Mediaticamente parlando, tutti noi oggi viviamo in due universi paralleli.
Nel primo ci sono le notizie mainstream, che girano in un certo modo, che sanno sempre indicarci con certezza dove stia il bene e dove stia il male, e che non ci obbligano mai a ragionare con la nostra testa. Ci pensano loro, i giornalisti del mainstream, a dirci quotidianamente a che cosa dobbiamo credere. Prendiamo ad esempio la notizia pubblicata oggi dall'Ansa, intitolata: "Siria, gas sarin contro Isis a Damasco". Il breve articolo recita: "Poco più di una settimana fa, il regime di Bashar Assad ha impiegato armi chimiche contro l'Isis ad est di Damasco nonostante l'accordo del 2013 sul loro smantellamento. Lo riferisce Haaretz aggiungendo che il regime ha usato probabilmente il gas sarin dopo che i militanti dello Stato Islamico hanno attaccato due basi dell'aviazione siriana considerate risorse militari vitali."
In sintesi, "Bashar Assad ha impiegato armi chimiche", e "lo riferisce Haaretz". Nessun dubbio sulla vicenda: la fonte è sicuramente attendibile, e quindi il fatto è confermato.
Poi però andiamo a farci un giretto dalle parti di Global Research - sito altrettanto autorevole, per chi segue l'informazione alternativa - e troviamo un articolo intitolato: "Seymour Hersh: Hillary Clinton ha approvato la consegna di gas sarin libico ai ribelli siriani" [...]
Fino all'altro ieri Donald Trump era considerato soltanto una macchietta, un personaggio colorito salito alla ribalta solo grazie al momentaneo vuoto che si è creato ai vertici della classe dirigente del partito repubblicano.
"Al massimo - si diceva - vincerà la nomination dei repubblicani, ma poi Hillary Clinton lo schiaccerà come una lucertola sull'asfalto". La convinzione più diffusa a livello mainstream infatti era che Trump, con le sue posizioni estremiste, xenofobe e razziste, non sarebbe comunque mai riuscito a conquistare quella famosa fetta intermedia di elettori americani - i cosiddetti "indecisi", collocati al centro dello schieramento elettorale - che di solito rappresentano l'ago della bilancia nelle elezioni presidenziali.
Ma da qualche giorno le cose sono radicalmente cambiate, perché Donald Trump ha finalmente fatto il suo primo discorso sulla politica estera, ed ha spiazzato tutti: invece del solito sproloquio vuoto e delirante, Trump ha messo insieme un discorso sensato, equilibrato e assolutamente ragionevole, che sembra aver fatto presa sul grande pubblico. In sintesi, ha detto Trump, gli Stati Uniti devono mettere fine alla loro politica interventista nel mondo, e ritrovare un equilibrio con le grandi potenze straniere, basato sul reciproco rispetto delle esigenze di ciascuno. (Grande festa ovviamente a Mosca, dove Donald Trump suscita decisamente maggiori simpatie della Clinton).
Talmente "pericoloso" si è rivelato questo discorso per la politica dei guerrafondai americani (di cui la Clinton si propone come leader indiscussa) ...
LA PAROLA COME ARMA
di Maria Heibel
Le parole sono finestre, o muri. Comunicare efficacemente è veicolare contenuti e idee, concetti, eventi con termini adeguati. Facilitare attenzione e comprensione dipende dal linguaggio che usiamo. Ogni parola ha un significato, rappresenta una “unità logica di informazione” e dà un valore ad una questione, tema, cosa, etc.
Questa breve premessa è necessaria per esaminare un termine diffuso e diventato strategico, e proprio uno stratega mostra consapevolezza di questo fatto adoperando una descrizione volutamente vaga nel descrivere un certo fenomeno: “Non so a cosa serve, non so neanche se serve. Il mio dubbio è questo, come mai questi signori stanno lì in giro e lo fanno con una frequenza che è bestiale….questa cosa c’è ogni giorno…” ha commentato il Gen. FABIO MINI a proposito delle scie nei cieli rilasciate da aerei: scie lunghe o corte, larghe o sottili, con una varietà notevole di forme e colori, mai viste in passato. Interrogarsi su “questa cosa” in cielo sembra d’obbligo. Quindi, cosa sono le scie in cielo?
“E’ solo vapore acqueo, sono normalissime scie di condensa”, rassicura chi dovrebbe saperlo, ma chi non si fida parla di “scie chimiche”, parola che ha ottenuto una diffusione epidemica in tutto il mondo divenuta ormai parola chiave. Le chiavi però hanno una doppia funzione, possono aprire o chiudere, ma la funzione in questo caso qual è? A chi o a cosa serve? Cosa aveva in mente chi ha creato questo termine? E’ una composizione di parole del tutto casuale? Perché ha trovato una rapida diffusione planetaria come fosse virale? Ha una funzione di vettore-messaggero efficace e appropriata?
di Andrea Zennaro
(Avviso per coloro che non hanno letto il libro o visto la miniserie: contiene spoiler).
Dopo aver visto la miniserie 11.22.63 tratta dall'omonimo libro di Stephen King del 2011, che avevo letto alla sua uscita, mi sono tornati alla mente dei pensieri 'complottistici' inerenti al metodo di veicolare messaggi alle masse. La raffinatissima manipolazione mediatica attuata dai canali mainstream contemporanei per consolidare versioni ufficiali istituzionalizzate, che stanno in piedi su di un filo molto sottile, si insinua in modo subdolo per indottrinare le nuove generazioni.
Partiamo innanzitutto dal romanzo pseudo-fantascientifico di Stephen King basato sulla semplice idea di far viaggiare un uomo indietro nel tempo per impedire l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy: l'idea è presa di sana pianta da un episodio della prima stagione della nuova serie de "Ai confini della realtà" (The Twilight Zone [1]) datata 1985. Nell'episodio in questione dal titolo "Dallas, novembre 1963" (Profile in Silver [2]), il professore di storia Joseph Fitzgerald, lontano parente del presidente e proveniente da duecento anni nel futuro, salva Kennedy: come nel romanzo di King, oltre al canovaccio molto simile del viaggio nel tempo e del protagonista professore, vi sono similitudini anche nelle conseguenze al mancato omicidio che portano ad un paradosso temporale che crea un continuum distopico apocalittico [3].
La miniserie televisiva 11.22.63, andata in onda negli Stati Uniti nel febbraio 2016 e prodotta da J.J. Abrams, non si discosta di molto dalla storia del libro:
Nel 2013 ho votato per i 5 Stelle, e continuerò a farlo finchè rimarrà un filo di speranza che questi ragazzi riescano a risanare il nostro sistema politico, marcio e corrotto.
Però non si può continuare a propagandare l'onestà come se fosse un biglietto da visita, da presentare all'interlocutore ancor prima di pronunciare il proprio nome.
Invece questo è quello che sta accadendo, sempre più spesso, con i 5 Stelle. Il caso più eclatante, che mi ha colpito particolarmente, è stato quello di Virginia Raggi, che lo scorso venerdì si è presentata da Mentana, a Bersaglio Mobile, dicendo sostanzialmente che i romani dovrebbero votare lei perchè è prima di tutto una persona onesta.
E' stato un gesto decisamente antipatico, pieno di presunzione e di saccenza. Ed infatti lo stesso Mentana, che di certo non è un nemico dei 5 Stelle, ha replicato dicendo "Va bè, che un candidato sia una persona onesta lo si presume in partenza, poi però ci vuole anche qualcos'altro".
In verità, la patente di onestà bisogna conquistarsela sul campo, comportandosi in modo corretto, trasparente ed utile per la comunità. Non puoi appiccicarti tu il bollino blu sulla fronte e andare in giro a dire "votate per me perchè sono onesto".
Nel corso della storia, moltissime persone sono morte senza che i loro meriti gli venissero riconosciuti dalle generazioni che le hanno seguite. Ma c'è anche una persona che rischia di aver fatto l'esatto contrario: ovvero, di avere ricevuto grandiosi onori nel corso della storia, senza esserseli minimamente meritati.
Questa persona è William Shakespeare.
Secondo molti storici, non fu affatto William Shakespeare a scrivere le monumentali opere che gli vengono attribuite, ma fu qualcun altro che utilizzò il suo nome, perché non voleva apparire pubblicamente come il reale autore di quelle opere.
La questione shakespeariana esplose sul finire dell'ottocento, e tenne occupati diversi studiosi a livello mondiale per i primi due decenni del secolo scorso.
Le motivazioni che portano a dubitare che sia stato Shakespeare a scrivere le opere che portano il suo nome sono diverse, ma si basano tutte su un assunto fondamentale: essendo nato, cresciuto e vissuto nel piccolo paesino di Stratford-upon-Avon - una cittadina dedita al commercio e alla pastorizia, ad un centinaio di chilometri da Londra - Shakespeare non poteva possedere la cultura letteraria e la conoscenza necessarie per scrivere le opere immortali che portano il suo nome.
Anzi, detto in termini più brutali, Shakespeare era un vero e proprio ignorante:
La notizia gira da giorni: gli americani in qualche modo sembrano voler implicare i sauditi per un coinvolgimento nell'11 settembre. Giulietto Chiesa ne ha parlato in questo suo recente intervento:
Fonte PandoraTV [Giulietto ha anche pubblicato un post sottilmente ironico sul Fatto Quotidiano]
Sulla questione io ho dei dubbi, che pongo agli utenti in forma di domanda: si rischia davvero che venga fuori qualcosa di grosso sull'11 settembre, oppure siamo di fronte alla solita sceneggiata nella quale si finge di dare la colpa al solito patsy, per allontanare i sospetti dal vero colpevole?
di Bill Bonner
Siamo seduti in un ristorante vicino al porto di Waterford. Qui si radunavano migliaia di emigranti disperati per partire alla volta dell'America.
Ma durante la carestia in Irlanda e in Scozia, il passaggio attraverso l'Atlantico era più un biglietto per una tomba in acqua che per una vita migliore.
I tassi di mortalità arrivavano fino al 30% – facendo guadagnare ai vascelli il nome di "navi bara".
Se gli emigrati riuscivano ad arrivare negli Stati Uniti o in Canada, le loro prospettive miglioravano. I loro figli o nipoti sarebbero potuti diventare presidente. O, come il vostro scrittore, almeno avere la possibilità di visitare di nuovo Waterford.
Ma torniamo negli Stati Uniti, dove le paghe non agricole sono aumentate di 211,000 unità a novembre... aggiungendosi ai 271,000 posti di lavoro creati ad ottobre. E la FED di Janet Yellen s'è attenuta al suo piano di voler iniziare a normalizzare i tassi d'interesse.
14 anni fa, quando iniziai ad interessarmi dell'11 settembre, trovai una fotografia delle Torri Gemelle che esplodevano, con il grande fungo di cemento che si proiettava verso il cielo. Io vi aggiunsi la scritta "Crolli, o demolizioni controllate?", e la spedii all'unico sito italiano che ero riuscito a trovare in rete che si occupasse di informazione alternativa.
Il sito in questione si chiamava ComeDonChisciotte.
Loro pubblicarono la mia fotografia, e a commento della mia immagine scrissero: "Esclusiva dall'America!" L'articolo "fece un botto", nel senso che le letture quadruplicarono di colpo: pensate, da un centinaio di letture circa schizzarono improvvisamente ad oltre 400! Fu un'emozione per tutti.
Da quel giorno, come tutti sappiamo, molta acqua è passata sotto i ponti. I siti di controinformazione si sono moltiplicati, e anche l'utenza è cresciuta in modo esponenziale. Ma ComeDonChisciotte è sempre rimasto in prima fila, continuando a crescere fino a diventare quello che è oggi: un punto di riferimento fisso, assolutamente irrinunciabile, per moltissimi utenti che amano informarsi sulla rete.
E la notizia che abbia deciso di chiudere, giustamente, ha scatenato stupore e tristezza fra i suoi moltissimi estimatori.
Oggi pomeriggio mi trovavo in un paesino di montagna, sui colli calabresi della costa ionica. Stavo chiacchierando con alcune persone, quando un tizio ha chiesto ad un altro: "Ma tu sei andato a votare oggi?" "A votare per cosa, per le trivelle?" ha chiesto quello con sarcasmo. "Sì, per le trivelle" ha risposto il primo con espressione seria. "Ma a me che cazzo me ne frega? - ha replicato il secondo, ridendo - Io vivo in montagna, al mare non ci vado mai!"
E' tutta qui, in questo breve scambio, la quintessenza del problema italico. Se un problema non mi tocca direttamente, la cosa non mi riguarda. (Se invece io andassi al mare tutti i giorni - prosegue il ragionamento di quel tizio - allora con 'sta minchia che li lascio trivellare. Mica voglio fare il bagno in mezzo al petrolio, io). Gli interessi dell'italiano medio sono direttamente proporzionali ai vantaggi o agli svantaggi che gli derivano personalmente. Altrimenti, chissenefotte.
Di fatto il senso di collettività, il senso di bene comune sono talmente remoti, nel nostro paese, che viene da domandarsi quale sia il motivo per questa totale disaffezione dei nostri connazionali verso la cosa pubblica.
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