Intervento di Ray McGovern al Parlamento Europeo il 1° dicembre 2015, all'interno del IX Forum Russo-Europeo.
Fonte Pandora TV
Se c'è qualcuno che si è dimenticato a che cosa servono veramente le guerre, questo articolo potrà rinfrescargli la memoria. Le guerre - certamente - servono a conquistare territori. Le guerre servono ad appropriarsi di beni e di ricchezze che appartengono ad altre nazioni. Le guerre servono ad aumentare il proprio controllo geostrategico su una certa regione. Ma le guerre - e gli attacchi terroristici che le "giustificano" - servono soprattutto ad una cosa: ad arricchire i produttori di armi. "It's just business, baby".
E' di oggi la notizia che "i maggiori produttori americani di armi stanno faticando per soddisfare le crescenti richieste di missili di precisione e di altre armi che vengono usate nella lotta contro lo Stato islamico, guidata dagli Stati Uniti, e in altri conflitti in medio oriente".
Inizialmente erano due "cani sciolti", che avrebbero agito per motivi personali, ma con il passare delle ore è emerso che i due assassini di San Bernardino, Syed Farook e Tashfeen Malik, erano noti già da tempo all'FBI. Vi ricorda qualcosa?
Ora che il nuovo sito è stato impostato, possiamo dedicarci alla riapertura dei forum. Come sapete, è stato impossibile importare i forum esistenti dal vecchio sito, anche se ovviamente tutto quel materiale non andrà perduto: il vecchio sito rimane online
per la consultazione, sempre a portata di mouse. Inoltre, le discussioni che erano attualmente in corso sul vecchio sito potranno proseguire sul nuovo, con lo stesso titolo, e con un link che rimanda al forum originale.
Ci sono però delle
novità importanti che introdurremo nei nuovi forum, al fine di evitare alcuni problemi che si sono presentati in quelli vecchi. Il primo problema è quello del disordine delle categorie, il secondo è quello della moderazione. Ambedue i problemi dovrebbero
venire risolti seguendo queste nuove regole, che sono presentate anche nella pagina generale "info-sito". [...]
Dal sito di Maurizio Blondet pubblichiamo:
Il CLIMATISMO: LA NUOVA IDEOLOGIA
Nei giorni della colossale Conferenza sul Clima che si apre a Parigi, prova generale di governo globale della finanza – sotto specie di allarmismo climatico – esce il volume IL CLIMATISMO: UNA NUOVA IDEOLOGIA di Mario Giaccio, per le edizioni 21 Secolo. Una lettura necessaria per contrastare l’alluvione di falsificazioni che ci verranno ammannite a palate sui media. Ne dò qui la prefazione di Umberto Crescenti (Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. d’Annunzio Chieti-Pescara).
La Francia è stata ufficialmente nominata paese ospitante della ventunesima Conferenza Parigi 2015 sul Clima (COP21); questa si terrà al Bourget dal 30 novembre all'11 dicembre 2015. In quanto paese che presiede la COP, dovrà facilitare il dialogo tra tutte le parti partecipanti al negoziato, al fine di stabilire un clima di fiducia reciproca, di far convergere i diversi punti di vista e di permettere l'adozione di un accordo all'unanimità.
In primo luogo si cercherà un accordo ambizioso e vincolante per la sfida del cambiamento climatico, che si applicherebbe a tutti i paesi. Infatti è dato per scontato che è in atto un cambiamento climatico dovuto per la massima parte alle attività umane e che per evitare pericolose interferenze delle attività umane sul clima, un aumento accettabile della temperatura media superficiale del pianeta non deve superare i due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Prima si interviene, minori saranno i costi. Il 2015 rappresenta il termine ultimo per raggiungere un nuovo accordo globale legalmente vincolante che possa subentrare alla piattaforma di Kyoto dal 2020.
Una componente fondamentale sarà anche il finanziamento della lotta al cambiamento climatico; una tappa è stata raggiunta con la prima capitalizzazione del Fondo verde con una somma di 9,3 miliardi dollari, di cui quasi un miliardo proveniente dalla Francia.
Ora che le acque si sono calmate, possiamo osservare con un minimo di distacco i fatti di Parigi. E ci accorgiamo che, per svariati aspetti, ci ricordano molto da vicino quelli dell'11 settembre.
Déjà vu n.1 - I "buchi" nell'intelligence
Dopo Parigi ci hanno raccontato che i servizi francesi avevano avuto diverse segnalazioni sugli attentati imminenti, ma che "non sono riusciti a collegare le informazioni" in modo da riuscire a prevenirli.
Dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che CIA, FBI, NSA eccetera avevano ricevuto diversi avvisi sugli attacchi imminenti, ma che non avevano saputo "connect the dots" (collegare i puntini).
Soltanto un imbecille può credere che i servizi occidentali fra i più esperti al mondo (quelli francesi e quelli americani) siano talmente imbranati da non saper prevenire un attacco che è stato ampiamente annunciato da soffiate di ogni tipo. E' molto più probabile, invece, che tutte queste informazioni siano state ignorate intenzionalmente (come nel noto caso di Coleen Rowley, la whistleblower dell'FBI), proprio perchè si voleva che gli attentati andassero in porto.
Fra l'altro, sia gli americani che i francesi si sono curiosamente dimenticati di punire, licenziare, o perlomeno sospendere dal servizio coloro che avrebbero commessi questi errori clamorosi. Come se le vite dei loro concittadini, perdute a causa di questi errori, non contassero nulla.
Déjà vu n.2 - L'attacco alle nostre libertà
Subito dopo gli attentati di Parigi, ci hanno racconato che "l'Islam ci attacca perchè odiano i nostri valori di libertà e democrazia".
Subito dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che gli islamici hanno organizzato gli attentati alle Torri Gemelle "perchè odiavano l'occidente con i suoi valori di libertà e democrazia".
OGGI DEDICHIAMO LA GIORNATA A FARE GLI ULTIMI AGGIUSTAMENTI, POI DA DOMANI RICOMINCIAMO A PUBBLICARE ARTICOLI.
***
Benvenuti sul nuovo sito. Alcune parti sono ancora da completare, ma nel frattempo possiamo iniziare ad utilizzare la nuova piattaforma, per collaudare i meccanismi essenziali.
Prima di tutto, le iscrizioni: gli utenti che si sono registrati dopo il 1° ottobre 2015 sul vecchio sito dovranno rifare l'iscrizione su quello nuovo (sorry, il database che abbiamo importato risale a quella data). Per tutti gli altri, la vecchia iscrizione (nick + password) rimane valida. Provate a fare il login e verificate se tutto funziona. Anche la vostra data di iscrizione dovrebbe risultare nel profilo, mentre dovrete ricaricare il vostro avatar.
Tutti gli articoli del sito vecchio (oltre 4.000) sono stati importati su quello nuovo, ma mancano i relativi commenti. Per lo stesso motivo tecnico non è stato possibile importare i vecchi forum (perchè i commenti sono legati alle utenze). I nuovi forum per ora restano chiusi. Potete utilizzare solo il forum "informazioni sul sito", per ovvii motivi.
Prima di iniziare ad operare sul sito, invitiamo a tutti di leggere la pagina info-sito, nel menù principale. Ci sono delle novità importanti, che riguardano soprattutto la gestione dei nuovi forum, che apriremo fra qualche giorno.
Più passano le ore dall'abbattimento del jet russo da parte dei turchi, più diventa evidente che si sia trattato di una plateale provocazione da parte occidentale (la Turchia fa parte della NATO), per cercare di coinvolgere Putin in una reazione sconsiderata, che lo metta in qualche modo dalla parte del torto.
Le ipotesi infatti sono due: o è vero quello che dicono i turchi, ovvero che l'aereo russo ha invaso il territorio turco, ed è stato ripetutamente avvisato prima di essere abbattuto, oppure l'aereo russo è rimasto sempre in territorio siriano, ma è stato abbattuto intenzionalmente, per creare appunto una crisi internazionale.
La prima ipotesi ovviamente sembra molto debole dal punto di vista logico: i piloti russi infatti, se fossero stati davvero avvisati di aver violato lo spazio aereo turco, non avrebbero avuto alcun motivo di insistere su quella rotta, rischiando un potenziale scontro a fuoco. I russi non hanno certo bisogno di crearsi altri nemici, in questo momento.
La seconda ipotesi invece comporta una lettura molto più plausibile, e purtroppo molto più pericolosa: ...
22 novembre 2015 - Anniversario della morte di John Kennedy
Che sia stata la mafia ad uccidere Kennedy, in concerto con la CIA, lo sapevamo già. Ma una recente notizia, che riguarda la mafia corleonese, lo ha confermato. In una intercettazione telefonica, i boss mafiosi lamentano che il ministro degli interni Alfano "si sia scordato di loro" dopo "essere stato portato qua con i voti degli amici". Un pò quello che accadde a Kennedy, che vinse la presidenza con l'aiuto di Sam Giancana, boss di Chicago, ma poi "si dimenticò" di loro e arrivò addirittura a sguinzagliare contro gli stessi mafiosi il fratello Robert, dopo averlo nominato ministro di giustizia.
Nella telefonata i corleonesi dicono infatti "Perché a Kennedy chi se l’è masticato (chi l’ha ucciso, ndr)? Noi altri in America. E ha fatto le stesse cose: che prima è salito e poi se li è scordati”.
Nel video che segue, messo in onda da Matrix nel 2010, ecco la ricostruzione dell'omicidio da parte dell'uomo che sparò il colpo fatale alla tempia, nascosto sulla famosa "collinetta erbosa" di Dealey Plaza.
Leggi tutto: Ray McGovern: Restiamo umani