Inizialmente non volevo dare spazio a questa storia, ma visto come è andata a finire voglio che la vediate tutti. Questi sono, purtroppo, i personaggi che popolano la rete oggi.
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Gli americani non ci stanno a perdere la guerra in Ucraina. Sanno benissimo che la recente iniezione di soldi e di armi servirà solo a prolungare l’agonia di Zelensky, ma che comunque l’esito della guerra è segnato. Putin non restituirà mai quello che si è preso, lo ritiene roba sua, ed è disposto ad usare armi nucleari per difenderlo.
Quindi, cosa resta agli americani per cercare di dargli fastidio? L’ultima trovata è stata quella di rubargli i capitali russi depositati – e attualmente congelati - nelle banche americane. La scorsa settimana il congresso USA ha approvato una legge che permette al governo di appropriarsi degli oltre 6 miliardi di dollari russi che sono attualmente congelati nelle banche americane, per darli agli Ucraini. (Ci sono poi altri 300 miliardi di dollari di capitali russi depositati – e congelati – nelle banche europee, soprattutto Francia, Belgio e Germania, che attendono di conoscere la loro sorte).
La legge approvata dal congresso americano si chiama REPO Act, che rappresenta un astuto gioco di parole: tecnicamente, le iniziali stanno per Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity (for Ukrainians), ma il termine americano “repo” è lo slang usato per “repossession”, e si usa quando la banca ti toglie la casa (o la macchina) perchè non hai pagato le rate del mutuo.
Per chi vuole discutere di 25 aprile, di fascismo, di liberazione, di antifascismo, del caso Scurati ecc. lo spazio è a vostra disposizione.
Io mi scuso, ma sull’argomento non ho molto da dire.
M.M.
Ilaria Capua può finalmente dormire sonni tranquilli. La famosa “malattia X”, quella che “non sappiamo quando, ma arriverà di certo”, finalmente è alle porte.
Si chiama HPAI-A (Highly Pathogenic Avian Influenza A). Il suo nome tecnico è H5N1, e sarà “cento volte più letale del covid”, con un tasso di letalità pari al 50% (in altre parole, un contagiato su due dovrebbe morire).
A farsi portavoce del nuovo allarme è il dottor Jeremy Farrar, chief scientist (scienziato capo?) dell’OMS. Ecco le sue dichiarazioni:
Questo documentario spiega quanto siano discutibili le basi scientifiche che sostengono la tesi del “cambiamento climatico”, quanto sia forte la pressione dei media mondiali per far accettare questa tesi, e quanto sia difficile per certi scienziati mettersi contro la narrazione ufficiale.
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di Maria Antonietta Pirrigheddu (attivista del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica)
Stavolta il solito ritornello “Ce lo chiede l’Europa” può andare a farsi benedire. L’Europa, infatti, ci chiede l’esatto contrario. Ma noi siamo italiani, facciamo a modo nostro e i ritornelli li usiamo quando ci conviene. Soprattutto se si tratta della Sardegna.
Già, la Sardegna, questa terra un tempo meravigliosa che nel giro di un paio d’anni probabilmente non esisterà più: l’intento è di trasformarla in un polo industriale, destinato a produrre energia elettrica da trasportare chissà dove.
Questi sono i programmi per noi, per il nostro sviluppo. E per salvare la terra dal cambiamento climatico. Eh sì, perché a quanto pare per salvare la terra è necessario smettere di coltivarla, togliercela e consegnarla alle multinazionali. Così il pianeta sarà salvo.
Per capire cosa sta accadendo dobbiamo partire dall’inizio, dalla cosiddetta Transizione energetica. Ovvero la necessità sacrosanta, che nessuno contesta, di smettere di utilizzare combustibili fossili come carbone e metano per la produzione di energia elettrica e transitare verso “fonti rinnovabili” come il sole, il vento e l’acqua.
L'Ucraina sta effettivamente perdendo e Putin "non è mai stato così vicino al suo obiettivo", secondo Politico. Allo stesso tempo, Kiev ha così tanti problemi che sembra impossibile risolverli, e gli umori cupi sono saldamente radicati sia tra la popolazione che tra i funzionari.
Oggi, le promesse dell'Occidente di sostenere Kiev "finché sarà necessario" sembrano agli ucraini solo parole vuote. Tuttavia, come osserva il giornale, non è solo che le truppe ucraine sono a corto di munizioni: a causa dell'indebolimento del sostegno occidentale, il Paese sta sperimentando "una pericolosa carenza di qualcosa di ancora più sfuggente delle munizioni: lo spirito combattivo necessario per la vittoria".
Credevate che ci fossimo liberati di lui, vero? E invece il nostro draghetto nazionale è sempre lì, pronto a rimontare in sella per dirci cosa fare. Questa volta a tutti gli europei.
Lui, l’illuminato, quello che “se non ti vaccini ti ammali e se ti ammali muori”, già da tempo sta preparando il ritorno in grande stile, addirittura come Presidente della Commissione Europea.
Come ci informa il Corriere della Sera, “Da Ichino a Martelli fino a Shammah, parte da Milano la raccolta firme per portare Mario Draghi alla presidenza della Commissione Europea”.
E che cosa si ripromette di fare, di bello, il nostro Mario Draghi, una volta eletto alla presidenza?
Ieri per la prima volta il mondo intero ha sentito da vicino l’odore della guerra. Quella vera, quella totale, quella inarrestabile.
La parola escalation, spesso abusata e citata troppo disinvoltamente, ieri per la prima volta ha assunto un significato reale: se Israele avesse scelto di reagire all’attacco iraniano, nessuno è in grado di sapere che cosa sarebbe successo dopo. Il Medio Oriente è una polveriera che può prendere fuoco in qualunque momento, e non stiamo certo parlando di gente ragionevole, disposta a sedersi ad un tavolo e discutere serenamente fra di loro. In medio oriente il fanatismo è totale, sia da parte degli ebrei che da parte degli arabi. Basta una rissa di quartiere che scappa di mano, e nell’arco di una settimana puoi trovarti a fronteggiare una guerra vera e propria.
Ed infatti ieri, per la prima volta, il mondo intero è sembrato trovarsi d’accordo nel tirare un sospiro di sollievo, quando Israele ha dichiarato che - almeno per ora - non avrebbe reagito all’attacco iraniano.
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