Stanley Kubrick è una merda di talento (Kirk Douglas)
di Music Band
Dopo l'intervista tarocco che sta spopolando in rete in cui il maestro del cinema confesserebbe di essere l'autore dei falsi allunaggi, un falso confezionato per gettare discredito sulle voci che legano Kubrick alla truffa delle missioni apollo1, può essere interessante dare un'occhiata agli indizi reali che il regista ha intenzionalmente inserito nei suoi film.
Chiarire alcuni aspetti è necessario perché, mano a mano che la sabbia del tempo ricopre la mente, quando i ricordi si affievoliscono, esce sempre una riscrittura della storia che approfitta della memoria corta o dell'ignoranza della gente. L'intervista bufala qui citata ad esempio, sembra confezionata ad arte per colpire la sensibilità dei conoscitori ed estimatori di Stanley Kubrick, ma anche per tutte quelle persone (una larga maggioranza) che hanno bisogno di essere rassicurate sviluppando un senso di appartenenza al pensiero più popolare e in voga.
Iniziamo dai fans e dai critici/estimatori del maestro perché sono quelli le cui opinioni faranno poi tendenza tra il volgo. Ci sono due aspetti sostanziali che si possono riassumere così:
di Floh
Il presente momento storico sta vedendo sgretolarsi la War on Drugs e la cannabis è la sostanza apri-fila di questo processo di legalizzazione che sta investendo l'intero pianeta. Il fenomeno ha il sapore di un vero e proprio cambio di paradigma.
Una mappa aggiornata dell'attuale status internazionale della cannabis ricreativa (Fonte: Il Test; l'immagine ha riveuto una parziale modifica dallo scrivente)
Un fenomeno di massa e mondiale
Non è possibile non vedere come l'attuale processo di legalizzazione sia un fenomeno mondiale. Si potrebbe ricondurre tutto ciò solo agli effetti di un ricambio generazionale, ossia ritenere che a ingenerare un cambiamento così vasto non sia altro che la mutata predisposizione delle masse alle nuove politiche in materia di sostanze stupefacenti. In parte è vero, v'è la predisposizione popolare, ma è bene considerare che questa non è una innata caratteristica delle nuove generazioni, bensì il prodotto del sostrato culturale in cui esse si sono formate. Ed possibile credere che tale sostrato sia un prodotto libero da influenze esterne teleologicamente orientate?
Nel resort marocchino di Skhirat è stato firmato il 17 dicembre l’accordo per la nascita di un governo d’unità nazionale libico: il documento, non ratificato dai parlamenti di Tobruk e di Tripoli ha il valore della carta straccia ed il nuovo esecutivo patrocinato dagli angloamericani attraverso l’ONU ha l’unico scopo di chiedere un intervento militare internazionale in Libia. Washington e Londra non hanno alcun desiderio di pacificare il Paese e lavorano per la propagazione dell’ISIS nell’intero Nord Africa: come in Siria, Ankara e Doha collaborano introducendo i miliziani e contrabbandando petrolio. Solo l’Egitto e la Russia hanno l’interesse ad evitare l’implosione dell’ex-colonia italiana, mentre una coalizione internazionale a guida ONU la trasformerebbe in una nuova Somalia.
Ha il sapore di una stanca riproposizione di un film già visto e rivisto, della messa in onda di un programma trito e ritrito, lo spettacolo proiettato il 17 dicembre nelle sale del resort di Skhirat, località balneare della Marocco bene: dopo mesi di estenuanti trattative è firmato l’accordo per la nascita di un governo d’unità nazionale libico, presieduto dal premier Faiez Al-Serraj.
Uomo d’affari originario di Tripoli, già membro della Camera dei Rappresentati esiliata a Tobruk, Faiez Al-Serraj è designato premier non su pressione dei suoi colleghi parlamentari1, bensì è scelto dal precedente rappresentante dell’ONU per la Libia, lo spagnolo Bernardino Leon (a suo tempo cooptato dalla britannica Catherine Ashton per gestire la “Primavera Araba” in qualità di rappresentante dell’Unione Europea per gli affari mediterranei) per i suoi trascorsi negli Stati Uniti2.
Nonostante siano adottate tutte le raffinatezze del caso (Consiglio Presidenziale composto tre rappresentanti per la Cirenaica, tre per la Tripolitania e tre per il Fezzan) l’accordo non è ratificato dai due Parlamenti che attualmente
si contendono la Libia (quello laico di Tobruk sostenuto da Egitto e Russia e quello islamista di Tripoli sostenuto da Turchia, Qatar ed angloamericani) ma da singoli deputati dei due organi legislativi, più qualche
rappresentante di Misurata e signorotti vari3.
Il valore dell’accordo è, dal punto di vista formale e soprattutto sostanziale, nullo.
Gira in rete una presunta intervista a Stanley Kubrick, nella quale il regista scomparso dichiara di essere stato lui a realizzare la messinscena dei finti allunaggi delle missioni Apollo. Il video in realtà è molto facile da smontare. Talmente facile, che ci si domanda perchè gli autori di questo video abbiamo voluto disseminare intenzionalmente le prove della sua falsità. Ed è qui che inizia la parte più interessante di tutta la faccenda.
di Dan Sanchez
Quando ho saputo dei recenti attentati a Parigi, un brivido mi è sceso lungo la schiena. "No," ho pensato: " Tutto questo sta accadendo troppo velocemente."
Ero atterrito. Non ero terrorizzato, badate bene. Quello che è successo a Parigi è stato tragico, naturalmente. Ma io non ero così ignorante da pensare che il tipo di violenza che questi fatti rappresentavano fosse una minaccia statisticamente significativa diretta a me stesso ed ai miei cari. Ero pienamente consapevole che, anche con il recente incremento degli attacchi terroristici, la probabilità della mia famiglia di esserne coinvolta è infinitamente minuscola. Ho più probabilità di essere abbattuto da un cervo o da un fulmine, che da un kalashnikov di un jihadista.
Quello che mi ha atterrito è stata la reazione di tutte quelle persone che sono incapaci di una prospettiva proporzionale del genere: chi ha visto le notizie da Francia e in preda al panico, pensando: "Il prossimo sono io!". Così lontani, gli attacchi di Parigi hanno scatenato in America un ondata di paura e la richiesta di maggiori poteri alla polizia, così come un'onda concomitante di odio anti-islamico e la brama per la guerra.
Sofisticati e urbani, come i francesi hanno fama di essere, anche loro hanno lasciato che il terrore irrazionale li permeasse. E dominati da questo terrore, hanno permesso allo Stato di calpestare, sfrenato, la loro vita e libertà. L'atteggiamento del pubblico è stato sintetizzato da un giovane cittadino il cui messaggio per il suo governo era: "Fai quel che vuoi, ma mantienimi sicuro." Con questo mandato, la Francia ha intensificato i suoi bombardamenti a città siriane ricolme di civili, senza altro senso che la riproduzione di terroristi. E a casa loro, come Truth in Media ha riportato:
... Il governo francese ha dichiarato lo stato di emergenza sulla base di una legge del 1955, raramente impiegata, che permette allo stato di condurre perquisizioni senza mandato in proprietà private, imporre il coprifuoco, limitare incontri pubblici e movimenti di persone, confiscare armi senza dovute spiegazioni ed impossessarsi della stampa.
Come sempre, il pubblico statalista ha perversamente risposto a terrorismo attirato sulle loro teste dagli interventi militari esteri del loro governo, cioè richiedendo ancor più interventi militari. E perversamente ha premiato il governo per il suo abietto fallimento nel prevenire gli attacchi, con più risorse, poteri e responsabilità.
di Massimiliano Paoli
"Nelle economie moderne lo stato non può disinteressarsi di ciò che accade nel mercato degli operatori privati, poiché sa perfettamente che il risultato delle loro decisioni può non essere conforme agli interessi generali della società, che è suo compito tutelare" - Enrico Mattei
Destini paralleli
Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese in provincia di Pesaro-Urbino che al tempo contava poco più di tremila anime.
"Mattei è il secondo di cinque figli di un brigadiere dei carabinieri convinto che «restare poveri è una disgrazia perché non si può studiare». Finite le scuole elementari, viene messo in collegio, a Vasto, dove frequenta la Scuola tecnica inferiore. La povertà della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono presto a cercarsi un lavoro. Il brigadiere, nel frattempo promosso maresciallo, riesce a far assumere il giovane Enrico in una fabbrica come verniciatore di letti di metallo. L'odore nauseante della vernice resterà per sempre impresso nella sua memoria al punto di procurargli una sorta di idiosincrasia per tutti gli odori penetranti, «compreso - confesserà anni dopo - quello della mia benzina». Nel 1923 viene assunto come garzone nella Conceria Fiore. La carriera del garzone è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine direttore del laboratorio. Nel 1929, quando la Conceria Fiore chiude, Mattei fonda con la sorella e un fratello la sua prima fabbrica: un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l'industria conciaria e tessile. Nel 1934, prova a diventare un vero industriale e fonda a Milano la Chimica Lombarda. Due anni dopo, a Vienna, sposa Greta Paulas. Poi si diploma ragioniere e si iscrive all'università Cattolica. E' vulcanico, intraprendente, ambizioso. Ma la sua carriera ha una svolta improvvisa quando scoppia la guerra. Nel maggio del 1943 incontra Giuseppe Spataro, attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi. E dopo il 25 luglio si unisce ai gruppi partigiani in azione sulle montagne lombarde. Li, tra le valli, il giovane industriale in carriera viene messo alla guida di una delle formazioni «bianche», di matrice cattolica, quelle che saranno nel dopoguerra il serbatoio della classe dirigente democristiana [...]"(1).
E' proprio in questo contesto che Mattei farà la conoscenza del suo alter-ego, il comandante "Alberto".
Questo documentario pone una domanda molto semplice: se è vero che il riscaldamento globale (causato dall'uomo) non esiste, perchè i ghiacciai si stanno sciogliendo così in fretta?
(Ricordatevi di attivare i sottotitoli in italiano)
Fonte Puro amx
Ho seguito il telegiornale, ma non sono riuscito a capire la questione delle banche. Ho seguito "Otto e mezzo" della Gruber, che parlava di banche. Ho seguito Paolo del Debbio, che parlava di banche. Ho seguito "La gabbia", dove parlavano di banche. Ma dopo quattro ore di rimbecillimento televisivo, nessuno è riuscito a spiegarmi il meccanismo attraverso il quale un risparmiatore che ha investito in obbligazioni possa trovarsi senza una lira dall'oggi al domani.
Tutti i commentatori davano i fatti per scontati, e nessuno sembrava sentire la necessità di dare una risposta alle domande più banali che vengono in mente a chiunque: come funziona, se esiste, il meccanismo di tutela del risparmiatore? [...]