(L’articolo originale è in svedese e parla dal punto di vista della Svezia. Ylva Johansson è il commissario europeo responsabile della proposta).
La Commissione Europea vuole introdurre la sorveglianza digitale, il cui equivalente può essere trovato solo in stati totalitari come la Cina. Perché quasi nessuno ne parla?
In questo momento, la Commissione europea sta lavorando intensamente su un disegno di legge che significa che tutti i cittadini dell'UE avranno le loro comunicazioni monitorate e controllate. La legge si chiama Chat Control e comprende davvero tutte le comunicazioni: tutte le tue telefonate, ogni volta che chiami in modalità video, tutti i tuoi sms, ogni singola riga che scrivi nelle diverse app di messaggistica (anche servizi criptati), le tue email - tutto potrà essere filtrato in tempo reale e potenzialmente bloccato per una revisione più approfondita. Questo vale anche per le immagini e i video che salvi nei servizi cloud, ovvero praticamente tutto ciò che fai con il tuo smartphone. In altre parole: la tua vita privata è completamente esposta al controllo del governo. Perché nessuno ne parla?
Questo tipo di disegno di legge, che incide e invade in maniera totale la vita delle persone - il cui equivalente si può trovare solo in stati totalitari come la Cina - dovrebbe essere oggetto di dibattito su ogni telegiornale, dovrebbe essere denunciato a nove colonne nelle pagine editoriali. Ylva Johansson è il commissario europeo responsabile della proposta. Perché i giornalisti non la interrogano? Perché non chiedono spiegazioni ai governi?
Undici storici corrispondenti di grandi media lanciano l'allarme sui rischi della narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto: "Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin".
"Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male". Inizia così l’appello pubblico di undici storici inviati di guerra di grandi media nazionali (Corriere, Rai, Ansa, Tg5, Repubblica, Panorama, Sole 24 Ore), che lanciano l'allarme sui rischi di una narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto nel giornalismo italiano (qui il testo integrale sul quotidiano online Africa ExPress). "Noi la guerra l'abbiamo vista davvero e dal di dentro: siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti", esordiscono Massimo Alberizzi, Remigio Benni, Toni Capuozzo, Renzo Cianfanelli, Cristiano Laruffa, Alberto Negri, Giovanni Porzio, Amedeo Ricucci, Claudia Svampa, Vanna Vannuccini e Angela Virdò. "Proprio per questo – spiegano – non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata. Siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi", notano i firmatari. "Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo".
di IL POLVERONE QUOTIDIANO
Se fossimo in una nazione normale, libera e scevra da qualsiasi conflitto d’interesse in questo momento non si parlerebbe d’altro che dei Twitter Files . Come in molti di voi sapranno, dopo l’acquisto della piattaforma social, Elon Musk sta pubblicando tutte le comunicazioni interne all’azienda degli anni pregressi , file che stanno mettendo in serio imbarazzo l’amministrazione Biden e tutto il panorama dei sedicenti “democratici” made in Usa. Tutto è iniziato l’undici dicembre con il tweet del nuovo ceo di Twitter che cinguettava:
"I miei pronomi sono perseguire/Fauci". Ma perchè il ceo di Twitter, si sono chiesti fin da subito gli utenti, avrebbe dovuto perseguire il grande capo della sanità pubblica Americana?
Un video strepitoso di Andrea Lombardi del canale C'è di peggio
[Grazie a De Chirico per la segnalazione].
Insieme a Davide Rossi e all'avv. Fusillo analizziamo la querela che lo scrittore ha ricevuto dall'ex-ministro della salute Roberto Speranza.
Nel suo libro, “Il terzo like”, Rocco spiega come le grosse corporation di Big Data (Google/Youtube, Facebook, Wikipedia, Amazon AWS) stiano prendendo il dominio incontrollato dell’informazione globale. Lasciando a noi l’impressione di essere liberi di scegliere.
Potente intervento di Franco Fracassi ad una conferenza su Julian Assange. Fracassi racconta come siamo arrivati al totale imbavagliamento dei giornalisti negli odierni teatri di guerra.
[Grazie ad Aironeblu per la segnalazione].
Il gigante farmaceutico Pfizer Inc. sta sponsorizzando programmi di formazione giornalistica utilizzati da Facebook per addestrare i suoi partner al “fact-checking” e censurare articoli e post critici nei confronti del vaccino COVID-19.
L’International Center For Journalists (ICFJ) – a sua volta finanziato, tra gli altri, dalla Open Society Foundations (fondata da George Soros, ndr) – è partner di Meta, la società madre di Facebook, nella sua iniziativa “Journalism Project”. A sua volta, Facebook si affida ai giornalisti finanziati e formati dall’ICFJ per “combattere la disinformazione” sulla sua piattaforma attraverso la sua controversa operazione di fact-checking.
Insieme, Facebook e l’ICFJ hanno finanziato testate giornalistiche con sede in Africa, America Latina e Medio Oriente, con un’attenzione particolare al reportage di COVID-19.
Il partner di Facebook per il fact-checking ICFJ, tuttavia, riceve anche il sostegno finanziario di Pfizer: la borsa di studio Arthur F. Burns, annunciata di recente e intitolata all’ex presidente della Federal Reserve, annovera il gigante farmaceutico tra gli sponsor del programma.
di Roberto Li Causi
La rete è complessa e variegata. Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave dell’azione governativa, attaccando chiunque dubiti o dissenta dalla narrazione dominante in merito a qualunque argomento scottante, dalla Pandemia alla guerra in Ucraina, e sostenendo coloro che portano avanti le tesi promosse dall’esecutivo. La rete filo-governo è ormai una realtà ben radicata in Italia, si tratta però di una realtà che non allarma minimamente gli apparati di sicurezza malgrado tenti ossessivamente di orientare, o peggio boicottare, il dibattito pubblico, facendo largo uso della calunnia, della diffamazione e della menzogna, e potendo contare su parlamentari e influencer, lobbisti e giornalisti.
Francesco Santoianni, scrittore e giornalista per l'Antidiplomatico, ha scritto un libro che mette a nudo i meccanismi essenziali che generano fake news: dai primi fotomontaggi di fine '800 al falso video set delle decapitazioni dell'Isis, dalla propaganda di guerra fino alla distruzione sistematica dei personaggi pubblici tramite i media di regime. L'unico modo per difendersi dalle fake news è di imparare a riconoscerle.
Leggi tutto: Chat Control: arriva la sorveglianza di massa