di Simone Lombardini per MePiù
Mohamed Konarè, nella sua ultima intervista su MePiù che ho avuto il privilegio di ascoltare in anteprima, ha descritto le sorti della sua gente con una immagine particolarmente vivida. “L’Africa e i popoli che la abitano, vivono oggi nel più grande Lager a cielo aperto che la storia abbia mai conosciuto”. Tutte le principali potenze economiche della Terra, Francia, Inghilterra, USA, Cina, India guardano all’Africa come un semplice deposito di materie prime da depredare. Nessuna di queste potenze è interessata alle sorti del miliardo di persone che vive in quelle terre.
Mawuna Remarque Koutonin, uno dei più noti blogger africani, denuncia che “Quattordici paesi africani sono obbligati dalla Francia, attraverso il patto coloniale, a collocare le loro riserve presso la Banca di Francia, sotto il controllo del Ministero delle Finanze francese, Il Togo e altri 13 paesi africani devono ancora pagare il debito coloniale alla Francia. I dirigenti africani che rifiutano sono uccisi o cadono vittime di un colpo di stato. Quelli che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia, con uno stile di vita sontuoso, mentre le loro popolazioni restano nella miseria e nella disperazione”1. Il debito coloniale sarebbe il debito che la Francia ha addossato alle sue ex-colonie per farsi “restituire” i “vantaggi” della colonizzazione.
L'intervista che la RAI non ha mandato in onda, doppiata in italiano:
Finalmente una buona notizia. Donald Trump si è definitivamente liberato di John Bolton, il superfalco neocons che svolgeva il ruolo di responsabile per la sicurezza nazionale. In altre parole, John Bolton era il “ministro della guerra” dell’attuale amministrazione, e lui di guerre ne aveva invocata più di una.
Bolton spingeva continuamente - e apertamente - per bombardare l’Iran e la Corea del Nord, e ha fatto spesso da intralcio proprio per cercare di rallentare le trattative diplomatiche fra gli Stati Uniti e Kim-Jong-Un, come l’ha fatto per ostacolare le recenti trattative con i talebani in Afghanistan.
Bolton è stato uno dei principali architetti della guerra in Iraq, ed è anche l’uomo che da sempre ha sostenuto la necessità di un “cambiamento di regime in Siria” (leggi: rovesciamento violento di Assad), come di un intervento militare in Venezuela.
Tecnicamente significa Instrument In Support of Trade Exchanges, ovvero strumento di supporto per gli scambi commerciali, ma nella realtà INSTEX è la sigla di un meccanismo inventato da Germania, Francia e Regno Unito per bypassare le sanzioni economiche imposte di recente dagli USA per gli scambi commerciali con l'Iran.
Il blocco americano infatti si basa sulla rimozione delle maggiori banche iraniane dal circuito dello SWIFT, il circuito bancario internazionale che permette transazioni fra banca e banca.
Ma ora il trio Germania-Francia-UK si è inventato un circuito parallelo, indipendente dal dollaro, che permette di praticare scambi commerciali anche senza il sistema SWIFT.
E questo ovviamente non rende allegri gli americani, i quali hanno già minacciato fuoco e furia su chiunque oserà disobbedire al loro diktat.
Mentre noi stiamo qui a preoccuparci di quello che ha detto Salvini in risposta a quello che aveva detto di Maio rispondendo a Salvini, gli Stati Uniti vanno avanti per la loro strada. O meglio, tornano indietro.
Non contenti per il fallimento delle guerre in Afghanistan e Iraq, ora vogliono fare addirittura la guerra all'Iran.
Lasciato solo fra le grinfie dei neocons, il pacioccone isolazionista Donald Trump si sta lentamente trasformando in uno dei falchi più agguerriti che l'America abbia mai conosciuto. Con diversi repubblicani che dichiarano apertamente in televisione che "distruggere l'Iran sarebbe una cosa semplicissima", il neocons John Bolton ha ormai preso in mano la politica estera americana, e sta programmando di mandare nella zona del Golfo Persico centinaia di migliaia di soldati americani. 120.000, per l'esattezza, ovvero lo stesso numero che era stato impegnato nel 2003 per invadere l'Iraq. Curiose coincidenze.
Che a diffondere fake news fossero Repubblica e affini eravamo abituati – a proposito aspettiamo sempre che Facebook inizi un attento monitoraggio in linea con quanto affermato recentemente nella cosiddetta lotta alle pagine che diffondono bufale.
Che fosse il Presidente della Repubblica in modo così plateale meno, siamo onesti. In occasione di una commemorazione per i 100 anni di Save The Children, in uno stralcio del discorso, Mattarella ha dichiarato, secondo quanto riportano AGI, ANSA e altre agenzie: "Credo che tutti rammentiamo l'immagine del bambino siriano in ospedale, coperto di polvere, dopo il bombardamento della sua abitazione: quell'immagine ha commosso tanti nel mondo. Ma occorre che la commozione, la sollecitazione che queste immagini determinano non sia effimera e non si dimentichi in poco tempo."
Persino il grande New York Times ha dovuto chinare la testa di fronte al ricatto dell' "antisemitismo".
Dopo aver pubblicato la vignetta che vedete a margine, nella quale il presidente Trump viene ritratto al guinzaglio di un Netanyahu che lo porta a spasso a piacimento, il giornale newyorkese ha dovuto fare ammenda, ritirando la vignetta in questione.
In un annuncio dato sul loro account di Twitter, il New York Times ha scritto: "Una vignetta politica comparsa nell'edizione internazionale di martedì conteneva temi antisemiti che mostravano il primo ministro di Israele con un collare con la stella di David, che faceva da cane-guida al presidente degli Stati Uniti, il quale portava lo zuccotto. L'immagine era offensiva, è stato un errore di valutazione il pubblicarla".
La sovranità, a seguito di centocinquant’anni di lotte, coincide con la democrazia, e la democrazia è la libertà di un popolo che possa decidere di sé. Quindi io ritengo che l’imperativo morale cui dovremmo attenerci è considerarci solidali come popolo nella ricerca della nostra sovranità, intesa come dignità sociale degli italiani in quanto tali.
Un monumentale Luciano Barra Caracciolo, magistrato e sottosegretario di Stato agli Affari Europei, in un intervento ripreso da Byoblu al Palazzo del Pegaso di Firenze lo scorso 29 marzo, riannoda i fili dell’occupazione straniera tanto devastante quanto invisibile che siamo costretti a subire ormai da anni. Durante il convegno “Europa, le riforme ai trattati“, il sottosegretario illumina evidenze che molti lettori conoscono già, insieme ad angoli bui ancora inesplorati, e lo fa con la statura dello studioso e la passione dell’uomo incorruttibile che (tra pochissimi) non si vuole arrendere.
Due giorni fa ho assistito a mezz'ora di televisione da puro voltastomaco: Sky-TG24 ha infatti dedicato uno speciale a Lorenzo Orsetti, il miliziano morto di recente in Siria.
Il programma si è svolto come se fosse la commemorazione di un eroe del risorgimento. Orsetti è stato trattato alla stregua di un Carlo Pisacane, oppure uno dei fratelli Bandiera, o un Martire di Belfiore, tutta gente che ha immolato la propria esistenza per la giusta causa della libertà d'Italia.
Ora sia ben chiaro: chiunque ha il pieno diritto di arruolarsi ed andare a combattere per chi vuole. La vita era la sua, e nessuno deve decidere cosa farne se non lui.
Quello che stupiva invece nel servizio di Sky era proprio la reiterazione del concetto che Orsetti era sì un miliziano, ma "che combatteva dalla parte dei giusti". Perchè nella logica del mainstream gli americani, gli occidentali (e in questo caso i poveri curdi) sono i "buoni", mentre quelli dell'Isis naturalmente sono i cattivi.
Quindi basta combattere l'Isis per ritrovarsi "dalla parte dei giusti".
di Gennaro Carotenuto
Le denunce del New York Times e di Forbes sui casi degli aiuti umanitari bruciati e sul blackout, che analizzo qui, attestano che in Venezuela la guerra sia già cominciata e le false notizie dominino incontrastate la costruzione dell’opinione pubblica.
Le guerre di nuova generazione fanno morti come e più di quelle che si combatterono con la clava, la balestra o il fucile Chassepot. Rispetto alla gravità del blackout in Venezuela ai media italiani è piaciuto a scatola chiusa sposare la tesi dell’inettitudine chavista. I chavisti sono per definizione tutti incapaci, sanguinari e corrotti. Sta diventando un tratto tipico della cultura politica italiana quella di non rispettare l’avversario, pensando che irridere e delegittimare corrisponda a cancellare. Tale attitudine impedisce di conoscere e capire, e tradisce la ragion stessa di essere dei media. Al contrario vari media statunitensi hanno preso molto sul serio e considerano credibile che il blackout in Venezuela sia stato causato da un cyberattacco informatico USA. Se così fosse sarebbe affare serio, perché saremmo con ogni evidenza di fronte a un atto di guerra di quelle della cosiddetta quarta generazione. Fossero stati gli hacker russi parleremmo di Terrorismo. Essendo i presunti autori del sabotaggio gli statunitensi, è bene parlare di azioni di guerra nelle quali viene bypassata la forza militare tradizionale per usare azioni di carattere economico, culturale, psicologico, in particolare usando l’informatica.
Leggi tutto: Africa: la polvere sotto il tappeto