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Le risposte di C&S alle 42 domande di AM
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- CharlieMike
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Come cazzarola facevano ad applicare supinamente le impostazioni? Da sdraiati?Ma io voglio capire una cosa: ma tu che sicurezza hai che le foto fatte da Armstrong abbiano quelle impostazioni che hai scritto? Il far riferimento all'etichetta sul caricatore l'hai detto anche tu che non ha senso, e lo hai detto quando hai parlato della cinepresa. E allora se tu non mi dimostri per le foto di Aldrin in modo "oggettivo" quale erano le vere impostazioni delle foto, tutto il tuo discorso rimane campato in aria.
Le foto gli astronauti le facevano applicando supinamente le impostazioni? Ma sei sicuro? te l'ha detto Armstrong in persona?
Avevano stampata sulla fotocamera una etichetta disegnata da un bambino di 5 anni e non potevano vedere cosa inquadrava realmente la macchina. Era già culo se potevano vedere la macchina fotografica.
Secondo te si mettevano anche a studiare il tempo di esposizione e il diaframma?
"Ehi, Buzz. Secondo te, con questa luce è meglio un 5.6 o un 8? E se uso 1/250 dici che viene scura?"
"Fai anche 11 con 1/250, altrimenti tra 50 anni ci sgamano"
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Namuh dice:
"Ma come "questo è vero"??? Tre ore a dire che il backscatter è fatto dal riflesso di cose GROSSE tipo monti, colline e crateri, e mò dici che è presente anche a livello micro? Guarda che mi stai dando ragione sul fatto che c'è il backscatter davanti al LEM!"
Frena namuh frena, manca una parte del discorso.
Prendiamo ad esempio una lastra di vetro macroscopicamente perfetta come il vetro di una finestra.
Il vetro presenta una disposizione atomica irregolare, disordinata e casuale.
La sua superficie apparentemente liscia, a livello microscopico è irregolare e tutt'altro che liscia.
Eppure restituisce comunque un'immagine speculare come abbiamo potuto sperimentare innumerevoli volte nella vita quotidiana.
Questo vuol dire che nonostante alcuni riflessi vadano a puttane, prevale comunque, nell insieme di un sistema/struttura riflettente, un angolo di fase ben preciso a seconda di come ci poniamo davanti al vetro.
La regolite lunare si comporta allo stesso modo.
Riprendendo il mio precedente esempio, se la luna fosse una sfera perfetta con una superficie perfetta, senza irregolarità alcuna, e completamente ricoperta da uno strato omogeneo di regolite, durante la luna piena non la vedremmo illuminata omogeneamente come la vediamo in realtà, ma la vedremmo ben illuminata al centro e sempre più scura verso il bordo fino al buio completo.
Questo perché anche in questo caso nell'insieme prevarrebbe un angolo di fase specifico.
Solo una minima e trascurabile parte di luce riuscirebbe ad arrivare anche dai bordi (proprio a causa del effetto microscopico del backscatter di cui parlavi).
Da qui a giustificare la luce davanti al LEM, tu capisci che non posso essere d'accordo.
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- CharlieMike
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Mannaggia. Mi hai fregato la battuta."Ahò Buzz, sai checcè? A me questo 5.6 nun me convince affatto. Famme fà armeno 8/11, che annamo mejo così".
I beg your pardon.Occhio agli insulti ragazzi. Secondo avviso.
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Sì, è vero, ho detto che la NASA dava indicazioni agli astronauti in ogni situazione. Mi correggo: la NASA dava indicazioni per la maggior parte delle situazioni, ma in situazioni particolari gli astornauti potevano decidere di discostarsene. Non è una verità elastica, mi sono solo corretto.A quanto pare, la “verità” è molto elastica dalle vostre parti. Almeno mettetevi d'accordo fra di voi, prima di fare altre figuracce.
La verità elastica ce l'hanno quelli che elencano tutti i tipi di pannelli riflettenti e diffusori disponibili sul mercato e li considerano tutti parimenti plausibili nella loro teoria del complotto, naturalmente senza fornire mai uno straccio di prova, né il benché minimo dettaglio su dimensioni, distanza, inclinazione. Ste fonti di luce aggiuntive non si sa cosa sono e dove sono, ma sono lì da qualche parte.
Poi, figuracce... Le figuracce le fanno quelli che dicono "io non sbaglio mai" e poi gli si dimostra che quella che ritengono essere una sovraesposizione madornale corrisponde in realtà alla semplice Sunny 16...
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Qui non c'è nessuna verità già scritta le cose le si stanno estrapolando dai dati e non c'è alcuna contraddizione nel dire che gli astronauti si attenevano alle impostazioni consigliate, ma che avessero contemporaneamente un loro libero arbitrio. Probabilmente le due foto simili che ho postato una era stata fatta con le impostazioni consigliate, l'altra no, il problema è che non essendo foto digitali non hanno nella specifica exif le impostazioni di scatto, e allora vai a capire tu quale era l'una e quale era l'altra impostazione.Come vedo, la “verità” è molto elastica dalle vostre parti. Quando fa comodo, gli astronauti “seguono le impostazioni degli scienziati della NASA”, quando queste impostazioni risultano sbagliate allora ecco che gli astronauti diventano tutti Helmut Newton, e fanno tutto da soli.
Invece in fatto di contraddizione, sarebbe interessante sapere come tu giustificheresti il fatto che foto fatte da esperti fotografi in studio, con tanto di pannelli al seguito su 8 foto consecutive ne cannano 4!
cosa comprensibile per due astronauti che non potevano nemmeno guardare in un mirino, ma per dei fotografi in studio è totalmente assurdo.
Per cui qui si entra nella contraddizione che a confronto quella mia e di Namuh è una piena concordanza
Domanda:
Ma se quelle foto CANNATE le hanno fatte apposta in studio per SVIARE I SOSPETTI sulla finzione, ma allora che senso aveva fare altre foto CON I PANNELLI RIFLETTENTI che quei sospetti li avrebbero centuplicati?
Ma avevano o no la paura di essere sgamati? Questa Massimo è una contraddizione nella versione complottista delle foto in studio totalmente IRRISOLVIBILE.
Se guardi tutte le foto cannate apposta (mica sono solo 4, no molte di più ed è impossibile che siano sfuggite a dei fotografi, almeno che non avessero l'Alzheimer) la risposta dovrebbe essere SI' avevano paura di essere sgamati, se poi guardi le foto con i pannelli la risposta è NO, se ne fregavano altamente e volevano solo belle foto da far finire nei poster da mettere in vendita.
Poi alle riprese televisive hanno chiamato un vero cacasotto che per paura di essere sgamato ci ha lasciato delle riprese televisive che chiamarle vomitevoli era un complimento.
Conclusione? Alla Nasa versione complottista erano schizofrenici.
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Mi chiedo: avevano equipaggiato le Hasselblad con un grosso tasto per permettere agli astronauti con i guanti pressurizzati e rigonfi di premere il tasto per fare le foto, quindi questi uscivano dal LEM con delle impostazioni della macchina predefinite no? Evisto che non avevano manco un mirino a pozzetto per inquadrare i soggetti da fotografare...come avrebbero fatto "in situ" a modificare le impostazioni di partenza della fotocamera per poter stabilire le corrette impostazioni adatte a fare quelle foto così perfette tutte le volte?EGILOS:
Come cazzarola facevano ad applicare <strong>supinamente</strong> le impostazioni? Da sdraiati?Ma io voglio capire una cosa: ma tu che sicurezza hai che le foto fatte da Armstrong abbiano quelle impostazioni che hai scritto? Il far riferimento all'etichetta sul caricatore l'hai detto anche tu che non ha senso, e lo hai detto quando hai parlato della cinepresa. E allora se tu non mi dimostri per le foto di Aldrin in modo "oggettivo" <strong>quale erano le vere impostazioni</strong> delle foto, tutto il tuo discorso rimane campato in aria.
Le foto gli astronauti le facevano applicando supinamente le impostazioni? Ma sei sicuro? te l'ha detto Armstrong in persona?
Avevano stampata sulla fotocamera una etichetta disegnata da un bambino di 5 anni e non potevano vedere cosa inquadrava realmente la macchina. Era già culo se potevano vedere la macchina fotografica.
Secondo te si mettevano anche a studiare il tempo di esposizione e il diaframma?
<em>"Ehi, Buzz. Secondo te, con questa luce è meglio un 5.6 o un 8? E se uso 1/250 dici che viene scura?"</em>
"Fai anche 11 con 1/250, altrimenti tra 50 anni ci sgamano"
<img src="/media/kunena/emoticons/smil3dbd4e5e7563a.gif" >
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Mamma mia pure l'italiano, non solo la fisica ti devo spiegare:charliemike wrote:
Come cazzarola facevano ad applicare <strong>supinamente</strong> le impostazioni? Da sdraiati?
Treccani: supinamente
supinamente
supinamente /supina'mente/ avv. [der. di supino, col suff. -mente]. - 1. [in posizione supina: dormire s.] ≈ (fam.) a pancia in su. ↔ bocconi. 2. (fig.) <strong>[in modo passivo: obbedire s.] ≈ passivamente, servilmente.</strong>
Allora le impostazioni dovevano modificarle per forza passando dal controluce alla luce piena, non potevano lasciare la macchina così come usciva dal Lem, e questo nonostante i guantoni. L'unico ausilio era il ricaricamento dopo lo scatto che era automatico (500 EL che che sta per elettric)Crotti Wrote:
Mi chiedo: avevano equipaggiato le Hasselblad con un grosso tasto per permettere agli astronauti con i guanti pressurizzati e rigonfi di premere il tasto per fare le foto, quindi questi uscivano dal LEM con delle impostazioni della macchina predefinite no? Evisto che non avevano manco un mirino a pozzetto per inquadrare i soggetti da fotografare...come avrebbero fatto "in situ" a modificare le impostazioni di partenza della fotocamera per poter stabilire le corrette impostazioni adatte a fare quelle foto così perfette tutte le volte?
E comunque di nuovo neghi l'evidenza, allora ti rimetto queste due foto e ti faccio una domanda: come hanno fatto a fare due foto alla stessa distanza e quasi nella medesima posizione se non avessero cambiato le impostazioni "consigliate"?
Questo esempio non puoi far finta che non esiste, e dimostra che non si può stabilire a priori quali impostazioni ESATTAMENTE usassero gli astronauti per le loro foto, certo avevano una guida sul caricatore nel caso di dubbi o vuoti di memoria, ma avevano anche alle spalle mesi di prove fatte con quelle macchine fotografiche, per cui alla fine sceglievano loro, cosa del tutto comprensibile, come loro sceglievano le inquadrature, ovviamente sapendo che certe foto non dovevano mancare, come i panorami a 360°
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Quindi, ricapitolando: secondo te per fare le foto perfette che vediamo, bisognava per forza che gli astronauti, sulla superficie lunare, modificassero le impostazioni della macchina fotografica rispetto a quelle pre-impostate; ma essendo impossibile farlo manualmente, per via dei grossi guanti pressurizzati, la perfetta calibrazione che avrebbe permesso tali e perfette foto, avveniva tramite il ricaricamento automatico tra uno scatto e l'altro. Quindi il ricaricamento automatico che avveniva mediante il motore elettrico della Hasselblad 500 EL, si adattava anche, ed in tempo reale, alle condizioni di illuminazione "live", che variavano continuamente a seconda degli spostamenti sul suolo lunare degli astronauti. Regolando automaticamente il tutto per fornire le foto perfette che vediamo.
Mamma mia pure l'italiano, non solo la fisica ti devo spiegare:charliemike wrote:
Come cazzarola facevano ad applicare <strong>supinamente</strong> le impostazioni? Da sdraiati?
Treccani: supinamente
supinamente
supinamente /supina'mente/ avv. [der. di supino, col suff. -mente]. - 1. [in posizione supina: dormire s.] ≈ (fam.) a pancia in su. ↔ bocconi. 2. (fig.) <strong>[in modo passivo: obbedire s.] ≈ passivamente, servilmente.</strong>Allora le impostazioni dovevano modificarle per forza passando dal controluce alla luce piena, non potevano lasciare la macchina così come usciva dal Lem, e questo nonostante i guantoni. L'unico ausilio era il ricaricamento dopo lo scatto che era automatico (500 EL che che sta per elettric)Crotti Wrote:
Mi chiedo: avevano equipaggiato le Hasselblad con un grosso tasto per permettere agli astronauti con i guanti pressurizzati e rigonfi di premere il tasto per fare le foto, quindi questi uscivano dal LEM con delle impostazioni della macchina predefinite no? Evisto che non avevano manco un mirino a pozzetto per inquadrare i soggetti da fotografare...come avrebbero fatto "in situ" a modificare le impostazioni di partenza della fotocamera per poter stabilire le corrette impostazioni adatte a fare quelle foto così perfette tutte le volte?
Tutto molto bello.
Scusa ma adesso ho Babbo Natale che mi sta scrivendo su Whats Up, mi dice di salutarti.
Buona notte eh.
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l´arbitrarietà che riscontro dove ce capisco (azzeccarbugli che prima non è un offesa, poi sì, supinamente che deve esse per forza inteso metaforicamente sennò significa che non si conosce l´itagliano...) temo venga sfruttata selvaggiamente dove NUN ce capisco, vedi Hasselblad h6D100c da posizzioná cor diaframma a quattro quinti in coefficiente de pressurizzazione a 12 atmosfere per ångstrom... co le foto se po´giocá come se vole, a filastrocca del "se la NASA ha pubblicato le foto così, perché mai avrebbe dovuto pubblicarle anche cosà?" senza specificare quando (dopo quanto tempo tra l`una e l´altra), sa tanto di voglia matta di emulá certi banchetti de strada a Napule....
Domani, a distanza de 24 anni, spunta un video in cui si sente una esplosione mai sentita prima provenire dalla seconda torre prima che il secondo areo impatti, e già partono le manone avanti tra mille confetture a favore della versione ufficiale... è cosí che funzia, e il tempo lo si deve perdere necessariamente pe´prende atto in che mondo de cacca viviamo.
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- CharlieMike
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Mamma mia! Hai imparato bene le lezioni del corso "Debunker for dummies" del CICAP. Pure alle virgole ti attacchi quando sei carente di argomenti.Mamma mia pure l'italiano, non solo la fisica ti devo spiegare:
Treccani: supinamente
supinamente
supinamente /supina'mente/ avv. [der. di supino, col suff. -mente]. - 1. [in posizione supina: dormire s.] ≈ (fam.) a pancia in su. ↔ bocconi. 2. (fig.) <strong>[in modo passivo: obbedire s.] ≈ passivamente, servilmente.</strong>
Dato che "sdraiato" è "stare a pancia in su" non mi sembra proprio di avere sbagliato. Se poi intendevi tutt'altro allora dovevi usare termini che non abbiano un doppio significato.
Quanto alla fisica, lascia stare. Il tuo prof emerito di riferimento è l'illuminato (dalla Luna) C&S e ho detto tutto.
Quella che mi devi spiegare è la fisicah che modifichi e adatti a tuo piacimento come e quando ti fa comodo, non quella che vedo tutti i giorni sulle cui leggi non puoi farci nulla, per quanto ti sforzi.
E visto che la seconda parte (pure breve) del mio post l'hai bellamente ignorata te la ripropongo:
Come potevano sapere, gli astronauti, che dovevano cambiare le impostazioni studiate e previste dai tecnici della NASA, stampigliate sul dorso delle macchine, senza poter vedere nel mirino?
Non erano professionisti e non penso proprio che si possa acquisire l'abilità di intuire i tempi e la giusta esposizione delle macchine a occhio in un corso accelerato di "fotografia spaziale, specialità lunare" ignota ai più tranne che ai "fotografi professionisti" della NASA.
Inoltre come avrebbero potuto modificare tempi e diaframmi preimpostati sul LEM, una volta usciti, senza poter vedere la macchina, impacciati dai guantoni pressurizzati e senza l'ausilio del tatto?
La NASA aveva modificato il pulsante di scatto ingrandendolo per potergli permettere di usarlo e dovevano pure inquadrare a "botta di culo" (ciononostante migliaia di fotografie con inquadrature perfette).
"Ehi, Buzz. Uhmmm... quì ci vuole un 1/125... con apertura 8. Aspetta. Rientro sul LEM regolo la macchina e torno"
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Di fatto, non potevano farlo. Ti posto la questione che ho posto a Chat GPT, partendo dal presupposto che potessero farlo:non me l`ero mai chiesto, meglio tardi che mai... con quel popó di copertura sulle mano gli astronauti sarebbero stati capaci di manovrare tutta la strumentazione fuori dal modulo? rotelline, diaframmi, pulsanti de quelli che quanno i schiacci nun te ritornano più indietro? siamo alla terapiatta de babbo natale....
Affermazione mia: "con le hasselblad gli astronauti sulla luna regolavano manualmente di volta in volta le impostazioni a seconda delle zone da fotografare"
Risposta sua: Sì, gli astronauti regolavano manualmente le impostazioni delle fotocamere Hasselblad in base alle condizioni di luce sulla Luna. Non avendo un esposimetro incorporato e considerando che le tute spaziali e i guanti ingombranti rendevano difficile operare controlli complessi, la NASA aveva semplificato il processo con impostazioni predefinite testate sulla Terra.<strong>Come impostavano l'esposizione?</strong>
- Impostazioni standard – Prima della missione, vennero stabilite delle regolazioni di base per le principali condizioni di luce. Ad esempio:
- Sole diretto: 1/250s - f/11 o f/16 (ISO 160, con pellicola Kodak Ektachrome o Panatomic-X)
- Ombre: 1/250s - f/5.6 o f/8
- Orizzonte e paesaggi lunari: regolazioni simili a quelle in pieno sole, ma con piccoli aggiustamenti
- Adattamenti sul campo – Gli astronauti potevano modificare leggermente diaframma e tempi di esposizione in base alle condizioni, ma in generale seguivano i valori predefiniti per garantire scatti utilizzabili senza perdere tempo a valutare ogni scena.
- Regolazioni a memoria – Non potendo guardare attraverso il mirino (le fotocamere erano montate sul petto), gli astronauti inquadravano a istinto e impostavano i valori basandosi sulle condizioni generali, seguendo il principio della "regola del 16" (Sunny 16).
Domanda mia: "ma con i guantoni pressurizzati, come facevano a regolare l'hasselblad? E come facevano a sapere se le eventuali regolazioni erano efficaci, non avendo un mirino per vedere cosa fotografavano?"
Risposta sua (non scherzo, giuro): "Something went wrong while generating the response. If this issue persists please contact us through our help center at <a href=" help.openai.com/ " style="color:#800000;" target="_blank" >help.openai.com." Aggiorno da mezz'ora ed appare sempre questo messaggio "Something went wrong, please try reloading the conversation.". Alla domanda dalle 100 pistole è andata in merda anche l'intelligenza artificiale.
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- CharlieMike
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Domanda mia: "ma con i guantoni pressurizzati, come facevano a regolare l'hasselblad? E come facevano a sapere se le eventuali regolazioni erano efficaci, non avendo un mirino per vedere cosa fotografavano?"
Risposta sua (non scherzo, giuro): "Something went wrong while generating the response.
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grazie mille per la spiegazione, ma occhio al gradiente di simpatia della IA! deve essere rigorosamente vagliato dal professore, se gli risulterá antipatica, allora sará la TUA (intanto fai le prove abbracciandola, per viverne a pieno il possesso...) IA, e lui qualche post dopo tornerà con qualche altra risposta che gli fa comodo, tuonando "ho chiesto alla TUA IA..."
il possessivo a vanvera è uno dei tanti marchi in condivisione tra Egilos e C&S, non mi spiego come uno dei due non chieda il copyright all`altro
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- Utilizzavano normali macchine fotografiche terrestri
- Utilizzavano normali pellicole fotografiche terrestri
- Utilizzavano regolazioni pre-impostate in base alle condizioni di illuminazione terrestri, testate con successo sulla terra
- Le foto sono venute benissimo anche sulla Luna
PERO'
I fotografi professionisti intervistati da Mazzucco non sono competenti e non fanno testo, perchè non sono esperti di fotografia lunare/spaziale/cosmica/siderale/astrale
Ma andatevene affanculo, cialtroni.
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Molto bene, vediamo un po' cosa dice:Ti posto la questione che ho posto a Chat GPT, partendo dal presupposto che potessero farlo:
E già qui ha smontato la tua affermazione che era impossibile farlo per colpa dei guantoni pressurizzati.Sì, gli astronauti regolavano manualmente le impostazioni delle fotocamere Hasselblad in base alle condizioni di luce sulla Luna.
Andiamo avanti.
Te capì? Erano impostazioni di base, semplificate, un punto di partenza che poteva andar bene per la maggior parte delle situazioni, non sempre e comunque.la NASA aveva semplificato il processo. Prima della missione, vennero stabilite delle regolazioni di base per le principali condizioni di luce.
Eccolo lì, IN GENERALE seguivano l'etichetta, ma in situazioni particolari, come Aldrin che scende dalla scaletta, potevano discostarsene. L'unica cosa su cui non sono d'accordo è il "leggermente".Adattamenti sul campo – Gli astronauti potevano modificare leggermente diaframma e tempi di esposizione in base alle condizioni, ma in generale seguivano i valori predefiniti per garantire scatti utilizzabili senza perdere tempo a valutare ogni scena.
No. Il tempo di esposizione è stato scelto in base ai test sulla Terra, ma l'apertura è stata calcolata sulla base delle condizioni di illuminazione previste sulla Luna.- Utilizzavano regolazioni pre-impostate in base alle condizioni di illuminazione terrestri, testate sulla terra
La questione degli astronauti che impostavano l'esposizione NON è stata sottoposta ai fotografi professionisti. Si è parlato di differenza di 2-3 stop tra luci e ombre senza scendere nel dettaglio dell'esposizione corretta. Non è neanche un argomento delle 42 domande. Chissà perché vi ci siete buttati a pesce? Forse perché non sapete controbattere alle risposte di C&S?I fotografi professionisti intervistati da Mazzucco non sono competenti e non fanno testo, perchè non sono esperti di fotografia lunare/spaziale/cosmica/siderale/astrale
Ma andatevene affanculo, cialtroni.

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Peccato che poi quando gli ho chiesto di spiegarmi come l'avrebbero fatto, ossia:Molto bene, vediamo un po' cosa dice:
E già qui ha smontato la tua affermazione che era impossibile farlo per colpa dei guantoni pressurizzati.Sì, gli astronauti regolavano manualmente le impostazioni delle fotocamere Hasselblad in base alle condizioni di luce sulla Luna.
Andiamo avanti.
"ma con i guantoni pressurizzati, come facevano a regolare l'hasselblad? E come facevano a sapere se le eventuali regolazioni erano efficaci, non avendo un mirino per vedere cosa fotografavano?" è andata in pappa. e lo è ancora dopo più di 1 ora che faccio il refresh.
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Può essere un complotto dei Potery 40, oppure il fatto che laggente sta intasando le GPU di OpenAI per convertire le foto in stile Studio Ghibli.Peccato che poi quando gli ho chiesto di spiegarmi come l'avrebbero fatto, ossia:
<strong>"ma con i guantoni pressurizzati, come facevano a regolare l'hasselblad? E come facevano a sapere se le eventuali regolazioni erano efficaci, non avendo un mirino per vedere cosa fotografavano?"</strong> è andata in pappa. e lo è ancora dopo più di 1 ora che faccio il refresh.<img src="/media/kunena/emoticons/43.gif" >
Comunque le Hasselblad lunari non erano esattamente come quelle terrestri, infatti se vedi dalla foto, avevano tre leve attaccate sull'obiettivo, che facilitavano le impostazioni coi guantoni: apertura, tempo di esposizione e messa a fuoco.
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Io metto in dubbio che potessero essere utilizzate indossando tuta e guantoni pressurizzati mentre passeggiavano sulla Luna, con la precisione necessaria, e soprattutto mi chiedo in base a cosa avrebbero regolato apertura, tempo di esposizione e messa a fuoco, visto che non avevano manco un mirino per vedere esattamente cosa fotografavano.E manco un esposimetro per vedere se le regolazioni che facevano fossero efficaci. Che poi è la domanda che ha mandato in merda Chet GPT.
Può essere un complotto dei Potery 40, oppure il fatto che laggente sta intasando le GPU di OpenAI per convertire le foto in stile Studio Ghibli.Peccato che poi quando gli ho chiesto di spiegarmi come l'avrebbero fatto, ossia:
<strong>"ma con i guantoni pressurizzati, come facevano a regolare l'hasselblad? E come facevano a sapere se le eventuali regolazioni erano efficaci, non avendo un mirino per vedere cosa fotografavano?"</strong> è andata in pappa. e lo è ancora dopo più di 1 ora che faccio il refresh.<img src="/media/kunena/emoticons/43.gif" >
Comunque le Hasselblad lunari non erano esattamente come quelle terrestri, infatti se vedi dalla foto, avevano tre leve attaccate sull'obiettivo, che facilitavano le impostazioni coi guantoni: apertura, tempo di esposizione e messa a fuoco.
<img src=" www.dpreview.com/files/p/articles/7831105550/5.jpeg " >
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Non solo.sudo veramente 96 camicie a immaginarlo, se coi soli guanti da inverno mi risulta quasi impossibile fare le cose più elementari, prendere un fazzoletto dal pacchetto, accendere il telefono, aprire/chiudere la zip dei vestiti, come facevano l´omini miscelén a girare le varie rotelline? con 4 centrimetri di cuscino intorno alle dita dovrebbe già esse complicato regolare l`obiettivo...
I tuoi guanti da inverno non sono irrigiditi dalla pressurizzazione e con cappucci di plastica dura sulla punta delle dita che portano via il 100% della sensibilità tattile.
Inoltre per modificare le regolazioni studiate e preimpostate dalla NASA, per adattarle a situazioni diverse, sarebbero dovuti andare a intuito dato che le macchine erano prive dell'ottica del mirino e gli astronauti non disponevano di un esposimetro da consultare.
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Sì, è la domandona alla quale stiamo aspettando risposta. Prevedo prossimamente una supercazzola di SAW/Egilos, dopo un briefing con i 70 adepti, che proporrà uno spiegone per giustificare l'impossibile.
Non solo.sudo veramente 96 camicie a immaginarlo, se coi soli guanti da inverno mi risulta quasi impossibile fare le cose più elementari, prendere un fazzoletto dal pacchetto, accendere il telefono, aprire/chiudere la zip dei vestiti, come facevano l´omini miscelén a girare le varie rotelline? con 4 centrimetri di cuscino intorno alle dita dovrebbe già esse complicato regolare l`obiettivo...
I tuoi guanti da inverno non sono irrigiditi dalla pressurizzazione e con cappucci di plastica dura sulla punta delle dita che portano via il 100% della sensibilità tattile.
Inoltre per modificare le regolazioni studiate e preimpostate dalla NASA, per adattarle a situazioni diverse, sarebbero dovuti andare a intuito dato che le macchine erano prive dell'ottica del mirino e gli astronauti non disponevano di un esposimetro da consultare.
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siamo a 31 pagine di forum e ancora dobbiamo credere a un listone infinito di botte de culo che avrebbero consentito ai micronauti di fare foto, saltelli, sgommate col rover, magari na grijata a base de costolette de maiale innaffiata da litri de baduaiser, e pisciatone sulla siepe de gardenie, col rischio de rovinajele?
quanta insensibbilitá....
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Ci sono molte foto che inquadrano gli astronauti nelle simulazioni con le macchine fotografiche in mano .
Anche io mi sono chiesto ma come caxxo avranno fatto a schiacciare anche solo un pulsante con quelle dita .
Appena posso le posto , ci si fa meglio l'idea .
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