi occidentali.
La sola Associazione delle ONG Italiane raggruppa 160 organizzazioni, si interessa di 3.000 progetti in 84 paesi del mondo, occupa 5.500 persone e gestisce 350 milioni di euro l’anno.
Se un tempo dedicarsi alla solidarietà internazionale rappresentava una scelta di vita “per pochi”ardimentosi idealisti che avevano deciso di mettersi al servizio del prossimo, oggi quello in mano alle ONG è un vero e proprio mercato economico gestito attraverso le regole del marketing da professionisti della “solidarietà” formati per mezzo di master universitari e corsi di specializzazione che abbracciano le tematiche più svariate spaziando dal peacekeeping al commercio equo, alla cooperazione allo sviluppo.
Proprio fra le pieghe del termine “sviluppo” impropriamente usato ed abusato quale sinonimo di benessere e prosperità, si può cogliere l’approccio strumentale attraverso il quale l’occidente interagisce nei confronti di società e culture differenti, senza prestare alcuna attenzione alle singole specificità.
Il sistema politico ed economico occidentale, caratterizzato dal consumismo più sfrenato, dalla mercificazione dell’esistente, dall’appiattimento dei valori morali ed umani sull’altare dell’economicismo, ...
L’invito, se possibile, è a leggere questo articolo prima di tutto come uno scandalo logico-semantico, e solo in secondo luogo, eventualmente, come la denuncia di una macroscopica ingiustizia, peraltro ormai nota al mondo intero.
La notizia è questa: una lista di 162 professori universitari, in maggioranza ebraici, pubblicata da un non meglio identificato “blog”, ha scatenato un finimondo a livello mediatico e politico, risolvendosi in una condanna compatta e univoca contro gli autori di quella lista.
"Siamo in presenza di un evento inquietante - ha detto Anna Foa, docente di Storia moderna dell'università La Sapienza di Roma - Chi si è reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito". Mentre il rettore Renato Guarini, “interpretando i sentimenti di tutta la comunità universitaria”, lo ha definito un “inaccettabile atto di intolleranza". Chiude la fiaccolata dello sdegno l’immancabile Walter Veltroni, con un chiaro invito al “rifiuto di ogni forma di discriminazione e di odio".(ANSA).
Ma che cosa conteneva di così grave questa “lista”? Di cosa erano accusati, coloro che vi comparivano?
Di "fare lobby". Questa è la notizia ufficiale, riportata ieri dai giornali e dalle TV.
Ohibò, “fare lobby”. E in che cosa consisterà mai, questo curioso peccato capitale, del quale non si può accusare nessuno senza addirittura “commettere un reato”?
Trattandosi di una parola inglese, ci rivolgiamo direttamente al dizionario, ...
Brunettini, Corallo, Chiappara; Casamento, Simone, Di Salvo; Guglielmini, Lo Presti, Savoca (G.), Savoca (V.) e Lo Ve.
Non è la nuova formazione a tridente della Casertana, ma la lista dei mafiosi arrestati nella retata internazionale di ieri compasa sul sito della BBC , e non soltanto. Sarebbero oltre 90 gli arrestati nella cosiddetta “Operation Old Bridge” (“Vecchio Ponte), un’azione congiunta di polizia americana e italiana tesa a distruggere un tentativo da parte di Cosa Nostra di rinverdire il periodo d’oro degli anni ’80, in cui la droga fluiva senza intoppi da Palermo a New York, sotto l’occhio vigile di John Gotti e della famiglia Gambino.
Si potrebbero perdere ore a fare illazioni sui veri motivi di una retata così volutamente clamorosa, e di certo suscita curiosità il fatto che Rudy Giuliani proprio di recente sia uscito dalla gara presidenziale, rimanendo così libero di tornare a “fare i conti” con quelli che gli avevano affondato l’amatissimo Bernard Kerick, e con lui probabilmente le speranze stesse di Rudy di diventare presidente. Non a caso ci sono andati di mezzo proprio i Gambino, nemici giurati di Rudy sin dai tempi in cui Gotti votò per far uccidere l’ex-sindaco di New York.
Ma c’è in altro aspetto della notizia che merita forse ancora più attenzione, ed è quella ingombrante patina di pregiudizio che sembra ormai traspirare dagli articoli internazionali, ...
Leggi tutto: Occhio per occhio, missile per missile