di Massimo Profeti
Il palinsesto e la disposizione dei canali visibili con il decoder di Sky, il provider satellitare monopolista in Italia (di proprietà dell’australiano Rupert “lo squalo” Murdoch), sono un chiaro esempio di come anche gli aspetti apparentemente più insignificanti possano tornare utili al condizionamento mediatico di una popolazione.
Facciamo un breve esame di ciò che piove dal cielo nelle nostre case da qualche anno a questa parte, e degli strumenti elettronici che vengono usati per propinarcelo.
Inizialmente c’era il Goldbox, un decoder facilmente programmabile (anche dai pirati), che per la sistemazione dei canali offriva due modalità: quella automatica, che ricercava i canali e li distribuiva secondo un ordine prefissato, oppure quella manuale, che dopo aver effettuato la ricerca permetteva di riordinare i canali secondo le proprie preferenze. La seconda opzione era di gran lunga da preferire, perché permetteva di togliere di mezzo i canali più insulsi, che altrimenti sarebbero stati fastidiosamente collocati fra le posizioni tradizionali di Rai e Mediaset, e quelle dei canali più interessanti del bouquet a pagamento.
Purtroppo, la ricerca manuale aveva una controindicazione che scoraggiava il 90% degli utenti: ammucchiava disordinatamente i canali su 999 posizioni, ...
di Giorgio Mattiuzzo
Quando si affrontano certi temi in una pubblica discussione, si possono notare alcuni meccanismi entrare in azione. Ad esempio la pubblicazione di un libro sulla lobby filo-israeliana negli Usa [1] ha suscitato enormi polemiche sia in patria che all'estero; ma non tanto sui contenuti, quanto sul fatto che si parlasse di una lobby filo-israeliana. Tuttavia, mentre vi è una sorta di censura morale verso qualsiasi accenno alla lobby filo-israeliana, è sufficiente andare sul sito ufficiale della lobby sionista degli Stati Uniti per apprendere che la politica in Medio Oriente di Washington è pesantemente influenzata dalle pressioni filosioniste [2].
Per rimanere all'Italia uno dei tabù che affliggono l'opinione pubblica è quello della presenza e dell'influenza della Massoneria nella storia d'Italia. Come per la lobby filoisraeliana, anche per quanto riguarda la Massoneria, mentre normalmente non è accettabile insinuare che essa abbia giocato un ruolo fondamentale nella formazione e nello sviluppo dell'Italia post-unitaria e repubblicana, contemporaneamente è la Massoneria stessa che dichiara con orgoglio e senza titubanza alcuna di essere stata parte attiva e promotrice della politica italiana da prima dell'Unità in poi.
Quest'anno ricorre il bicentenario della nascita di Garibaldi e la Massoneria italiana sta dedicando all'eroe dei due Mondi grandi celebrazioni e commemorazioni. Di tale portata è la figura del generale per i liberi muratori che, per comprenderla, sarà necessario ricorrere alle parole di Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia. In un suo recente scritto [3] Raffi delinea – documenti alla mano – la stretta unione tra Garibaldi e la Massoneria.
“L'adesione alla Massoneria fu per Garibaldi non certo un episodio casuale ed effimero ...
di Uri Avnery
Quando sento parlare di "scontro di civiltà" non so se ridere o piangere.
Ridere, perché è un concetto ridicolo.
Piangere, perché è in grado di causare danni imprevidibili.
Piangere ancor di più, perché i nostri leader stanno sfruttando questo slogan come pretesto per sabotare ogni possibilità di riconciliazione tra israeliani e palestinesi.
Ed è solo un altro di una lunga serie di pretesti. Perché il movimento sionista ha avuto bisogno di giustificazioni per il modo in cui ha trattato i palestinesi?
Alla sua nascita, il sionismo era un movimento idealista, che dava grande importanza alle sue basi morali. Non solo per convincere il mondo, ma soprattutto per mettere in pace la propria coscienza.
Fin dalla prima infanzia ci viene raccontato dei pionieri, molti dei quali figli e figlie di famiglie colte e benestanti, che si lasciarono alle spalle la vita agiata dell'Europa ...
di Ashoka
E' passato poco più di un mese da quando centinaia di migliaia di persone si sono radunate in piazza per protestare contro l'attuale classe politica. La reazione dei media tradizionali non si è fatta attendere.
Se prima dell'8 Settembre un assordante silenzio mediatico aveva accompagnato l'organizzazione del V-day, nelle settimane seguenti alla manifestazione abbiamo potuto assistere alla character assassination di Beppe Grillo con la comparsa di veri e propri “osservatori” dedicati al blog del comico genovese, pronti a denunciare presunte derive antisemite oppure ad evocare timori di ”grilletti premuti” e terrorismo, ispirati dal “Cattivo Maestro” genovese.
Ovviamente la dichiarata intenzione di organizzare una manifestazione simile per eliminare i finanziamenti pubblici ai giornali ...
di Carlo Sabatini
Quando si parla di 11 settembre, il discorso scivola spesso sul fatto che un pugno di 'terroristi islamici', addestrati alquanto sommariamente presso scuole di volo americane con l'impiego di simulatori, siano stati in grado di compiere l'impresa loro accreditata.
Secondo quanto asserito nel Commission report dell'11 settembre tali 'terroristi islamici' si sarebbero impadroniti di quattro voli di linea e, sostituitisi ai piloti, avrebbero condotto gli aerei a schiantarsi rispettivamente sulle Twin Towers, sul Pentagono e in un campo della Pennsylvania.
Spesso chi esprime perplessità sulla limitatissima esperienza di volo di questi personaggi, che pare avessero preso al massimo qualche dozzina di lezioni di volo su piccoli aerei da turismo - e pure con pessimi risultati - si sente rispondere che " i piloti professionisti servono per decollare o atterrare, ...
Un interessante articolo da Asia Times, tradotto per luogocomune da Giorgio Mattiuzzo, chiarisce molti aspetti poco noti di una parte del mondo che sta assumendo sempre maggiore importanza nel determinare gli equilibri a livello globale.
L'India regge le sorti dei progetti della NATO
Riassumendo il legame decennale tra Russia e Nato, un analista militare russo ha scritto: “le relazioni tra le due entità sono un matrimonio di convenienza, dove marito e moglie vivono insieme, spesso escono con gli altri in coppia, e mostrano di rispettarsi l'un l'altra in tutti i modi. Allo stesso tempo, dormono in stanze diverse e fanno la spesa separatamente. Ogni parte insegue innanzitutto il proprio interesse e, sebbene la coppia sia formalmente sposata, non si possono definire una vera famiglia”. [1]
Il ritratto di un matrimonio combinato non disturba eccessivamente gli indiani. Ma sarebbe un saggio pensiero per Delhi considerare quanto incredibilemente breve si sia dimostrato il flirt della Russia con la Nato quando si è scontrato con la realtà dei fatti.
Mentre la Nato intensifica il corteggiamento dell'India, Delhi dovrà pensare a quale genere di relazione desidera avere. Non sorprende che, quando il Ministro degli Esteri indiano Pranab Mukherjee e il segretario generale della Nato Jaap de Hoof Scheffer si sono incontrati a New York il 28 settembre, entrambe le parti abbiano scelto di mantere lo storico incontro di 45 minuti di basso profilo.
Washington sta sinceramente cercando una cooperazione tra Nato ed India. Mentre la Nato si sta riorganizzando per nuove missioni in Africa e Asia meridionale, ...
di Enrico Sabatino
Negli ultimi giorni le relazioni bilaterali tra gli USA e la Turchia hanno toccato il livello peggiore della loro storia. Ciò che sta accadendo tra i due Paesi, passato abbastanza in sordina nei nostri mainstream media, potrebbe causare una serie di ripercussioni, in primis nella regione curda del nord Iraq.
Alleati di ferro da sempre, Turchia e USA già da alcuni mesi sono sempre più in attrito a causa soprattutto delle diverse posizioni sulle modalità di contrasto nei confronti della guerriglia del PKK, che negli ultimi mesi è riuscita a infliggere molte perdite tra le fila dell’esercito turco.
Un conflitto cominciato nel 1984 per la creazione di uno stato curdo indipendente e che ha già provocato più di 30.000 morti.
Solo pochi giorni fa tredici soldati turchi sono stati uccisi nel sud-est della Turchia in un attacco da parte del PKK avvenuto nella provincia di Sirnak, nei pressi del confine con l'Iraq. La sparatoria e' cominciata mentre le forze di sicurezza turche stavano tentando di intercettare ...
Con l’assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore, la commissione del più noto premio mondiale ha perso una importante occasione per ridare un minimo di senso a quella che da ormai troppi anni è diventata una gratuita elargizione di fama e di ricchezza, tanto politicizzata e superficiale quanto avulsa dal suo significato originale.
Già il premio per la Letteratura a Dario Fo - un saltimbanco dalla cui gola escono solo dei suoni gutturali, riconducibili nella migliore delle ipotesi a un dialetto imprecisato - era stato uno schiaffo imperdonabile alla sacra arte di Dante, Goethe e Dostojevsky, ma confondere l’ “ambiente” con la “pace”, nel caso di Al Gore, denota un buonismo di fondo degno del peggior salotto di Veltroni.
Non a caso Doris Lessing, vera autrice di vera letteratura, ha ricevuto la notizia del Nobel a lei assegnato con una alzata di spalle. “Non significa assolutamente nulla” ha detto la 88enne scrittrice inglese ai giornalisti stupefatti, mentre rientrava a casa con in mano la borsa della spesa.
C’era un solo modo, quest’anno, per assegnare correttamente il Nobel per la Pace: ...
di Gianluca Freda
Nella sua evoluzione finale, la democrazia diventò una potente arma di legittimazione del sopruso da parte del potere. La più potente mai vista. Ci fu un tempo in cui il potere rispondeva in proprio delle scelte impopolari compiute, tenendosi pronto a fronteggiarne le conseguenze. Un aumento del prezzo della farina scatenava rivolte e sommosse. Ogni nuova imposta sui generi alimentari rischiava di sfociare nella ribellione del popolo, rendendo cauti i sovrani nell'adottare questo tipo di misure. Occorreva, per prudenza, tenersi pronti alla repressione, mobilitare le forze di polizia, esporsi ad un calo di popolarità che di certo non metteva a rischio il trono, ma sminuiva l'autorità dei governanti e rendeva più difficoltoso l'esercizio della potestà. Quando non c'era la democrazia, il popolo riconosceva il potere come altro da sé ed era capace, se non di combattere il nemico, per lo meno di rendersi conto della sua esistenza e della sua ubicazione.
La democrazia è il pretesto che ha reso invisibile il potere, liberandolo dalla responsabilità delle proprie scelte e consentendogli di operare dietro un muro di sicurezza. Il trucco è quello di scaricare sul popolo la colpa delle scelte sciagurate. Far credere al popolo, attraverso una serie di accorgimenti fittizi, ...
di Florizel
Non è certo la prima volta che nella gloriosa storia della Repubblica Italiana si verifica una frattura tra potere politico e potere giudiziario, almeno fin da quando le lacune delle istituzioni in materia di “lotta alla legalità” sono state inizialmente riconosciute tali, e dibattute sul piano della loro potenziale risoluzione.
Le vicende dell’Italia degli ultimi decenni sembrano invece dimostrare quanto esse siano una caratteristica rivelatasi fisiologica al potere statuale ed al suo mantenimento (come rivela l’attuale deriva presa dalle classi dirigenti).
Né è la prima volta che il ruolo della magistratura finisce poi per investire competenze istituzionali che sconfinano dal suo ambito, per il semplice fatto di supplire a dei “vuoti decisionali” rispetto a contraddizioni e punti nodali che, quando non affrontati, hanno generato l’impantanamento e la paralisi di importanti traguardi nella denuncia delle grandi (e piccole) illegalità che lo stesso mondo politico dichiara di voler combattere.
In questi ultimi mesi, la querelle tra il ministro di Giustizia Clemente Mastella ed il pm Luigi De Magistris rivela palesemente che la pendenza da “una sola parte” dell’ equilibrio tra i due poteri, ...
C’è una parola che il mondo moderno - il mondo occidentale, quello basato sulla scienza, sull’osservazione empirica, sulla razionalità - non può permettersi di pronunciare: la parola è “Dio”.
Al di là di ogni religione, un Dio inteso come entità creatrice, come origine di tutto ciò che esiste – e quindi anche di noi stessi - non può comunque esistere, in quanto toglierebbe all’”uomo moderno” la centralità nell’universo che con tanta fatica si è conquistato nel corso degli ultimi 4 secoli. Fin dal giorno in cui Cartesio si accorse di essere “altro” dal proprio corpo fisico - o almeno, credette di esserlo – la mente razionale ha perseguito ogni possibile occasione per ergersi a parametro del reale, a centro di osservazione del mondo materiale, e quindi a metro di giudizio universale.
E ora che è pienamente insediata in quella posizione di prestigio, non è certo disposta a cedere lo scettro al primo “deucolo” di passaggio.
Nel mondo moderno, infatti, una cosa ha valore solo se ha un “riscontro scientifico”, solo se è “scientificamente dimostrabile”, solo se è in qualche modo “replicabile in laboratorio”. In realtà, ponendo questi limiti, gli scienziati ci stanno dicendo che amano occuparsi soltanto di cose che riescono a capire. Mentre tutto ciò che è incomprensibile, inspiegabile, o comunque inaccettabile, invece di venire affrontato con l’umiltà di chi è disposto a imparare cose nuove, viene immediatamente respinto e scartato come “superstizione”, “folklore”, ...
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